Con gratitudine, condivido con tutti i colleghi ai quali sono rivolte, le parole di Monica Nobile, che a marzo abbiamo avuto il piacere di avere con noi per il Seminario "Ascoltando storie differenti" . L'invito è ad impegnarci perchè il suo messaggio arrivi in tutte le nostre scuole.
Cari maestri, cari insegnanti, cari tutti voi che lavorate nella scuola…
Eccoci qua, alle porte di un nuovo anno scolastico. Lo sentiamo nella
pancia, il nuovo anno che arriva, un movimento, un brividino, un non so
che ci accompagna in questi ultimi sprazzi di vacanze estive. Ci
incontriamo per la strada, ormai tutti rientrati dalla villeggiatura e
ci chiediamo come va con i compiti, se sono finiti, se erano tanti, se
ci sentiamo pronti.
Ad ogni incontro finiamo per incrociare le
dita: “speriamo bene” sussurriamo con un moderato ottimismo. Alcuni di
noi quest’anno affronteranno un cambio scuola: dalla scuola
dell’infanzia alle elementari, dalle elementari alle medie, dalle medie
alle superiori. Altri affronteranno un cambio insegnanti: una pensione,
un trasferimento… In generale non ci piacciono i cambiamenti, ci
aumentano l’ansia, potrebbero essere positivi ma il rischio, la paura
che vada ancora peggio ci sopraffà. Siamo noi, siamo in tanti, siamo
ovunque, in ogni regione d’Italia, in ogni grado di scuola.
Siamo
quelli che hanno adottato bambini di altre parti del mondo, talvolta
molto piccoli, altre grandicelli, altri decisamente grandi.
Abbiamo
affrontato le pratiche in segreteria tentando di spiegare che in alcuni
paesi del mondo l’anagrafe non esiste e che l’età dei nostri figli è
presunta, non certa. Abbiamo affrontato eterne discussioni con i
dirigenti scolastici, per scegliere la classe di inserimento dei nostri
figli cercando di spiegare i bisogni speciali di questi bambini, che non
possono essere omologati nella casella “inserimento minori stranieri”
perché i nostri figli hanno subito un abbandono, sono emigrati da soli
in un altro paese…
Siamo passati attraverso la devastante
esperienza della “storia personale” in programma in seconda elementare;
tentando di arginare le richieste da parte delle maestre di portare a
scuola scarpette, foto, ecografie e racconti di un’infanzia che ai
nostri figli è stata sottratta e negata e che per ogni bambino adottato
rappresenta argomento molto delicato e spinoso. Siamo quasi tutti
genitori di figli poco concentrati, molto attivi (iperattivi vengono
definiti con un certo abuso del termine), lenti nell’esecuzione del
compito, illogici nella matematica, estenuanti ed estenuati quando
devono studiare una pagina di storia.
Siamo quasi tutti genitori di
figli che quotidianamente tornano a casa con l’astuccio vuoto, perché
hanno perso chissà dove la loro cancelleria o perché hanno ancora un
rapporto molto particolare con la proprietà: vogliono avere tutto e al
tempo stesso vogliono regalare tutto; l’opulenza italiana dà loro alla
testa. Siamo quasi tutti genitori di figli che vanno e vengono, che
procedono nel loro percorso di scuola e di vita con un passo indietro e
due avanti, che talvolta barcollano e cercano una mano che li sostenga,
quasi tutti un po’ più incerti, un po’ più impauriti, un po’ più
difficili dei loro coetanei. Siamo quasi tutti genitori che hanno
bisogno di trovare uno spazio di dialogo con la scuola, per poter
aiutare i propri figli, ma anche dare spazio e valore alla ricchezza dei
propri figli.
Sappiamo che anche voi, maestri, insegnanti,
personale della scuola, avete le vostre belle gatte da pelare, capiamo
che oggi fare scuola sia difficile per tutti, per chi sta in cattedra,
per chi sta sul banco, per chi sta a casa. Sappiamo bene che voi
maestri, insegnanti, personale della scuola, non potete assumervi tutte
le fatiche del mondo, che avete sempre meno risorse a disposizione e
sempre più “casi” da affrontare. Noi, quasi tutti noi, siamo qui a
disposizione. Siamo pronti a collaborare, nel rispetto dei ruoli e delle
competenze di ciascuno. Siamo qui per dare una mano, in nome di quella
“corresponsabilità educativa” che dovrebbe essere base di alleanza tra
adulti che si occupano di minori. Siamo pronti ad accogliere i vostri
suggerimenti e ad accettare con rispetto i vostri principi pedagogici.
Vi preghiamo di una cosa, una cosa soltanto…
Cari maestri, cari insegnanti, caro personale della scuola:
addentratevi in questo mondo. I nostri figli portano in loro una
ricchezza che vale la pena di conoscere profondamente. La scuola è
agenzia educativa per eccellenza; avete, voi, una possibilità,
un’opportunità di promuovere valori e cultura. Avete, voi, la
possibilità di accogliere i nostri figli riconoscendo e valorizzando il
loro mondo e la loro speciale storia.
L’adozione è una materia
ormai trattata, la letteratura sul tema è ormai ampia e dettagliata.
Aiutateci a diffonderla, a fare in modo che non sia patrimonio di pochi.
Perché noi, quasi tutti noi, non ne possiamo più di essere chiamati
genitori coraggiosi o di sentirci dire che anche tutti gli altri bambini
fanno così e colà. Ogni individuo, noi pensiamo, è diverso nella
propria storia e nel proprio personale modo di affrontarla. Ciò detto la
condizione di essere stati abbandonati dura tutta la vita, è una
condizione esistenziale con cui i nostri figli faranno sempre i conti. I
nostri figli cresceranno e ce la faranno: non vogliamo trattare
l’adozione come una malattia, abbiamo solo bisogno che venga trattata
con dovuta proprietà.
La nostra preghiera è che voi, maestri,
insegnanti, personale della scuola, ci aiutiate a sviluppare e a
promuovere una cultura dell’accoglienza, supportata da presupposti
teorici, non lasciata alla banalizzazione e al facile, stereotipato
senso comune, affinché i nostri figli ce la facciano nel migliore dei
modi. E affinché noi, genitori adottivi, smettiamo di vivere la scuola
dei nostri figli come un impegno talvolta superiore alle nostre forze.
Grazie e buon lavoro!
Monica Nobile