domenica 18 settembre 2016

Ma quanti sono questi libri?

Dato che qui si continua a crescere, ieri abbiamo deciso di muovere un altro passo verso l'autonomia. Così, zaino in spalla, svuotato da tutto il resto, ci siamo recati alla Libreria Simona per ritirare i nostri nuovi libri di testo, gentilmente prenotati per noi da Debora, la nostra Rappresentante di classe.
L'idea era nata per insegnare ai bambini che, ogni anno, i pesi da portare crescono, ma che questo accade solo quando si è in grado di trasportarli. Insomma... un ragionamento che parlava di pesi che crescono in proporzione.
Il punto è che ieri, ad essere sincere, noi maestre eravamo piuttosto perplesse perché i fatti hanno espressamente dimostrato che di proporzione non ce n'era affatto. E se questo non ci ha impedito di rientrare a scuola contenti, con i nostri libri nuovi - quando decidiamo di farcela, ce la facciamo - certamente il messaggio di partenza è saltato.
Il punto è che ci siamo rese subito conto che il numero dei libri è incredibilmente fuori misura e che è del tutto evidente che la relazione con l'età dei nostri bambini è sfuggita di mano, e non solo per una questione di peso. Sembra che questi libri debbano contenere tutto quello che c'è da imparare, come se il sapere possa arrivare soltanto da loro.
Così, mentre ieri guardavo i bambini caricare lo zaino, io, maestra da un quaderno a righe e uno a quadretti, sentivo già il disorientamento che seguirà tra tutti quei volumi, anche solo per riuscire ad assicurarsi di avere quello giusto al momento giusto.
Pensate che mi stia preoccupando eccessivamente? Contiamoli questi libri!
Sono tre libri di italiano: lettura, grammatica e laboratorio di scrittura; tre libri per le altre discipline: volume sussidiario, libro degli esercizi di storia e geografia, libro degli esercizi di scienze, tecnologia e matematica, ai quali si aggiungono l'atlante multidisciplinare e il libricino con le regole di matematica; e, ancora, tre libri di religione: testo, schede di verifica, quaderno della creatività, più una piccola Bibbia. E non è finita qui perché a questi andranno ad aggiungersi i libri di inglese, che non sono ancora arrivati, e quello di musica acquistato dai genitori. Perciò, lascio i conti a voi...
Il messaggio che arriva sa di pesi che schiacciano e fa veramente paura.
In aiuto può venirci solo il buon senso, che possa guidarci verso un uso ragionato che muova sempre dal curricolo essenziale, e non viceversa, e che al centro veda sempre i bambini. Allo stesso tempo, a mio avviso, si rende necessario riprendere seriamente in considerazione l'adozione alternativa. Il rischio, diversamente, è quello che a scuola resti davvero poco spazio per gli apprendimenti significativi, per una didattica che muova provocando la curiosità dei bambini e pescando dal loro mondo.
Questa riflessione, chiaramente, non toglie nulla ai proprietari della libreria, che ci hanno riservato un'accoglienza squisita e che ringraziamo per la grande gentilezza.
Le perplessità, infatti, sono tradotte in domande da rivolgere tutte a noi insegnanti: quali bisogni stanno interpretando gli editori? Che messaggi abbiamo mandato? Come può essere possibile, rinforzando queste scelte, che le nostre pratiche didattiche vadano oltre la forma libro?

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