sabato 4 aprile 2015

Noi genitori: "Le persone importanti"

In questi giorni, ho cercato più volte di prendermi del tempo per scrivere nel blog. 
Oggi, più che mai, in un momento di tranquillità (o quasi), rileggendo le diverse “riflessioni a voce alta” che sono state pubblicate, ho sentito il bisogno di fermarmi, di sostare, per restituire. A questo punto, un po’ di tutto!
Probabilmente molti di voi - conoscendo il mio pensiero - troveranno ovvio e scontato quello che sto per esprimere. Invece, credetemi, non ci può essere assolutamente nulla di ovvio e di scontato quando incontriamo due bambini che attraverso un dialogo semplice e spontaneo, non solo riescono a esprimere chiaramente quello che sentono e pensano, ma aiutano a comprendere, con un linguaggio speciale, delle grandi verità e realtà.
Siamo al cinema. Il film è appena finito e i due bambini con entusiasmo incominciano a parlare. 
Non resisto, li guardo e la curiosità mi porta ad avvicinarmi a loro per…ascoltare. Lo faccio in silenzio per non invadere il loro mondo, per non essere “di troppo”. Sono fortunata, non si accorgono di nulla.
Si stanno scambiando le opinioni: se il film è stato bello, qual è stato il messaggio, se al posto di quella scena ce ne fosse stata un’altra, cosa sarebbe potuto accadere, quale personaggio è stato più coraggioso, più simpatico, più forte e tanto altro.

Improvvisamente nel loro dialogo compare la loro Maestra. Ho sentito bene? Come ci è arrivata? Mi domando. Mi sono forse persa qualche passaggio?
Incredibile! Ora capisco! Per dare le risposte alle loro reciproche domande hanno fatto tesoro e hanno tenuto conto, facendoli propri, degli insegnamenti e delle esperienze che vivono ogni giorno in classe con la loro maestra; insegnamenti ed esperienze fondati su quei valori, quei principi, quella libertà di idee che sono preziose regole di vita.
Si, in quel dialogo ci è arrivata, perché i bambini - qualsiasi sia la circostanza, il momento, il contesto - sanno riconoscere le persone che nella loro vita occupano davvero un posto importante. Così, ancora una volta ho avuto la conferma di quanto la loro maestra sia per loro, non solo una persona importante e speciale, ma un grande punto di riferimento, una guida sicura. 
Poche ore dopo, ritornando per un attimo alla giornata appena trascorsa, ripenso alle parole sentite in quel confronto e inevitabilmente, questa volta, sono io a far “arrivare” la Maestra in una mia riflessione.
Siamo a febbraio, anche quest’anno a noi genitori ci viene riproposta l’iniziativa di “aula aperta”, ci viene quindi offerta nuovamente la possibilità di entrare in classe per trascorrere una giornata insieme ai nostri figli, e non solo. Di poter vivere in prima persona l’esperienza scolastica che conosciamo solo attraverso gli occhi e il racconto dei bambini. Possiamo quindi comprendere “senza filtri”… 
La lezione incomincia, una lezione che immediatamente si trasforma in un bellissimo viaggio…alla scoperta del sapere. Bellissimo vedere come siano i bambini a “conquistare” la conoscenza, a dare un nome a quello che imparano; altrettanto meraviglioso vedere una Maestra convinta che la vera sfida didattica si gioca sul terreno della motivazione, perché non può limitarsi a insegnare qualcosa ai suoi bambini, occorre prima di tutto aiutarli a scoprirla dentro di loro, mettendoli in condizione di poter imparare, mostrando la giusta via. Una via fatta di strategie, di metodi per suscitare la loro curiosità, modellando gli strumenti didattici per stimolare le varie intelligenze, per sollecitare i diversi talenti, per valorizzare le competenze, le conoscenze. La Maestra sa che "il maggior bene che può fare ai suoi bambini non è comunicare e trasmettere loro la sua ricchezza, ma rivelargli la loro". Rispettando sempre le individualità e valorizzando le diversità. 
Caspita! Nel viaggio ci sono proprio tutti! Sono proprio una bella squadra! 
E a proposito di squadra…Ora è il momento del lavoro di gruppo.
I bambini sistemano i banchi formando delle isole (finalmente scopro cosa sono le isole e come si formano!!!), la Maestra spiega brevemente in cosa consiste il lavoro e consegna gli strumenti per svolgerlo. 
Mi incanto nel guardare come si muovono i bambini. 
Mi meraviglio e mi stupisco nel vedere come la Maestra è consapevole del fatto che, coraggiosamente, ci sono momenti in cui deve lasciare ai “giocatori” il compito di condurre la partita. Il suo compito rimane quello di osservare con sguardo generoso, con sguardo attento e sempre nuovo; di incoraggiare, perché la correzione può fare molto, ma l'incoraggiamento può fare sicuramente molto di più. In questa scelta d’insegnamento, poi, occorre essere pronti e capaci a “seminare”, ossia avere una lunga pazienza: oggi si getta un seme, domani si raccoglierà. E in quel seme bisogna davvero crederci: che il raccolto sia poco o tanto, non importa, l’importante è non smettere mai di seminare, ossia, di saper attendere con fiducia, segno di speranza e di possibilità.
Posso assolutamente affermare che i nostri bambini, questa speranza che genera coraggio, volontà di andare avanti, di provare, di sfidare, di affrontare le eventuali difficoltà nella consapevolezza di riuscire a superarle, la ricevono dalla loro Maestra, in ogni istante, senza alcuna riserva…con tanto amore. Un amore che non vuole strafare, che non chiede di voler fare di più…ma che spesso chiede di dover fare qualcosa di meno…e per farlo occorre aspettare e accorgersi che è il momento di fermarsi, di ripercorrere, di ascoltare, di comprendere. Attendere che quel di più lo restituisca proprio il bambino.
Osservo un altro particolare. Eccoci tutti davanti alla LIM. Viene accesa e i bambini con termini tutti precisi invitano la Maestra a sistemarla: scusate…a calibrarla. Ora, “zummiamo”.
La LIM non funziona. Nessun problema. Lo sguardo dei bambini si sposta naturalmente sulla lavagna tradizionale…mano ai gessetti e la lezione prosegue in tutta serenità.
Mi viene da dire (in verità lo dico ai genitori che sono con me!) che si può continuare a parlare di innovazione e tradizione, di cosa sia giusto o sbagliato, ma il cuore dell’insegnante rimane sempre lo stesso…e io in classe posso dire di averlo visto e sentito tutto.
Se mi permettete, vorrei spendere a questo punto due parole, un mio libero pensiero, a proposito delle tecnologie a scuola. Non possiamo negare che le tecnologie servono per ridurre certe distanze, anche tra insegnante e bambini, perché da una parte permettono ai bambini a imparare non solo tramite l’ascolto, ma anche vedendo e facendo, insieme all'insegnante; dall'altra invitano gli insegnanti - che dovrebbero essere gli artefici di questa rivoluzione per avere una scuola veramente aperta al mondo – a raccogliere la sfida di una didattica diversa, mettendosi in gioco con grande fatica, umiltà e curiosità, cercando di non rimanere ancorati alla lezione frontale…ma di sviluppare nuove competenze che si aggiungono, e non si sostituiscono! a quelle tradizionali e che meglio si adattano alle nuove esigenze, a una realtà in costante sviluppo e cambiamento. 
Del resto, non dimentichiamoci di "non relegare i nostri bambini alla nostra istruzione, poiché sono nati in altri tempi."
Allora, in questi termini, le tecnologie non rappresentano il fine, ma solo un mezzo straordinario per realizzare i traguardi formativi, a renderne più efficace e dinamico l'apprendimento, contribuendo a migliorare i processi di insegnamento; la diffusione e l’utilizzo della tecnologia come strumento didattico, scusate, mi esprimo meglio, come uno degli strumenti didattici, non può considerarsi un fattore positivo e negativo: dipende dall'uso che se ne fa.
Concludo nel sostenere che si insegna e si educa molto con quello che si dice, ancor più con quello che si fa, molto di più con quello che si è. E noi siamo adulti con una grande responsabilità che non è disboscare alberi, ma irrigare deserti…
E’ vero Enrica, puoi davvero essere orgogliosa di chiamarti “Maestra”, ma soprattutto di esserlo! 

1 commento:

  1. Grazie di cuore, Isa carissima. Le restituzioni dei bambini e le vostre sono per me le più preziose. Felice di camminare fianco a fianco, ti abbraccio.
    Enrica

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