giovedì 22 ottobre 2015

Non voglio una scuola a forma di quaderno!

- Maestra oggi c'è scienze... io non ho un quaderno di scienze!
- Certo che non ce l'hai, tranquillo! Non vi ho proprio chiesto di comprare un quaderno per le scienze; quando serve, quello di italiano o di matematica vanno benissimo.
Lo vedo un po' stupito, e so bene che non lo è solo lui, di sicuro lo sono anche i genitori. Nonostante abbiano avuto quasi solo me (sono docente prevalente) la scuola a forma di quaderno è ben radicata e certe domande si ripropongono puntuali.
Conosco classi con quaderno di italiano, quaderno di grammatica, quaderno dei testi, quaderno delle poesie, quaderno di matematica, quaderno di geometria, quaderno di storia, di geografia, di scienze, di musica più portalistini e quaderno pentagrammato, quaderno di inglese  e di religione. In qualche caso anche quaderno dei testi e di matematica sdoppiato, uno per la scuola e uno per casa.
Ai quaderni poi vanno aggiunti: libro dei linguaggi, sussidiario delle discipline, libro degli esercizi di area linguistica, libro degli esercizi di area matematica, due libri di inglese e due di religione, ma anche il libro di cittadinanza e costituzione (ce lo abbiamo anche noi dall'anno scorso), quando non se ne aggiunge qualcuno più specifico richiesto dalle insegnanti...
Scuola primaria.
Lo credo bene che sembra strano che io, nonostante le mie sette materie, continui ad utilizzare solo due quaderni per tutto (uno a righe e uno a quadretti) e, soprattutto che, nonostante ciò, si riempiano lentamente.
Eppure per me è semplicissimo. Al centro c'è spazio solo per i bambini.
Inizio la mattina rispiegando loro la mia scelta e ne approfitto per dire ancora una volta che io non sento il bisogno di dividere, che le discipline altro non sono che punti di vista diversi dai quali osserviamo la stessa realtà.
I bambini sono convinti, ma con loro è facile. Loro non hanno bisogno di etichette e di pagine, sanno bene che le loro mattine sono ricche di esperienze e di scoperte e che tutto questo non può essere contenuto in una specifica materia e in nessun quaderno. Ma non è così naturale agli occhi degli altri.
La scuola ha preso la forma del quaderno e del libro; questi, cosi come dice bene Roberto Maragliano, danno sicurezza, consentono di avere tutto sotto controllo, una scansione chiara, sequenziale, di ciò che deve essere fatto. Consentono di prevedere esattamente il punto esatto nel quale ci si troverà a novembre, dicembre, gennaio....
Il quaderno è l'altra faccia. Dimostra, non lascia dubbi.
Questi sono gli strumenti del programma che arriva dall'esterno, che non accoglie ciò che nasce dentro e che nega cittadinanza ai contenuti che chiedono di snodarsi in percorsi naturali. Sono strumenti che non accolgono la complessità della realtà e del funzionamento del nostro cervello. Su questi temi non ringrazierò mai abbastanza Silvano Tagliagambe per il suo recente contributo.
Il quaderno è prova di ciò che faccio. Più è pieno, più ho lavorato. Il primato della quantità sulla qualità. Della traccia sull'esperienza, sulla scoperta.
Non importa cosa e a che spese. Non importa che cosa si sacrifica.
Non importa se il quaderno prende il tempo del dialogo, della riflessione, del confronto, del fare insieme, dell'incontro con l'errore...
L'avanzare delle pagine sul libro e sui quaderni rassicurano tutti.
Nessuno si interroga se quei saperi avranno il potere di lasciare altra traccia oltre quella immediata effetto di un apprendimento "ripetitivo e riempitivo".
In tutto questo, a sorprendermi sempre è che quando le famiglie si interrogano, non foss'altro che per gli zaini pieni e i troppi compiti, la scuola si irrigidisce e solleva muri. Quando a interrogarsi è la scuola, lo fanno le famiglie. Angoscia da zaino troppo leggero.
Eppure basterebbe osservare in modo nuovo. Magari iniziare a farsi qualche domanda.
Io me ne faccio sempre una molto semplice, tanto da essere banale.
Come mai nonostante una scuola a forma di quaderno e di libro, nessuno sa più scrivere?

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