lunedì 29 febbraio 2016

Gli occhi dei bambini

La nostra classe vista da Alessandro. Non è bellissima? Sono tutti sorridenti...


domenica 28 febbraio 2016

"Nulla dies sine linea"

Come promesso, eccomi con i riferimenti utili a conoscere l'esperimento "Nulla dies sine linea", sviluppato da Benedetto Vertecchi in alcune scuole romane con il suo Laboratorio di Psicologia Sperimentale, al quale ci siamo liberamente ispirati per la nostra esperienza di scrittura avviata nell'ultimo bimestre del precedente anno scolastico:
http://lps.uniroma3.it/nulla-dies-sine-linea/

La proposta prevede che i bambini producano dei brevi testi al mattino presto, utilizzando quindici/venti minuti di tempo.
Nel nostro caso, l'attività non è proposta quotidianamente, cosa possibile solo in un'esperienza circoscritta, ma è comunque caratterizzata da una frequenza che ci sta consentendo di apprezzare risultati davvero interessanti.
I bambini ormai affrontano l'invito alla scrittura con sempre maggiore serenità e con grande creatività, mostrando di apprezzare sempre di più questo spazio di scrittura libero, introdotto solo da una frase sospesa.
Noi, alla produzione, facciamo seguire la lettura collettiva dei testi, molto amata dai bambini, con la quale ci arricchiamo della creatività di ognuno e riflettiamo sugli aspetti di maggiore interesse, guidati da indicatori condivisi.
Dalla scorsa settimana, alla lettura collettiva abbiamo sostituito la revisione tra pari che razionalizza i tempi e rende ancora più attivi i bambini. 
La prima esperienza  svolta proprio durante Aula aperta si è rivelata da subito molto interessante.
Io a mia mamma vorrei riuscire a farle capire che noi bambini viviamo in un mondo tutto nostro, un mondo di serenità dove si gioca ma anche, nei momenti opportuni, si lavora.
Gli adulti non ci possono più entrare. Dico non ci possono più entrare perché anche loro sono stati bambini.
Una cosa molto importante da far capire è quella che neanche noi bambini possiamo entrare nel loro mondo.
La differenza che c’è tra il mondo bambino e quello adulto è che il mondo adulto è pieno di problemi, invece quello bambino è più sereno.
Questi due mondi è vero sono diversi, ma in certi momenti si incrociano!
Lucilla Giua (dall'archivio dei nostri testi composti in prima mattinata)

Domenica chiuso!

Ai più potrà sembrare anche un po' ridicolo, e lo capisco. Eppure io questa mattina, fedele a quanto dichiarato ai bambini, ho portato dentro tutte le comunità virtuali di cui mi occupo, prima fra tutte la nostra classe, il cartello "Domenica chiuso".
Il motivo? Accogliere pienamente ed estendere ciò che mi ha proposto Lucia Bartolotti, la collega di Trieste con la quale condivido la gestione del gruppo Edmodo per docenti italiani.
- Enrica, che dici se interrompiamo il supporto la domenica? Non sarà il caso di ricominciare a santificare le feste?
Sapevamo bene che a tanti sarebbe sembrato strano, in una realtà come la nostra diventata incapace a mettere paletti. Chi distingue più i giorni feriali da quelli festivi? I tempi del lavoro da quelli della vita? 
La proposta di Lucia è arrivata proprio mentre i miei dubbi iniziavano a prendere sempre più spazio preoccupata nell'osservare i bambini incastrati nei ritmi incalzanti delle nostre vite. Ritmi in cui non c'è più spazio per muoversi lenti, per assaporare il silenzio e per ritrovarsi ad accogliere un po' di sano perdere tempo. 
Se oggi sono in affanno gli adulti, quale sarà il futuro dei nostri figli?
Così sono ritornata alle mie riflessioni di sempre: aprire alla tecnologia non ha il solo compito di conoscerla e avvalersi delle opportunità che offre, ma anche quello irrinunciabile di mostrarne i limiti e i pericoli e orientare al buon uso.
Rinforzata dai bip bip in orari impensabili e dai flussi festivi, ho deciso che bisognava darsi delle regole. 
La chiusura della domenica rappresenta l'inizio, altre verranno stabilite man mano dai bambini stessi.
Al centro, coerentemente con la scelta fatta con i compiti, la volontà di lasciare che i bambini abbiano i loro tempi "vuoti" e  che possano riempirli con la loro immaginazione.
Detto questo, vi auguro buona domenica con l'invito di Gianluca Lo Presti che maestra Stefania questa mattina ha condiviso con me, proprio come se sentisse i miei pensieri.
"Pensate a cucinare insieme, fare una passeggiata, vedere un film o costruire un gioco con i vostri bambini.
Ma lasciate perdere per oggi, e quando possibile, il lavoro, gli impegni e soprattutto i compiti per casa.
Non c'è nulla che valga di più del tempo passato con i nostri figli.
Buona domenica ad ognuno di noi." (Gianluca Lo Presti)

La crisi è una benedizione

“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le Nazioni, perché in essa nascono l’ inventiva, le scoperte e le grandi strategie. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.” (A. Einstein)
Nell'insegnamento, credere nell'importanza della crisi è fondamentale. Appartiene a una didattica che provoca, mettendo in discussione le certezze e generando quella necessaria tensione verso la scoperta. Proprio quella che manca in una scuola che, dando subito tutte le risposte, mortifica la motivazione.
É proprio questo ragionamento molto semplice che dà senso al primo dei capovolgimenti che io ritengo necessari: la "lezione" alla fine. 

I nostri studenti non vengono soli a scuola

La bellezza dei libri che ci offrono riflessioni che fa piacere ritrovare e rileggere.
"I nostri studenti che "vanno male" (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla. Difficile spiegarlo, ma spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo. Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all'uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo. Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori..."
Daniel Pennac, "Diario di scuola"

venerdì 26 febbraio 2016

Noi genitori: Lo strano caso della bambina che voleva a tutti i costi andare a scuola

Post di Simona Banci

"Andare a scuola, si sa, non è l’attività preferita dei bambini, almeno di quelli che hanno superato la fase della scuola materna…" si esprimeva così, qualche tempo fa, una nota psicologa.
Ma cosa penserebbe la stessa psicologa di una bambina che, all'età di otto anni, di fronte alla pediatra che l’ha appena visitata, con un febbrone da cavallo e con l’indicazione di tutte le medicine che la aspettano pronte per essere ingerite, scoppia in un pianto sfrenato che coglie di sorpresa la mamma e la stessa pediatra?
Di sicuro vi posso dire cosa ha pensato il medico che, attonito di fronte a tanta disperazione, ha subito cercato di consolarla spiegandole che la cura non prevedeva iniezioni e che sarebbe stato sufficiente uno sciroppo!
Ma la bambina in preda allo sconforto avrebbe risposto alla pediatra che il problema non era la cura ma i tempi di guarigione, in quanto lei il giorno dopo doveva assolutamente andare a scuola, perché nessun giorno di scuola doveva perdersi e pertanto, che cercasse Lei la medicina in grado di abbassarle la febbre, che le forze per affrontare la sua giornata di scuola non le sarebbero mancate!
Ed ora invece soffermiamoci a riflettere su ciò che ha pensato la mamma….
La mamma viene subito colta da un improbabile interrogativo: sarà questa una nuova forma di fobia scolare? Quella che prende i bambini che non possono più fare a meno della scuola?
E così, indossato il cappello da investigatore, comincia a ripercorrere a ritroso il tempo, focalizzando l’attenzione sui comportamenti della figlia al fine di scoprire tutte le possibili tracce e gli indizi, fino a quel momento trascurati, che hanno portato oggi ad un simile atteggiamento.
E con scrupoloso impegno gli indizi sono stati trovati: evidenti segnali di benessere manifestati anche sotto forma di disturbi somatici quali sorrisi, ottimismo, e buon umore, i quali nel peggiore dei casi, possono sfociare in gioia sfrenata e forme di collaborazione assolutamente inspiegabili per una bambina della sua età.
A pensarci bene, questi insoliti comportamenti la bambina li manifesta principalmente la mattina, prima di uscire di casa, e li ripropone nel pomeriggio quando si accinge a svolgere i compiti e comincia a raccontare fiera il suo vissuto scolastico.
Sarà mai possibile, si interroga la mamma, che alla base di questa fobia si nascondano le crescenti autonomia, indipendenza e autostima raggiunte dalla bambina, che quando esce di casa per affrontare la sua giornata scolastica non soffre certamente il momento del distacco dai genitori, in quanto soddisfatta dalla favola avvolgente che è l’esperienza scolastica che sta vivendo?
Qualunque cosa è meglio dell’inerzia totale – pensa la mamma - e così va alla ricerca del possibile evento, all'interno dell’ambito familiare, che possa aver scatenato una tale serenità nella bimba. Potrà mai essere capitato che uno dei due genitori, senza rendersene conto, abbia trasmesso alla figlia la propria fiducia nella scuola e soprattutto nella maestra? Fornendo alla bambina, involontariamente, il messaggio che il mondo esterno può essere un luogo meraviglioso, tutto da scoprire e che lei ha i mezzi per affrontarlo?
O non sarà, forse, accaduto il contrario: cioè che la bambina abbia mal interpretato il comportamento rassicurante del genitore, cioè il suo vivere in maniera serena il distacco e la separazione dalla figlia e così, disgraziatamente, le abbia trasmesso l’impressione che la vicinanza e la presenza fisica possono anche mancare in certi momenti perché l’amore unisce due persone anche nella distanza?!
Immaginate questa mamma che si trova a confrontarsi con questa inusuale situazione, quali frustrazioni può generare in lei la constatazione che il comportamento della figlia non è assolutamente corrispondente alla norma dei comportamenti degli altri bambini.
Persa in questo conflitto interiore, l’emotività, la razionalità e la responsabilità della mamma non trovano più pace né equilibrio.
Capite bene quanto è difficile, se non totalmente improbabile, per un genitore non lasciarsi coinvolgere a livello emotivo nel vedere il proprio figlio felice protagonista di una storia a lieto fine, quando è consapevole che il lieto fine nella vita non esiste e che a qualcuno, forse al genitore – ma perché non alla maestra? – spetterà l’ingrato compito di farglielo capire.
E così senza volerlo può ritrovarsi a peggiorare la situazione invece che mettere in atto azioni e comportamenti risolutivi e, nel tentativo di vedere le cose da un punto di vista logico e razionale giunge alla conclusione che è l’intera classe a soffrire del medesimo disturbo, in quanto tutti e 18 i compagni di classe della bambina manifestano gli stessi sintomi.
Alla mamma rimane, pertanto, un’unica possibilità: chiedere l’intervento di un professionista (la maestra!), per gestire la situazione sia dal punto di vista di comprensione del problema che dal punto di vista comportamentale.
Vi lascio solo immaginare quale soluzione prospetterà la madre all'insegnante, se non quella di rendere la vita scolastica della bambina un po’ più problematica, qualcuno preciserebbe solo “più stimolante”...
...Forse i compiti sono pochi? Proviamo a darne di più…
...Forse la bambina è in grado di svolgerli da sola? Mettiamola in difficoltà…
...Rendiamo le verifiche  e gli errori un momento di possibile fallimento...
...Creiamo relazioni tra compagni più competitive e meno collaborative...
D'altronde, dove sta scritto che può esistere una scuola capace di rendere i bambini felici di viverla?
Chi mai l’ha pensato che una maestra può raggiungere, conquistare, lavorare e faticare per la felicità dei bambini?
O non sarà che noi genitori vogliamo una scuola di cui in qualche modo dobbiamo per forza lamentarci?

giovedì 25 febbraio 2016

Aula aperta: scatti

 
Carissimi genitori, oggi si è conclusa l'esperienza Aula aperta, grazie alla quale abbiamo avuto il piacere di trascorrere ben sei mattine in vostra compagnia.
Vi voglio ringraziare per aver accolto l'invito, proponendovi come presenze attente e accoglienti, e per averci offerto restituzioni che ci hanno arricchito ed emozionato insieme.
Con sincerità devo dire che dopo la prima elementare, in cui questa proposta mi era sembrata  indispensabile perché poteste avere il piacere di vedere i vostri bambini al lavoro e conoscere direttamente le nostre pratiche didattiche, non avrei mai immaginato di sentire così forte il desiderio di mantenerla, fino a considerarla, credo insieme a tutti voi, un'esperienza irrinunciabile.
Voglio che sappiate che, nonostante l'esperienza di quest'anno si sia conclusa, le nostre porte sono e saranno sempre aperte ogniqualvolta sentirete il bisogno, o anche semplicemente il desiderio, di trascorrere del tempo con noi. 
Lo saranno per voi, ma anche per i colleghi e per gli studenti che si avvicinano al mestiere dell'insegnante e che hanno il piacere di conoscere la nostra organizzazione e le nostre scelte didattiche.
La scuola ha bisogno di essere conosciuta e riconosciuta. Aprire le porte è fondamentale perché si possa comprendere davvero quello che è il mestiere dell'insegnante e quali sono le esperienze che coinvolgono i bambini durante le loro giornate scolastiche.
Vi ricordo che, se lo vorrete, saremo felici di accogliere qualche vostra restituzione anche qui, in modo da trattenerla tra le narrazioni che raccontano e custodiscono la nostra storia.
Grazie di cuore a tutti. Il mio è solo un arrivederci...
Maestra Enrica

mercoledì 24 febbraio 2016

Ben ritrovata, Aula aperta!

In classe, ogni giorno è speciale, anche quelli in cui senti che hai perso e che ti sfidano a trovare nuove strade.
Ma certi giorni hanno qualcosa di più che non ti consentono di lasciarli andare. Quei giorni li chiudi solo se li fermi.
Oggi è uno di quelli.

Domani finisce la terza e ultima settimana di Aula aperta, l’esperienza con la quale apro le porte ai genitori, massimo tre al giorno, perché possano conoscere direttamente la vita scolastica dei propri figli, possano dare forma a quel tempo invisibile che ho provato a raccontare, ma che per essere conosciuto, e soprattutto riconosciuto, ha bisogno di essere respirato in prima persona.
Perciò oggi eravamo in cinque adulti in classe: io, maestra Stefania e tre mamme (oggi solo genere femminile), ma avremmo potuto essere tanti di più, anche senza pareti e senza tetto, che niente avrebbe potuto cambiare l’armonia dei bambini impegnati nel lavoro con la serenità di chi è abituato a essere vero e che non cambia con nessuno sguardo.

L’attività che ho proposto era già nota ai bambini, anzi era proprio una di quelle attività che assumono importanza nel loro divenire routine. Ma oggi avevo deciso di inserire un elemento di novità. A dire la verità, ero indecisa se farlo proprio questa mattina alla presenza dei genitori, ma poi, coerente con gli impegni, ho deciso di procedere come avrei fatto se fossimo stati soli; e così è stato.
Ho invitato i bambini alla scrittura di uno di quei piccoli testi che propongo da quando ho conosciuto la sperimentazione “Nulla die sine linea” e che ci sta facendo apprezzare risultati davvero molto interessanti. Poi ho spiegato il cambiamento: all’attività di scrittura sarebbe seguita una peer review, utilizzando gli stessi indicatori condivisi per la valutazione collettiva.
Ho lasciato che ipotizzassero cosa fosse la peer review (valutazione tra pari); poi ho organizzato e liberato.
La frase proposta oggi era “Io a… vorrei riuscire a fargli/le capire che…”. Come sempre, tempo a disposizione: venti minuti.

Terminata la scrittura, organizzati in gruppi di tre, hanno iniziato l’analisi e la valutazione dei testi dei compagni.
La consegna era chiara e ferma nella nostra Lim: lettura dei testi (sui quali avevo invitato a non riportare i nomi); valutazione, con attenzione a coerenza, struttura, completezza, correttezza, attribuendo un punteggio da 1 a 4; rilevazione di tre errori/testo ritenuti più importanti per la riflessione collettiva; individuazione di un testo da leggere alla classe. Su questo aspetto, era stato spiegato con chiarezza che la scelta non doveva ricadere necessariamente sul testo con valutazione più alta, ma su quello ritenuto comunque più interessante.

Osservarli al lavoro è stato straordinario. Da Seynabou coinvolta da subito nella lettura nonostante inizi a conoscere la nostra lingua solo adesso, alle discussioni in merito alla valutazione - “Maestra, è troppo difficile valutare… abbiamo dato tutti due, ma non sono due uguali…” - alla scelta dei testi, alla rilevazione degli errori.
Abbiamo visto i corpi avvicinarsi per collaborare meglio e ognuno offrire il proprio contributo. Alla fine, rispettando i tempi che ci eravamo dati, ogni testo aveva il suo post-it con le indicazioni richieste.
E poi è arrivato il momento della restituzione a cura dei bambini individuati da ogni gruppo.
Così, uno per isola, indifferenti al fatto che questa volta non eravamo soli, hanno offerto le loro riflessioni in merito alla consegna e alla collaborazione, per poi mostrare le scelte effettuate. A me il compito di leggere alla classe il testo proposto da ogni gruppo per la lettura.

Difficile esprimere l’emozione ogni volta che li vedo guadagnare spazio nell’aula, presentare l’esperienza del proprio gruppo con una crescente proprietà di linguaggio e manifestare con consapevolezza le proprie scelte.
Così, adesso, mentre ripenso a tutto questo, mi ritrovo a stupirmi ancora una volta di quanta vita scorra in una classe in sole due ore. Una vita che non può essere trattenuta ma che chiede di essere accolta e liberata.

Lo devo dire. Sono felice che i genitori stiano condividendo del tempo con noi. Mattine come questa, nella loro ordinaria semplicità, attribuiscono forma a tanto del nostro tempo invisibile.
Ora, penso a rientri a casa più rilassati, a zaini abbandonati in un angolo senza l'urgenza di essere interrogati e a genitori che posano gli occhi sereni sulla crescita dei propri figli.
Ben ritrovata, Aula aperta!

lunedì 22 febbraio 2016

Noi genitori: Sentirmi in quei tempi invisibili

E mi permetto di farla io ora una domanda. Vi siete chiesti davvero che cosa volete per i vostri figli?
Così termina il post “Sì, io faccio scuola dai tempi invisibili”.
Così la mia risposta, che arriva immediata, riconosciuta dentro ogni singolo passaggio di quella riflessione a voce alta: desidero poter essere un genitore che educa i propri figli in quei tempi invisibili…con una presenza altrettanto invisibilmente certa, attenta ma… discreta.
Una presenza che segna il passo per essere quella guida responsabile e capace a indicare semplicemente il cammino, nel conoscere i traguardi. Una presenza capace di trovare sempre un equilibrio tra il proteggere i propri figli dai problemi e il renderli autonomi, perché con coraggio e pazienza cerca di stare vicino a loro con gesti ed esempi di vera prossimità, stare al loro fianco senza alcuna pretesa di proprietà, non avere quindi progetti su di loro, non esigere che diventino ciò che le mie aspettative si attendono. 
Noi genitori, dobbiamo accompagnare i nostri figli a stare davanti alle esperienze e alle circostanze perché quella è la loro vera, unica possibilità e occasione per scoprirsi, per conoscersi. 
Muoversi nei tempi invisibili è lasciare che le nostre speranze per i figli, per i bambini, abbiano la meglio sulle nostre paure e convinzioni.
Ecco, spesso noi genitori perdiamo di vista quello che i nostri figli ci chiedono, o meglio, non ci chiedono.
I tempi invisibili allora sono quelli che ci permettono di essere quei Genitori e Insegnanti, che con coraggio lasciano spazio, tempo e opportunità, per aiutare i bambini a riconoscersi al di là di noi. 
No, ne sono convinta anche io, per fare questo non si perde tempo... perché nei tempi invisibili, quel tempo si costruisce, si modella, prende forma piano piano. Così che tutto possa rimanere, chiaro e indelebile. La vera perdita di tempo rimane quella nei tempi visibili, dove resta ben poco. 
Dobbiamo sentirci davvero adulti disposti a stare affianco ai nostri figli e bambini con una dedizione che dimentica se stessa.
Una dedizione che sinceramente ho letto in quelle parole che ci sono state offerte, dove emerge tutta l’anima di un’insegnante che è speciale perché si riconosce insegnante solo attraverso gli occhi e il cuore dei suoi bambini. Lei parte da loro per ritornare sempre a loro, per camminare con loro. Affiancandoli. 
Le sue parole dicono come per lei insegnare significa saper stare vicino ai suoi bambini, vuol dire esserci non perché i bambini facciano loro le sue idee, i suoi insegnamenti, ma perché lei possa trasmettere un metodo vero per aiutarli a comprendere e valutare gli insegnamenti che offre loro. Il suo, un insegnare che non è entrare nei libri, riempire i quaderni, ma rispondere al desiderio dei bambini di scoprire il segreto di sé e delle cose. Lei, ogni giorno, esorta i suoi bambini ad entrare in classe con il cuore in mano, incoraggiandoli a scoprire e conoscere la loro grandezza, quella contenuta nei loro cuori e nei loro desideri, la loro dignità. Lei invita i suoi bambini ad accettare, prima di tutto, la sfida verso se stessi, rassicurandoli che lei è li per accompagnarli. Il suo insegnare non è dare ai bambini delle risposte, ma aiutarli ad avere il coraggio di fare delle domande, fare le loro scoperte, anche sbagliando. Lei è lì per ascoltarli, per guidarli. 
Non insegna per trasmettere nozioni astratte, ma per offrire un’esperienza da condividere, che prima di tutto parte da lei. Un'insegnante che si sente coinvolta in quello che fa e che dice.
La sua pedina non è concentrata sullo "scacco matto", ma sulle mosse, sul movimento giusto.
Ecco, come per noi genitori, la sua, una presenza invisibilmente certa, sicura, ferma, attenta, discreta e rassicurante.
Le sue sono parole rivolte a tutti coloro che hanno davvero il coraggio di mettersi in discussione, parole che non hanno alcuna pretesa, solo il desiderio di poter entrare, silenziosamente senza ingombrare, nel cuore delle persone.
In quelle parole io mi sono sentita davvero l'altra parte, quella di un genitore, che ogni giorno ha la gioia di poter affidare il proprio figlio alla sua insegnante, come ad un'altra se stessa. Perchè io, come mamma, sono felice e orgogliosa di poter dire al mondo intero, che grazie a quella maestra, la scuola è davvero la seconda casa dove mio figlio si sente accolto, coccolato, rispettato, ascoltato, apprezzato, ma soprattutto riconosciuto. Ad attenderlo, ogni giorno, su quella porta, una persona davvero speciale, che ha saputo accendere in lui la speranza. Soprattutto la certezza di poter essere, sempre, un bambino felice.

giovedì 18 febbraio 2016

Seminario "Ascoltando storie differenti"

Con grande piacere, vedo un motivato lavoro di squadra concretizzarsi in due importanti seminari che si terrano ad Iglesias e a Santu Lussurgiu nel prossimo mese di marzo: "Ascoltando Storie Differenti: la capacità inclusiva di una scuola aperta all'adozione".
Gli incontri, promossi dal Punto informativo Sardegna dell’Associazione “Genitori si diventa Onlus” e ospitati dal nostro Istituto, in data 11 marzo 2016, e dall'Istituto Comprensivo di Santu Lussurgiu, in data 12 marzo 2016, promuoveranno, in particolare, la conoscenza delle Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati come strumento efficace per l'intera comunità educante.
I seminari vedranno la partecipazione di Anna Guerrieri, Presidente di Genitori si diventa Onlus, Vicepresidente del coordinamento CARE e coautrice delle Linee di indirizzo, e di Monica Nobile, psicopedagogista ed esperta sul tema dell'inclusione e dell'adozione. Sono rivolti ai Dirigenti scolastici, al personale docente delle scuole di ogni ordine e grado, al personale educativo e alle famiglie.
Vi aspettiamo numerosi.



mercoledì 17 febbraio 2016

Documento di valutazione 1° quadrimestre


Vi informo che in data lunedì 22 febbraio 2016, dalle ore 15.30 alle ore 17.30, sarà presentato alle famiglie il documento di valutazione relativo al 1° quadrimestre a.s. 2015/16.
Contiamo sulla vostra partecipazione.

Invito alla lettura: "Nelle scuole italiane che resistono e innovano".

Vi invito alla lettura dell'articolo "Nelle scuole italiane che resistono e innovano" di Valentina Pigmei, giornalista.
L'articolo è stato pubblicato il 14 febbraio 2016 su Internazionale

Quando sono andata all’Open day della scuola di mia figlia, quella specie di visita guidata che gli istituti organizzano per far sì che i genitori valutino bene la scuola in cui rinchiuderanno i loro pargoli per cinque anni, mi sono ricordata di quello che scriveva Natalia Ginzburg nelle Piccole virtù (1962), a proposito del successo e dell’insuccesso scolastico dei nostri bambini. E ho pensato che in fondo in questi Open day siamo noi genitori a scegliere la scuola che ci piace di più, e a volte è una scelta puramente estetica.
I bambini all’Open day sono distratti e, anche se talvolta sono organizzati giochi e “lavoretti” per intrattenerli, di solito non vedono l’ora di andare. Mia figlia, e non è un buon segno, l’avevo proprio lasciata a casa. Sarà vero che oggi “i bambini sono il nuovo baricentro del mondo”, come dice la psicanalista Costanza Jesurum? Maria Montessori considerava i bambini come una vera e propria “classe sociale” (“una classe di lavoratori: infatti essi lavorano a produrre uomini”) e lo faceva già nel secolo scorso.
In ogni caso, tornata a casa, sono andata a rileggere quel saggio breve della Ginzburg, che più invecchia e più diventa attuale (in parte è leggibile qui), in cui la scrittrice consigliava ai genitori di non opprimere i figli con l’idea del “successo scolastico”. E concludeva con questa semplice idea: perché i ragazzi capiscano qual è la loro vocazione è necessario che i genitori abbiano, essi stessi, una vocazione.

domenica 14 febbraio 2016

Sì, io faccio scuola dai tempi invisibili

- Mi scusi maestra, lei parla sempre di tempi invisibili, mia figlia dice che ne parla anche con loro e ha cercato di spiegarmi. Ha parlato di ciò che fate al mattino, del tempo che precede e segue il lavoro di gruppo, ma anche della ricreazione e di quaderni che non vanno in giro per il mondo...
Io non sono sicura di aver capito. Mi può spiegare?
- Ci provo con grande piacere. Io sono sempre felice di poter ascoltare i vostri dubbi e di rispondere alle vostre domande. Mi dispiace solo quando li vedo lì, sospesi, ad alimentare una cortina di nebbia che potrebbe impedire di vedersi. Ogni momento di incontro con voi, ogni opportunità di confronto, è un passo avanti verso l'alleanza educativa. E so che voi avete capito bene quanto sia fondamentale per me.
Provo a spiegare.
Uno dei grandi problemi della nostra scuola è quello di voler vedere tutto convertito in qualcosa che lasci traccia immediata. Tre ore di italiano: quale argomento, quante pagine di quaderno, quante del libro. Quanto la nostra pedina-classe è avanzata nella linea immaginaria del programma.
Si cercano tracce, tracce che consentano di tenere sotto controllo il percorso, di misurarlo e di confrontarlo. Come se la formazione potesse affidarsi a un'unità di misura convenzionale adeguata a ogni contesto.
Facendo questo, e voi genitori sapete bene quanto sia quello lo strumento che vi fa stare sereni più di tutto, non ci si fa le domande fondamentali.
Siamo sicuri che lasciando traccia sul quaderno, facendo ogni giorno un certo numero di pagine di un libro, facendo avanzare la pedina nel programma, la scuola faccia bene il suo lavoro? Siamo sicuri che a questo procedere sia associato l’effetto apprendimento e, soprattutto, formazione?
Che cosa ci aspettiamo davvero dalla scuola?

Dedicato a tutti i bambini "diversi"

Condivido questo bellissimo post di Lorenzo Braina perchè faccia riflettere tutti noi, insegnanti e genitori.

Gillian è una bambina di sette anni e a scuola non riesce a stare seduta. Si alza continuamente, si distrae, vola con i pensieri e non segue le lezioni. I suoi insegnanti si preoccupano, la puniscono, la sgridano, premiano le poche volte in cui è attenta ma nulla, Gillian non sa stare seduta e non riesce a stare attenta. Quando torna a casa anche la mamma la punisce. La mamma pensa che non può mica far finta di nulla davanti al comportamento della bimba. E così Gillian non solo prende ogni giorno brutti voti e punizioni a scuola ma li prende anche a casa, come se non fosse già una punizione ed una umiliazione il brutto voto e la sgridata davanti a tutti i compagni “bravi”. Un giorno la madre di Gillian viene chiamata a scuola. La signora, triste come chi aspetta brutte notizie, prende la bambina per mano e si reca a scuola, nella stanza dei colloqui. Le insegnanti parlano di malattia, di un disturbo evidente della bambina. Non esiste ancora l’iperattività altrimenti forse qualcuno avrebbe dato un farmaco alla piccola Gillian. Durante il colloquio arriva un vecchio insegnante che conosce la bambina e la sua storia. Chiede a tutti gli adulti, madre e colleghe, di seguirlo in una stanza attigua da dove si possa ancora vedere la bambina. Andando via dice alla bimba di avere un po’ di pazienza che torneranno subito e le accende una vecchia radio con musica di sottofondo. Come la bimba si trova sola nella stanza immediatamente si alza e comincia a muoversi su e giù inseguendo con i piedi ed il cuore la musica nell’aria. Il vecchio insegnante sorride e mentre le colleghe e la madre lo guardano tra il perplesso e il compassionevole, come spesso si fa con i vecchi, lui esclama:
“Vedete Gillian non è malata, Gillian è una ballerina!”.
Consiglia alla madre di iscriverla ad un corso di ballo e alle colleghe di farla ballare ogni tanto.
La bimba segue la sua prima lezione e quando torna a casa alla mamma dice solo: “Sono tutti come me, li nessuno riesce a stare seduto!”
Nel 1981, dopo una bellissima carriera da ballerina, dopo aver aperto una sua accademia di ballo, dopo aver ricevuto riconoscimenti internazionali per la sua arte Gillian Lynne sarà la coreografa del musical Cats.
Un bacio a tutti i bambini diversi. Augurando loro di trovare nel loro cammino degli adulti capaci di accoglierli per ciò che sono e non per ciò che a loro manca.

Matematica e studenti italiani: tutto da rifare?

Vi invito alla lettura di questo interessante articolo di Rosetta Zan, "Matematica e studenti italiani: tutto da rifare?", pubblicato su La Vita Scolastica l'11 febbraio 2016, del quale riporto il link:
http://www.giuntiscuola.it/lavitascolastica/magazine/articoli/matematica-e-studenti-italiani-tutto-da-rifare/

"Direi che il primo passo da fare è stabilire in classe un clima sereno di lavoro, non condizionato dall’ossessione della valutazione. Solo così il tempo e l’errore da nemici possono trasformarsi risorse. L’insegnante poi deve avere rispetto per il bambino, la persona che ha davanti, per le sue capacità, per la sua intelligenza: e allora potrà "osare" e proporre problemi che siano veramente tali. Ci sono tanti insegnanti che già lo fanno, che inseriscono diffusamente il problem solving all’interno del curricolo: pongono i bambini in situazioni adeguatamente complesse senza aver paura che sbaglino o “non arrivino in fondo”. L’obiettivo infatti non è evitare l’errore o “finire il problema”: è stimolare nei bambini processi di pensiero. Per raggiungere un obiettivo così ambizioso, l’insegnante e i bambini, insisto, si devono sentir liberi dal vincolo della valutazione. Ed ecco l’insegnante in un ruolo nuovo, diverso da quello che assume quando spiega o interroga: propone ai bambini una situazione, senza tanti accordi preliminari o spiegazioni. Li osserva, guarda come reagiscono senza dire continuamente “qui hai sbagliato”, “devi far così”, dando a ciascuno il tempo necessario per confrontarsi con il problema e favorendo l’interazione fra i bambini. Si rimane sempre stupiti dalle potenzialità che scopriamo negli allievi quando li trattiamo da persone intelligenti e ci prendiamo (e diamo) il tempo necessario. Provare per credere."

venerdì 12 febbraio 2016

mercoledì 10 febbraio 2016

Aula aperta: si parte!

 
Oggi riparte Aula aperta! Genitori, siete pronti? Vi stiamo aspettando!

Noi genitori: Compiti si, compiti no, compiti un po’...

Sono quasi le otto di sera. Abbiamo finito i compiti.
Scusate, lo riscrivo meglio.
Sono quasi le otto di sera e, finalmente, siamo riusciti a finire i compiti.
Si: finalmente e siamo. Perché io sono uno di quei tanti (o pochi!) genitori che devono fermarsi e sedersi accanto ai propri figli (per fortuna non tutti), perché per diverse ragioni, insieme a necessità particolari, alcuni di loro non hanno ancora raggiunto quella sicurezza, quella competenza, quella motivazione e soprattutto quella serenità per svolgere i compiti in autonomia, o quasi.
Il mio ruolo, così, non può limitarsi a controllare, chiarire qualche dubbio o fornire qualche spiegazione, essere quindi quel semplice, presente e attento supervisore, capace di dare il tempo e creare lo spazio di cui i miei figli hanno bisogno.
Il mio ruolo mi riporta, invece, tra i banchi di scuola insieme a loro.
Solo che oggi, credetemi, mi sento un pochino scomoda
Prima di esprimere qualsiasi opinione, esco subito da certe semplificazioni che non condurrebbero alle giuste e corrette riflessioni, perché in ogni libero pensiero ci sono sempre racchiuse una o più verità che aiutano a comprendere meglio. Infatti, conosco bene e rispetto le diverse posizioni espresse da altri genitori sull'assegnazione dei compiti a casa e per le vacanze: c’è chi vorrebbe evitarli, chi li difende, chi dice che sono troppo pochi (la maggioranza), chi dice che sono molti e a volte inutili (l'incomprensibile minoranza), c’è infine chi ne vorrebbe un pochino proponendo inoltre alternative per renderli più creativi e quindi interessanti e divertenti (la minoranza della minoranza).
Ora, vi faccio tornare per un momento a quelle otto di sera presentandovi, inoltre, la mia personale, e ripeto personale, esperienza su due realtà: da una parte quella di mio figlio, dove i compiti sono motivatamente pochi e…giusti (in quanto aumentano gradualmente e progressivamente nel rispetto delle competenze da acquisire), e dall'altra quella delle mie figlie, dove i compiti sono immotivatamente tanti, a volte troppi…

martedì 9 febbraio 2016

Sicurezza in rete: segnalazione

Condivido con i genitori un interessante strumento segnalato alle famiglie dal Quinto Circolo di Sassari per una gestione responsabile dei dispositivi elettronici: Qustodio https://www.qustodio.com/it/family/how-it-works/
"La rete offre tante opportunità, ma i genitori non devono abbassare la guardia nel controllo dei dispositivi elettronici affidati ai propri figli (smartphone, tablet e pc). È importante concordare con i ragazzi tempi e modi per fruire di internet, dei social network e delle chat, così come dei videogiochi, il tutto senza divieti assoluti, ma allo stesso tempo facendo in modo che il loro utilizzo non tolga il tempo alle attività di studio e alle relazioni reali con le persone e il mondo circostante. Vi sono app e software che consentono ai genitori la gestione responsabile dei dispositivi elettronici, in accordo con i figli, definendo insieme tempo, modi e luoghi del loro utilizzo."

Ne approfitto per riproporre la lettura delle Linee di orientamento per le azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, emanate dal Miur nell'aprile 2015.

Novità su Edmodo

Cari bambini, eccomi per informarvi che ho messo a vostra disposizione su Edmodo due file condivisi: il primo contiene la rubrica di classe, in modo che ognuno di voi possa collaborare nel tenere traccia delle parole nuove che scopriremo insieme; l'altro raccoglie, invece, l'elenco dei  libri individuali messi gentilmente a disposizione dai compagni, in modo da gestire il prestito. Tutti gli interessati ad avere un libro in prestito, non dovranno fare altro che registrare il proprio nominativo accanto al libro e questo gli verrà portato in classe. Qualora il libro fosse già prenotato, sarà sufficiente inserirsi in coda, nella stessa cella.
Vi informo, inoltre, che ho prediposto una nuova consegna per ripassare l'ordinamento alfabetico, utile proprio per la nostra rubrica. Sono attività che avevamo già svolto, ma che ho pensato fosse opportuno riproporre.
Buon lavoro a tutti!!!

Link diretti alle risorse:

Alla rubrica di classe
Al registro per il prestito dei libri
Alla consegna (scadenza 16 marzo)

domenica 7 febbraio 2016

Momenti della nostra festa di Carnevale

Eccomi a condividere alcune foto del nostro Carnevale e un video del dopo festa, nel quale si respira proprio il clima di classe.
A presto!

Alla cartella delle foto

Noi genitori: Sogno di una notte di finto inverno

Post di Simona Banci

In un mondo folle che nel suo perverso ingranaggio tutto macina e frantuma, comprese le nostre coscienze, gli attimi di lucidità - quali momenti di amore - sono brevi come sogni veloci, assomigliano a lampi che nella notte buia in un baleno ci svelano cielo e terra e prima che si sia potuto dire: "Guarda!” sono inghiottiti nelle tenebre.
Rare opportunità che, talvolta, ci vengono offerte da chi – come un'ombra – osa uscire dagli schemi di quell'ingranaggio che tutto conforma, per provare a districare, o forse maggiormente aggrovigliare, i fili della celata matassa.
Lasciate, allora, che brevemente vi sveli la trama di questa ardita commedia:
la notte di cui parliamo è una notte “magica”; è la notte in cui si svolge un compito, un esame, una valutazione; è una notte dove il sogno può trasformarsi in incubo; è la notte che prelude ad un risveglio gioioso.
La notte dove tre fili della matassa si intrecciano, e così tre mondi (scuola - famiglia - alunni) vengono coinvolti e sconvolti dal confronto sulla valenza del voto.  

In un mondo reale dove spesso alunni e genitori si affannano per il risultato, una maestra, nell'ombra, tenta un intervento “magico” e propone agli alunni un compito da svolgere a casa, insieme ai genitori: l'autovalutazione del 1° quadrimestre.
Come supporto consegna ai bambini la tabella di valutazione contenente, per ogni voto, gli indicatori essenziali delle conoscenze, competenze e abilità da raggiungere, relative a ciascuna disciplina
I ATTO: i genitori sprofondano nel vortice di un incubo, sopraffatti dall'ansia di una consapevolezza di scarsi strumenti e inadeguate competenze per un simile incarico e dall'impossibile e impensabile obiettività necessaria per assolverlo, che li indurrebbe a sottovalutare o a sopravvalutare, artificialmente, l'oggetto di valutazione (il proprio figlio!).
II ATTO: i bambini ristabiliscono l'equilibrio del sogno, laddove la maestra è stata chiara e precisa: ai genitori spetta il compito di capire e spiegare al bambino il significato, cioè l'insieme di competenze e abilità che si celano dietro a ciascun voto; al bambino - e solo a lui - compete la valutazione.
III ATTO: il risveglio gioioso.  La mattina dopo, la maestra si confronta col bambino in un sereno colloquio individuale, per giungere insieme – partendo dalla valutazione del bambino – ad una spiegazione approfondita e completa, qualitativa e personalizzata della sua valutazione.

Il prodigio operato, nell'ombra, dalla maestra è racchiuso in quel coinvolgimento del genitore e del bambino nella valutazione scolastica di quest'ultimo (valutazione che è e rimane di esclusiva competenza dell'insegnante) atto a favorirne la partecipazione, la responsabilizzazione e la collaborazione.
Ed ecco svelato l'arcano: lo scopo della valutazione non è quello di classificare e di selezionare gli alunni, piuttosto di educarli attribuendo alla valutazione valenza formativa.
Il voto si trasforma in strumento educativo finalizzato alla formazione del bambino e non alla sua selezione.
Provate a pensare come un'accortezza intuitiva e dinamica, scaturita dalla saggezza professionale di una maestra, abbia consentito al bambino attraverso il confronto  con l'insegnante e il dialogo con i genitori, di autovalutarsi e cominciare a costruirsi la propria identità.
Aiutando il bambino a riguardarsi e riguardando insieme il percorso compiuto, la maestra ha affrontato una tappa  fondamentale  della formazione educativa.
Il bambino non si sente più oggetto passivo di valutazione ma ne diviene soggetto attivo che si autovaluta e prende coscienza dei propri progressi, capacità, attitudini  e criticità.

Quale follia dietro la salda convinzione che la valutazione formativa sia l'unica capace di migliorare la didattica e il percorso educativo!
Quale pazzia nel rincorrere il sogno che col dialogo e col ragionamento si possa superare la contraddizione inconciliabile che, in materia di voti, spesso vede i genitori in netta contrapposizione con l'insegnante!!

E allora.... facciamo tesoro di queste fugaci esperienze perchè tanto presto quel che risplende è pronto a sparire …... oppure …..
se noi ombre vi abbiamo irritato non prendetevela a male, ma pensate di aver dormito e che questa sia una visione di fantasia, noi altro non vi offriamo che un sogno.

Dedicato a tutti gli adulti che vivono la vita cercando e cogliendo le persone in grado di farli ancora sognare.

Simona Banci

Iniziative in città: cineforum bambini e non solo











Con piacere condivido la Programmazione "Cineforum dei bambini e ragazzi", promossa con il Progetto IncontrArti dell'Associazione Nuova Via.
Attenzione! Il primo appuntamento è previsto per questo pomeriggio.
Le proiezioni si svolgeranno nei locali della biblioteca comunale di Iglesias in via Diana.

Per partecipare è necessario prenotare chiamando i numeri 377.276720/345.5043539

Vedi tutte le iniziative del Progetto IncotnrArti

sabato 6 febbraio 2016

I colloqui con i bambini


Mercoledì, avevo proposto ai bambini l'autovalutazione quadrimestrale da svolgere con il supporto della famiglia, illustrando e consegnando per casa le tabelle allegate al nostro Piano Triennale dell'Offerta Formativa (PTOF), integrate da tre colonne dove, a destra dei descrittori, potessero inserire le loro crocette.
I bambini, felici, ma anche molto emozionati da questa consegna particolare, hanno portato a casa la loro busta gialla e l'hanno riaperta fermandosi sul contenuto con i loro genitori.
Non è stato un compito facile, l'hanno detto tutti, e io lo sapevo bene. A nessuno è stato possibile  passare su questa proposta leggero. Eppure ogni bambino, dopo aver ragionato sul significato di ogni valutazione, ha messo le sue crocette e, nel farlo, ha riflettuto sulle sue conquiste, ma anche su tutto ciò su cui deve ancora lavorare.
Poi è arrivato il tempo della restituzione e, qui, ho capito che era necessario un momento successivo.
Così, ieri, modificando il programma della giornata, ho organizzato i colloqui individuali, in cui gli unici invitati erano loro: i bambini.
Ho allestito un banchetto fuori dall'aula e, dopo aver organizzato un'attivita in classe con la collega, mi sono spostata per poi chiamarli uno alla volta. Qui, ad aspettarli c'era una sedia a fianco alla mia, la loro valutazione, la mia griglia riepilogativa e i loro lavori.
I colloqui sono partiti prendendo in mano la loro autovalutazione che, nella maggior parte dei casi, coincideva in modo sorprendente con la mia. L'abbiamo vista insieme, punto per punto, in modo che i bambini potessero illustrare le loro scelte. Io ho confermato o ho offerto il mio parere diverso, spiegandolo con cura e, quando necessario, rivedendo insieme i loro lavori. In questi casi, ho preso in mano un colore verde e ho appuntato nuove crocette in corrispondenza ai descrittori più adatti. Ho offerto consigli, ascoltato e risposto alle loro domande, e poi ci siamo lasciati con un bacio. A ognuno di loro il compito di chiamare il compagno successivo. 
Un tempo indimenticabile. A poco più di due anni dal loro ingresso alla scuola primaria, i miei bambini erano lì, al mio fianco, ad affrontare in prima persona e con incredibile serietà un impegno tanto grande. 
Mi è sembrato di fare i colloqui per la prima volta.
Alla fine ero proprio soddisfatta. Volevo che questo inevitabile incontro quadrimestrale con i voti, lo facessero avendomi al loro fianco, desideravo che sia loro che i genitori conoscessero cosa sta dietro un voto e la difficoltà di attribuirlo. Ho cercato un percorso  condiviso.
Certo, anche in questi giorni abbiamo fatto tanta scuola dai tempi invisibili, ma su questi ritornerò.


Dai testi brevi composti in primissima mattinata, sul modello "Nulla dies sine linea" (ricerca guidata da Benedetto Vertecchi)

Iglesias, 4 febbraio 2016

Ieri sono tornata a casa con una busta gialla... con dentro una scheda per l'autovalutazione che mi emozionava un po' perché c'erano, per la prima volta, i voti.
Era un lavoro da fare con i genitori, ma eravamo tutti molto indecisi se mettere dieci o voti più bassi, però, alla fine, abbiamo messo il voto più adatto a me.
Oltre ai voti, c'erano anche i giudizi (a cui eravamo abituati); io, mia madre e mio padre però eravamo comunque indecisi perché anche se i giudizi erano pochi mi sembravano tantissimi, infatti prima di mettere giudizi e voti abbiamo riflettuto molto perché non si devono mettere i voti senza sapere che cosa significano. Perciò siamo rimasti molto tempo per decidere che cosa mettere.
Ma questa lunga riflessione è servita perchè facendolo ci ha portato a rileggere e ad esprimere le nostre idee al meglio per comprendere le idee degli altri, ad unire le nostre idee e a formarne altre che sono andate d'accordo tra loro e il che significa che ci hanno indicato la strada per mettere la cosa più giusta che tutti noi credevamo.
Alla fine ero molto contenta perché abbiamo fatto una scelta che andava bene per tutti e che ci ha fatto, appunto, tutti contenti e molto felici. (Chiara)

Al post "Noi genitori: la mia restituzione alla consegna particolare"

giovedì 4 febbraio 2016

Noi genitori: La mia restituzione alla "consegna particolare"

- Mamma, dobbiamo svolgere un compito insieme. In verità non è proprio un compito, devo “solo” compilare un foglio sulla valutazione. Mi devo autovalutare, come già facciamo in classe ogni settimana con la maestra, ma questa volta sul lavoro fatto in questi mesi. Si chiama quadrimestre, vero? Nel foglio però ci sono delle parole che per me sono un pochino difficili da comprendere, per questo ho bisogno del tuo aiuto, perché io possa rispondere bene, con attenzione e onestà. Come si dice quando devi dire la verità, le cose giuste? –
- Obiettività.
- Si giusto, però, aspettiamo anche papà, lo voglio fare con tutti e due… -.
Sebastian si alza, apre lo zaino e mi consegna una busta gialla.
La apro e inizio a leggere i contenuti della tabella. Intanto, nel raccontarmi la giornata trascorsa oggi a scuola, mi spiega come la maestra si sia soffermata per illustrare ai bambini quella tabella di valutazione, così che potessero, a loro volta, esporla a noi genitori.
Di sera, arriva il papà e ci sediamo. Io inizio a leggere lentamente, per tutti, la descrizione che accompagna i voti numerici. Sebastian mi chiede più volte di fermarmi, di tornare indietro, di rileggere, di spiegargli il significato di parecchi termini, ma soprattutto cerca di trovare e riconoscere le “differenze”…Piena, completa, buona, parziale, discreta, essenziale e carente, appropriate e adeguate…costante e preciso.
E’ silenzioso. Sta riflettendo. Noi, aspettiamo.
Poi, ci guarda e sorride. Non ha dubbi. Prende la penna e, autonomamente, mette con decisione e serenità le sue crocette.
Ma, dalla troppa fretta (!) e sicurezza nel compilare, sbaglia a segnarne una. Si confonde con la griglia.
- Vediamo un po’, Sebi. Rileggiamo dove hai segnato, magari, comunque, puoi ritrovarti in quella valutazione, in quella descrizione. E lasciare la crocetta dove erroneamente l’hai inserita.
- No, mamma. Non voglio rileggere. Lo so, io ho già capito. La crocetta va messa proprio qua. Ne sono sicuro.
Le sue motivazioni sono chiare e precise. Così, nel rispettare la sua valutazione, correggiamo.
Noi. Serenamente abbiamo letto quel foglio e con la stessa serenità e semplicità abbiamo accolto le riflessioni di nostro figlio, intervenendo solo nel momento in cui ha avuto bisogno di spiegazioni sul significato di quei termini definiti da lui “difficili”. 
Abbiamo ascoltato, senza sostituirci, perché fin da subito abbiamo compreso che lui non ci stava chiedendo alcuna conferma, nessun consiglio o suggerimento.
La consegna, in fondo, richiedeva questo. 
Ecco, allora, il mio pensiero su come ho percepito questa proposta.
Ancora una volta mi ritrovo in quel famoso triangolo, dove ai vertici ci sono rispettivamente l’insegnante (la scuola), il genitore e il bambino. 
Ancora una volta mi rendo conto quanto sia importante conoscere, avere l’opportunità di essere accolti “dietro le quinte” per permetterci di comprendere e osservare meglio, per sentire e riconoscere quanta responsabilità, fatica, sensibilità e delicatezza è richiesta nel valutare, per arrivare, alla fine, a racchiudere tutto in un voto.
E quella responsabilità e fatica la sente tutta chi, nel suo essere maestra e nel suo insegnare, con il suo sguardo comprende e abbraccia il bambino nella sua totalità di essere umano, di fantasia, di creatività, di cuore, di emozioni e di intelligenza, non dimenticando mai, però, la sua specificità e unicità. Per questo non potrà mai valutare e giudicare solo un frammento di quel suo bambino.
La valutazione allora per lei dovrebbe dare voce a quel voto, che da solo, appunto, non può parlare; avere quindi lo scopo di aiutare ogni bambino ad esprimere il suo valore, le sue capacità, i suoi talenti, riconoscere i suoi punti di forza e i suoi punti deboli. Aiutarlo a capire quello che veramente può fare e quello che è ancora necessario, dove ancora occorre approfondire o migliorare. La valutazione che non definisce, ma che apre e rilancia, sempre.
Concludo con un’ultima riflessione.
Io penso che la maestra, nel momento in cui valuta, con consapevolezza e coraggio si mette in gioco insieme ai suoi bambini. Inevitabilmente si rivede come persona, come educatore, come insegnante. Rivede il suo percorso attraverso quello dei suoi bambini, cercando di capire se è riuscita a offrire tutti gli strumenti necessari, a creare le condizioni favorevoli per accompagnare e aiutare il bambino. Se è riuscita a individuare il cammino giusto per lui, se è riuscita a trasmettere passione, interesse, desiderio, curiosità ed entusiasmo. Se è riuscita a dare un’anima alla lezione, a costruire una relazione educativa con ciascun bambino, a farlo sentire accolto e amato per quello che è. 
Se è riuscita, soprattutto, a rendere il suo bambino felice.
Il mio, nel compilare la tabella di valutazione, nonostante quella descrizione a mio parere non potrà mai dare una voce al voto, oggi, lo era.

mercoledì 3 febbraio 2016

Una consegna particolare

So bene che oggi non vi ho regalato una serata facile. Ho estrapolato dal Piano Triennale dell'Offerta Formativa le tabelle di valutazione e, dopo averle illustrate in classe, le ho consegnate ai bambini perché le portassero a casa con l'invito di analizzarle con voi, per poi procedere all'autovalutazione quadrimestrale.
Gli obiettivi diretti erano soprattutto due: farvi conoscere le tabelle di valutazione condivise dall'Istituto, troppo spesso sconosciute alle famiglie, e creare le condizioni per guidare i bambini a riflettere sul proprio percorso e sui personali apprendimenti anche nel contesto familiare. Accanto a questi, non possono nasconderlo, c'era un'altra importante finalità, quella di farvi conoscere e comprendere fino in fondo la fatica del valutare attribuendo dei voti.
Adesso, mentre chiudo la giornata, non posso fare a meno di rivolgervi l'invito a fermarvi, quanto prima, per scrivere una breve restituzione. 
Vorrei che condivideste in che modo i bambini vi hanno illustrato la proposta; come l'hanno vissuta, e come l'avete vissuta voi stessi; che cosa, se c'è stato, vi ha creato difficoltà e quali sono state le vostre strategie per superarle, aggiungendo a queste le vostre riflessioni più significative. 
Lo so, forse chiedo troppo, ma sono sicura che almeno qualcuno di voi mi aiuterà a posare lo sguardo su ciò che oggi è avvenuto fuori da scuola e che io ritengo fondamentale per conoscere gli effetti di questa particolare consegna. 
Io tornerò a raccontarvi.
Grazie a tutti per la collaborazione.

martedì 2 febbraio 2016

Festa di Carnevale in arrivo

Carissimi bambini, eccomi qui per darvi la notizia che aspettavate con ansia: sabato 6 febbraio 2016, dalle ore 11.00, è programmata la festa di Carnevale!
Che ne dite... siete pronti a lasciarvi travolgere da un ricco programma di giochi e danze in allegria?
A voi il solo compito di stupirci con la vostra maschera e di presentarvi con tanta voglia di divertirvi!

lunedì 1 febbraio 2016

Ritorna Aula aperta!

Per il terzo anno consecutivo, ritorna l'iniziativa Aula aperta, promossa con l'obiettivo di favorire la conoscenza diretta dell'esperienza scolastica dei propri figli (organizzazione e pratiche didattiche) a vantaggio di una reale alleanza educativa.
Quest'anno, le porte si apriranno da martedì 10 febbraio a giovedì 25 febbraio, per due mattine alla settimana, consentendo ai genitori di partecipare in prima persona alle nostre attività basate su una didattica collaborativa a bassa direttività.
Per iscriversi, è sufficiente accedere alla bacheca virtuale, creata per l'iniziativa (CLICCA QUI), e aggiungere il nome del/la bambino/a nella data di interesse.
Non vediamo l'ora di avervi con noi!
 

Coni:"Sport di Classe"

Vi informo che a partire da domani, martedì 2 febbraio 2016, la nostra attività sportiva si arricchirà del contributo di un nuovo esperto, il Prof. Luca Orrù, nominato grazie all'adesione all'iniziativa "Sport di Classe". Questo è un progetto promosso e realizzato dal Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca e dal Coni, e offerto al mondo della scuola quale risposta concreta e coordinata all'esigenza di diffondere l'educazione fisica fin dalla scuola primaria per favorire i processi educativi e formativi delle nuove generazioni. 
La presenza dell'esperto è prevista, per questo primo mese, con interventi settimanali, per poi divenire quindicinali. 
Per questioni organizzative, l'educazione fisica, con la presenza dell'esperto, dalla prossima settimana si svolgerà nella mattinata del venerdì, dalle ore 11.30 alle ore 12.30.
Per maggiori informazioni sul Progetto "Sport di classe", si veda il seguente allegato: entra

N.B. Si precisa che l'avvio di questo nuovo progetto non interrompe il percorso di basket che proseguirà comunque a cadenza quindicinale, secondo quanto concordato con il Sig. Massimo Era.

Assicurazione: versamento premio 2016


Si riportano i contenuti della Circolare nr. 101 del 30/01/2016, con la quale viene richiesto il versamento della quota dell'assicurazione d'Istituto, pari a € 6,20, che dovrà essere consegnata alla coordinatrice di classe. Ad ogni buon fine, si informa che ad assicurarsi la gara, in data 21/01/2016, è stata l'Assicuratrice Milanese S.p.a.
Grazie per l'attenzione!