giovedì 15 gennaio 2015

Noi genitori: "Avete mai provato a far volare un aquilone?"

Io si. E l’ho fatto da grande…insieme ai miei figli.
Ora, un’altra domanda: avete mai provato a costruire un aquilone? Io si. Sempre insieme ai miei figli.
Mentre scrivo, immagino i vostri sguardi perplessi perché vi state sicuramente chiedendo, dove voglio arrivare con queste domande. Lo scoprirete…anche se penso che qualcuno lo abbia già compreso.
Una giornata d’estate qualunque, una passeggiata al mare.
Io e i miei figli iniziamo a raccogliere conchiglie di tutti i colori e di tutte le forme. Poi, alle conchiglie, si aggiungono bastoncini di legno, lenza dimenticata da qualche pescatore, piume, sassolini e tanto altro. I bambini, ovviamente, vogliono portare tutto a casa e mi chiedono una busta per conservare il loro “prezioso bottino”. Mi viene in mente un’idea (forse mi salvo dal dover trasportare a casa tutto quell’inestimabile tesoro!).
Perché con i bastoncini, la lenza e la busta non costruiamo, invece, un bellissimo (bè qui esagero un pochino!) aquilone e proviamo a farlo volare nel cielo? L’idea piace, così tanto, che un aquilone ovviamente non basta: costruiamone tre, ognuno per ciascuno! Già, ho proprio avuto una straordinaria idea.
Controllato che ci sia tutto l’occorrente, ci sediamo sulla sabbia e iniziamo a scegliere i legnetti più adatti, a incrociarli, a unirli alla busta e infine a legare tutto bene con la lenza trovata. Ecco fatto! Ci siamo.
Pronti per farli volare? Prendiamo la rincorsa e………Niente. Non è possibile! Qualcosa non va, l’unica soluzione è smontare e rimontare il tutto. Riproviamo e come per magia il primo aquilone sta iniziando il suo volo. Bellissimo!
Gli altri due ancora niente. Ricontrolliamo il nostro lavoro, probabilmente non vanno bene i legni trovati, o forse devono essere incrociati in maniera differente, così facciamo qualche accorgimento. Vediamo ora cosa succede: nuova rincorsa e…..niente. Tutto questo per parecchie volte.
Incomincia a subentrare lo sconforto e la delusione. Spiego, allora, che ci vuole pazienza - primo elemento fondamentale per ottenere qualcosa - oltre che calma, attenzione, fiducia, motivazione, entusiasmo e … accortezza e logica (che strane parole sono queste?)…
Forza, non arrendiamoci. Ritentiamo e intanto, per rendere tutto ancora più piacevole e interessante, inizio a raccontare una storia. Tranquilli, non scappate, ve la risparmio.
Ecco, non appena finita la storia, come per incanto…Volano! Volano! Anche gli altri due aquiloni finalmente volano! Evviva! Che gioia!
Vedo allora i miei figli manovrare la lenza con grande entusiasmo, ma in maniera differente: chi delicatamente e timidamente, chi concitatamente e distrattamente, chi con sicurezza e padronanza…nonostante i diversi stili, tutti e tre gli aquiloni riescono a volare alti nel cielo. Certo, arrivano anche le cadute, la lenza impigliata, ma con tanta determinazione, sistemando e ricontrollando gli aquiloni, si riparte in una nuova corsa e di nuovo su, in alto, a volteggiare nell’aria.
Il giorno, oltretutto, il vento è molto forte tanto da mettere alla prova le nostre improvvisate buste che, invece, tenacemente reggono. Si, sono proprio forti, alla fine sono stati costruiti proprio bene…abbiamo fatto, insieme, un bel lavoro! Ma che dico, perché essere modesta: un capolavoro!
Ora vi spiego, molto brevemente (forse) cosa ho vissuto quel giorno.
In quegli aquiloni, nel realizzarli e nel farli volare, c’erano i miei figli: con tutto quello che sono, con la loro vita.
Una vita che costruisco insieme a loro ogni giorno reinventandomi, con tenerezza, con rigore, con gioia, con pazienza, con stupore, con determinazione, con cura e compostezza, con passione, con tribolazione, con confusione, con serenità, con paura, con verità, con onestà, con consapevolezza, con unicità nella diversità, con obiettività: il tutto accompagnato sempre da un amore libero e generoso.
Una vita che chiede di essere guidata con dolcezza, perchè, come può capitare all’aquilone, spesso si cade e per rialzarsi occorrono “movimenti attenti e delicati” altrimenti il filo rischia di spezzarsi e diventa difficile, quasi impossibile, far riprendere il volo… perché l’importante non è cadere, più importante è trovare sempre il modo per risollevarsi…
Una vita dove spesso, come genitore, devo ricorrere alla fantasia e alla capacità di “cambiare programma” perché all’improvviso può girare il vento. Allora, come l’aquilone deve essere riposizionato nell’aria, così anche io devo riposizionarmi davanti alle nuove necessità dei miei figli senza dimenticare che non potranno mai essere quello che vogliamo che siano per noi.
Una vita che, a un certo punto, chiede di voler proseguire il suo cammino da sola. E devo essere attenta ai segnali che mandano i miei figli, segnali che non vanno interpretati dal mio punto di vista, ma dal loro. Così sono consapevole che quel filo che mi lega a loro, dovrò, con tanto coraggio, lasciarlo…ma rimarrà sempre con me, invisibile e indivisibile…
E quando questo avviene e sono certa di doverli lasciare volare da soli, nello stesso tempo, in verità, sento che non sono ancora pronta a lasciarli cadere, allora devo credere e convincermi che esiste un tempo della paura e uno della speranza e un tempo speciale in cui paura e speranza si incontrano per far più coraggioso il loro e il mio cuore. Si, perché alle volte pensiamo di difendere i nostri figli dalle loro paure, quando invece non ci accorgiamo che stiamo proteggendo noi dalle nostre paure per loro. Così li soffochiamo privandoli di vivere ogni esperienza per come si presenta e per come chiede di essere, a volte, ricostruita. Solo agendo in questo modo tutto quello che loro incontreranno e impareranno, diventerà la loro eredità.
E tutto questo impegno e amore che noi genitori dedichiamo ai nostri figli, lo riscopriamo ogni giorno nel vederli “volare alto” in tutte le loro esperienze di vita.
Una vita che deve essere sempre animata dalla curiosità, una curiosità che spalanca le porte alle possibilità. E non solo: a nuovi stimoli, a nuovi pensieri, a nuove sfide da affrontare per riuscire a intraprendere quel meraviglioso viaggio, dove ogni tappa può diventare una splendida sorpresa.
Concludo (che è meglio!), augurando a tutti i genitori di costruire e far volare, un giorno, un aquilone con i vostri figli.
Solo un’ultima cosa: in verità questo scritto nasce per noi genitori, ma considerato che questo spazio l’ho rubato all’interno di un blog scolastico, mi sento di voler estendere l’augurio anche a tutti gli insegnanti, perché, insieme a noi genitori, ricoprono un ruolo fondamentale nella vita dei nostri figli.
Auguro che ogni mattina, entrando in classe, possano vedere nei loro alunni degli aquiloni. Tutti diversi nella forma e nel colore, ma con un unico grande desiderio che li accumuna: quello di voler imparare a volare!
E non servono grandi strategie o accorgimenti particolari, basta porsi tre semplici, ma fondamentali, domande: “cosa insegnare”, “come insegnare”, “perché insegnare”.
Come quella del genitore, anche quella dell’insegnante è una sfida quotidiana, dove occorre capire come posizionare quei famosi legnetti, come legarli, quanto filo dare… e per farlo non servono grandi progetti, ma solo la capacità di riconoscere che, spesso, occorre utilizzare strumenti diversi per ottenere, in verità, lo stesso risultato. Il nostro aquilone. Sicuramente ci sarà quello che volerà per primo, quello che faticherà a mettersi in volo, quello che volerà più in alto, quello che volerà più in basso, quello che cadrà spesso, quello che faticherà a risollevarsi. E poi il vento. Non sempre è un vento a favore, eppure bisogna essere disposti a rischiare, perché quell’aquilone è stato costruito per volare con il vento e il rischio è una condizione necessaria per compiere azioni e fare scelte coraggiose che lasciano un segno importante, proprio in quella eredità.
Si, hai veramente ragione Enrica, “Sembra così banale, eppure spesso nelle nostre scuole vogliamo raggiungere tutti con un'unica strada, un unico linguaggio, i medesimi strumenti. E ci aspettiamo risposte uguali.” Avendo tra le mani aquiloni tutti diversi!

A voi tutti…

I figli sono come gli aquiloni,
passi la vita a cercare di farli alzare da terra.
Corri e corri con loro
fino a restare tutti e due senza fiato…
Come gli aquiloni, essi finiscono a terra…
e tu rappezzi e conforti, aggiusti e insegni.
Li vedi sollevarsi nel vento e li rassicuri
che presto impareranno a volare.
Infine sono in aria:
gli ci vuole più spago e tu seguiti a darne.
E a ogni metro di corda
che sfugge dalla tua mano
il cuore ti si riempie di gioia
e di tristezza insieme.
Giorno dopo giorno
l’aquilone si allontana sempre più
e tu senti che non passerà molto tempo
prima che quella bella creatura
spezzi il filo che vi unisce e si innalzi,
come è giusto che sia, libera e sola.
Allora soltanto saprai
di avere assolto il tuo compito.

(Erma Bombeck)

Isa

1 commento:

  1. Mestieri uguali i nostri, mestieri in cui non si ha mai la certezza che si stia facendo la scelta giusta. Ad aiutarci lo sguardo continuo su chi abbiamo di fronte, la capacità di mettere in discussione quelle che fino a un attimo prima ci sembravano certezze, per reinventarci. Ma anche una ricca cassetta degli attrezzi, dei quali dobbiamo conoscere bene la funzione, perché conoscere è importante per scegliere con intenzionalità, per usare lo strumento giusto al momento giusto, o comprendere che dobbiamo costruirne di nuovi quando, tra questi, non disponiamo di quello adatto.
    E come dici tu, dobbiamo avere chiaro l’obiettivo. E l’obiettivo è davvero comune, ognuno per la sua parte, ognuno con la sua specificità. Quello di fare di loro ciò che vogliamo? No, mi permetto di affermarlo. Quello di far “venire fuori” quello che sono, liberarli. Sí, farli volare nel loro cielo, alla loro altezza.
    Il blog a piè di pagina riporta un pezzo di Pennac. È fermo lì, immobile. È la mia bandiera, non potrei farne a meno. Dice tutto quello che anche io penso. E dichiara la direzione del mio impegno: far suonare tutti e avere rispetto della musica di ognuno.
    Per questo, Isa, sono onorata di avere questa tua meraviglia nel blog.
    Ci sono momenti in cui sento il bisogno di alzarmi in piedi. Come ora.
    Perciò in piedi… grazie.

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