domenica 14 febbraio 2016

Sì, io faccio scuola dai tempi invisibili

- Mi scusi maestra, lei parla sempre di tempi invisibili, mia figlia dice che ne parla anche con loro e ha cercato di spiegarmi. Ha parlato di ciò che fate al mattino, del tempo che precede e segue il lavoro di gruppo, ma anche della ricreazione e di quaderni che non vanno in giro per il mondo...
Io non sono sicura di aver capito. Mi può spiegare?
- Ci provo con grande piacere. Io sono sempre felice di poter ascoltare i vostri dubbi e di rispondere alle vostre domande. Mi dispiace solo quando li vedo lì, sospesi, ad alimentare una cortina di nebbia che potrebbe impedire di vedersi. Ogni momento di incontro con voi, ogni opportunità di confronto, è un passo avanti verso l'alleanza educativa. E so che voi avete capito bene quanto sia fondamentale per me.
Provo a spiegare.
Uno dei grandi problemi della nostra scuola è quello di voler vedere tutto convertito in qualcosa che lasci traccia immediata. Tre ore di italiano: quale argomento, quante pagine di quaderno, quante del libro. Quanto la nostra pedina-classe è avanzata nella linea immaginaria del programma.
Si cercano tracce, tracce che consentano di tenere sotto controllo il percorso, di misurarlo e di confrontarlo. Come se la formazione potesse affidarsi a un'unità di misura convenzionale adeguata a ogni contesto.
Facendo questo, e voi genitori sapete bene quanto sia quello lo strumento che vi fa stare sereni più di tutto, non ci si fa le domande fondamentali.
Siamo sicuri che lasciando traccia sul quaderno, facendo ogni giorno un certo numero di pagine di un libro, facendo avanzare la pedina nel programma, la scuola faccia bene il suo lavoro? Siamo sicuri che a questo procedere sia associato l’effetto apprendimento e, soprattutto, formazione?
Che cosa ci aspettiamo davvero dalla scuola?

Vengo al dunque. Per me una scuola che funziona è quella che accanto alle attività dai tempi visibili, quelle che consentono una misurazione immediata, ne affianca tante dal tempo invisibile.
Glielo dico subito, signora. Ci vuole coraggio, molto coraggio e bisogna crederci. Perché i tempi visibili ci lasciano in una zona di comfort, dove non rischiamo di perdere il controllo e dove tutto procede con una certa regolarità. Ma c'è un problema. I tempi visibili non formano, istruiscono, e lasciano a terra tanti bambini.
Sì, mi sto allontanando.
Ora mi spiego. E parto proprio da ciò che le ha detto sua figlia. Al mattino posso iniziare la giornata in due modi: - Prendete il quaderno di italiano, scrivete la data... oppure, nessun quaderno, tavoli liberi. Programmiamo la giornata, leggiamo un libro, ragioniamo su un fatto, proponiamo un problema, giochiamo con i numeri. Un'ora senza quaderno che porta dentro tantissime cose che si spostano sui saperi in modo trasversale e che anticipano contenuti e ritornano su altri, che interrogano abilità conquistate e le rimettono in discussione davanti a problemi nuovi, sempre con la guida esterna di chi deve conoscere i traguardi, non del giorno, non della settimana o del mese, e non solo dell'anno. I traguardi. Quelli che necessitano di una formazione vera da portare con sé, non solo in un'altra scuola, ma nella vita.
E poi il tempo prima e dopo il lavoro. Cosa significa? Significa che potrei spiegare, dare un modello, far esercitare e subito valutare. Ma non posso. Io voglio costruire.
Allora non spiego, ma dico solo ciò che è necessario. Sposto il mio impegno sull'organizzazione, formo i gruppi, illustro i materiali che predispongo, mi trattengo sul metodo e poi libero. Lascio che incontrino i saperi, che si fermino davanti ai problemi, che si confrontino, che cerchino le soluzioni. Lascio che sbaglino. Non mi sostituisco a loro. Gli lascio lo spazio e il tempo necessario.
Poi ritorno. Ritorno durante per ragionare ancora sul metodo, partendo da ciò che osservo, o facendo rimbalzare su tutti qualcosa che emerge e che può farsi risorsa. E ritorno alla fine, per condividere il lavoro, per riflettere su ciò che si è appreso, per riposizionarlo, arricchirlo, mapparlo con loro. A volte il contenuto sembra sempre lo stesso, sembra che non si avanzi. Ma ad arricchirsi è il metodo, quello di cui saranno forti sempre, davanti a qualunque nuova proposta.
A volte di visibile resta davvero poco. Un poco troppo difficile da leggere in relazione al tempo.
Ecco perché sua figlia ha riportato una frase che uso con loro: - Non vanno i quaderni ad affrontare il mondo. Siete voi ad essere importanti. Lo è ciò che costruiamo dentro ognuno di noi.
Vede Signora, io ho un’abitudine. Mi chiedo sempre se quello che faccio serve. Molte volte non è una scelta facile. Ma è l’unico modo di non aver paura di “perdere tempo” perché lo recupero togliendolo a tutte quelle attività inutili che mangiano il tempo della scuola, solo per soddisfare abitudini difficili da modificare.
Mi riavvicino. Ritorno a ciò che le ha detto la bambina. Voglio ripescare anche la ricreazione e tutti gli altri momenti in cui sembrano non esserci i saperi, ma ci sono le abilità sociali, l’autonomia, le competenze di cittadinanza. Quanto tempo in più è necessario per una ricreazione in cui gli alunni si autogestiscono, si aspettano per mangiare insieme, si riappropriano dell'aula, riordinandola, riorganizzandola, predispongono qualche gioco.
Potrei aggiungere tanto altro ma credo di aver risposto alla sua domanda.
I tempi invisibili sono tutto questo, tutto quel tempo necessario che fa crescere le persone, che le forma, che accoglie ciò che non può sembrare utile nell’immediato, che guarda alla persona in formazione pensando alla crescita complessiva e non a riempirla di contenuti già impacchettati.
Per rintracciarlo, questo tempo, spostatevi dal programma e guardate i vostri figli, la motivazione con la quale arrivano a scuola, la loro serenità, la loro sete di scoperta, la capacità di organizzarsi il lavoro e di mettere insieme ciò che gli occorre. Parlate con loro, ricordandovi di come erano e non abbiate mai paura di chiedergli cose che ancora non sanno o che non sanno fare, cercheranno la strada.
Questi sono gli effetti dei tempi invisibili. Di tutte quelle cose per le quali non trovate il metro.
E mi permetto di farla io ora una domanda. Vi siete chiesti davvero che cosa volete per i vostri figli?
No, mi creda, non sto provocando, voglio solo ragionare con lei su una cosa. Gli effetti di cui le ho parlato non convivono con una scuola dai soli tempi visibili. Motivazione, serenità, curiosità, autonomia, capacità di interrogarsi, di sbagliare e di ricominciare, tutte cose che so che apprezzate tanto, hanno bisogno di tempo invisibile.
Dobbiamo scegliere. Io l'ho fatto con tutti i rischi che comporta, Ora spetta a voi.
Istruzione o formazione? Alla fine, sa, la domanda è sempre la stessa.

6 commenti:

  1. Mi trovo perfettamente in accordo con quanto ha espresso. Grazie mille per la condivisione

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  2. Assolutamente in linea con il mio pensiero!

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  3. Perfettamente in accordo con tutto quanto espresso: IMPORTANZA DEI TEMPI INVISIBILI NELLA SCUOLA!!!

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  4. Grazie! Finalmente un po' di chiarezza. Ancora troppi insegnanti pensano di dover dimostrare con il lavoro fatto sul quaderno quando si faccia in classe: niente di più errato. Il quaderno ha senso se serve ai bambini nel momento in cui i bambini ne hanno il bisogno e piacere. Spesso è addirittura una tortura a mio avviso. I tempi invisibili sono i più preziosi mentre i quaderni vengono spesso dimenticati. In un anno scolastico un quaderno di matematica ma tante esperienze di sperimentazione, confronti, riflessioni, gruppi cooperativi, giochi alla LIM e... tanti bambini appassionati alla materia. I genitori ne son consapevoli, se ne parla insieme e come dici tu il confronto e lo scambio sono fondamentali per costruire ottimi rapporti educativi di simbiosi tra scuola e famiglia.

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  5. Bellissima riflessione! Mi trovo in linea con il suo pensiero

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