martedì 26 aprile 2016

Noi genitori: Cara maestra...

Cara maestra,
sono una mamma che quotidianamente si affaccia nel suo blog con il piacere di trovare sempre, insieme alle coinvolgenti parole e suggestive immagini che raccontano le esperienze che vivono i suoi bambini a scuola, nella loro classe, delle bellissime e interessanti riflessioni che fanno sostare.
E in questi giorni, davanti ai suoi ultimi post, mi sono voluta proprio fermare, per stare insieme a voi, mentre leggeva ai suoi bambini la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.
Deve sapere che è un libro che avevo già letto e ascoltato in due momenti diversi della mia vita: nel primo non ero ancora mamma, nel secondo lo sono diventata.
Oggi, quelle parole, grazie a voi hanno assunto un significato diverso, hanno occupato un posto speciale nel mio cuore, restituendomi quella serenità e quella chiarezza che da tempo, ormai, non riuscivo più a ritrovare.
Le spiego.
A settembre mio figlio dovrà iniziare la scuola elementare e come mi hanno suggerito - in verità consigliato e tanto raccomandato – sarebbe necessario incontrare la maestra che lo accompagnerà in questa nuova sorprendente avventura, per presentarmi, per conoscerla, ma soprattutto per parlare di mio figlio, per raccontare la sua storia, la nostra storia, perché solo se saprò preparare con cura e attenzione il suo viaggio nella scuola, potrò garantirgli un inserimento e un percorso sicuro e sereno. 
…Voglio deporre un uovo. Con le ultime forze che mi restano voglio deporre un uovo. Amico gatto, si vede che sei un animale buono e di nobili sentimenti. Per questo ti chiedo di farmi tre promesse. Mi accontenterai?...

Lo sa maestra, sono una persona che non solo apprezza i consigli, ma li considera davvero un dono prezioso, che cerca sempre di ascoltare senza distrazioni; eppure… io a quell'incontro sento di volerci arrivare leggera e libera, per assaporare tutta la bellezza di quel viaggio che inizia con un emozionante passaggio di affidamento da una mamma a una maestra, attraverso un dialogo che racchiude un’unica promessa: quella di essere disposte a fidarci l’una dell’altra, di rispettarci, di saperci incontrare e rincontrare ogni giorno con coraggio, sincerità, umiltà e onestà, senza paura di invadere e sovrapporci, di riconoscerci e riscoprirci come un’opportunità…Avere quindi la consapevolezza che entrambe, ciascuna per il proprio ruolo, diventeremo per mio figlio una presenza insostituibile. Presenze differenti ma complementari.
Una promessa che lascerà lo spazio a mio figlio di costruire con la sua maestra un legame senza condizionamenti: autentico, spontaneo e gratuito. Non voglio essere un genitore che non sa riconoscere e trovare quel confine dove inizio io e finisce mio figlio e viceversa, con la conseguenza che i suoi bisogni si possono confondere con i miei e soprattutto con le mie aspettative.
Una promessa che non ci porterà mai alla rinuncia, anche quando saremo disorientate e spaventate, perché la forza e la consapevolezza le ritroveremo in quella responsabilità e grande privilegio di dover insegnare a mio figlio a volare… a rispettare la sua natura e il bisogno di essere se stesso anche se questo potrebbe attaccare tutte le sue certezze.
Ho quindi deciso che non dirò molto di mio figlio, solo quanto sarà indispensabile, perché proprio in quella promessa, in quella disponibilità fatta di sensibilità, non esiste la necessità di conoscere tutto prima, perché per affrontare e trovare le soluzioni a tutti i problemi e le difficoltà, bisogna mettersi in gioco, entrare dentro le storie di chi le vive. Solo da quella posizione è possibile comprendere e restituire. 
Oltretutto ci sono circostanze che non si possono proprio anticipare…
Che storia terribile! Terribile! Vediamo, fatemi pensare: gabbiano… petrolio… petrolio…gabbiano… gabbiano ammalato… Ci sono! Dobbiamo consultare l'enciclopedia!
Non sono certa che il mio pensiero possa essere compreso e condiviso, ma ritengo che ognuno di noi quando si trova davanti a qualsiasi storia, al nuovo, all'inaspettato, al diverso, debba uscire da tutte quelle tesi, da quegli schemi e generalizzazioni che rischiano di inquadrare e definire. Nello stesso momento in cui tutto si muove, cambia e si modifica, le definizioni rimangono per sempre, spesso inchiodano una volta per tutte, non permettendoci di fare spazio e andare oltre, di avere fiducia in tutto quello che è e che sarà, comunque, possibile e percorribile. 
Eppure, quando penso alla mia esperienza genitoriale, non la vedo così tanto differente da quella di una maestra, credo invece che ci siano molte realtà che ci rendano simili, che ci fanno posizionare davanti al bambino con lo stesso cuore, con le stesse emozioni e intenzioni.
Per molti giorni il gatto nero grande e grosso rimase sdraiato accanto all'uovo, proteggendolo e riavvicinandolo con tutta la delicatezza delle sue zampe pelose ogni volta che con un movimento involontario del corpo lo allontanava di un paio di centimetri. Furono giorni lunghi e pieni di disagi, che ogni tanto gli parevano completamente inutili perché gli sembrava di prendersi cura di un oggetto senza vita, una specie di fragile sasso, anche se bianco a macchioline azzurre.
...Il momento dell’attesa…Non sappiamo nulla dei bambini che ci saranno affidati, non conosciamo i loro nomi, i loro volti, il loro aspetto, il loro odore, il loro carattere, ma occupano già un posto unico e speciale nella nostra vita. E’ il momento dell’immaginazione e della fantasia, dove si cerca di trasformare in reale ciò che ancora non lo è. E’ il momento della revisione, delle riflessioni, dei dubbi e delle incertezze ma anche delle conferme e sicurezze. E’ un tempo in cui facciamo spazio, dilatando il nostro cuore, predisponendolo ad accogliere senza riserve.
...Il momento dell'abbinamento...Arriva il giorno in cui ricevi una chiamata: ecco dei nomi, dei volti e alcune informazioni. In un fascicolo sono racchiuse tutte le nostre emozioni e i nostri rumorosi silenzi. Ecco i miei figli…Ecco i suoi alunni.
Ora ci ritroviamo dentro un’altra attesa, anche se questa volta ha un sapore e colore diverso. 
E’ un’attesa viva, tutta da riempire. E’ il tempo dell’entusiasmo, della meraviglia, della speranza, dei preparativi e dell’organizzazione che viviamo con tanta trepidazione e ansia. E’ il tempo in cui ci sentiamo sempre più mamme…sempre più maestre.
Zorba prese l'uovo fra le zampe anteriori e così vide che il pulcino beccava fino ad aprirsi un varco attraverso il quale fece capolino la sua minuscola testa umida e bianca.
<<Mamma!>> stridette il piccolo gabbiano. Zorba non seppe cosa rispondere. Sapeva che la sua pelliccia era nera, ma pensò che l'emozione e il rossore dovevano averlo trasformato in un gatto viola.
…Finalmente arriva il giorno dell’incontro…Del primo giorno di scuola…
Insieme all'incontenibile gioia dobbiamo fare i conti con un momento di sospensione, perché sentiamo tutta la grande responsabilità nei confronti di chi ci ha affidato i nostri bambini e quando guardiamo i loro occhi leggiamo tutto il coraggio di chi ti sta consegnando la vita, senza sapere in verità chi sei. Leggiamo il desiderio di avere una relazione duratura e significativa, che sia per sempre, ma anche la grande paura di non avere la certezza di poter avere lo stesso in cambio. Ti fai chiamare mamma, ti fai chiamare maestra…questa è l’unica cosa che sanno. In questo tempo noi ci sentiamo mamme, voi vi sentite maestre, ma i nostri bambini non sanno ancora cosa vuol dire essere figli…essere alunni.
Sarà nella quotidianità che impareremo a conoscerci e ad appartenerci. Scopriamo che essere mamma, come essere maestra, è una vera e propria vocazione che si scopre e si rafforza ogni giorno nel rapporto con i nostri bambini. In questa vocazione dobbiamo avere la capacità di offrire sempre uno sguardo nuovo, incantato e allo stesso tempo concreto e attento nel saper cogliere i segnali, interpretarli, per riuscire a dare delle risposte. Dobbiamo donare il nostro tempo con pazienza e serenità, farlo diventare quello spazio in cui i bambini si riconoscono, crescono e si modellano. Accorgerci che a volte corriamo sapendo di avere affianco dei bambini che possono andare solo piano, ma che la vita ci ha messo vicini…Sapere anche che è concesso sbagliare e correggersi. Dobbiamo abbracciare il dolore di una sconfitta per trasformarla in quella forza necessaria per vincere ogni paura, dubbio, stanchezza e sconforto. Saper convivere con le nostre emozioni, saperle guidare, trattenere e liberare quando occorre. E perseverare per non arrendersi.
Perché proprio in questa vocazione, noi ci siamo tutti interi e per i nostri bambini rappresentiamo un punto di riferimento…come quel gatto…ma non un gatto qualunque. 
Un gatto del porto.
Cara maestra, noi siamo proprio così, nella nostra storia, insieme, siamo come Zorba.
Siamo degli adulti che per insegnare ai nostri bambini a volare, attingiamo al sapere più grande: al miracolo dell’amore che ci sposta oltre i nostri limiti e le nostre paure, che si mostra ogni giorno nella forza che rende possibile per loro ciò che per noi stessi non lo sarebbe mai. E come quel gatto del porto, quando i nostri bambini impareranno a volare, rimarremo fermi a guardarli andare incontro al loro destino, orgogliosi e fieri di essere riusciti a donargli quella libertà di essere loro stessi...
- Ora volerai, Fortunata. Respira. Senti la pioggia. È acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, un altro ancora si chiama sole e arriva sempre come una ricompensa dopo la pioggia. Senti la pioggia. Apri le ali.
Cara maestra, ora concludo. Però prima devo dirle la verità.
Quell'incontro, quell'emozionante passaggio di affidamento da una mamma a una maestra, è già avvenuto quasi tre anni fa. E l’ho avuto proprio con te, maestra Enrica.
Un incontro che si rinnova ogni giorno, con semplicità e sincerità e che mi ha aiutato e mi aiuta a diventare mamma…sempre più mamma, in quel figlio…sempre più figlio che proprio in quel viaggio, attraverso quell'acqua, quel vento, quel sole e quella pioggia, ha scoperto la bellezza di potersi affidare. Sempre.

2 commenti:

  1. Leggere questo messaggio mi ha tolto il fiato e lasciato senza parole dall'emozione. Mi son commosso nel leggere del legame creatosi tra un'insegnante e una madre che decide consapevolmente di affidare il proprio figlio per un cammino di esperienze lungo cinque anni. Se ci pensiamo con attenzione non sono per niente pochi e certi vissuti raccolti in questa fase dello sviluppo sono quelli che ti segnano per sempre. L'insegnante è proprio colui o colei che crea questo legame di fiducia, di rispetto e di amore per il sapere, un sapere pensato e voluto per i preziosissimi bambini: la vera punta di diamante della scuola, il vero cuore che batte. Vi ringrazio per questa luce che arriva a illuminare anche il mio cammino ed è proprio vero: "vola solo chi osa farlo!!!"
    Un abbraccio sincero
    Christian Castangia

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  2. Grazie per questo tuo bellissimo post, Isa. Sento tutta la vicinanza che arriva quando si costruisce insieme, con disponibilità e fiducia, pronti a ripensarsi ogni volta che è necessario.
    Sono parole che fanno davvero molto bene a chi, come me, è felice di poter essere, prima di tutto, un "gatto di porto".
    Ti abbraccio.
    Enrica

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