lunedì 27 febbraio 2017

Noi genitori: Una lezione frontale

Il 17 febbraio è il mio giorno di Aula aperta.
Entro in classe con l’emozione che si prova quando sai che ad aspettarti ci saranno momenti speciali. C’è però una cosa che quest’anno non posso sapere: che sulla sedia preparata per me in fondo all'aula, ci rimarrò comodamente seduta e felicemente catturata per oltre due ore…
Infatti, dopo la calorosa accoglienza, la maestra comunica a noi genitori che quella mattina assisteremo a una lezione frontale, diversa da quelle vissute nelle precedenti esperienze. Nessun lavoro di gruppo, quello dove i bambini, per eseguire una consegna, si organizzano, si confrontano, si relazionano, si aiutano, quello che permette di muoverci in mezzo a loro per osservarli e ascoltarli.
Eppure, mentre la maestra parla, su quella sedia inizio a sentirmi davvero a mio agio e percepisco che quella lezione frontale mi riserverà qualcosa di straordinario…
Si incomincia con l’appello. Quest’anno ha fatto il suo ingresso l’appello maturo dove autonomamente i bambini seguendo l’ordine alfabetico si alzano per segnalare la loro presenza. Insieme, invece, segnalano chi è assente.
Ecco la ritrovata lavagna di ardesia, un momento di condivisione della durata di pochi e attenti minuti, dove i bambini, sempre insieme alla maestra fermano le attività previste per quella giornata. Messo a punto e chiarito ogni passaggio, inizia un altro momento di condivisione: la lettura del libro di Maria Montessori. 
Prima di iniziare a leggere, la maestra invita i bambini a ripercorrere e riassumere il capitolo precedente cosicché ci si possa immergere completamente in quello che sta per essere letto, anzi, raccontato. Al termine della lettura non può di certo mancare il momento della riflessione comune, dello scambio dove i bambini esprimono i loro pensieri critici. Viene anche introdotto l’argomento che fra qualche giorno verrà affrontato in occasione della giornata della donna.
È ora il momento del calcolo mentale. Entra in gioco la LIM.
La maestra, senza perdere tempo, alterna sulla lavagna i numeri interi a quelli decimali; chiama per nome ciascun bambino per la lettura del numero, per il riconoscimento del suo valore, della quantità, della posizione; per la scomposizione e composizione dei numeri; per svolgere, sempre a voce, un esercizio sui complementari e il calcolo per arrivare all'intero. 
Rimango stupita e impressionata (quasi tramortita!!!) dalla prontezza e rapidità con cui i bambini rispondono senza esitazione. Mentre loro risolvono, io sono ancora ferma, immobile, alla comprensione della consegna…
Vedo tutto l’entusiasmo dei bambini, ciascuno sereno e presente davanti al proprio numero, seduto composto al proprio banco, ma sempre in movimento dentro quell'onda di rispettose e impazienti mani alzate, pronte ad intervenire, mai per sostituire il compagno, mai per sentirsi più bravo rispetto a lui, ma semplicemente per il piacere di esserci nel numero di quel compagno...che potrebbe, magari, avere bisogno di un delicato aiuto. La mano alzata è segno di vera presenza, è segno di confronto e di conforto, è il desiderio di farsi sentire da chi è pronto ad ascoltare. E alla maestra lenta piace ascoltarli, sa che nella mano alzata  non esiste competizione, ma sempre un’occasione che coglie al volo perché poi tutto accada.  
La maestra si ferma. Ci siamo. Anche oggi i bambini sono stati chiamati ad esplorare, a scoprire, a fare loro il sapere, pronti a rimetterlo in gioco la prossima volta.
Mentre partecipo, inizia a sorgermi il dubbio di non aver capito o di avere proprio un'idea sbagliata di cosa sia una lezione frontale. In ogni caso mi convinco che, forse, la lezione frontale deve ancora arrivare, così, sempre più comoda e catturata, attendo…
Sulla lavagna di ardesia si spuntano le prime attività.
Viene ripreso il lavoro svolto il giorno prima sul video “Alike”; la maestra informa i bambini che occorre ripassare e approfondire il concetto di sintesi, perché molti non sono riusciti a riassumere e mettere in evidenza i momenti principali. Lo fa chiedendo loro quali sono stati i passaggi più importanti del video, lo fa formulando delle domande che conducono ogni bambino a esprimere il proprio pensiero. Di nuovo, in quelle domande aperte, i saperi si intrecciano...
Mi accorgo subito che i bambini non sono riusciti a fare un riassunto corretto perché hanno colto ogni minimo particolare contenuto nel video e la loro sintesi si è trasformata in un'analisi precisa di ogni contenuto!
Tutto è chiaro. Il lavoro nei prossimi giorni verrà rivisto in gruppo.
È l’ora dell’analisi logica e grammaticale. I bambini prontamente parlano di periodo, perché ci sono più frasi, perchè ci sono più verbi. Sono veloci, sono precisi. Incredibile! La fluidità con cui si muovono è la prima regola della loro grammatica...
Il tempo dedicato ad Aula aperta è terminato. E la lezione frontale?
Sapete, quella lezione c’è stata solo perché la maestra per tutto il tempo è stata difronte a me, difronte ai suoi bambini ma…sempre in piedi, sempre in movimento, sempre in una danza tra un bambino e l'altro.
Quella lezione è stata una lezione aperta come l'aula che ancora una volta ci ha felicemente accolto per voler condividere con naturalezza e semplicità un altro pezzettino della bellissima storia dove i nostri figli ne sono i protagonisti. 
Una lezione dove davvero i saperi vengono messi in comune, dove la maestra continua a rimanere all'altezza dello sguardo di ogni bambino, nonostante si renda conto quanto stia crescendo… 
Una lezione dove il successo di ciascun bambino non dipende solo da lui ma deriva dal clima dell'intera classe. E in quella classe ci si sente tanto vicini. Una vicinanza che è appartenenza e reciprocità.
Una lezione dove la libertà, che non è mancanza di regole, diviene sicurezza quando i bambini per ben due volte correggono la loro maestra…senza paura, perché in quella classe loro con la maestra sono spinti dalle stesse ragioni, mossi dallo stesso desiderio. 
Una lezione dove i bambini non sono mai esposti: bambini vincenti anche davanti alle difficoltà.
Una lezione dove tante volte l'emozione è una competenza.
Una lezione dove le parole condivisione, insieme, invito, ripercorrere, riflessione, scambio, confronto, entusiasmo, serenità, presenza, fluidità, prontezza, movimento, ascolto, partecipazione, informare, esprimere…la rendono frontalmente speciale.
Ma la mia esperienza di Aula aperta non finisce in classe. 
Finisce quando, prima di salutarli, accompagno i bambini fuori, all'aria aperta, per la meritata ricreazione che, per me, potrebbe occupare tutto il resto della mattinata. Perché per quello che ho vissuto in quelle due ore eccezionali, la lezione può anche terminare lì.
E mentre scendono le scale, fieri, soddisfatti e felici, sulle spalle di ciascuno bambino vedo quello zainetto verde…
Hai davvero ragione maestra Enrica, quello zaino verde è lo zaino di ogni bambino... e se a volte noi adulti ci accorgiamo che occorre alleggerirlo, non significa che li stiamo distogliendo o preservando dalle loro responsabilità, dalle fatiche che dovrebbero renderli bambini forti e tenaci.
Al contrario, attenti e consapevoli, facciamo in modo che ogni bambino non si ritrovi mai a sopportare un peso più grande di quello che è in grado di portare e sopportare.
Grazie...di cuore.

domenica 26 febbraio 2017

Noi genitori: Saltainmente

Dopo le parole di Monica Nobile vi lascio alle parole di Marina Zulian.
Anche a lei il mio grazie per il bellissimo dono ricevuto.
Una bellezza che va condivisa per il significato che porta con sé...

Saltainmente
lettera alla mamma Isabella, alla maestra Enrica, a Sebastian e ai suoi compagni di classe.

Se ti salta in mente di fare un sorriso a un gatto, fallo!
Se ti salta in mente di sussurrare alle nuvole, fallo!
Se ti salta in mente di urlare in mezzo a un bosco, fallo!
Se ti salta in mente di abbracciare gli alberi, fallo!
Se ti salta in mente di credere che tutto il mondo è la tua casa, fallo!

Inizia così quel libro che ho letto ai bambini della classe quarta della Scuola primaria di via Roma di Iglesias.
Come tutte le volte che entro in una classe, sono curiosa, emozionata, felice di incontrare bambini e ragazzi, entrare per un po’ nel loro mondo, conoscere qualche loro pensiero.
Anche questa volta, prima di partire da Venezia, sono andata nella biblioteca BarchettaBlu per scegliere i libri; in base alle informazioni che avevo preparo una bella pila di albi illustrati, racconti, qualche poesia... mi rendo conto che, dovendo andare in aereo da Venezia a Cagliari, non posso portare tutto quel peso e così, a malincuore, ne scelgo solo alcuni.
Quella mattina di febbraio, a Iglesias, quando Isabella, mamma di Sebastian, mi accompagna alla scuola primaria assaporo già in lei una bella emozione; infatti è stata proprio lei, come mamma di un bambino di quella classe e responsabile della sezione di Genitori si diventa, l’artefice di questo incontro e ha voluto e organizzato questa mattinata a scuola.
Parcheggiamo l’auto, entriamo dal portone della scuola, saliamo dallo scalone, incontriamo la bidella e, percorrendo il lungo corridoio, ci avviciniamo all'aula della maestra Enrica Ena. E’ una scuola bella e luminosa, come tante altre scuole, ha corridoi in cui si affacciano tutte le aule e alle nove del mattino i bambini sono in classe e svolgono le diverse attività.
Ma quando arriviamo davanti alla porta della classe quarta, qualcosa di nuovo mi colpisce. Attaccato alla porta leggo il cartello rivolto a tutti quelli che passano lì davanti e che ricorda che se c’è confusione è perché i bambini stanno vivacemente imparando. Penso “Che bello!” Finalmente qualcuno capisce quanto la creatività rumorosa dei bambini non sia solo una questione di educazione, ma sia un meraviglioso fermento inarrestabile che non va sempre ridotto al silenzio. Dentro di me sta già cambiando qualcosa, sono ancora più felice di essere li. Poi bussiamo, si apre la porta e ne esce una maestra che con un foglio in mano, frettolosamente ma con un sorriso, ci dice che dobbiamo aspettare perché sta finendo di leggere un componimento di uno dei suoi bambini. 
“Che bello!” Esclamo ancora dentro di me. Non mi offendo che mi fa aspettare, anzi avrei voluto anch'io ascoltare quel tema che Enrica, la maestra della classe quarta, aveva ritenuto così importante da non poterlo interrompere per accoglierci!
Solo più tardi mi rendo veramente conto di come la maestra Enrica ritenga davvero tutti i pensieri e tutte le emozioni dei suoi alunni sinceramente importanti. Sono contenta di aver portato proprio quel libro intitolato Saltainmente perché sottolinea come quello che balza nelle teste dei bambini sia meraviglioso e da ascoltare sempre, proprio come fa quella maestra.
Quando io e la mia collega Monica ci presentiamo in classe c’è silenzio, tutti i bambini sgranano gli occhi e ascoltano con attenzione. Avevamo chiesto di proiettare delle video storie ma davanti allo schermo c’era ancora la cartina geografica dell’Italia. Di nuovo intuisco che non siamo proprio in una classe qualsiasi; la cartina geografica era servita per far vedere Venezia e la regione da dove venivamo. Ma tutta l’aula emanava un’affascinante energia: banchi disposti a isole, tanti libri accatastati in ordine, cartelli e disegni appesi dappertutto...
Potrei proseguire a lungo e descrivere come tanti dei principi pedagogici che riempiono i testi sulla scuola siano così semplicemente, chiaramente e brillantemente realizzati.
Mi colpisce uno dei tanti disegni che riunisce in modo originale una mappa concettuale, calligrammi, giochi di immagini e parole, poesie, acrostici: un cuore con al centro la scritta unione, un albero con la parola forza sulle radici, legame sul tronco e conquista sulla chioma.
Non a caso, e per fortuna, il totale silenzio dura poco e lascia lo spazio alle voci, alle domande, agli sguardi, alle richieste dei veri protagonisti. I bambini sono tanti, ognuno avrebbe bisogno di uno spazio proprio, una considerazione particolare, una continua attenzione alle sue richieste. In una classe numerosa e diversificata, diciamolo chiaramente, è davvero difficile. Io era là per una mattinata ma loro, con la loro maestra Enrica erano là insieme tutti i giorni. I bambini portano naturalmente a scuola anche molto di quello che vivono fuori; chiedono uno spazio per le loro sensazioni, per le loro idee, per le loro difficoltà e per le loro emozioni a volte incomprensibili; chiedono un tempo per loro, ma sono in tanti e spesso è davvero difficile accogliere quasi contemporaneamente tutte queste richieste. 
In quella classe però si respirava un’aria piena e ricca. 
Leggo le storie, organizziamo il laboratorio creativo per la realizzazione di un videoclip e i bambini divisi in gruppi, iniziano a inventare. Non è proprio corretto dire “divisi”, meglio usare il termine organizzati.
Si, perché per l’ennesima volta emerge tutto il prezioso lavoro che la maestra Enrica ha fatto fino al mio arrivo. In ogni gruppo ci sono dinamiche diverse: i più esperti in computer si mettono subito davanti a schermo e mouse, i più sicuri propongono come procedere con la scelta di immagini e parole, i più timidi osservano ma partecipano.
Qualche discussione viene gestita all'interno del gruppo, qualche regola viene ricordata dagli stessi bambini per non creare dissapori. Ognuno a modo proprio dà un contributo per la realizzazione della storia. I bambini raccontano di cosa “saltainmente” loro in certi momenti e cosa provano dentro il loro cuore, quando la maestra li guarda o quando devono fare una verifica, quando invece di seguire la lezione la loro mente vaga con la fantasia o quando suona la campanella per la ricreazione.
Giro per i gruppi e mi siedo vicino a loro: sento le loro vibrazioni, sento la loro vitalità. Li guardo e loro mi guardano, mi chiamano, mi chiedono aiuto, stabiliscono subito un contatto come solo i bambini sanno fare con immediatezza e vivacità. Frammenti delle loro storie emergono dai loro discorsi. So che in molti casi sono storie di difficoltà, di dolore, di distanza, di sofferenza. Ora non c’è più silenzio e i bambini si muovono per cambiare di posto e provare tutti i ruoli che l’attività richiede, si agitano per far valere i loro punti di vista, si  impegnano per trovare una soluzione in caso di indecisioni.
Penso allora a mio figlio, quanto a lui sarebbe piaciuto poter frequentare una classe come quella; penso a quanto tempo la maestra Enrica abbia dedicato a insegnare loro un metodo per affrontare i problemi, della scuola e poi della vita. Penso che non c’è programma scolastico o nozione che sia più importante di quanto stia facendo con questi bambini. Alla fine le storie sono pronte. Le guardiamo sul grande schermo. Di nuovo è tornato il silenzio. Guardo i video ma, senza farmi vedere, guardo le facce dei bambini: sprizzano entusiasmo, energia, voglia di far vedere la loro creazione, desiderio di condividere la loro opera. 
La maestra Enrica in tutta la mattinata è sempre stata con noi, con una tolleranza al caos creativo, con una disponibilità alle mille richieste di attenzione, con una dolcezza e una fermezza incredibili.
Non è stata per me una giornata qualunque. Tornando a Venezia mi sono portata un sacco di cose dalla Sardegna; era la prima volta che ci andavo e ora vorrei tornarci ancora. Non solo per le belle città che ho visitato, non solo per i paesaggi e le gustose specialità che ho assaggiato; vorrei reincontrare quella mamma Isabella che tutti i giorni si impegna con i suoi figli e cerca di contribuire in prima persona a quel dialogo educativo fra scuola e famiglia di cui tanto si parla; vorrei progettare con la maestra Enrica attività, iniziative, progetti da diffondere in tutta Italia per dimostrare che c’è chi sul campo realizza una scuola accogliente e stimolante per tutti i bambini, anche nelle difficoltà, con le poche risorse ma con le tante idee; vorrei chiacchierare con la mamma che all'uscita da scuola si è commossa per i nostri complimenti sulla figlia e soprattutto vorrei ritrovare Sebastian e gli altri bambini che mi hanno regalato e insegnato, come dice un bellissimo libro intitolato proprio "I bambini ci insegnano", dello psicologo Piero Ferrucci, la loro verità, la loro innocenza, la loro originalità e la loro bellezza.

sabato 25 febbraio 2017

Noi genitori: Aula aperta, parte III

Post di Simona Banci

AD ALTA VOCE

Qualche giorno fa ho avuto occasione di leggere la lettera aperta che seicento docenti universitari hanno indirizzato alla Ministra dell’Istruzione, avente ad oggetto il declino dell’italiano nella scuola.
Che dire, che rispondere... che imbarazzo...
Per prima cosa mi piacerebbe capire a quale tipo di scuola si rivolgono e si riferiscono quelle parole; continuo a leggere e scopro che i docenti universitari, quali linee di intervento, propongono: dettati ortografici, riassunti, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale, scrittura corsiva a mano...oltre a verifiche nazionali periodiche quale incentivo per il bambino a fare del proprio meglio...
Leggo, rileggo, ma non riesco a scrollarmi di dosso una sensazione di disagio, avverto come qualcosa che stride, perché nella mia seppur piccola realtà, ovunque mi giro non faccio altro che sentire di bambini carichi di compiti, tanti, troppi, e di quaderni fitti - appunto - di dettati ortografici, riassunti, comprensioni del testo, analisi grammaticale e quant'altro.
Probabilmente c’è qualcosa che non funziona se quello che i docenti universitari propongono è esattamente ciò che avviene nella maggior parte delle scuole, ma che non produce il risultato sperato. 
Neppure le verifiche periodiche con tanto di voti e disegni gratificativi, evidentemente, sono sufficienti ad invogliare il bambino ad impegnarsi  tanto da garantire quello standard qualificato di italiano che i docenti richiedono e auspicano.
Ciononostante conosco almeno una classe, nella mia piccola città, dove una maestra fin dalla prima elementare ha deciso di perdere del tempo prezioso per leggere ad alta voce ai suoi bambini i libri, tanti libri, libri sulle emozioni, libri con risvolti storici importanti, libri più o meno impegnati ma sempre mirati... al confronto sul testo, al dialogo sullo stile della narrazione, allo scambio di idee, nel tentativo di generare in loro uno spirito critico.
Peccato che l'attività di Aula Aperta sia rivolta esclusivamente ai genitori degli alunni, e non possa invece essere aperta a tutti, mi sarebbe piaciuto che quei seicento docenti universitari – sabato, 18 febbraio - avessero ascoltato il racconto totalmente inventato e scritto da Alessia e Chiara, due bambine di quarta elementare che, oltre alla singolare idea della trama, hanno saputo articolare e raccontare, con dovizia di particolari e in un italiano davvero maturo e consapevole, una loro storia. Letta ad alta voce di fronte a una classe silenziosa e attenta.
Gli stessi docenti avrebbero, altresì, potuto apprezzare con quale prontezza la maestra ha colto le poche imprecisioni del testo per farne spunto teso a rinforzare e dare spazio all'analisi grammaticale, anche nel giorno in cui l’orario scolastico non prevedeva specificamente quella materia.
Vorrei raccontar loro, che la scoperta della lettura, fatta anche attraverso il costante racconto a voce alta, così come la volontà di partecipare sistematicamente al “Festival Tutte Storie” - che comporta l’invito della maestra rivolto ai bambini (come unico impegno estivo) a leggere durante l'estate il libro su cui gli stessi bambini si dovranno confrontare direttamente con lo scrittore - ha, secondo me, contribuito a sviluppare la creatività di quelle bambine, stimolandone la prosa più di qualsivoglia dettato o riassunto.
Ritengo, infatti, che la lettura dei libri, non solo nell'esercizio fine a se stesso, ma soprattutto se rivolta ai bambini e svolta metodicamente e a voce alta, è la vera artefice di un uso corretto della lingua italiana, sia nel lessico che nello scritto.
In ragione di questa considerazione non c’è notte che mia figlia Anna si abbandoni al sonno senza godere di una semplice lettura da parte mia.

Noi genitori: Aula aperta, parte II

Post di Simona Banci

ANNA E MARCO

Anna come sono tante, Anna studiosa
Anna bello sguardo
sguardo che ogni giorno nasconde qualcosa;
se chiude gli occhi lei lo sa
scuola di periferia,
Anna con le amiche,
Anna pronta a volare via...

Marco grosse scarpe e poca carne, Marco cuore in allarme,
con un padre, una madre, una sorella,
la sua vita, sempre quella
se chiude gli occhi lui lo sa
scuola di periferia,
Marco col branco,
Marco che vorrebbe andar via...

...E la luna è una gomma ed il cielo un quaderno,
quanti voti sui fogli
sono più di un miliardo
Marco dietro a un banco, non sa cosa farà...
ma c’è colei che ha trovato la strada
oltre quelle realtà.

...E la luna in silenzio ora è più vicina
con un mucchio di stelle entra dentro la scuola,
scuola di città
dov'è colei che ha compreso qualcosa
li guarda, parla, e resta là...

Anna avrebbe voluto volare...
Marco voleva andarsene lontano...
qualcuno li ha visti restare,
tenendosi per mano...

La dedico a tutti i Marco e le Anna presenti nella scuola, e non sono pochi...

Noi genitori: Aula aperta, parte I

Post di Simona Banci

FANTASTICO DENNIS!

L’esperienza di Aula aperta è, per me, sempre una sorpresa...
Quest’anno ve la voglio raccontare attraverso la magia di un bambino.
Il suo nome è Dennis.
Chi lo conosce penserà che intendo lodare il talento di Dennis per la matematica (ormai mi limito a contare i secondi - veramente pochi! - che impiega a fare i calcoli a mente), ma questa è un’altra storia...
...sabato - 18 febbraio - ho partecipato a una lezione della maestra Enrica Ena nella classe 4A, di cui mia figlia è una orgogliosa rappresentante, e di cui sono diventata un'accanita sostenitrice, grazie alla lettura quotidiana del Blog di Enrica che mi ha aiutato a scoprire quanto lavoro e quali qualità i bambini ogni giorno sono in grado di tirar fuori.
...per caso mi sono ritrovata seduta vicino a Dennis e ho potuto godere di tutta la sua “ironia”, della sua compostezza nell'ascoltare una storia inventata e scritta da due sue compagne, della sua prontezza nel rispondere col calcolo matematico, della sua partecipazione attenta all'insegnamento della geometria.
...ma, terminate queste prime occupazioni, mentre i bambini si ridisponevano nei rispettivi banchi, scorgo un Dennis triste, che si confronta – e conforta - col suo gruppo, con gli occhi lucidi di chi vuol trattenere qualche lacrima impertinente.
...nel tentativo di comprendere cosa sia successo e, soprattutto, cosa sia sfuggito al mio sguardo, sempre molto concentrato e accorto, silenziosamente osservo e ascolto.
...Dennis è disperato perché durante l’attività di geometria non ha potuto rispondere a nessuna delle domande proposte né è stato chiamato a spiegare e a dimostrare, anche fisicamente, i vari concetti enunciati; si è, pertanto, dovuto limitare ad una partecipazione passiva.
...colto il disagio di Dennis, la maestra prontamente interviene invitandolo, davanti a tutta la classe, a fare da solo, un ripasso per tutti - scusate l’imprecisione – un rinforzo! per tutti, su quanto appena spiegato.
...e mentre Dennis espone i concetti di geometria, in modo che tutti i compagni possano ancora meglio appropriarsene,  un unico pensiero attraversa la mia mente.
Il ricordo della mia storia scolastica e di tutte le interrogazioni dove noi bambini parlavamo solo se interpellati e, francamente, gioivamo se non venivamo chiamati ad esporre, anche quando avevamo studiato ed eravamo pronti!
Dennis, invece, non ci sta ad essere privato del suo intervento, dinamico, vivace, solerte, in una qualsivoglia materia, Dennis vuole partecipare attivamente, Dennis vuole “esserci”... per gli altri compagni, per la maestra, ma soprattutto per se stesso...
...e la tristezza si trasformò in gioia.
Grande Dennis.
Ottima lezione di vita. Per tutti.
Perdonatami, volutamente, ho omesso la peculiarità di questa storia: mi trovavo di fronte una classe capovolta!!

venerdì 24 febbraio 2017

Sogni che si realizzano

Oggi è stata una giornata lunghissima, ma ce l'abbiamo fatta... gli arredi e gli strumenti che tanto aspettavamo sono arrivati e l'aula è stata allestita.
Adesso non vedo l'ora che sia domani per vedere le facce dei nostri bambini quando davanti ai loro occhi si presenterà tutto questo... 
Certo, lo sappiamo tutti molto bene, non sono gli arredi e gli strumenti a modificare la didattica. Un insegnante lo sa: quando crede in qualcosa, trova la strada sempre e comunque. Però è bello sapere che, ora, dopo tanti anni, ogni cosa avrà la nostra forma e sarà tutto meno faticoso.


giovedì 23 febbraio 2017

Noi genitori: Non uno di meno

Questa mattina ho ricevuto un dono meraviglioso.
Arriva in un momento particolarmente difficile, quasi a volermi scuotere, a prendermi per mano, a ricordarmi di non perdere mai la speranza.
Un dono che desidero condividere, perché la scuola possibile, quella che mette al centro i bambini, che si ferma davanti a loro, che li ascolta, che sa riconoscere e accogliere il loro valore e la loro autenticità, può davvero esistere.
E io, l'ho incontrata.
Vi lascio alle parole di Monica Nobile...

Isabella, una mamma adottiva dell’Associazione Genitori si Diventa della Sardegna, mi ha chiesto di condurre un laboratorio nella classe di suo figlio. Di solito non accetto questo tipo di incarico se non ho avuto prima la possibilità di condividere il progetto con gli insegnanti.
Ritengo molto importante che gli interventi in classe, che coinvolgono i bambini, richiedono la loro fiducia, una fiducia verso un estraneo, sia pure presentato come esperto.
Dunque, di norma, incontro prima gli insegnanti della classe, condividendo le idee, confrontandomi sull'approccio educativo e pedagogico, chiarendo bene i processi e i passaggi seguiti durante il fare creativo con bambine e bambini.
E’ importante che questi incontri, con chi lavora quotidianamente con i bambini, siano sinceri e costruttivi, affinché l’idea iniziale si arricchisca, e diventi adeguata e coerente con la situazione concreta della classe. Non credo nella posizione gerarchica e fredda dell’esperto che arriva e cala dall'alto la sua proposta, è uno scambio che consente di portare un’esperienza che poi gli insegnanti potranno proseguire nel tempo.
I bambini hanno le antenne, colgono immediatamente se ci sia sintonia, sincera simpatia, collaborazione.
Entrare in una classe, in una scuola, è sempre un’esperienza che riserva sorprese, che desta meraviglia, che porta in direzioni nuove, inaspettate…
Tornando a Isabella e alla sua richiesta, ho fatto un’eccezione e accettato senza riserve. La classe dove mi proponeva di condurre il laboratorio, è la classe di suo figlio Sebastian ed è la classe della maestra Enrica.
Isabella è intelligente, sa cosa chiedere, a chi e perché; è capace di giudicare una buona opportunità e di valutarne la ricaduta positiva.
E poi, conosco la maestra Enrica Ena! Ci siamo incontrate ad un convegno, riconosciute, piaciute, "annusandoci" abbiamo percepito vicinanza e possibilità di condivisione.
Non si tratta di una conoscenza di lunga data ma ci siamo dette le cose essenziali, scambiate ideali e convinzioni, senza fronzoli, quanto bastava per essere convinte che c’era la possibilità di lavorare bene insieme.
Dunque SI, Marina e io abbiamo progettato una mattina da trascorrere nella quarta elementare di Iglesias, classe di Sebastian e di Enrica.
La pensiamo con cura, in ogni passaggio, definendo modalità e obiettivi, procedendo in un progetto creativo che ci entusiasma: abbiamo la volontà di dare il meglio. Perché Sebastian, lo devo ammettere, non è un bambino come gli altri, è un bambino adottato, e questo lo fa ai miei occhi speciale e meritevole del meglio.
Il nostro laboratorio, come sempre, non prevederà lavoretti o performance, niente che costringa i bambini in attività frustranti e stressanti, gratificanti per gli adulti e poco interessanti per loro.
Vogliamo condurli con noi in un’avventura, dentro a una storia che affascini e conquisti.
Ci prendiamo tutta la mattina, dalle nove all’una, affinché sia possibile procedere con lentezza, assaporare, capire bene ogni passaggio e goderselo. E perché no, che ci sia il tempo anche per la distrazione, per lasciare che la testa vaghi un po’, per fare insieme una bella merenda ristoratrice durante la quale chiacchierare e conoscerci meglio.
Siamo emozionate, Marina ed io, quando entriamo in classe, credo lo siano anche i bambini, eccitati dalla nostra presenza, contenti di fare la nostra conoscenza, di accoglierci, di metterci a nostro agio.
Marina racconta una storia, mostra i libri che ci siamo portate e che portiamo in ogni occasione, i nostri assi nella manica, i nostri oggetti magici da estrarre dal cappello che sempre ci aiutano a stabilire il contatto, a dare inizio all’Incontro.
Proponiamo la prima attività; i bambini sono divisi in gruppi. Sappiamo di chiedere loro un impegno non trascurabile; lavorare in gruppo richiede trovare una sintonia, mettersi d’accordo su ruoli e compiti, parlare e lasciar parlare, procedere per mediazioni affinché ciascuno abbia il proprio spazio e il proprio diritto all’idea e alla parola.
Diamo loro alcuni suggerimenti, stimoli che li portino a scrivere creativamente, guidati dalla fantasia, liberi di trovare soluzioni, idee, risposte.
C’è da maneggiare il computer, tutti vogliono provare, i toni della voce si alzano, trovano, tutti, un accordo, una soluzione che preveda turni e rotazione di ruoli.
Abbiamo predisposto, in ciascun computer tante cartelle per loro, con immagini, musiche, domande stimolo.
In alcuni momenti il livello delle voci si alza sensibilmente, come succede quando c’è entusiasmo, voglia di esserci e di partecipare, quando le relazioni, schiette e sincere, portano anche a confronti accesi.
Allegra, vivace, confusione costruttiva…
Mai, nemmeno una volta, sento dire il fatidico “SILENZIO” dalla maestra Enrica, che passa tra i gruppi, collabora, aiuta, incoraggia, fa sentire la sua presenza adulta, autorevole e mai autoritaria.
Mi ritaglia alcuni momenti per uscire dalla classe, liberare la mente, lasciare che le emozioni e le impressioni della giornata trovino spazio e forma in me.
Rientrando mi avvicino a ciascun bambino, lo respiro, ne colgo l’emozione, annuso l’aria per verificare che non ci siano situazioni di difficoltà o di disagio.
Sono sorpresa! Da tanti anni lavoro nelle scuole ma difficilmente mi capita di partecipare ad un clima così sereno e allegro. Tutto fila. E certo non perché manchino le difficoltà: molti bambini di quella classe sono “speciali”, hanno bisogno di una guida particolare, possono facilmente entrare in crisi. Ma in quella classe si è lavorato affinché nessuno resti indietro e quando la crisi si presenta, tutti gli altri hanno imparato come fare, sono preparati ad affrontare le tensioni, sono abili e creativi nella ricerca di strategie.
Non ho di fronte una classe che esegue diligentemente un compito, ho davanti un cantiere creativo, dove persone molto diverse per carattere, modalità, inclinazioni e attitudini, hanno trovato un modo di convivere e di procedere con armonia, pur nell’allegra e talvolta accesa confusione.
Eppure, lo so, in questa quarta elementare si può procedere con un fitto elenco di sigle e categorie: DSA, PDP, BES, sostegno, adottato…
Mi sforzo, ma nemmeno per un attimo riesco ad abbinare uno di quei bambini ad una categoria.
Ho l’occhio esperto, mi accorgo che alcuni di loro hanno bagagli pesanti, vite complicate, carichi impegnativi, difficoltà di concentrazione, fatica a stare seduti.
Ci sono quelli che tendono a ritirarsi per timidezza o insicurezza, quelli che vorrebbero sopraffare e imporre, quelli che faticano ad esporre le proprie idee.
Eppure, nella visione generale, andando oltre il giudizio, superando la tendenza all’analisi del caso, riesco a cogliere nettamente LA CLASSE, non più somma di casi, nel senso di valore aggiunto del termine.
Ho di fronte un gruppo, dove le difficoltà di ciascuno trovano spazio e soluzione nella forza dell’insieme di essere umani unici e irripetibili, con le loro storie, le loro difficoltà, le loro creative, volitive, possibilità di farcela.

Guardo Sebastian con un occhio speciale, lo guardo da mamma adottiva che non può fare a meno di quell’occhio di riguardo e di attenzione particolare. Lo so, sono la pedagogista e non devo confondere i miei ruoli di professionista e di mamma. Ma ogni tanto, con cautela, mi concedo di farlo e lascio che una mia particolare sensibilità e vicinanza mi conduca vicino a bambini che condividono una storia con i miei figli.
Noto con piacere che Sebastian sta bene, proprio bene, con se stesso, con la maestra, con i compagni. Lo vedo concedersi la possibilità di qualche birichinata, senza timore, con allegria, ma anzi con la ricerca di alleanza e complicità con i compagni.
Lo guardo, pensando ai miei figli. Ne colgo una particolare sensibilità mista a particolare fragilità.
Intuisco una sua timidezza e nel contempo un modo di guardare di chi ne ha viste tante.
Mi fa piacere, un piacere profondo, vedere che Sebastian sta bene in classe. Di quel benessere di cui parlano le Linee Guida, ancora poco applicate, poco comprese, eppure ricche di spunti e di suggerimenti affinché questo benessere si realizzi. Sebastian ha trovato a scuola un suo mondo dove poter essere sé stesso, bambino speciale, che non necessita tanto di protocolli quanto di accoglienza e sensibilità. Sebastian ha trovato il suo posto e lì sta, a volte comodo, a volte in difficoltà, mai solo e mai senza la possibilità di stare meglio. Questo penso mentre lo guardo e mi avvicino a lui.
E’ quasi l’una;  abbiamo fatto un gran bel lavoro, siamo tutti soddisfatti, in classe serpeggia la soddisfazione. Mi sorprendo a pensare “Sebastian non è un bambino adottato…è un bambino!
Già è così che voglio concludere la mia storia.
Cara, carissima mamma Isabella e cara Super Maestra Enrica, ecco la scuola che vorrei…
E’ una scuola dove non ci sono referenti, protocolli, linee guida, direttive, perché non ce n’è bisogno.
E’ la scuola dove può capitare di incontrare Sebastian, intuirne una storia complicata e dolorosa e avvicinarsi lentamente a lui, con la sensibilità, la competenza e il piacere di condividere ciò che lui deciderà di regalarci. E’ una scuola dove possiamo prendere Sebastian per mano e accompagnarlo dentro a una classe che è gruppo, che è insieme di persone che condividono e che imparano a stare insieme nel rispetto di tante storie differenti.
E’ la scuola del “non uno di meno” dove Sebastian può crescere, cogliere alcune possibilità di guarire almeno un po’ le sue ferite, scoprire i suoi talenti e convincersi dei suoi valori.
E’ la scuola dove Sebastian può stare bene, esattamente come tutti gli altri suoi compagni.
E’ la scuola che da autentico valore alle bambine e ai bambini, nostro bene primario, nostro futuro.

Monica Nobile

mercoledì 22 febbraio 2017

Scuola Italiana Moderna: marzo 2017

É online il numero di marzo di Scuola Italiana Moderna. In questo mese con Sim-a/r abbiamo dato la parola a sei insegnanti invitandoli a chiedersi "Che insegnante sono?".
Si tratta di docenti che vengono da una formazione diversa, da diversi contesti ed esperienze, forse anche da diverse convinzioni, ma hanno tutti in comune la capacità di implicarsi completamente e di essere costantemente impegnati a migliorarsi. Sono: Angelo De Falco, Jenny Poletti Riz, Christian Castangia, Patrizia Locci, Alessandra Esse, Elena Piritore.
La rivista è disponibile solo per gli abbonati, speriamo che siate in tanti a leggerla perché le diverse risposte restituiscono riflessioni davvero interessanti. Buona lettura!

28 febbraio 2017: festa di Carnevale

Vi informiamo che in data martedì 28 febbraio è programmata la festa di Carnevale con l'animazione dell'Associazione "Seconda stella a destra". La festa inizierà alle ore 10.30 e si terrà nei locali della palestra di via Roma.
Vi aspettiamo mascherati e con tanta voglia di divertirvi! :-)

p.s. Il giorno della festa... zaino a casa!

lunedì 20 febbraio 2017

Aula aperta: prima settimana


Sabato 18 febbraio abbiamo chiuso la prima settimana di Aula aperta. Sono stati giorni intensi,  in cui abbiamo condiviso le nostre mattinate con i genitori; nella prima settimana ne abbiamo avuto con noi dieci, altri dieci li accoglieremo in questa appena cominciata.

I genitori sono stati semplicemente tra noi. Tra il saluto di benvenuto, subito dopo l'appello, e quello finale, con il quale abbiamo l'abitudine di chiedere loro una restituzione, li abbiamo lasciati a conoscere senza mediazione ciò che accade dentro la nostra aula, come si sviluppano le attività che accompagnano i bambini verso le loro scoperte, la crescita del loro pensiero critico e della loro autonomia organizzativa; ma anche a leggere il loro immutato entusiasmo, il loro essere completamente presenti e l'essere squadra sempre e comunque.

In attesa di condividere anche qui qualche riflessione dei genitori, che stiamo raccogliendo attraverso un padlet, vi propongo un breve video che mette insieme qualche scatto di questo tempo che ci consente di conoscerci e riconoscerci per rinnovare l'impegno a camminare insieme.



Alla cartella delle foto

domenica 19 febbraio 2017

Del voto e di altri demoni

 
Ieri mattina, a conclusione della prima settimana di Aula Aperta, Simona Banci, la mamma di Anna, nel momento di offrirci una sua restituzione, ha catturato tutta la nostra attenzione regalandoci la lettura di un racconto scritto per noi.
La protagonista è Veronica, proprio la maestra che la scorsa settimana ci ha fatto riflettere sulla scuola con la sua lettera che raccontava Lo Scrutinio più veloce, il suo.
Non posso fare a meno di far viaggiare questo racconto, unito all'invito che, in conclusione, Simona ha rivolto ai bambini: - Non smettete mai di credere che un'altra scuola sia possibile, di custodire questa convinzione e di portare con voi ciò che voi stessi state vivendo... 

Simona, in classe, in un clima carico di emozione, ha ricevuto il nostro applauso in piedi. Sono sicura che non vi sarà difficile comprenderne il perché.
Non potevamo immaginare che aprire le porte ai genitori, con il tempo, avrebbe portato dentro tutto questo... grazie Simona!

Sotto sono riportati i link alla lettera di Veronica e alle risposte pubblicate sul blog.

Del voto e di altri demoni

Si narrava tra i banchi della mia scuola, di una ragazza che visse ai tempi dell'inquisizione scolastica, anni difficili in cui la scuola, divenuta intransigente verso gli insegnanti con punti di vista differenti, indagava e puniva severamente i docenti sostenitori di teorie considerate contrarie alla comune ideologia scolastica, mettendo al bando ogni loro tentativo di sperimentare nuove strategie didattiche e relegando in un angolo gli insegnanti dissidenti, quei pochi che con immenso sforzo cercavano di valorizzare i propri allievi, evidenziandone i talenti, facendo sì che ognuno si appassionasse allo studio, alla lettura, alla ricerca del sapere... La giovane si chiamava Veronica, e nel periodo di tempo dedicato alla sua formazione di insegnante, grazie all'incontro con una maestra “ribelle”, suo supervisore, aveva sviluppato una visione non convenzionale della didattica, in quanto più accogliente, più calma, più serena, appassionandosi in particolar modo agli E.A.S., Esempi di Apprendimento Sociale, gli spazi dove il bambino - in classe - cresceva e imparava collaborando con i compagni, condividendo con loro il suo pensiero, confrontandolo, sostenendolo e sviluppando in tal modo uno spirito critico.
Decise allora di far parte anche lei del gruppo dei “DIVERSI” portando avanti gli insegnamenti ricevuti e proponendo nelle sue classi una metodologia che avesse al centro il bambino, il suo essere, il suo vissuto, i suoi tempi soprattutto, e adottando una didattica che dal bambino partisse e al bambino tornasse, suscitando però, nel contempo, l'indifferenza e talvolta il livore di taluni colleghi, più conformisti e allineati.
In questo modo Veronica divenne vittima dell'intolleranza scolastica del dirigente, dei colleghi, persino di qualche genitore.
E così Veronica si trovò a lavorare sempre più in solitudine trovando unico conforto in quei piccoli bambini che lei tanto amava e per i quali dopo aver attentamente progettato, ogni giorno si trovava a rimettere tutto in discussione e a ricominciare daccapo, affinché tutto il suo sapere giungesse a ciascuno di loro.
Ma, come spesso accade nella vita, quando un individuo non si uniforma al gruppo prevalente, il gruppo decide di escluderlo, e infatti Veronica fu emarginata dalla comunità scolastica che la riteneva troppo presuntuosa per uniformarsi e adeguarsi alle regole.
Finché arrivò il giorno. Il fatidico giorno. Il giorno degli scrutini.
Veronica ci aveva lavorato tanto, in modo da dare ad ogni bambino il giusto spazio, il giusto metro di valutazione, la giusta attenzione e con impazienza attendeva il momento di condividere il suo lavoro con i colleghi e con il dirigente, per poter ancora una volta - alla presenza di più sguardi - soppesare le scelte, riverificare i percorsi individuali, gli apprendimenti, la progressione personale.
Ma un’amara verità attendeva la giovane educatrice.
La scoperta che a nessuno interessava il suo lavoro, e ancor di meno le storie di quei fanciulli.
In un mondo dove tutto scorreva veloce, ci si aspettava e si esigeva da lei solo e soltanto un numero.
E così anche il tempo dedicato alle valutazioni scorse via veloce, nell’indifferenza generale...
Ma l’amore, quando è sincero, non lo si arresta né lo si può arginare, e Veronica amava troppo i suoi bambini e così decise di sollevare lo sguardo e guardare lontano... e lontano... e ancora più lontano, oltre la vergogna di chi si cela dietro il silenzio, oltre l'ipocrisia dei potenti, il pregiudizio dei vili, l'egoismo dei miseri.
Perché lontano doveva giungere insieme ai suoi bambini, per costruire con loro una società dove le idee – seppur diverse - avranno sempre un valore, dove il confronto, l’incontro, lo scambio faranno sempre da guida, dove l’amore per il sapere, per il pensiero altrui, per le proprie convinzioni, l’amore - il “demone” più potente e per questo da tutti temuto, incriminato, denunciato, colpevolizzato – sarà ancora e sempre l’unico sentimento capace di imprimere un significato profondo alla loro vita.

Liberamente tratto da un fatto realmente accaduto, e sommessamente ispirato al libro Dell'amore e di altri demoni.

giovedì 16 febbraio 2017

Consegna documento di valutazione

Vi informo che il documento di valutazione riferito al primo quadrimestre sarà consegnato in data mercoledì 22 febbraio, dalle ore 16.00 alle ore 18.00.
Vi aspettiamo!

martedì 14 febbraio 2017

Aula aperta 2017: si parte!

Carissimi genitori, con grande piacere vi annuncio l'avvio dell'iniziativa Aula aperta 2017. Le porte si apriranno per la prima volta domani mattina -  mercoledì 15 febbraio 2017 - e resteranno aperte fino a sabato 25 febbraio, secondo le iscrizioni espresse con il padlet sotto riportato.
Speriamo che anche quest'anno possa essere per tutti noi un'esperienza importante che ci aiuti a proseguire il nostro percorso nella stessa direzione.
Vi aspettiamo!

Creato con Padlet

domenica 12 febbraio 2017

A Veronica. Le risposte dei bambini

Venerdì 10 febbraio ho portato in classe la lettera che ho ricevuto da Veronica per proporne la lettura ai bambini. Mi piace condividere con loro le cose importanti, provocare la loro intelligenza e conoscere la profondità della loro sensibilità.
L'abbiamo letta e ho proposto loro di dare una risposta con la scrittura collaborativa. Così, ogni piccolo gruppo da tre ha scritto una sua lettera.
Le loro parole mature ci hanno colpito molto, vi si leggono gli effetti della loro abitudine a ragionare di scuola, dall'esperienza fatta al liceo delle Scienze umane, al loro coinvolgimento sulla riflessione su alta e bassa direttività in didattica, fino ad oggi. Ma ciò che ci ha sorpreso più di tutto è come, rivolgendosi a Veronica, si siano rivolti a me: se lei ha studiato con te, vede la scuola come te.
Vi lascio alle parole dei bambini attraverso i testi letti da loro stessi nel video qui proposto.
Purtroppo il lavoro finito non potrà mai restituire ciò che abbiamo vissuto noi, mentre, girando tra le isole, abbiamo potuto apprezzare la loro motivazione a questa proposta, sorprenderci dei loro scambi, raccogliere le loro inaspettate frasi... ma è l'unico modo in cui è possibile offrire la loro voce a Veronica e a tutti voi.

L'idea di realizzare la video-risposta è di Lucilla. Grazie!

Noi genitori: A Veronica

Il blog per me è ormai un appuntamento quotidiano, entro per vedere cosa c’è di nuovo in classe o per condividere, semplicemente, un pensiero. 
Ieri mattina ad accogliermi c’è la lettera di Veronica, ieri studentessa e oggi insegnante, legata da sempre a un'idea di scuola abitata, prima di tutto, dai bambini. Loro, ogni giorno, accompagnati dalla loro maestra, si presentano con le loro vite, con i loro bagagli, con le loro aspirazioni e sogni, con i loro entusiasmi, con la meravigliosa capacità di lasciarsi attrarre e coinvolgere da tutto ciò che veramente conta, con la voglia di raccontarsi senza difese, con la loro incessante sete di scoperta e conoscenza. 
E anche con le loro comprensibili aspettative. 
Aspettative che proprio quella scuola dove Veronica insegna, in un momento importante, quello dello scrutinio, non ha voluto accogliere e ascoltare con l’attenzione e il rispetto dovuto. Lei, una maestra che chiedeva semplicemente di poter vivere un tempo comune, un tempo bello, uno spazio dove portare dentro la voce e il sentire dei suoi bambini, presentare e condividere il risultato di un percorso che ha costruito insieme a loro, per aiutarli a riconoscersi dentro a dei numeri che, nonostante non gli appartengano, hanno preso forma, consistenza, e chiedevano solo di poter essere per la prima volta raccontati. 
Lo so, forse non sono la persona più indicata a porgere il mio pensiero a Veronica, ma sono un genitore che come lei riconosce nella scuola un ruolo davvero fondamentale nella vita dei propri figli.
Per questo sento tutta la profonda tristezza racchiusa nelle sue parole, nell'aver vissuto uno scrutinio troppo veloce, ridotto a un atto formale, burocratico che si è dimenticato quello che davvero conta.
Penso che il momento dello scrutinio, come lo è per noi genitori quando dobbiamo prendere una decisione definitiva che potrebbe condizionare e segnare per sempre la vita dei nostri figli, è uno spazio dove sostare per ripercorrere insieme, per comprendere se il nostro sguardo è stato capace di cogliere anche l’impercettibile e se occorre rivedere ancora; per riflettere nuovamente con rinnovata consapevolezza sulle nostre scelte, non per rifinire e assemblare percorsi e confronti precedentemente vissuti, ma per rileggerli e riconfermarli, per l’ultima volta, insieme.
Lo scrutinio non è quindi la conclusione di un percorso già tracciato, è invece un tempo completamente nuovo, è parte di un cammino. Dove le decisioni vengono messe definitivamente nero su bianco. Un segno indelebile che rimane per sempre. Per tutta la vita. Per l’insegnante…per i bambini. 
E quel giorno, Veronica, ha incontrato una scuola che ha voluto rispondere, valutare, in assoluto silenzio.
Ora desidero rivolgermi proprio a te, Veronica. E lo faccio partendo dalla mia esperienza, dove se da una parte ho avuto il privilegio di incontrare una maestra come te che vuole essere presenza, dall'altra ho conosciuto una scuola che a queste sollecitazioni non risponde.
Ti chiedo di rimanere sempre quella maestra credibile che ogni genitore vorrebbe incontrare per affidare con totale fiducia e profonda stima i propri figli. Non arrenderti mai, sostieni con tutta te stessa, nonostante le fatiche quotidiane, quello in cui credi e che fa di te la maestra, la persona che sei. Non farti mai schiacciare da una scuola che demolisce ogni rapporto umano, ogni legame educativo. E soprattutto non sentirti mai fuori contesto solo perché ogni giorno, quando entri in classe, desideri offrire con convinzione una scuola sensibile.
Non sentirti disorientata, perché, la scuola che oggi ti ha voltato le spalle, è la stessa che ogni mattina ti attende spalancando le sue porte, per chiederti di continuare a essere testimonianza, la goccia che scava nella roccia, per vivere insieme ai tuoi bambini percorsi che non sono fatti solo di apprendimenti, ma di emozioni sincere.
Entra sempre nella tua aula con quel cuore dilatato che racchiude tutto il tuo entusiasmo e la tua motivazione, per essere sempre presenza concreta e viva per i tuoi alunni, per costruire con cura e dedizione un legame con loro, appartenenza. 
E, soprattutto, non dimenticarti mai che tu sei un messaggio di speranza verso chi vive la scuola con scoraggiamento e delusione.
Prima di salutarti, ricordati che le voci che gridano nel deserto, spesso sono quelle che scrivono la storia del loro tempo. Io, da genitore e come persona...ti sosterrò sempre, sarò insieme a te quella voce.

sabato 11 febbraio 2017

A Veronica

Post di Giuseppe Scarpa,
dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo di Santu Lussurgiu

"Sua Maestà la Tecnologia può essere una cattiva sovrana,
se non si ricorda che al di sopra della tecnica vive l'uomo" (T. Husèn)

Non credo sia colpa della tecnologia e del registro elettronico. É responsabilità degli umani, della loro miopia cronica, della loro indifferenza, della loro superficialità. E' il risultato dell'ansia da "prestazione efficiente" che fa dimenticare, come in questo caso, che quel che conta davvero è chi effettua la prestazione.
La scuola è un sistema di relazioni. I tecnicismi e le tecnologie non possono dare un adeguato apporto se non poggiano su una visione che privilegia la persona, qualunque sia il ruolo ricoperto, e il rispetto per questa a prescindere dalla sua prestazione. Gli alunni non fanno eccezione, anzi ne sono il più chiaro ed importante esempio. Loro non sono il voto che gli viene dato, ma spesso questo non viene considerato. Gli insegnanti sono chiamati a fare delle valutazioni, ed esprimerle mediate un voto; è sostanzialmente differente dal "dare un voto". In un sistema di questo genere il rischio è che non si riesca ad esprimere compiutamente tutta la fatica dell'apprendere, o al contrario tutte le ragioni del mancato apprendimento. Oltre a generare circoli viziosi di frustrazioni, demotivazioni, disaffezioni, automatismi vuoti di significato.
Ha fatto bene Veronica a denunciare la freddezza, la catena di montaggio che produce un pagellino vuoto di significato e privo, in questo modo, anche della riflessione pedagogica e didattica, della condivisione che al di là dell'opportunità metodologica e della correttezza etica, sarebbe dovuta per legge (tutte le valutazioni sono infatti espressione responsabile dell'organo collegiale e non del singolo componente).
E ora deve fare di più! Significa che non deve mollare, che non deve rinunciare a quella visone strategica imperniata sulle storie dei suoi alunni, che deve insistere a promuovere la scuola delle relazioni e un idea di mondo nel quale non è sola.
Devi crederci Veronica!!! Noi siamo con te, e davanti non ci sono mulini a vento, ma uomini e cose che vanno affrontati con convinzione e governate con decisione. Insieme a te gridiamo forte e ci ribelliamo energicamente a tutte le operazioni routinarie che sviliscono il processo educativo e raccontiamo insieme a te, a tutti i nostri alunni e alle loro famiglie, la bellezza dell'unico mondo possibile.

venerdì 10 febbraio 2017

Lo scrutinio più veloce

Ieri mattina ho ricevuto questa mail da una mia ex studentessa. Non posso fare a meno di condividerla. Ci sono dentro anche io, le mie stesse speranze e le mie stesse delusioni.

Cara Enrica, ti ricordi di me? Sono Veronica, ti ho avuto come supervisore per due anni, sei tu ad avermi mostrato cosa può essere il nostro mestiere e io, con te, me ne sono innamorata. Così, oggi, in questa triste serata, a chi rivolgermi se non a te?
Torno ora dagli scrutini. Li avevo preparati per giorni. Sai, io, proprio come te, non uso voti, né giudizi, lavoro concentrata sul costruire, ma proprio per questo vivo con ancora maggiore responsabilità il momento della valutazione. La vivo coinvolgendo tutti e mettendo al centro sempre il bambino. Per me è un momento in cui guardare alle storie personali, sostare con ognuno di loro, apprezzare i loro progressi e riflettere ancora su ciò che possiamo fare insieme perché possano migliorare.
Eppure oggi agli scrutini, il mio lavoro, le storie dei miei bambini, non interessavano a nessuno. Il dirigente mi ha chiesto di leggere i voti e lui faceva un riscontro sul registro elettronico. Avrei voluto condividere le mie rilevazioni, condividere i giudizi che avevo scritto con tanta cura, le mie relazioni, ma niente, mi è stato semplicemente chiesto di allegare il tutto al registro e di firmare un verbale preimpostato.
All'improvviso, per me, il buio. I bambini erano fuori e nessuno di noi era davvero presente. Cosa era presente? Chi? Sono ancora qui che me lo domando.
Fino ad oggi credevo che il problema fossero i voti, ma ora ho capito che sbagliavo. Il problema sono le persone; i voti, alla fine, li puoi piegare come vuoi, ma le persone, beh... forse no.
Non lo so. Tutti i giorni vado a scuola motivata, proprio come ci hai insegnato tu, progetto e poi ricomincio tutto daccapo infinite volte fino a che non riesco a vederci i miei bambini dentro. Mi fermo senza paura di perdere tempo su tutto ciò che considero importante, scelgo, con la convinzione che sempre, in ogni piccola cosa, ciò che conta sia partire dalla persona e alla persona tornare. Ma oggi, devo dirtelo, mi sono sentita fuori contesto. Ho capito che forse siamo noi fuori contesto, che forse hanno ragione tutti coloro, famiglia compresa, che mi dicono che la scuola come la vedo io non esiste, e questo mi preoccupa perché rimanda a un'idea di mondo che, proprio come te, sto facendo credere possibile ai bambini e ai loro genitori.
Sai, ieri, quando sono andata via, alcune colleghe mi hanno fatto i complimenti. Dato che avevo preparato tutto per bene e ricontrollato ogni cosa, il nostro è stato lo scrutinio più veloce. Il più veloce.
Sono complimenti che non dimenticherò mai. Giorni e giorni trascorsi con i bambini davanti, per portare ognuno di loro con me e ho consentito che restassero fuori. In premio dieci minuti. Lo scrutinio più veloce.
Perdona se ti ho rattristato, ma con chi parlare se non con te?
Sono disorientata, non so se da domani per me la scuola potrà essere la stessa cosa.

giovedì 9 febbraio 2017

I genitori in classe

Dato che Aula aperta è di nuovo alle porte, condivido la video intervista che, su questo tema, ho rilasciato lo scorso anno a Paolo Quadrino di Wikiscuola per il corso per Animatori Digitali.
Qui i perché e il come della nostra esperienza.

Si riaprono le porte... vi aspettiamo in classe!

disegno di Alessandro Ballocco
Ho sempre pensato che non fosse giusto tenere i genitori all'angolo. Ho sempre letto nella sfiducia nei confronti della scuola, nella sempre minore partecipazione dei genitori alla vita scolastica e nel mancato riconoscimento del nostro ruolo, l'effetto della nostra incapacità di aprire a un dialogo vero con le famiglie e di costruire con queste un'alleanza educativa. Per chi, poi, come noi, si muove sperimentando nuove strade, cercare l'incontro è ancora più importante. La strada del cambiamento si può percorrere solo costruendo una condivisione autentica.
Per questo, per il quarto anno consecutivo, nel mese di febbraio, apriamo la classe ai genitori offrendo l'occasione di condividere una mattina con noi e conoscere il "dentro da dentro".

Quest'anno, le porte si apriranno da mercoledì 16 a sabato 25 febbraio, per tre mattine alla settimana, con la possibilità di scegliere tra attività di ambito linguistico-espressivo o logico-matematico.
Per iscrivervi, è sufficiente accedere alla bacheca virtuale creata per l'iniziativa (vedi sotto) e aggiungere il nome del/la bambino/a entro martedì 14 febbraio.

Lo ripeto tutti gli anni e voglio ribadirlo ancora: non mettiamo in scena niente, vogliamo condividere solo ed esclusivamente il nostro quotidiano e ciò che siamo. Ed è con questo spirito che anche quest'anno siamo sicuri che accoglierete il nostro invito. Vi aspettiamo!

Creato con Padlet

mercoledì 8 febbraio 2017

Dai colloqui con i bambini
















Oggi, come programmato, si sono svolti i colloqui con i bambini.
Sono stati momenti veramente intensi e una grande opportunità per osservare la loro crescita.
I bambini hanno discusso la tabella con la loro autovalutazione e hanno saputo motivarla con grande maturità riferendosi ai descrittori, mostrandosi aperti a una rilettura e pronti ad accogliere i nostri consigli.
Condivido un breve video girato durante il colloquio di Anna che ci ha autorizzato a farlo. É stato realizzato con un semplice smartphone, quindi l'audio non è dei migliori, ma non c'era niente di organizzato, la volontà era quella di non invadere un momento tanto importante.

Ne approfitto per ringraziare i genitori per il ruolo fondamentale che hanno svolto nella fase preparatoria dei colloqui, mostrando ancora una volta di essere al nostro fianco in questi importanti momenti di crescita dei nostri bambini.

Lo sguardo di Marina Zulian sulla mattina con noi

Condivido, con gratitudine, il post di Marina Zulian, pubblicato su fb in data 7 febbraio 2017

Le tre sedie colorate
e le emozioni stese come i panni
questa è la storia di una bella mattina in compagnia di Monica Nobile e Enrica Ena, e soprattutto dei bambini della 4ª A di via Roma a Iglesias - Sardegna (come hanno tenuto a precisare i bambini stessi dato che sapevano che io arrivavo da Venezia in Veneto).
Io e Monica abbiamo portato idee, racconti, libri, videostorie e computer, ma in quella classe c'era già tutto: occhi luminosi di bambini, silenzio solo per i primi tre minuti, sorrisi dolci e furbetti, energia positiva della maestra Enrica che in ogni momento li guardava e li ascoltava.
Tutti noi eravamo lì perché ci interessava veramente dei bambini, di quello che saltava loro nella testa e nel cuore... e loro erano lì che ci insegnavano la curiosità, la gestione dei gruppi, l'irruenza a volte, la felicità di aver creato un videoclip "che poi tutta Italia avrebbe visto su YouTube".
Ogni giornata, e quella ancora di più, è una avventura per loro e la loro impavida maestra... si! impavida perché non ha paura di non dare compiti a casa, non si preoccupa e non fa preoccupare dei voti, non spiega e verifica ma vive e condivide le conoscenze.
C'erano tre sedie: una verde, una blu e rossa.
Io per leggere il libro ho preso casualmente quella blu, proprio quella della lettura; mi ci sono seduta e ci sono anche salita in piedi, ma stavo leggendo un libro e quindi potevo farlo.
Monica, invece, per riposarsi un momentino, ha preso quella rossa ma... ooohhhh... hanno fatto in coro i bambini: era la sedia di chi si sente travolto dalla rabbia... e di certo Monica non lo era!
E se non bastasse tutta l'aula era attraversata da fogli stesi come panni che raccontavano delle emozioni e dei desideri dei bambini.
Insomma non posso concludere "e vissero felici e contenti" perché le storie di dolore, rabbia, abbandono c'erano eccome tra quei bambini, ma posso dire a tutto il popolo di facebook di esortare tutti i maestri a fare come Enrica che ai bambini insegna come apprezzare la vita.

lunedì 6 febbraio 2017

Tornano i colloqui con i bambini

Domani mattina, dalle 8.30 alle 11.00, sono programmati i colloqui con i bambini. Un momento importante, durante il quale gli alunni proporranno e discuteranno la loro autovalutazione quadrimestrale per poi riflettere insieme sugli elementi di forza, ma anche sulle criticità sulle quali lavorare.
In preparazione dei colloqui, agli alunni è stata consegnata anche quest'anno la tabella di autovalutazione contenente i voti affiancati dai descrittori presenti nel PTOF, puntualmente illustrati in classe. L'invito è stato quello di compilarla con i genitori perché il momento della valutazione possa tradursi per tutti in un'occasione di riflessione.
Per la nostra classe, nella quale sono stati eliminati voti e giudizi, il momento dell'autovalutazione quadrimestrale diventa fondamentale perché l'incontro dei bambini con il documento di valutazione possa trovarli attivi e consapevoli.
Il mio interesse, sia chiaro, non è mettere un voto, ma costruire qualcosa di forte con ognuno di loro, qualcosa che resista al tempo e che li renda adulti fiduciosi. Solo chi respira fiducia la restituisce al mondo.

domenica 5 febbraio 2017

Dalla storia alla videostoria


Ieri, sabato 4 febbraio, abbiamo avuto il piacere di svolgere in classe un bellissimo laboratorio guidato da Monica Nobile e Marina Zulian, dell'Associazione Barchettablu: "Dalla storia alla videostoria".
Il laboratorio ha proposto ai bambini, in una prima fase, letture a voce alta e, successivamente, la lettura di immagini artistiche proiettate per stimolare l'espressione delle emozioni. Nella fase operativa, i bambini hanno lavorato con il computer, organizzati in tre sottogruppi, per collaborare alla realizzazione di una videostoria mettendo insieme brevi testi, immagini e musica.
Le videostorie realizzate, condivise a fine mattinata, saranno quanto prima pubblicate nel canale YouTube di Barchettablu e condivise sul nostro blog.
Un grazie speciale a Monica Nobile e Marina Zulian per la straordinaria opportunità e per le importanti letture che ci hanno offerto sulla classe, restituzioni che fanno bene.

Alle foto della mattinata

venerdì 3 febbraio 2017

Jona che visse nella balena

Mercoledì 1 febbraio, abbiamo concluso il percorso sulla memoria della Shoah con la presentazione dei lavori prodotti in gruppo, scrittura del prosieguo e del finale del libro "Il segreto della casa sul cortile" di Lia Levi, e la visione di "Jona che visse nella balena", il bellissimo film di Roberto Faenza, datato 1993, tratto dal romanzo autobiografico dello scrittore Jona Oberski intitolato Anni d'infanzia.

Si è trattato ancora una volta di un percorso che si è tradotto in una bella opportunità per rilevare la crescita delle capacità di rielaborazione e produzione da parte bambini che hanno restituito dei lavori ancora una volta ben oltre le aspettative. In un caso, in particolare, il momento della condivisione ha visto i bambini presentare una vera e propria raccolta organizzata di tutti i materiali che hanno portato al prodotto finale: parole chiave e stesura della bozza, riscrittura, considerazioni sui fatti e disegni, il tutto tenuto insieme da una copertina autoprodotta.
Un lavoro sul quale ci siamo soffermati a lungo perché possa essere da modello per ripercorrere e documentare i percorsi futuri.

I nostri approfondimenti su questi temi riprenderanno il prossimo anno con un'attività conclusiva che inviterà i bambini a riflettere, riorganizzare e arricchire quanto appreso in tutti questi anni per poi assumere un ruolo attivo nell'ottemperare al dovere della memoria.