domenica 8 febbraio 2015

Il viaggio a vela non è per tutti


L’ho dichiarato da subito. Sono un’insegnante che ha spento il motore e accompagna i bambini in un viaggio a vela. Ho scelto la lentezza che accoglie, che utilizza tutti i sensi, che del vento contrario fa risorsa per trovare nuove strategie.
Eppure ancora incontro parole sul ritmo, poco importa se sono rivolte a qualcun altro. Le sento schiacciarmi.
“Come va tuo figlio a scuola? È sempre contento?” “ Sì, va bene… però sono un po’ indietro. L’altra classe è più avanti con il programma. Per questo adesso stanno correndo, devono recuperare.”
“Il programma? Indietro. Avanti. Correndo. Recuperare”. Mio Dio.  
Mi sposto, segnali uguali.
Penso a tutte le energie impiegate sul senso di certe scelte. Penso che siamo ancora qui.  Fermi. Immobili. Penso che manca il movimento.
Quando i genitori chiedono scelte, la scuola solleva muri. Quando la scuola fa scelte, i genitori sollevano muri.
Torno a casa. Il pensiero non si sposta. Ho bisogno di rileggere quella metafora che mi aveva talmente incantato da essere diventata mia.
La cerco. Eccomi davanti alla mia libreria. Punto dritta nel ripiano che ospita i libri che mi hanno fatto  l’insegnante che sono, che mi hanno aiutato a interrogarmi.
Non lo apro da molto tempo, ma conosco bene la sua posizione. Lo prendo in mano. Gabriele Boselli. Postprogrammazione. 1991. Mi rendo conto che sono passati ventiquattro anni.
Cerco il capitolo e lo trovo subito. Me lo porto appresso e mi siedo.
Capitolo V. Discipline del lasciar essere, del vedere, dell’indicare.
È certamente questo. Eccolo. Paragrafo 9. Navigazione a vento e a motore.
Sorrido. Ho trovato casa.
Non me ne vorrà Boselli, né la Nuova Italia, se riporto qui pari pari il pezzo che ho riletto.

Navigare a vento e a motore
Il nostro sistema produttivo, è noto, naviga a motore con i già illustrati vantaggi immediati per i naviganti e svantaggi per l’ambiente e per i naviganti che passeranno dopo. Anche il  nostro sistema scolastico e la didattica cercano di modernizzarsi e di andare a motore con analoghe conseguenze in positivo e in negativo.
Vantaggi della navigazione a motore:
a)  si sa quando si parte e quando probabilmente si arriverà. Non dipende dall’esterno, da venti a favore o a sfavore.
Partenza, arrivo ed eventuali tappe intermedie possono essere programmate e in media il viaggio è più sicuro e più veloce;
b)  navigare a motore è indispensabile quando l’intera civiltà “va a motore” e bisogna essere competitivi, arrivare almeno pari agli altri. I velieri sono belli da guardare ma per il trasporto un certo futurismo è di rigore.
Svantaggi:
a) non si viaggia, si è trasportati da a;
b) si arriva in posti che il sistema globale rende sempre più simili a quelli da cui si era partiti. Il panorama a diecimila metri dopo un po’di viaggio è sempre uguale e non a caso gli abituali passeggeri degli aerei fanno di tutto tranne che guardare fuori del finestrino. Si sta più sicuri, non nel nostro essere ma nel nostro loculo sistemico con vista su un universo artefatto. Il navigante può scegliere che viaggio fare, non il viaggio.

Vantaggi della navigazione a vento
I viaggi a vela o in mongolfiera o le discese in deltaplano sono rari e poco diffusamente apprezzati. Per partire bisogna che siano d’accordo anche il mare e il vento e che il loro benestare non venga revocato durante il viaggio. Non bisogna avere fretta né pensare troppo alla meta ed essere interessati ai luoghi che si attraversano.
Si avverte il senso di debolezza e della leggerezza dell’uomo e della grandezza del mondo. Si è accarezzati dal vento, si è creature fra le altre. Se ne va il senso di onnipotenza accumulato vicariamente nell’ambito della tecnica. Si può parlare senza scadenze precise con i compagni di viaggio i quali vengono a costituire un orizzonte intersoggettivo in incertezza di tempo e non dominate dall’obiettivo del viaggio. (…)

Mi piacerebbe riportare tutto e anche i paragrafi successivi, ma non lo posso fare. E vi confesso che non ho neanche voglia di uscire fuori dalla metafora.
So solo che voglio prendermi il diritto di dire che sono stanca di tutti quelli che vogliono salire in barca a vela, ma passano il tempo ad apprezzare le barche a motore che passano accanto veloci. Bisogna imparare a scegliere. Bisogna sapersi fare le domande giuste. Quanto ci interessa davvero il valore del viaggio?

2 commenti:

  1. Continuo con la tua bella metafora... La vela ha una sua poeticità che solo chi conosce bene il mare la sa apprezzare... il vento puo essere dominato e diventare una buona guida se lo si conosce o si impara a conoscerlo. Il motore che che dire... è fatto per chi del mare non importa niente né tantomeno dei passeggeri che decidono di viaggiare nel mondo per esplorare e spermentare in prima persona... non esere trasportati da una sponda all'altra o nuovi continenti passivamente. Non mollare perché solo così si arriverà "alla miglior scuola posspossibile" bychristian

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  2. Ogni scelta è un atto di coraggio…quello di mettersi in gioco.
    Può non essere una scelta sicura, conveniente, popolare, accettata, condivisa e apprezzata, ma se nel percorrerla seguiamo le indicazioni del nostro cuore, con la consapevolezza di chi siamo e cosa siamo in grado di fare e di offrire, dichiarando con onestà fin dall’inizio quali sono i nostri punti di forza e di debolezza, allora non può che essere quella giusta. Almeno per farci iniziare con determinazione il nostro viaggio.
    Per questo, Enrica, sono assolutamente convinta che quando nelle tue scelte hai deciso di intraprendere e accompagnare i tuoi bambini in un viaggio a vela, le indicazioni del tuo cuore le hai sentite tutte e sapevi benissimo che "non è il vento, ma l'assetto delle vele a stabilire la rotta che si vuole seguire".
    E tu, con il tuo navigare, sei riuscita a tradurre nella pratica questa saggia indicazione.
    Perché, nonostante il vento contrario, non hai mai permesso a quel vento di condurti dove vuole, a costringerti ad abbandonare, ma hai sempre avuto ben chiaro che l’importante, anzi, ciò che è fondamentale, è saper regolare le tue vele in modo tale da mantenere la rotta da te stabilita e proseguire con fiducia e libertà.
    E poi…il tuo è un navigare piacevolmente lento, perché quando si corre veloce per giungere a destinazione, per raggiungere il traguardo, si perde inevitabilmente la metà del piacere di arrivare; la fretta, la voglia del tutto e subito, dell’utilità immediata, fanno dimenticare la bellezza del gustare e dell’assaporare. E del comprendere.
    In questo viaggio, però, gli imprevisti sono sempre in agguato.
    E se proprio in un momento di confusione o difronte all’imprevisto, qualcuno cade in mare o ti vuole far cadere in mare?
    Non aver paura, qualunque profondità ha un limite: una volta raggiunto il fondo non resta che puntare i piedi con decisione e darsi una vigorosa spinta verso l'alto. E di nuovo a galla.
    E di nuovo su quella splendida barca. Rigorosamente a vela.
    Isa

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