giovedì 21 agosto 2014

Cambiare i paradigmi dell'educazione

 
"Se non siete preparati a sbagliare, non diventerete mai qualcosa di originale"

Ho scoperto che è in rete già da diverso tempo, ma io ho avuto la fortuna di "incontrarlo" solo in questi giorni. Si tratta di un VideoScribe che riporta in nove minuti i tratti salienti della Lectio magistralis "Changing education paradigms" del professor Ken Robinson, nella quale parla di pensiero divergente e della necessità di ripensare il sistema scolastico. 

Ken Robinson esordisce con l’enunciazione del problema fondamentale, mettendo a nudo in poche battute l’inadeguatezza del sistema educativo contemporaneo. 


"Non dovremmo metterli a dormire, dovremmo svegliarli"


Di seguito riporto il passaggio a me più caro, quello sul pensiero divergente, sul quale è davvero fondamentale che noi educatori ci fermiamo a riflettere.

«C’è uno studio sul pensiero divergente: il pensiero divergente non è la stessa cosa della creatività. Io definisco la creatività come il processo che genera idee originali che hanno un valore, il pensiero divergente è comunque una capacità essenziale per la creatività: è l’abilità di vedere molteplici risposte ad una medesima domanda. Ci sono dei modi per misurare tutto questo. Ad esempio un test che chiede quanti modi ci sono per utilizzare un fermaglio per la carta. La gente ‘normale’ trova dieci o quindici modi diversi per usarlo. Coloro che utilizzano un pensiero divergente possono trovare addirittura 200 risposte (lo fanno ad esempio chiedendosi: “può essere che il fermaglio per la carta sia alto dieci m e fatto di schiuma di gomma?”). Insomma, non deve essere un fermaglio come lo intendiamo normalmente. Questo test è stato fatto a 1500 persone ed è riportato in un libro che s’intitola breakpoint and beyond, nel sistema di valutazione di questo libro, se sei sopra un certo valore sei considerato un “genio del pensiero divergente”. La mia domanda è: quante delle persone testate hanno superato questo limite? Preciso che le persone sottoposte al test erano bambini della scuola materna. Ebbene, la percentuale era del 98%! Poiché era uno studio a lungo termine hanno ritestato gli stessi bambini 5 anni dopo, tra gli 8 e i 10 anni e poi di nuovo tra i 13 e i 15 anni. Beh, di solito cominci che non sei molto bravo e poi, crescendo, migliori; invece in questo caso è accaduto esattamente il contrario! Questo studio dimostra quindi due cose, la prima è che tutti abbiamo questa capacità innata e che nella maggior parte dei casi si deteriora. A questi bambini succedono molte cose in dieci anni, ma la cosa principale è: che vanno a scuola! E a scuola gli viene detto che c’è una risposta sola, che si trova alla fine del libro. E che non devono guardare! E tantomeno copiare, perché copiare significa imbrogliare. Invece, fuori dalla scuola, questa è chiamata collaborazione. Ciò accade, non perché gli insegnanti lo vogliono, ma perché è parte del ‘DNA del sistema scolastico’.» 

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