Ieri abbiamo chiuso il nostro terzo anno insieme. Presenti tutte la maestre, i bambini e i
genitori.
Per cominciare, proprio come facciamo sempre in classe, abbiamo aperto condividendo
ciò che avremmo fatto e siamo partiti.
L'apertura è
arrivata con la notizia dell’uscita della Gran Bretagna dall'Europa.
Come non
portare questo fatto fra noi? L’avvenimento offriva riflessioni troppo
importanti ed elementi per rinforzare le scelte che stanno guidando il nostro
fare scuola. Una scuola in cui al primo posto abbiamo messo l'essere comunità, con attenzione ad
accogliere l'altro e a costruire atteggiamenti di cura.
È facile,
quando si è forti, pensare che si possa andare avanti da soli, che gli altri ci
tolgano spazio, energie, risorse. Eppure, è necessario ricordare, che l'altro,
un domani, potremmo essere noi.
Per divenire
comunità, si parte proprio dalla famiglia, dalla scuola, con i modelli che
offriamo tutti i giorni, costruendo un interesse che sia più alto di quello
individuale, che ci consenta di sentirci parte di qualcosa.
Non è sufficiente scrivere chi siamo e dove
vogliamo andare nei documenti. Dobbiamo costruire un dialogo aperto e capace di
includere tutti, individuare obiettivi comuni, costruire appartenenza.
Subito dopo
è stato il tempo per chiedere un po' di pazienza ai bambini per poter rileggere
l'anno con le famiglie. Con loro lo avevamo già fatto negli ultimi giorni
di scuola.
Così, guidata dalla relazione finale, ho offerto una lettura del clima della classe, dei
rapporti con le famiglie, dello sviluppo della programmazione e abbiamo fermato l'attenzione sulla significatività delle
esperienze attuate. Abbiamo potuto riflettere sulle conquiste dei bambini in termini, non
solo di conoscenze, abilità e competenze, ma soprattutto di maturità, autonomia,
capacità di riflessione, organizzazione del lavoro; della crescita della
loro proprietà di linguaggio e della capacità di condividere i loro apprendimenti. Questo momento è stato importante anche per rinforzare l'importanza di camminare insieme, insegnanti e genitori,
rispettandoci come persone, prima di tutto, ma anche nella specificità dei nostri
ruoli.