Noi lo zaino lo utilizziamo ancora, ma con questa scuola abbiamo
tante cose in comune. Prima di tutto il momento di condivisione a inizio
giornata; poi il lavoro cooperativo, la cattedra abbandonata in un
angolo, la didattica basata sulla scoperta e l'assenza di voti. Non
posso dire che si proceda senza fare i conti con i dubbi. Nel nostro
mestiere è impossibile. Però, quando penso al senso del nostro lavoro,
mi rilasso e procedo con determinazione. Di una cosa sono fermamente
convinta: è finito il tempo del sapere trasmissivo e ripetitivo, in cui
al centro sembrano essere i quaderni pieni; è finito il tempo delle
risposte anticipate per poi ritrovarle tutte uguali al momento
dell'interrogazione. Oggi dobbiamo davvero insegnare ad apprendere,
dobbiamo provocare la curiosità verso la ricerca di risposte nuove.
Allora ho spostato il fuoco sul setting: spazi, materiali e strumenti
per "tirare fuori" le conoscenze possedute, incontrarne e costruirne di
nuove.
Non sto dicendo che ci riesco. Sto dicendo che con convinzione vado verso questa direzione.
Ancora con lo zaino, questo sì, e anche con tanti "pezzi" del passato, perché ci sono eredità preziose che vanno custodite con cura.
Non sto dicendo che ci riesco. Sto dicendo che con convinzione vado verso questa direzione.
Ancora con lo zaino, questo sì, e anche con tanti "pezzi" del passato, perché ci sono eredità preziose che vanno custodite con cura.
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