venerdì 26 giugno 2020

Linee guida per la ripartenza a settembre

Vi informo che, in data odierna, sono state pubblicate le linee guida per settembre, aperte da una lettera alla comunità scolastica.

Alla pagina del Miur:

https://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-presentate-le-linee-guida-per-settembre

Lettera alla comunità scolastica: vedi

Linee guida: vedi

giovedì 25 giugno 2020

Relazione finale: condivisione

Carissimi genitori, vi informo che questa mattina ho pubblicato su Edmodo la relazione finale che custodisce tutta l'esperienza vissuta durante il secondo quadrimestre, comprese le scelte fatte in termini di valutazione.
È la stessa consegnata formalmente alla scuola in sede di scrutinio, ripulita dai dati sensibili.
Con questa ultima condivisione, esprimiamo ancora la nostra piena gratitudine per il vostro esserci stati completamente fino alla fine e lasciamo voi e i bambini alle meritate vacanze, con l'augurio che vi offrano un tempo capace di restituire serenità.
Un abbraccio a tutti, arrivederci a settembre.

mercoledì 24 giugno 2020

Adesso abbiamo finito


Le ho sempre amate le aule all'aperto. In centro, lo è stata spesso Piazza La Marmora, accogliendo tante delle nostre iniziative, soprattutto quelle legate ai libri.
Quella di oggi, aveva alle spalle uno scenario particolare, Monteponi, la miniera che ha avuto un ruolo importante nella storia della nostra città.

Il nostro cerchio era nel piazzale, racchiuso tra la Chiesa di Santa Barbara, la scuola dell'infanzia, che oggi appartiene al nostro Istituto, e l'ex Scuola elementare, che io ho frequentato da bambina e che oggi è diventata Museo con il prezioso impegno dell'Associazione SCU.DI.MI. (Scuola di Miniera).
Il posto giusto, non c'è dubbio.

Alle 9.10 era pronto. In semplicità, ma con tutto quello di cui avevamo bisogno perché non fosse solo un incontro di saluti. Ciò che volevamo era riportare tra noi un po' di quella scuola che ci è tanto mancata.
Un tavolino verde al centro del cerchio, dove posare le cartelle con i documenti da consegnare ai bambini, le foto di classe e le altre cose utili alle nostre attività. Intorno, una lavagnetta per ogni bambino, in attesa.

Alle 9.15 i bambini hanno iniziato ad arrivare con il genitore accompagnatore. Protetti dalle mascherine, è stato impossibile sfuggire all'abbraccio e alla commozione che immediatamente è sopraggiunta. Quanto ci eravamo mancati… Ma poi con ordine e rispetto pieno di quanto stabilito, ogni bambino ha preso posizione e, una volta al completo, abbiamo iniziato.


Poche parole per ritrovarci, per dire la nostra gioia di essere in presenza e, sorvolando sulla fatica grande che è costato l'incontro tanto atteso, siamo partiti. La scelta è stata quella di fare spazio solo alla bellezza.

 

A guidarci, il programma che conteneva gli ingredienti per restituirci il nostro essere noi, quello che ci è davvero mancato. Una sosta per cantare gli auguri a Viola che proprio oggi compiva otto anni e che, in primissima mattinata, avevamo già raggiunto con il nostro padlet collaborativo e via... appello fonologico e prima attività.



Che cosa ho portato con me per raccontare questo tempo?
Inevitabilmente, sono comparsi telefoni, tablet, cuffie; la ricostruzione di uno schermo, ma anche uno skateboard, ormai senza ruote, che ha saputo tenere tanta compagnia; una tela per rappresentare un tempo dedicato alla pittura, una matita e un quaderno di matematica, la foto di classe realizzata con i ritagli degli screenshot dei nostri appuntamenti sincroni; una parte di un castello di cartone costruito durante tutto il tempo di lockdown, un libro di Luis Sepùlveda, che abbiamo conosciuto in maggio con “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, e che è scomparso proprio a causa del coronavirus; ancora un peluche dei Minons, un piccolo planetario realizzato seguendo la trasmissione de La banda dei fuoriclasse e le rotelle di una bicicletta che, grazie a un esercizio costante in un piccolo cortile, hanno finalmente smesso di essere utili...
I bambini, uno ad uno, hanno riposizionato la mascherina sul volto e si sono portati al centro per raccontarci la scelta del loro oggetto, ritrovando spazio tra i compagni, tra tutti noi.


Al termine, abbiamo cantato. La scelta è andata su una canzone conosciuta da tutti, semplicissima; certamente adatta, oggi, per ritrovarci in piedi a cantare insieme.
Se sei felice tu lo sai batti le mani…, batti i piedi, fai il salto, dimmi ciao... 


E poi è stato il momento della seconda attività.
Scrivere sulla propria lavagnetta una parola che racchiudesse ciò che a settembre non potrà proprio mancare.
Insieme alla parola compagni, tanto presente - quanto sono mancati gli amici di classe con cui condividere un quotidiano altro da quello in famiglia - sono entrate le parole scuola, amore, comunità, rispetto per i bambini, amicizia, affetto, abbracci... alle quali ne ho voluto aggiungere una io: tutti. Quello che ha reso così speciale anche la giornata di oggi. Esserci tutti.




 
Così, piano piano, le attività ci hanno ammorbidito, riavvicinato, aperto al momento tanto atteso: la proclamazione dei promossi.
Prima, però, abbiamo raccontato ai bambini e ai genitori le nostre scelte sulla valutazione: che cosa abbiamo guardato, che cosa abbiamo voluto raccontare. E abbiamo mostrato il documento che ha messo insieme lo sguardo dei bambini, quello dei genitori, delle insegnanti, grazie alle osservazioni continue, ai portfolio, all’autovalutazione, ai colloqui. Un documento che ha dato vita al profilo descrittivo che racconta come ogni bambino ha accolto la scuola a casa dopo il 4 marzo e tutto ciò che abbiamo costruito intorno.

Qualche informazione finale per non dover tornare ancora sulle comunicazioni e poi il rituale è cominciato.
Io e maestra Maria Efisia, alternandoci, abbiamo chiamato i bambini, uno alla volta, ognuno con il suo genitore, e abbiamo letto il contenuto dell'attestato, non ufficiale, ma scritto per custodire il ricordo di questo vissuto e consegnarglielo trasformato in speranza.
Il primo lo abbiamo letto tutto, dedicando il contenuto ad ognuno. Poi abbiamo letto solo l'apertura e la chiusura per non chiedere troppo ai bambini seduti sotto un sole che iniziava a essere troppo caldo.



E mentre c'è stato anche chi, a bassa voce, ci ha detto: - Non credevo che sarei stato promosso - per noi iniziava la difficoltà di trattenere la commozione davanti ai nostri piccolini che in un attimo abbiamo visto in terza, con una parte importante della seconda rimasta sospesa.

Così, abbiamo finito. Mancavano solo la consegna dei biscotti, preparati da Maestra Maria Efisia, confezionati con cura in un sacchetto per ognuno, e il saluto finale.
Ma proprio in quel momento, a prendere la parola è stata la rappresentante di classe: Mamma Giuliana, per leggere una lettera a nome di tutti i genitori che in questo tempo così particolare hanno saputo costruire grande vicinanza tra loro e con la scuola, in quella che è diventata un'aula aperta permanente, in cui eravamo presenti proprio tutti.
Ci ha così riportato dentro il vissuto di questo tempo per consegnarci il loro essersi sentiti, insieme ai bambini, accompagnati, sostenuti, stimolati, con amore, presenza piena e, lo riporto perché mi ha colpito, senza che venisse mai meno l'autorevolezza.

A quel punto, con le emozioni sempre più difficili da contenere, abbiamo accolto nel cerchio i genitori, e abbiamo cantato un'altra volta, tutti insieme. Era il nostro saluto, il nostro abbraccio.

Come ha detto in chiusura la mia amica e collega carissima Maria Efisia: “La comunità che siamo è la più bella eredità di questo tempo.

A tutti, di cuore, grazie.

lunedì 22 giugno 2020

È tempo di ritrovarsi. È tempo di consegne.

Cartelle celesti, in ognuna il nome di un bambino. All'interno i documenti di questi strani mesi, pronti per le consegne.
Non i voti, ma quelli che raccontano davvero il nostro vissuto, accompagnati da un attestato tutto nostro per proclamare la promozione, capace di tener traccia di un anno che passerà certamente alla storia. Per i figli, i nipoti, chi lo sa...
Uno stampato grafico per ognuno che monta insieme i "rettangoli" migliori estrapolati dagli screenshot delle videoconferenze per dar vita alla foto di classe.
Il nostro programma con due attività centrali: "Cosa ho portato con me?", perché ogni bambino, con un oggetto, possa raccontare il vissuto di questi mesi; e ancora "La mia parola per settembre", una parola da condividere e scrivere, per unirla a quelle dei compagni, perché resti traccia di ciò che secondo i bambini, a settembre non potrà proprio mancare.
Il nostro appello fonologico con le parole-azione, per riportarci dentro le routine che ci fanno noi; il testo di una canzone per cantare la gioia di essere di nuovo insieme; le anticipazioni dal Festival Tuttestorie.
Una lavagnetta per ogni bambino, che farà da segnaposto, ma che sarà anche lo strumento per scrivere e custodire le parole per settembre.
La Relazione finale da consegnare alla rappresentante di classe.
Una cartellina trasparente con le Misure di prevenzione per la riduzione del rischio di diffusione del contagio del virus SARS-COV-2, che ogni famiglia sottoscriverà e terrà con sé.
Un cordino per misurare il raggio del cerchio a cui daremo vita, e uno per la distanza tra un bambino e l'altro.
Un tavolino.
Bustine singole con i biscotti preparati in casa da una collega molto speciale.
E ci siamo.
Domani finalmente ci incontriamo.

mercoledì 17 giugno 2020

Dai colloqui: lo sguardo dei bambini

Anche il secondo quadrimestre di questo particolare anno scolastico si è chiuso con i colloqui con i bambini. Questi sono stati un  tempo importante per ripercorrere insieme l'autovalutazione finale, ma anche,  e soprattutto, per rileggere in modo completo l'esperienza, partendo dalle osservazioni dei bambini su ciò che è accaduto, sull'organizzazione che ci siamo dati e sulla "nuova scuola", per poi spostare lo sguardo verso settembre.
Ne riporto tre brevi estratti, ringraziando Alice, Samuele, Chiara e le loro famiglie per la disponibilità alla condivisione.





Raffaele Iosa "Per un ri-torno mite a scuola. Proposte pedagogiche di accomodamento ragionevole."

Con piacere condivido questo interessante articolo di Raffaele Iosa, pubblicato su www.gessetticolorati.it (Nuovo Pavone Risorse) che parla di una ripartenza in cui lo sguardo e la progettazione pedagogica siano pre-condizione di ogni soluzione organizzativa.: "Per un ri-torno mite a scuola. Proposte pedagogiche di accomodamento ragionevole."
All'interno, in Azioni di ascolto di bambini, ragazzi e loro genitori, anche il riferimento ai nostri colloqui con i bambini in cui si è dato spazio all'autovalutazione, all'ascolto dei loro vissuti e al loro sguardo verso settembre.

martedì 16 giugno 2020

Trattenersi è fatica. Su valutazione, PAI e riletture mancate.

Una curiosità grande ce l'ho.
Ho sentito e visto adottare le soluzioni più diverse per la valutazione di fine anno che chiedeva i voti in uno scenario come quello che abbiamo affrontato. 
Ad avere la meglio sono state la conferma del voto del primo quadrimestre o quella dell'attribuzione del dieci a tutti. 
Mi riferisco in particolare alla scuola primaria.
Poco ha importato che tutto fosse cambiato. 
Se non era possibile fare la stessa didattica, come poteva esserlo ragionare con la stessa valutazione?
Ma su questo il silenzio è calato presto.
La normativa ha confermato la valutazione in decimi e si è trovato il modo per aggirarla, semplicemente. 
Messe da parte le letture offerte da questa scuola altra, sono rimasti i numeri, i voti. E per lo più per disciplina. 
Via le osservazioni vere, spazio a quelle "costruite".
Sì, costruite perché con i bambini tanto piccoli, soprattutto con loro, a essere fondamentale, oltre alle dotazioni tecnologiche e alla connessione, era la presenza della famiglia, la possibilità che potesse essere assicurato loro un supporto e, tanto, il contesto socio-culturale di appartenenza. 
Ma poi: era davvero possibile ragionare con proposte che consegnassero strumenti per una valutazione disciplinare?
Se al centro, prima di tutto, doveva esserci tenere insieme la comunità, non perdere nessuno, non era conseguenza naturale che si razionalizzasse il carico di lavoro, si ragionasse per percorsi, più che per discipline? Non era naturale in un vissuto tanto complesso, mettere al centro la serenità e osservare altre cose?
Mi sono allontanata troppo. Torno alla curiosità.
Se in questi mesi si è lamentata tanto la difficoltà della didattica a distanza, si è parlato di continuo delle grandi perdite, come è possibile che i PAI, rivolti proprio a questi bambini (sto alla primaria) siano in numero così esiguo? Sarà davvero interessante leggere i dati.
Che siano stati schiacciati dalla riconferma dei voti del primo quadrimestre o dai dieci a tutti?
Le Circolari dicevano che dovevano essere redatti per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi o comunque di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati...
Non so. 
In questi mesi passati, sono stata coinvolta in diverse interviste. In quasi tutte, la chiusura era con uno sguardo sul dopo. Ecco, in quei contesti, la mia voce, che non è di esperta ma di maestra, esprimeva una preoccupazione grande. Quella che, ad attività didattiche chiuse, mancasse una vera rilettura di quanto vissuto e di questa nostra scuola scoperchiata e che, ancora una volta, ad avere la meglio fosse la logica dell'adempimento.
Mi dispiace dirlo e so che saranno pochi ad essere d'accordo con me perché alla fine siamo diventati tutti così: ci attraggono le cose veloci che si chiudono in fretta; trattenersi è fatica.
Ma quello che leggo è il principio proprio di questo. Stiamo iniziando con la logica dell'adempimento. 
Ci siamo detti bravi,  abbiamo fatto del nostro meglio. Abbiamo messo i numeri per ogni disciplina, li abbiamo messi belli, così nessuno sarà scontento e farà ricorso, ma abbiamo già perso la prima opportunità per rileggerci davvero e per guardare in faccia uno ad uno i nostri bambini e i loro bisogni, quelli veri.

sabato 6 giugno 2020

Non abbiamo finito

Credevo che ci aspettasse il momento più difficile di quest'anno: esprimere le valutazioni finali. Ma mi sbagliavo.
Certo, non è mancata la fatica di rivedere il percorso di ogni bambino, a partire da come ha accolto la scuola a casa e da come si è riorientato nel nuovo scenario, per poi costruire uno strumento di sintesi che ci accompagnasse al profilo finale con serenità.
Tanti i documenti da tenere presenti: il portfolio, organizzato in tre file condivisi, uno per ogni mese; i materiali nati dalle nostre attività; il form dell'autovalutazione finale e il documento che riunisce gli sguardi coinvolti: il nostro, quello dei bambini e quello dei genitori.
Quello che non sapevo è che le ultime fatiche avrebbero racchiuso la parte più bella, quella impossibile da ridurre dentro anche il migliore e più accurato degli strumenti.

Sto parlando dei colloqui con i bambini, per i quali devo ringraziare la mia cocciutaggine tutta sarda. Così, nello stupore collettivo, li abbiamo programmati anche ora, a scuola chiusa. Due mattinate intere e un pomeriggio. Venti minuti per ogni bambino.
I primi segnali sono arrivati subito. Il file editabile per iscriversi si è presto riempito e i bambini hanno compilato con cura l'autovalutazione in preparazione del colloquio.
Nelle date stabilite, 4 e 5 giugno, si sono presentati tutti puntuali, e puntuali abbiamo terminato; cosicché, la nostra terza stanza su Jitsi, quella dedicata agli incontri, ha visto un traffico ordinatissimo, che ci ha consentito di vivere serenamente quel tempo. 
Per ognuno avevo messo da parte l'autovalutazione, per tornarci velocemente con la condivisione dello schermo solo alla fine. In pochissimi casi questa era discordante dalle mie osservazioni, perciò meglio lasciare più spazio possibile alla loro rilettura di questi mesi.
Dopo la richiesta di alcune informazioni su organizzazione, autonomia nel lavoro e difficoltà incontrate, il tempo ha visto al centro due domande "Se fra noi, ora, arrivasse un extraterrestre che non sa niente di ciò che è accaduto sulla terra e alla nostra scuola, come glielo racconteresti?" e ancora "Come immagini settembre?"
Domande che hanno aperto completamente e mi hanno reso parte del loro sguardo.

Ciò che ho visto sono bambini di sette anni - non posso prescindere un attimo dalla loro età - completamente consapevoli di ogni cosa: di ciò che è accaduto, del perché sono state chiuse le scuole, di come ci siamo organizzati e di che effetti hanno avuto le nostre scelte, del ruolo della classe virtuale e degli appuntamenti sincroni, delle differenze tra tutto questo e la scuola vera. "Qui vedi, senti, usi anche le mani per scrivere, ma questa scuola non ha odore, non ha sapore..." Sono le parole di Vinicio. "Qui, sì, mi piace perché ci vediamo, perché facciamo le cose insieme - dice Chiara, mentre quasi attraversa lo schermo con la sua gestualità - ma non ci possiamo abbracciare."
Nessuna parola entrata per caso, ogni cosa un nome, il suo, che, probabilmente, tre mesi fa non era mai entrato nel loro vocabolario.
Li ho visti cresciuti, maturati. Ho visto che questo tempo gli ha regalato quella capacità grande di dare voce alle cose che vivi, che senti. Forse perché era davvero l'unico modo di condividerle con tutti noi.

Non è finita. Non può. L'ho capito subito durante il primo pomeriggio dedicato ai colloqui. Ascoltandoli, ho avuto chiaro che non sarebbe stato possibile chiudere un vissuto come questo con l'ultimo post della settimana nella bacheca della classe virtuale, né con una videoconferenza, ancora a sfidare connessioni fragili e strumenti in cui c'è sempre qualcosa che non va.
Ho capito che, ora più che mai, il nostro ultimo giorno doveva essere quello di sempre, e che non poteva che essere in presenza: il giorno della consegna del documento di valutazione.
Non possono mancare uno spazio e un tempo dedicati a rileggere l'anno insieme, e un'ultima semplice attività comune che faccia da ponte tra questo e il prossimo anno. Non può mancare un luogo, fisico, in cui proclamare i promossi ad alta voce, uno ad uno, regalare loro un applauso. Non può mancare un saluto guardando insieme verso settembre con fiducia.
Lo meritano. Glielo dobbiamo.
I rituali sono importanti. Ora più che mai.

È seguita una richiesta formale. Va bene all'aperto, va bene con le distanze, va bene con un solo genitore per ognuno. Ma deve essere come scuola, non altro.
Dobbiamo sapere di essere a scuola e i bambini dovranno sentirlo.
E mentre aspettiamo la risposta, già immagino un grande cerchio, con sedie distanziate le une dalle altre. Ogni bambino, un suo genitore. Questo sì, vicino.
Immagino uno spazio al centro con tanti gessi colorati con i quali dar vita, uno per volta, a un grande brainstorming con ciò che porteremo con noi a settembre.
E già li vedo quando, chiamati uno ad uno, rispettosi delle distanze, ritireranno questo documento che raccoglie un vissuto importante, per il quale non esiste voto, ma la capacità di riconoscere che non è passato per niente e che lascerà un segno indelebile nelle loro vite.
E li vedo mentre accolgono il nostro applauso che li accompagna in terza elementare. Commossi loro, commosse noi.
Quando le cose le vedo così, come se fossero già state, vuol dire che non possono mancare.
Aspettiamo la risposta alla nostra richiesta. Fiduciosi.

lunedì 1 giugno 2020

La Costituzione raccontata ai bambini, incontro con Anna Sarfatti


C'è stato un incontro difficile questo pomeriggio. Linee altalenanti, sfidate dal desiderio grande di incontrare Anna Sarfatti. Qualche accorgimento: oltre ai microfoni spenti (ormai a gestire questo i bambini si sono abituati bene), pure le videocamere, con l'impegno di accenderle solo per gli interventi e per i saluti finali.
Così ce l'abbiamo fatta. La scuola in cui crediamo è riuscita ad esserci ancora.
Abbiamo conosciuto una donna speciale, la sua storia, i suoi libri, la sua sensibilità e la sua pazienza. Con lei, tutti noi, con il nostro esserci, ancora, nonostante tutto, per dire ai bambini "Non ci arrendiamo, ciò che conta non può smettere di trovarci presenti".
Così arriverà il 2 giugno, e avrà un nome pieno di significato; e seguirà il 26, in cui immagineranno una grande sala affollata di persone. Tra loro, Teresa Mattei, la partigiana Chicchi, la più giovane madre della Costituzione, di cui ci è stata regalata un pezzo di storia. Una storia fatta di coraggio e determinazione, ma anche di scarpe buone recuperate per festeggiare la Costituzione.
Sapranno che ci sono libri che porgono in modo semplice messaggi grandi, da custodire e da far conoscere. Da difendere.
E adesso non ci resta che aspettare domani, con parole che oggi si sono recitate a stento - era troppo grande l'emozione - ma che saranno con noi nel tempo.
Sette, otto anni, scuole chiuse, case aperte e tanta voglia di accogliere. Così la fiducia riprende a crescere.
Anna, di cuore, grazie. E alle famiglie, sempre.


L'Italia è una Repubblica democratica

Due giugno quarantasei
il popolo italiano
vota la repubblica
non vuole più un sovrano

Vota il popolo intero
finalmente anche le donne.
L'Italia repubblicana
è nata con le gonne.

Democrazia vuol dire
popolo che decide
che pensa, sceglie, elegge
chi sono le sue guide.

L'Italia da oggi unita
alza la sua bandiera
col bianco rosso e verde
ride alla primavera.

Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori
"L'ITALIA REPUBBLICANA E' NATA CON LE GONNE"
Uomini, ve lo dobbiamo ancora ricordare?

da La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori,
Illustrazioni di Serena Riglietti