martedì 3 dicembre 2019

Uno spettacolo inaspettato

"Per una bambina, per un bambino ogni attimo è la costruzione di un pezzo della propria identità.
Il mondo è pieno di modelli e di stereotipi di efficienza e “bellezza” rispetto ai quali è facilissimo sentirsi a disagio. Basta portare gli occhiali, o metterci un po’ più degli altri a leggere una frase, o avere la pelle un po’ più scura o un po’ più chiara, o far fatica a scavalcare un gradino con la sedia a rotelle, o essere un po’ troppo sensibili, o un po’….
Chiusi nelle proprie emozioni è come se si sentisse un vuoto, un pezzo mancante.
Ma è proprio da quella mancanza che bisogna partire.
Questo tempo pare sfidarci a essere capaci di costruire noi stessi e la nostra identità, accettando le differenze e le unicità di cui ognuno è portatore."
Lo scorso mercoledì, era il 27 novembre  (non sono proprio riuscita a tornare sul blog prima), abbiamo partecipato allo spettacolo teatrale "I brutti anatroccoli" di e con Silvano Antonelli, liberamente ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen, che ha riempito di entusiasmo i bambini e che ha emozionato tanto anche noi insegnanti che li accompagnavamo. 
Uno spettacolo inaspettato, mi permetto di dirlo. Per quanto la bellezza sia sempre alle porte e il teatro ne sappia offrire tanta, era davvero impossibile immaginare che ad attenderci ci fosse qualcosa di tanto profondo e tanto bello, capace di toccare tutte le corde.
La proposta si rivolgeva ai bambini dai 3 ai 10 anni per parlare loro di diversità, ma avrebbe potuto tranquillamente essere pensata come opportunità di riflessione rivolta a tutti gli insegnanti che, di fatto, nonostante la nostra formazione, finiamo sempre per guardare ciò che manca e troppo poco ciò che c'è.

La storia, che vedeva i brutti anatroccoli - tutti diversi, tutti imperfetti - come degli alunni di una classe alle prese con il loro insegnante, è stata proposta in modo allegro e accattivante, ma il suo valore non è sfuggito alla sensibilità dei nostri piccoli alunni.
La conclusione, poi, è stata una vera esplosione di emozioni. Ha previsto un allegro canto, che i bambini hanno appreso con immediatezza, grazie alla sapiente guida del bravissimo interprete (Ma quell'attore era proprio bravissimo, vero maestra?), per poi cantarlo più volte in un grande coro. Parole in musica che hanno portato alla luce tutta l'emozione di chi aveva compreso perfettamente il senso della metafora del volo.

Il valore aggiunto - ed è ciò che poi ha fatto passare me dalle risate alle lacrime di commozione pura - è che quei brutti anatroccoli, protagonisti dello spettacolo, hanno portato tra noi storie vere, raccolte dallo stesso Silvano Antonelli. Storie difficili che non hanno tuttavia impedito ad ognuno di trovare il proprio volo.

Per ulteriori informazioni:

https://ctstilema.wordpress.com/2019/03/05/primo-articolo-del-blog/
(aprite questo link e andate a fondo, questo spettacolo incanterà anche voi!)

Come promesso ai bambini, condivido qui il testo del canto finale e il bellissimo video che riporta alla chiusura dello spettacolo.

Un grazie speciale a Silvano Antonelli, alla Compagnia Teatrale Stilema, a Gennarta Servizi.

Speriamo di avere presto occasione di condividere questa proposta con altri insegnanti, educatori e con voi genitori. Questo spettacolo è un'esperienza formativa importante, come lo sono le esperienze capaci di far riflettere passando per la testa e per il cuore.

Ancora grazie.


I brutti anatroccoli

Qua ho le zampe
Qua ho le ali
Qua c’è il becco
Qua gli occhiali
Qua ci sono le bretelle
per volare tra le stelle

Tira… tira… le bretelle… tira ancora… ancora un po’…

Volare è molto bello
attento a quel cartello!
Volare  non è male
attento al campanile!
Volare è molto strano
attento all’aeroplano!
Volare è eccezionale
attento all’ospedale!

Quei poveri anatroccoli
sono pieni di bernoccoli
ma se uno casa giù
si tira sempre su
E se va proprio storta
ci prova un’altra volta!

(Silvano Antonelli, 2015)

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