sabato 18 novembre 2017

Dalla ripetizione all'ideazione


È l'ora della ricreazione e siamo all'aperto. Io sono seduta sul solito muretto al sole e guardo i bambini giocare. Mi piace molto osservarli in quel tempo tutto loro.
A un certo punto, la mia attenzione viene catturata da un gruppetto che vedo impegnato in qualcosa di particolare. Stanno armeggiando con dei fogli e una busta da cui tirano fuori una serie di oggetti. Incuriosita, mi avvicino per indagare. 
Chiedo cosa stiano facendo e mi spiegano che stanno provando una recita per Natale.
- Una recita? -  domando io.
Mi mostrano un copione e riconosco i fogli scritti a mano che il giorno prima mi hanno chiesto di poter fotocopiare. 
Indago. - Di che cosa si tratta?
- È una recita scritta da me, Miriam e Samuele - mi risponde Alessia - I personaggi sono tre emozioni: la gioia, la tristezza e la paura.
Non resisto. Sento odore di creatività. Vado a recuperare il tablet dalla mia borsa per appuntarmi due cose e scatto qualche foto. Ho una vera passione per i momenti in cui li vedo fare da soli.
Mentre scrivo alcune osservazioni, mi giro e vedo un altro gruppetto indaffarato in qualcosa di particolare. Tre bambini sono completamente sdraiati per terra. 
Chiedo: - E loro che cosa fanno?
- Anche loro stano preparando una recita, ma la stanno inventando adesso.
Cosa??? Divento sempre più curiosa e mi avvicino al secondo gruppo. Chiedo scusa per l'interruzione ma non riesco a trattenermi dal chiedere loro di raccontarmi cosa stiano facendo. 
Mi risponde Anna, in tutta fretta, è chiaro che non vuole sottrarre troppo tempo a ciò che stanno facendo in questo momento. Ma io ottengo delle notizie davvero interessanti. Scopro che tutto questo è effetto di un gioco che durante la ricreazione va avanti da un pezzo e che ha visto organizzare ben quattro squadre (Trolls, Apocalisse, Nao, Clah royale) che si sono sfidate con tantissime prove. Questi due gruppi non sono altro che le due squadre finaliste, e la recita di Natale, di cui sono protagoniste le tre emozioni, altro non è che la prova finale. Ma guarda un po'... velocemente la mia testa ricompone le osservazioni di tutti i giorni precedenti.
Subito dopo vengo a sapere che l'organizzatrice di tutto questo è Lucilla. La cosa non mi sorprende, visto che ne pensa una al minuto. Sono sicura che non tarderemo a sentire parlare di lei. 
Mi sposto per lasciargli il tempo di proseguire la loro attività e penso a quanto vorrei potergliene dare di più, ma in aula ci attende la presentazione dei materiali autoprodotti con i quali devono illustrare i dodici principi fondamentali della Costituzione. Non posso proprio farli rientrare a casa senza dare spazio all'atteso momento della condivisione.
Improvvisamente, però, ho la sensazione che quel tempo che dedichiamo alla ricreazione e che pensavo sufficientemente lungo (non ci fermiamo mai meno di 50 minuti) non sia poi così disteso. Sarà perché in questo momento li immagino faticare mentre pensano e organizzano i loro giochi  a pezzetti, strappando il tempo da uno dei rari spazi che li trova insieme e che è davvero tutto per loro. Eppure, nonostante la prevalenza consenta una gestione flessibile, è davvero faticoso tenere conto di tutto cercando di mantenere il giusto equilibrio.
Li lascio dieci minuti in più ma poi devo proprio chiamarli.
Mentre li vedo recuperare i giubbotti e i porta vivande abbandonati qua e là, rifletto su quanto sia bello, arrivati in quinta, poter osservare i bambini muoversi completamente da soli, andare oltre le nostre proposte, oltre la nostra organizzazione. E penso che mi piace molto che la scuola possa essere questo.
Non mi prendo meriti, sono tutti loro. L'unico che sento appartenermi è quello di aver custodito e valorizzato la loro creatività e la loro voglia di fare, di avere aperto sempre alle loro idee e avergli insegnato il valore aggiunto del fare insieme e, in questo ho creduto davvero molto, quello di non avere avuto mai paura di liberare, lasciando che l'autonomia potesse trovare spazio e crescere.
Così, mentre rientriamo, assaporo il piacere di quello che ho osservato. Forse sorriderete, ma per me, mi è già capitato di parlarne, queste sono le verifiche che contano.



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