[...] Ho imparato che il Paese del Dente di Leone, a forza di desiderarlo, era dentro di noi.
Questa cosa di riuscire a sentire i bambini è strana.
Sto leggendo per loro il secondo libro, da quando la scuola si è spostata a casa. Un capitolo che trovano nella classe virtuale ad aprire le tre giornate stabilite per il "post organizzativo", che arriva puntuale, alle 8:30, il lunedì, il mercoledì, il venerdì.
Ieri ne ho registrato qualcuno in più del solito perché il libro era quasi alla fine e ho pensato di completarlo. Cambio di maglietta per ogni capitolo, scambio di due battute iniziali, con attenzione alla giornata in cui lo troveranno e si parte... Ma, per quanto ogni volta legga immaginandomeli di fronte, e gli parli come se fossero lì, mai avrei potuto immaginare che mi sarebbe successo ciò che mi accade in presenza.
Arriva il capitolo 11, l'ultimo. È la "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza" di Luis Sepúlveda. Siamo al finale. Le lumache, quelle che sono riuscite a salvarsi, entrano nel tronco cavo che farà loro da casa. Ribelle, la protagonista della storia, prima di ritirarsi dentro il guscio, esce a spiare la scia di bava che brilla sulla rugiada e pensa che, pur essendo una traccia di dolore, è anche una traccia di speranza... e a me, proprio come mi accade in classe, con loro, quando uno dei nostri libri è alla fine, mi si rompe la voce, gli occhi mi diventano lucidi e fatico a completare il capitolo. Li vedo lì, davanti a me e, senza rendermi conto, li guardo, con gli occhi visibilmente lucidi che incontro sullo schermo, e dico loro che questo capitolo è l'ultimo di quest'anno e che mi sento un po' come Ribelle che ha intrapreso con loro un viaggio difficile pur di tenerle insieme e portarle al sicuro.
Non ricordo esattamente le mie parole arrivate da sole, e non le riascolterò, non prima che le ascoltino loro. Ma è stato bellissimo accorgermi della forza che ha il mio sentirmi con loro, oltre ogni distanza.
C'erano letture in rete, tante messe a disposizione dagli stessi scrittori, altre da lettori professionisti, ma sono contenta di aver scelto di esserci proprio io. Di averli aspettati a ogni appuntamento con la lettura, di aver tenuto duro, quando alla fine del primo libro, con la stanchezza che sopraggiungeva, ho scelto di leggerne comunque un altro. Non è iniziare che conta, è continuare. Ormai questo apprendimento l'ho fatto mio.
Forse, a commuovermi, è stato un po' anche questo. Sapere che quel capitolo 11 arriverà a poco meno di dieci giorni dalla fine della scuola e che davvero, come Ribelle, ho messo davanti ciò che conta, nonostante conoscessi la fatica e i rischi del viaggio... E forse, proprio come lei, ho sentito in anticipo la sensazione di pace, che arriva quando porti a termine il tuo compito.
- Hai mantenuto la parola. Ci hai portato nel nuovo Paese del Dente di Leone - disse una lumaca entusiasta.
- No - sussurrò Ribelle, - ti sbagli. In questo viaggio che è iniziato quando ho voluto avere un nome ho imparato tante cose. Ho imparato l'importanza della lentezza e, adesso, ho imparato che il Paese del Dente di Leone, a forza di desiderarlo, era dentro di noi - concluse in un sussurro e, lentamente, molto lentamente se ne andò a mangiare insieme alle sue compagne.
Questa cosa di riuscire a sentire i bambini è strana.
Sto leggendo per loro il secondo libro, da quando la scuola si è spostata a casa. Un capitolo che trovano nella classe virtuale ad aprire le tre giornate stabilite per il "post organizzativo", che arriva puntuale, alle 8:30, il lunedì, il mercoledì, il venerdì.
Ieri ne ho registrato qualcuno in più del solito perché il libro era quasi alla fine e ho pensato di completarlo. Cambio di maglietta per ogni capitolo, scambio di due battute iniziali, con attenzione alla giornata in cui lo troveranno e si parte... Ma, per quanto ogni volta legga immaginandomeli di fronte, e gli parli come se fossero lì, mai avrei potuto immaginare che mi sarebbe successo ciò che mi accade in presenza.
Arriva il capitolo 11, l'ultimo. È la "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza" di Luis Sepúlveda. Siamo al finale. Le lumache, quelle che sono riuscite a salvarsi, entrano nel tronco cavo che farà loro da casa. Ribelle, la protagonista della storia, prima di ritirarsi dentro il guscio, esce a spiare la scia di bava che brilla sulla rugiada e pensa che, pur essendo una traccia di dolore, è anche una traccia di speranza... e a me, proprio come mi accade in classe, con loro, quando uno dei nostri libri è alla fine, mi si rompe la voce, gli occhi mi diventano lucidi e fatico a completare il capitolo. Li vedo lì, davanti a me e, senza rendermi conto, li guardo, con gli occhi visibilmente lucidi che incontro sullo schermo, e dico loro che questo capitolo è l'ultimo di quest'anno e che mi sento un po' come Ribelle che ha intrapreso con loro un viaggio difficile pur di tenerle insieme e portarle al sicuro.
Non ricordo esattamente le mie parole arrivate da sole, e non le riascolterò, non prima che le ascoltino loro. Ma è stato bellissimo accorgermi della forza che ha il mio sentirmi con loro, oltre ogni distanza.
C'erano letture in rete, tante messe a disposizione dagli stessi scrittori, altre da lettori professionisti, ma sono contenta di aver scelto di esserci proprio io. Di averli aspettati a ogni appuntamento con la lettura, di aver tenuto duro, quando alla fine del primo libro, con la stanchezza che sopraggiungeva, ho scelto di leggerne comunque un altro. Non è iniziare che conta, è continuare. Ormai questo apprendimento l'ho fatto mio.
Forse, a commuovermi, è stato un po' anche questo. Sapere che quel capitolo 11 arriverà a poco meno di dieci giorni dalla fine della scuola e che davvero, come Ribelle, ho messo davanti ciò che conta, nonostante conoscessi la fatica e i rischi del viaggio... E forse, proprio come lei, ho sentito in anticipo la sensazione di pace, che arriva quando porti a termine il tuo compito.
- Hai mantenuto la parola. Ci hai portato nel nuovo Paese del Dente di Leone - disse una lumaca entusiasta.
- No - sussurrò Ribelle, - ti sbagli. In questo viaggio che è iniziato quando ho voluto avere un nome ho imparato tante cose. Ho imparato l'importanza della lentezza e, adesso, ho imparato che il Paese del Dente di Leone, a forza di desiderarlo, era dentro di noi - concluse in un sussurro e, lentamente, molto lentamente se ne andò a mangiare insieme alle sue compagne.
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