domenica 19 febbraio 2017

Del voto e di altri demoni

 
Ieri mattina, a conclusione della prima settimana di Aula Aperta, Simona Banci, la mamma di Anna, nel momento di offrirci una sua restituzione, ha catturato tutta la nostra attenzione regalandoci la lettura di un racconto scritto per noi.
La protagonista è Veronica, proprio la maestra che la scorsa settimana ci ha fatto riflettere sulla scuola con la sua lettera che raccontava Lo Scrutinio più veloce, il suo.
Non posso fare a meno di far viaggiare questo racconto, unito all'invito che, in conclusione, Simona ha rivolto ai bambini: - Non smettete mai di credere che un'altra scuola sia possibile, di custodire questa convinzione e di portare con voi ciò che voi stessi state vivendo... 

Simona, in classe, in un clima carico di emozione, ha ricevuto il nostro applauso in piedi. Sono sicura che non vi sarà difficile comprenderne il perché.
Non potevamo immaginare che aprire le porte ai genitori, con il tempo, avrebbe portato dentro tutto questo... grazie Simona!

Sotto sono riportati i link alla lettera di Veronica e alle risposte pubblicate sul blog.

Del voto e di altri demoni

Si narrava tra i banchi della mia scuola, di una ragazza che visse ai tempi dell'inquisizione scolastica, anni difficili in cui la scuola, divenuta intransigente verso gli insegnanti con punti di vista differenti, indagava e puniva severamente i docenti sostenitori di teorie considerate contrarie alla comune ideologia scolastica, mettendo al bando ogni loro tentativo di sperimentare nuove strategie didattiche e relegando in un angolo gli insegnanti dissidenti, quei pochi che con immenso sforzo cercavano di valorizzare i propri allievi, evidenziandone i talenti, facendo sì che ognuno si appassionasse allo studio, alla lettura, alla ricerca del sapere... La giovane si chiamava Veronica, e nel periodo di tempo dedicato alla sua formazione di insegnante, grazie all'incontro con una maestra “ribelle”, suo supervisore, aveva sviluppato una visione non convenzionale della didattica, in quanto più accogliente, più calma, più serena, appassionandosi in particolar modo agli E.A.S., Esempi di Apprendimento Sociale, gli spazi dove il bambino - in classe - cresceva e imparava collaborando con i compagni, condividendo con loro il suo pensiero, confrontandolo, sostenendolo e sviluppando in tal modo uno spirito critico.
Decise allora di far parte anche lei del gruppo dei “DIVERSI” portando avanti gli insegnamenti ricevuti e proponendo nelle sue classi una metodologia che avesse al centro il bambino, il suo essere, il suo vissuto, i suoi tempi soprattutto, e adottando una didattica che dal bambino partisse e al bambino tornasse, suscitando però, nel contempo, l'indifferenza e talvolta il livore di taluni colleghi, più conformisti e allineati.
In questo modo Veronica divenne vittima dell'intolleranza scolastica del dirigente, dei colleghi, persino di qualche genitore.
E così Veronica si trovò a lavorare sempre più in solitudine trovando unico conforto in quei piccoli bambini che lei tanto amava e per i quali dopo aver attentamente progettato, ogni giorno si trovava a rimettere tutto in discussione e a ricominciare daccapo, affinché tutto il suo sapere giungesse a ciascuno di loro.
Ma, come spesso accade nella vita, quando un individuo non si uniforma al gruppo prevalente, il gruppo decide di escluderlo, e infatti Veronica fu emarginata dalla comunità scolastica che la riteneva troppo presuntuosa per uniformarsi e adeguarsi alle regole.
Finché arrivò il giorno. Il fatidico giorno. Il giorno degli scrutini.
Veronica ci aveva lavorato tanto, in modo da dare ad ogni bambino il giusto spazio, il giusto metro di valutazione, la giusta attenzione e con impazienza attendeva il momento di condividere il suo lavoro con i colleghi e con il dirigente, per poter ancora una volta - alla presenza di più sguardi - soppesare le scelte, riverificare i percorsi individuali, gli apprendimenti, la progressione personale.
Ma un’amara verità attendeva la giovane educatrice.
La scoperta che a nessuno interessava il suo lavoro, e ancor di meno le storie di quei fanciulli.
In un mondo dove tutto scorreva veloce, ci si aspettava e si esigeva da lei solo e soltanto un numero.
E così anche il tempo dedicato alle valutazioni scorse via veloce, nell’indifferenza generale...
Ma l’amore, quando è sincero, non lo si arresta né lo si può arginare, e Veronica amava troppo i suoi bambini e così decise di sollevare lo sguardo e guardare lontano... e lontano... e ancora più lontano, oltre la vergogna di chi si cela dietro il silenzio, oltre l'ipocrisia dei potenti, il pregiudizio dei vili, l'egoismo dei miseri.
Perché lontano doveva giungere insieme ai suoi bambini, per costruire con loro una società dove le idee – seppur diverse - avranno sempre un valore, dove il confronto, l’incontro, lo scambio faranno sempre da guida, dove l’amore per il sapere, per il pensiero altrui, per le proprie convinzioni, l’amore - il “demone” più potente e per questo da tutti temuto, incriminato, denunciato, colpevolizzato – sarà ancora e sempre l’unico sentimento capace di imprimere un significato profondo alla loro vita.

Liberamente tratto da un fatto realmente accaduto, e sommessamente ispirato al libro Dell'amore e di altri demoni.

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