giovedì 14 settembre 2017

Primo giorno di scuola

Cose che si ripetono...

Primo giorno di scuola (Enrica Ena, Scuola italiana moderna, settembre 2016)

Ecco ci siamo. Si ricomincia. L'emozione è sempre la stessa. 
Non dormivo da alunna. Il grembiule bianco sulla sedia, il fiocco inamidato e lo zaino che profumava di nuovo. Non dormo da insegnante. I file necessari, i documenti per le famiglie ricontrollati mille volte, i materiali per le prime attività. 
La verità è che sento la forza di ciò che si gioca il primo giorno di scuola. È il momento in cui dichiariamo/rinnoviamo chi siamo, che insegnanti vogliamo essere, che relazioni vogliamo costruire, quali sono le nostre intenzioni educative. 
Dal primo settembre, sono giorni intensi per arrivare pronti a questo appuntamento, faticando a strappare il tempo necessario da dedicare allo spazio, alla classe, alle prime attività. 
Collegi, commissioni, corsi, progetti, quadri orari… Tutto importante. La vita delle classi si snoda all’interno di scenari organizzativi ampi che ci devono trovare presenti, ma noi insegnanti abbiamo una grande preoccupazione, la responsabilità di ripresentare la scuola agli attori principali, i bambini e i loro familiari. 
L’aula accogliente, perché sia riconosciuta come spazio nel quale stare bene, e i materiali pronti per assolvere al loro scopo. 
Gli aggiornamenti al computer e le cartelle in ordine, pronte per accogliere le nuove attività. 
La verifica della LIM e l’installazione delle nuove applicazioni studiate durante l’estate. 
Una semplice presentazione per illustrare a genitori e bambini l’organizzazione e le scelte fondamentali che caratterizzeranno l'anno scolastico. 
E le buste per ogni famiglia: il calendario, l'orario, l'elenco dei materiali, le regole della scuola, i moduli da firmare e quelli per raccogliere le informazioni essenziali, il libretto delle giustificazioni. 
Troppe cose? Non so. Io credo che sia importante accogliere i genitori con mezz'ora di professionalità che faccia sentire loro di essere davanti a una scuola bene organizzata. Un investimento che si traduce in fiducia nelle persone alle quali affidare i propri figli. 
E poi c'è la prima attività. Quella con la quale riavvicinare i bambini durante i primi giorni di scuola. Un'attività orientata ai nuovi percorsi, che sappia essere coinvolgente e graduale. Pensata per rimisurarsi con il gruppo e per far riemergere i saperi e le capacità da rimettere in gioco in nuove scoperte. 
Per la mia terza, per la quale era previsto l'incontro con le specificità disciplinari, lo scorso anno è stato un impegnativo, ma divertente gioco di classificazioni. 
In tutto questo, l’attenzione è perché arrivi il messaggio più importante. Non stiamo ricominciando, stiamo proseguendo. L’estate non chiude un percorso, lo sospende per un po', ma si riprende lo stesso viaggio. 
La nostra campana suona e io sento salire l’emozione.
I bambini con i loro genitori sono in classe. Accorciamo le distanze, ci accogliamo. 
Li vedo scrutare lo spazio e interrogarsi. Che cosa nasconderanno quelle tavole colorate appese dappertutto?
Do spazio agli adempimenti, tengo i bambini in sospeso. Lascio che vivano questa prima mezz’ora con i genitori accanto, che si crei quel tempo che costruisce il passaggio tra loro e noi.
La mezz’ora termina, i genitori, con gli occhi lucidi per il rinnovato distacco, si allontanano e noi ci ritroviamo soli. Insegnanti e bambini.
Io chiedo solo di guardarsi intorno e di osservare ciò che è lì, pronto per perdersi nel loro tempo di scoperta.
Si riparte da loro, non può essere diversamente.
Io, ancora una volta, non ho intenzione di mettermi di fronte. Cerco da subito spazio al loro fianco.
Li accolgo e parto.
[…] Vi aspetto pronti a navigare, senza paura di nessun mare. Seguiremo ancora il tempo e il vento. Quando sarà necessario faremo bordi lunghi. La forza del mare non si contrasta ma si asseconda.
E, come sempre, avremo la fortuna di non essere mai soli, possiamo contare sui genitori e lo sappiamo. Noi non vogliamo una scuola che li lasci a terra, preoccupati di vederci allontanare senza conoscere la nostra direzione. La nostra è una barca spaziosa e ci piace accogliere.

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