sabato 18 luglio 2020

Uno sguardo fra tanti

Post di Isabella Ongarelli, genitore

La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. (Fernando Pessoa) ...E qualunque viaggio ha fine nel momento in cui ci restituisce chi siamo stati e siamo diventati. Solo allora possiamo ritenerlo veramente compiuto.
Mi sposto.
Questo tempo di confinamento è stato (e lo è ancora) un cammino singolare.
Ci ha confinati prima di tutto dentro noi stessi, a vivere una dimensione fatta di silenzio e rumore interiore. Ci ha fatto provare smarrimento di fronte all'inatteso. Ci ha invitato poi a sollevare lo sguardo mostrandocene, dove occorreva, uno diverso, alle volte anche uno nuovo rivelandosi così l’opportunità per andare al fondo delle cose, per dare un significato agli avvenimenti. Ci ha invitato ad aprirci a tante occasioni, a proteggerci da altre. Una cosa però ci ha chiesto con fermezza: di riordinare le priorità, rileggere e valorizzare quello che serve e lasciare andare tutto quello che va lasciato andare, che inutilmente affatica e non funziona.
Possiamo dirlo, è stato un tempo di scelte ma anche di non scelte.
Tante le considerazioni dette; la più ricorrente è che quanto accaduto non è arrivato a caso, una vera e propria chiamata a rivedere e a rivedersi e che nulla di quanto vissuto debba andare perduto, o essere dimenticato in fretta.   
Eppure, ora che il peggio è passato (confidiamo...) vedo già quello che temevo che accadesse: il pericolo di farci travolgere dall'ansia e dal timore di cosa ci riserverà il domani, accompagnato dalla fretta di capire cosa mettere in atto per poterlo affrontare e il bisogno - per quanto possibile -  di quelle certezze che possano garantirci un ritorno al più presto alla normalità. Sentimenti tutti che fanno perdere ciò che di buono ci ha consegnato questo viaggio impegnativo, che impediscono di trattenere e custodire gli insegnamenti offerti, di sostare per tematizzare gli eventi, di meditare sui valori scoperti o riscoperti, senza trascurare che poi, in verità, nulla potrà mai essere come prima...
Insomma, siamo già catapultati al dopo senza aver ancora vissuto e compreso completamente l'oggi. 
A questo punto penso: se qualcosa questo tempo ci ha davvero lasciato, perché la sola preoccupazione dovrebbe essere cosa fare e come ripartire invece di chiedermi prima di tutto cosa sono stato fino ad oggi? Cosa ho fatto per essere un leale viaggiatore?

Ritorno.
Aprire il blog per me è rimasto un appuntamento quotidiano. Sono tanto affezionata a lui, per diverse ragioni, tra cui c’è che in molte occasioni è riuscito a recuperarmi quando nello sconforto mi allontanavo da quanto era diventato troppo faticoso comprendere ed accettare, regalandomi occhi giusti per osservare le cose da una prospettiva diversa; a ricordarmi che la certezza di raggiungere un traguardo come pensato e desiderato non possiamo mai averla ma quello che rende un cammino speciale sono le scelte che lo tracciano e che fanno sì che l’impossibile si trasformi in realizzabile. 
A dirmi che se ci fermiamo alle nostre paure, ci perdiamo il meglio...
Con lo stesso animo, mentre vivevo tra le mura di casa le mie tre didattiche a distanza sforzandomi di dare sempre un significato alle modalità, alle proposte e decisioni, supportando i miei figli senza sostituirmi pur nella consapevolezza di cosa stavano affrontando e con quale sentimento, rincorrendo quel mondo che troppo spesso diventava un mondo parallelo alla scuola in cui da sempre credo, cercando di capire cosa si stava facendo concretamente in quell'assoluta urgenza di trovare le risposte e le strategie giuste per continuare a garantire la scuola a tutti fatta di presenza vera, di appartenenza autentica, ho seguito con curiosità cosa c’era di nuovo in classe. 
Ora, non voglio addentrarmi su cosa è stata per me e per i miei figli l’esperienza della DAD, sia perché rischierei di aggiungermi a quanto più voci hanno già ampiamente detto e soprattutto perché tradirei il sentimento che mi ha portato a questo scritto.
Vorrei, se riesco, tradurre quella curiosità, quella risposta che ho riconosciuto per tornare ancora al pensiero con cui ho aperto.
La parola dominante di questo ultimo periodo è stata chiusura, eppure in tutti i racconti che ho letto nel blog la parola che risuonava costantemente era apertura. Personalmente ho potuto conoscere il suo significato da vicino, ma nel tempo e in questo tempo particolare ha assunto un significato molto più profondo.
Apertura quando per necessità improvvisa una maestra nel reagire subito alle circostanze ha raccolto velocemente tutte le sue cose e quelle dei suoi bambini per traslocare in uno spazio che potesse riaccoglierli per continuare il loro cammino. Lo ha fatto portandosi con sé tutto quello che apparteneva loro, che hanno costruito insieme e che li ha sempre rappresentati, certo, riadattandolo dove e se occorreva, rivedendolo nei modi, non nei contenuti, sempre dentro quel suo agire fatto di attenzione e cura, in presenza. 
Apertura nel comprendere che dopo l’iniziale accelerata bisognava rallentare per rimettersi al passo della meraviglia, che in un momento tanto buio era importante tenere viva, come segno di speranza e di incoraggiamento, scegliendo così di essere misurata nelle proposte, discreta nel modo di comunicare, equilibrata per evitare di aggiungere peso al carico che già il periodo in sé stava consegnando. 
Apertura nel rispetto delle singole situazioni, cogliendo tutte quelle sensazioni di smarrimento e paura, anche quelle non espresse, sapendo quanto il buon senso fosse il bene più grande perché non solo nessuno rimanesse fuori, ma nessuno si sentisse perso e solo.
Apertura verso le famiglie, quella in cui da sempre ha creduto sostenendola e difendendola con forza e alle volte anche con coraggio, perché l’alleanza educativa non rimanga solo una voce da manuale ma una risorsa concreta del fare e essere insieme scuola.
Apertura verso una didattica che in un certo modo ha dovuto subire una sorta di fuori programma e proprio per questo diventare ancora più entusiasmante rispetto a quella che da sempre ha offerto, confermando che qualsiasi cosa accada quello che conta è sapersi riorientare, attingendo al percorso già tracciato e rendendolo, attraverso intuizione, chiarezza e consapevolezza, ancora più percorribile.
Apertura nel sostenere che ci vuole una forza davvero speciale per prendersi cura di un bambino e una forza completamente diversa per ammettere di non poterlo fare. E sapere che la cosa più preziosa che puoi donare a qualcuno è il tuo tempo, anche quello più difficile, anche quando pensi di non averne abbastanza, e quando non ti preoccupi di riaverlo indietro, significa che lo hai dato per amore, semplicemente, in una gratuità piena. E che una delle cose più belle che un bambino può fare a un adulto è abbassarlo, portarlo più vicino a suolo, per fargli vedere le cose con più chiarezza e da un’altra angolatura, fino a fargli poi rialzare lo sguardo per sussurrargli che il tempo, in fondo, rimane una scelta.
In questa apertura ho trovato la risposta a quella domanda. 
Quella maestra prima di preoccuparsi su cosa fare, su cosa richiedesse il domani, ha rinnovato con fermezza la scelta di chi essere e ha messo in campo quello fatto fino a quell'istante; ha proseguito il viaggio con passione e responsabilità. 
Così è arrivata la fine del viaggio, dove la scuola riconsegna ai bambini e ai loro genitori quel tratto di storia prezioso, aiutandoli a comprendere che viaggiatori sono stati, solo dopo averli però ascoltati e dato loro la possibilità di rileggersi e di farlo insieme. Una restituzione che racchiude il senso grande di reciprocità accompagnato da emozioni che vanno al di là di qualsiasi apprendimento...
Ebbene sì, il generale ancora una volta è divenuto particolare, momenti di vita si sono intrecciati con momenti di scuola. Perché per me, da sempre, non so raccontare la scuola diversamente.
Non so, probabilmente basterebbe questo sentire per capire di non sprecare mai i momenti favorevoli, perché altrimenti alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta…

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per aver lasciato un tuo commento! La pubblicazione avverrà entro le 24 ore.
I contenuti offensivi o inadeguati saranno immediatamente rimossi.