sabato 23 aprile 2016

Colloquio

Colloquio s. m. [dal lat. colloquium, der. di collŏqui «parlare insieme», comp. di con- e loqui «parlare»]. – 

Stamattina riflettevo sul significato vero del colloquio, su quel "parlare insieme", sullo scambio che è altro rispetto al "io insegnante parlo" e "tu genitore ascolti".
Del colloquio amo soprattutto questo. Iniziare dall'altro, avere informazioni da un punto di vista diverso dal mio. Mettermi in ascolto.
Per questo, anche se le  mie domande iniziali trovano ancora sorpresa, mi piace iniziare da lì.
Come è percepita l'esperienza scolastica?
Che cosa arriva davvero di ciò che viviamo in classe ogni giorno?
E ancora: il bambino è sereno, viene a scuola volentieri? Come vive gli impegni e le relazioni?
C'è qualche malessere che non vediamo, qualche bisogno che non abbiamo saputo leggere?
Solo dopo, prendo la mia griglia riepilogativa, con la quale, prima ancora degli apprendimenti, condivido le rilevazioni sul rapporto con la scuola, sulla motivazione, responsabilità, autonomia, relazioni e collaborazione, rispetto delle regole.
Il colloquio è oltre il blog, oltre Edmodo, oltre le comunicazioni frettolose.
É il tempo in cui noi insegnanti e genitori osserviamo la stessa realtà e restituiamo gli uni agli altri il pezzo che manca. É il tempo in cui, seduti allo stesso tavolo, ci possiamo dire ogni cosa e sciogliere i dubbi.
É un'opportunità, è la nostra fase ristrutturativa. Il momento in cui osservare meglio e, se necessario, riposizionare per rinnovare l'impegno per un cammino comune.
Per questo, io credo fermamente, che non ci sia un bambino per cui un colloquio non sia necessario. Significa perdere l'occasione di guardarlo tutto intero e di rileggersi partendo da lui.

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