mercoledì 24 febbraio 2016

Ben ritrovata, Aula aperta!

In classe, ogni giorno è speciale, anche quelli in cui senti che hai perso e che ti sfidano a trovare nuove strade.
Ma certi giorni hanno qualcosa di più che non ti consentono di lasciarli andare. Quei giorni li chiudi solo se li fermi.
Oggi è uno di quelli.

Domani finisce la terza e ultima settimana di Aula aperta, l’esperienza con la quale apro le porte ai genitori, massimo tre al giorno, perché possano conoscere direttamente la vita scolastica dei propri figli, possano dare forma a quel tempo invisibile che ho provato a raccontare, ma che per essere conosciuto, e soprattutto riconosciuto, ha bisogno di essere respirato in prima persona.
Perciò oggi eravamo in cinque adulti in classe: io, maestra Stefania e tre mamme (oggi solo genere femminile), ma avremmo potuto essere tanti di più, anche senza pareti e senza tetto, che niente avrebbe potuto cambiare l’armonia dei bambini impegnati nel lavoro con la serenità di chi è abituato a essere vero e che non cambia con nessuno sguardo.

L’attività che ho proposto era già nota ai bambini, anzi era proprio una di quelle attività che assumono importanza nel loro divenire routine. Ma oggi avevo deciso di inserire un elemento di novità. A dire la verità, ero indecisa se farlo proprio questa mattina alla presenza dei genitori, ma poi, coerente con gli impegni, ho deciso di procedere come avrei fatto se fossimo stati soli; e così è stato.
Ho invitato i bambini alla scrittura di uno di quei piccoli testi che propongo da quando ho conosciuto la sperimentazione “Nulla die sine linea” e che ci sta facendo apprezzare risultati davvero molto interessanti. Poi ho spiegato il cambiamento: all’attività di scrittura sarebbe seguita una peer review, utilizzando gli stessi indicatori condivisi per la valutazione collettiva.
Ho lasciato che ipotizzassero cosa fosse la peer review (valutazione tra pari); poi ho organizzato e liberato.
La frase proposta oggi era “Io a… vorrei riuscire a fargli/le capire che…”. Come sempre, tempo a disposizione: venti minuti.

Terminata la scrittura, organizzati in gruppi di tre, hanno iniziato l’analisi e la valutazione dei testi dei compagni.
La consegna era chiara e ferma nella nostra Lim: lettura dei testi (sui quali avevo invitato a non riportare i nomi); valutazione, con attenzione a coerenza, struttura, completezza, correttezza, attribuendo un punteggio da 1 a 4; rilevazione di tre errori/testo ritenuti più importanti per la riflessione collettiva; individuazione di un testo da leggere alla classe. Su questo aspetto, era stato spiegato con chiarezza che la scelta non doveva ricadere necessariamente sul testo con valutazione più alta, ma su quello ritenuto comunque più interessante.

Osservarli al lavoro è stato straordinario. Da Seynabou coinvolta da subito nella lettura nonostante inizi a conoscere la nostra lingua solo adesso, alle discussioni in merito alla valutazione - “Maestra, è troppo difficile valutare… abbiamo dato tutti due, ma non sono due uguali…” - alla scelta dei testi, alla rilevazione degli errori.
Abbiamo visto i corpi avvicinarsi per collaborare meglio e ognuno offrire il proprio contributo. Alla fine, rispettando i tempi che ci eravamo dati, ogni testo aveva il suo post-it con le indicazioni richieste.
E poi è arrivato il momento della restituzione a cura dei bambini individuati da ogni gruppo.
Così, uno per isola, indifferenti al fatto che questa volta non eravamo soli, hanno offerto le loro riflessioni in merito alla consegna e alla collaborazione, per poi mostrare le scelte effettuate. A me il compito di leggere alla classe il testo proposto da ogni gruppo per la lettura.

Difficile esprimere l’emozione ogni volta che li vedo guadagnare spazio nell’aula, presentare l’esperienza del proprio gruppo con una crescente proprietà di linguaggio e manifestare con consapevolezza le proprie scelte.
Così, adesso, mentre ripenso a tutto questo, mi ritrovo a stupirmi ancora una volta di quanta vita scorra in una classe in sole due ore. Una vita che non può essere trattenuta ma che chiede di essere accolta e liberata.

Lo devo dire. Sono felice che i genitori stiano condividendo del tempo con noi. Mattine come questa, nella loro ordinaria semplicità, attribuiscono forma a tanto del nostro tempo invisibile.
Ora, penso a rientri a casa più rilassati, a zaini abbandonati in un angolo senza l'urgenza di essere interrogati e a genitori che posano gli occhi sereni sulla crescita dei propri figli.
Ben ritrovata, Aula aperta!

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