"Dall'orecchio della passione ci sento benissimo"
L'anno scorso, i primi giorni di settembre, ho "incontrato" questo video. Era mattina presto e io, ancora nel silenzio della casa addormentata, ho vissuto un'emozione incredibile. Come succede sempre quando godi di cose belle, senti l'emergenza di condividerle. Così ho chiesto alla dirigente della mia scuola di poterlo proporre al Collegio dei Docenti.
Lo abbiamo ascoltato tutti insieme, in un contesto in cui ormai si parla più di organizzazione che di educazione e formazione. Non so se sia arrivato a tutti allo stesso modo, ma a me piace pensare che molti ci siano tornati per riascoltarlo nel silenzio dei loro spazi.
A un anno di distanza, voglio riproporre queste parole per chi non avesse avuto ancora il piacere di ascoltarle, sempre con grande gratitudine ad Alessandro D'Avenia per averle scritte e ad Alberto De Panfilis per averle sapute porgere così da arrivare dritte alla testa e al cuore.
Che cosa avrei voluto sentirmi dire il
primo giorno di scuola dai miei professori o cosa vorrei che mi
dicessero se tornassi studente?
Il racconto delle vacanze? No. Quelle
dei miei compagni? No. Saprei già tutto. Devi studiare? Sarà difficile?
Bisognerà impegnarsi di più? No, no grazie. Lo so. Per questo sto qui, e
poi dall’orecchio dei doveri non ci sento. Ditemi qualcosa di diverso,
di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga
almeno un po’ voglia di cominciarlo quest’anno scolastico. Dall’orecchio
della passione ci sento benissimo.
Dimostratemi che vale la pena stare qui
per un anno intero ad ascoltarvi. Ditemi per favore che tutto questo
c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il
mondo e me stesso, che insomma ne vale la pena di stare qua.
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo
fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra. Avete
dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra materia, adesso
dimostratemi che è tutto vero, che voi siete i mediatori di qualcosa di
desiderabile e indispensabile, che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnare quelle cose che – dite –
valgono i miei sforzi. Voglio guardarli bene i vostri occhi e se non
brillano mi annoierò, ve lo dico prima, e farò altro. Non potete
mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io? E non mi
parlate dei vostri stipendi, del sindacato, della Gelmini, delle vostre
beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre
ossessioni. No. Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia
da 5 miliardi di anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita,
energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5
miliardi di anni. Ditemi perché la luna mi dà sempre la stessa faccia e
insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi. Ditemi
come è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una
proporzione divina infallibile e perché il cuore è un muscolo che batte
involontariamente e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo
che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano,
perché solo lo stupore conosce.
E ditemi il mistero dell’uomo, ditemi
come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi che ti sembra di
essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a unire
bellezza e utilità come nessun altro. E ditemi il segreto dell’uomo che
crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla. Ditemi
come ha fatto Leonardo, come ha fatto Dante, come ha fatto Magellano.
Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart. Se lo sapete
ditemelo.
Ditemi come faccio a decidere che farci
della mia vita, se non conosco quelle degli altri? Ditemi come fare a
trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che
hanno lasciato il segno? Ditemi per cosa posso giocarmi la mia vita.
Anzi no, non me lo dite, voglio deciderlo io, voi fatemi vedere il
ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scovare i miei talenti, le mie
passioni e i miei sogni. E ricordatevi che ci riuscirete solo se li
avete anche voi i vostri sogni, progetti, passioni. Altrimenti come farò
a credervi? E ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile,
fatta per la grandezza, e aiutatemi a non accontentarmi di consumare
piccoli piaceri reali e virtuali, che sul momento mi soddisfano, ma
sotto sotto sotto mi annoiano…
Sfidatemi, mettete alla prova le mie
qualità migliori, segnatevele su un registro, oltre a quei voti che poi
rimangono sempre gli stessi. Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di
sogni campati in aria, ma allo stesso tempo insegnatemi a sognare e ad
acquisire la pazienza per realizzarli quei sogni, facendoli diventare
progetti.
Insegnatemi a ragionare, perché non
prenda le mie idee dai luoghi comuni, dal pensiero dominante, dal
pensiero non pensato. Aiutatemi a essere libero. Ricordatemi l’unità del
sapere e non mi raccontate l’unità d’Italia, ma siate uniti voi dello
stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego.
E ricordatemelo quanto è bello questo Paese, parlatemene, fatemi venire
voglia di scoprire tutto quello che nasconde prima ancora di desiderare
una vacanza a Miami. Insegnatemi i luoghi prima dei non luoghi.
E per favore, un ultimo favore, tenete
ben chiuso il cinismo nel girone dei traditori. Non nascondetemi le
battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le
mie speranze, prima ancora che io le abbia concepite.
Per questo, un giorno, vi ricorderò.
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