domenica 16 giugno 2019

Scuola senza voto? Perché?

Perché fare scuola senza voti? - mi hanno chiesto ieri - Alla fine cosa cambia davvero?

In effetti non è solo una questione di voti sì o voti no. Il solo togliere questi, cambia ben poco. Ciò che conta è il liberare la scuola dall'assillo continuo della valutazione che sta invadendo tutto lo spazio, oramai anche alla scuola primaria, generando una pressione continua che è tutta a svantaggio dell'apprendimento.
Mi piace l'idea di una scuola che all'essere concentrata sul valutare ogni singolo passo, sappia scegliere il riportare al centro ciò che conta: il costruire, con tutti, sempre.

In una scuola che sappia fare questo, la valutazione c'è, non può non esserci, ma gli alunni non si accorgono di essere valutati perché il momento della valutazione non è distinto da quello dell'apprendimento, vuol dire che valuto sempre e non valuto mai (il riferimento è all'idea di valutazione formatrice di Charles Hadji).
Questo modifica completamente il clima di classe. Gli alunni si concentrano solo sulle proposte e, non essendoci competizione data dall'attesa del voto o del giudizio dell'insegnante, trovano spazio favorevole l'apprendimento collaborativo, l'aiuto reciproco, la cura l'uno dell'altro. Ed è proprio grazie al supporto continuo tra pari - la più importante risorsa di cui disponiamo e ancora poco valorizzata - che tutti crescono.
In uno scenario di questo tipo, assumono molto spazio l'autocorrezione, l'autovalutazione e la valutazione tra pari.

Sono tanti a pensare che senza verifiche continue e senza valutazione non ci sia motivazione ad apprendere. Ma le esperienze dicono altro. Dicono che costruire una motivazione intrinseca è possibile. La motivazione viene dalle scelte didattiche, non dalla continua valutazione della prestazione; viene dalla capacità di non dare risposte prima che ci si sia fatti le domande (per dirlo con Freinet: non ci si può ostinare nella pedagogia del cavallo che non ha sete) e viene dalla capacità del docente di garantire un'organizzazione forte per poi sapersi spostare e "passare la palla" agli studenti, senza sottrargliela fino alla fine, per poi fare spazio alla metacognizione.
Queste sono scelte che non solo fanno crescere gli apprendimenti, ma costruiscono autonomia e responsabilità. Entrambe troppo assenti da una scuola e da famiglie che hanno dimenticato che niente è più importante dell' "aiutami a fare da solo", eredità di Maria Montessori.

Condivido, avendo acquisito i permessi necessari, questo video sul colloquio di Anna (febbraio 2017, quarta primaria). Ci sono alcune riflessioni sul voto, così come lo vedono i bambini. 
Occorre ascoltarlo con le cuffie o attivare i sottotitoli perché, essendo stato realizzato con lo smartphone, senza averlo deciso in anticipo, l'audio è debole.

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