giovedì 20 agosto 2015

Domande aperte

Mi sono trovata a leggere queste domande. Le ho portate qui come occasione di riflessione e perché assomigliano a quelle che mi faccio anche io, ragionando sulle mie convinzioni professionali.
 
"Le nazioni sono sempre più attratte dall'idea del profitto; esse e i loro sistemi scolastici stanno accantonando, in maniera del tutto scriteriata, quei saperi che sono indispensabili a mantenere viva la democrazia." (M. Nussbaum)
Oggi come non mai la scuola è sollecitata a essere di qualità. Certamente non senza buone ragioni genitori e amministratori, gente comune e professionisti dei mezzi di comunicazione si attendono un cambiamento. Ma quando siamo in presenza di un salto qualitativo? Come fare a valutarlo?
È sufficiente prendere come criterio la soddisfazione del cliente? Si può applicare alla scuola lo stesso concetto di produttività proprio dell'impresa? È accettabile una valutazione basata pressoché esclusivamente sui risultati? E quanto contano e come si rilevano i risultati di un'esperienza educativa, o è sufficiente prendere in considerazione gli esiti accertabili (skills) di un processo dì formazione?
Quando una scuola può essere considerata una buona scuola?
(Italo Fiorin)

Italo Fiorin è Presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria all'Università LUMSA di Roma, dove insegna Didattica generale e Pedagogia e didattica speciale. È autore di numerose pubblicazioni e coordinatore del Comitato scientifico nazionale del MIUR istituito per l’accompagnamento e il monitoraggio delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo.

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