venerdì 30 settembre 2016

Noi genitori: Ci ho messo un po’ a capire.

Come sapete, la rubrica dei genitori è uno spazio che accoglie riflessioni, aspettative, preoccupazioni, dubbi ed esperienze delle famiglie del nostro gruppo classe, ma anche oltre.
Oggi, ho ricevuto uno scritto interessante da Oriana Scalas, una mamma di Terralba, della provincia di Oristano che si affaccia quotidianamente sul nostro blog.
Grazie, Oriana, per aver voluto condividere con noi.

E’ il primo giorno di scuola e io sono davvero felice. Non ho uno zaino, ma una cartella rossa, di quelle rigide, rettangolari: classe 1969! Grembiule e codini, perché i capelli non devono spiovere sul viso mentre scrivo! E indosso le scarpette con le calze, nessuno si sognerebbe di indossare i sandali, anche se fa caldo… un insieme di precetti noiosi e soffocanti che passano in secondo piano: sono euforica, decisamente sopra le righe all'idea di rivedere la maestra e i compagni.
Chiudo gli occhi un attimo solamente, e ho quarant'anni di più. E ci sono loro, i miei due figli: uno studente brillante e un asino glorioso. 
Per loro è il momento di rientrare a scuola e sono profondamente abbattuti. Entrambi.
Hanno fatto il conto alla rovescia degli ultimi giorni di vacanza crocettando e sospirando sul calendario. Non sono per niente contenti di ritornare a scuola. Loro, nei confronti della scuola, provano una vera e propria avversione.
Ma perché? 
Con malinconia sempre più crescente io e mio marito ci interroghiamo.
Azzardiamo un mini lavaggio del cervello in un minestrone di bambini indiani che intrecciano tappeti, adolescenti avvolte in burka turchesi e nonni poverissimi di estrazione contadina.
Se le istanze dei primi sono lontanucce dal nostro quotidiano, i nonni che a nove anni andavano a far legna scalzi al monte, abitano dietro casa. La loro testimonianza è reale, la commozione della nonna che desiderava andare a scuola fa ancora male a chi ascolta.
Ritorno a quel giorno, mia madre mi accompagna e chiacchiera che sono fortunata perché lei avrebbe tanto voluto studiare e anche il papà andò subito a bottega.
E io penso ad una grande opportunità, vivo il sogno di mia madre e il riscatto sociale di mio padre. Sono qualcosa di più che felice, sono consapevole del mio piccolo ruolo sociale, sono protagonista.
Chiudo gli occhi un attimo solamente e sono di nuovo davanti ai miei figli per niente convinti, per niente empatici con il sud del mondo e con la nonna dietro casa. Certo, chinare la schiena sul banco al caldo era meglio che chinarla al monte, al freddo, ammazzandosi di fatica fisica, va da sè che la nonna preferisse andare a scuola... e come no? Vi ricordate la frase che disse l’allievo contadino di Don Milani? Sta a vedere che per far amare la scuola a questi figli occorre che a scuola si stia meglio che a casa.
Perché non vi piace andare a scuola?
Perché è noiosa.
State insieme ai compagni, imparate insieme a loro. 
E’ tutto così noioso, quello che impariamo è noioso, dice mio figlio.
Impariamo moltissime cose anche fuori dalla scuola, dice il fratello, cose molto più interessanti!
Per esempio?
Beh, quando non capivo cosa fosse l’industria e tu mi hai portato fuori dal paese nella zona industriale, poi su youtube mi hai fatto vedere i pomodori che diventano pelati, ho capito molte cose, sul lavoro, sui pendolari. E all'acquario interattivo? 
Ma son cose che si fanno anche a scuola…
No mamma, non capisci.
No, non capisco. Eppure ricordo benissimo di aver studiato anche io queste cose.
Chiudo gli occhi ancora un attimo, ricordo bellissime lezioni di educazione tecnica, sulla lavorazione delle materie prime, ricordo le visite agli stabilimenti, ricordo il problema politico degli idrocarburi! Pensa te cosa vado a ricordare!!!
Perché allora a me piaceva andare a scuola? 
Mi piaceva imparare. Ero curiosa, motivata, soddisfavo un’attitudine.
Anche i miei figli sono curiosi. Il più piccolo fa un sacco di domande, è un grande osservatore, quando sono alla guida con lui in automobile rischio il tamponamento: guarda lì, guarda là!
E il più grande, il mio amato figlio somarello? Non è curioso anche lui? E’ al limite della ficcanasaggine. Mamma chi era? E come lo hai conosciuto? E che lavoro fa? Che lavoro è? Mai sentito… bisogna studiare tanto? Una sfilza di domande da lasciarti stordita! Si, i miei figli sono curiosi, allora perché? Perché questo primo giorno di scuola per loro è così faticoso e triste?
Perché cara. Perché ce lo hanno detto, dice il marito. Il suo coefficiente di rassegnazione, ma anche di comprensione, è da sempre più alto del mio. 
Si annoiano, oserei dire si annoiano tremendamente.
Si, torna tutto. 
La notte del giorno x mi torturo, bel primo giorno di scuola. Ma che mi macero a fare, a casa mia va così da sempre, musi lunghi e borbottii.
A un certo punto non so perché penso a quei bimbi dal quoziente intellettivo che deraglia, i bambini prodigio, per intenderci. Quelli che rischiano di annoiarsi perché sanno già tutto.
E un po’ mi illumino... ma appena appena…
I miei bambini sono avanti, sono più avanti di me, di almeno quarant'anni!
Hanno sviluppato altre abilità, capacità che fatico a comprendere. Hanno milioni di stimoli che io mi sognavo. Richiudo gli occhi per un istante, e ricordo l’unico cartone animato della giornata, Goldrake! Lo aspettavamo tutti alle 17,00. E poi? Lunghi e pigri pomeriggi d’estate pieni di noia e di Topolino letti e straletti. 
Invece questi miei figlioli non hanno che da accendere la TV per avere quattro o cinque canali che trasmettono cartoni animati 24 ore su 24. Vanno al cinema almeno una volta al mese, io ci andavo rigorosamente a Natale. Io accendevo la radio il venerdì alle 13,00 per ascoltare l’hit parade, loro hanno il lettore MP3 dove il padre ha riversato l’intera discografia di almeno un centinaio di cantanti… Per fare una ricerca dovevo prendere il pullman e andare in biblioteca, loro hanno miliardi di pagine a portata di click… Quanto potrei continuare? I miei figli hanno un accesso illimitato ad un altrettanto illimitato numero di informazioni che velocemente vagliano ed altrettanto velocemente eliminano trattenendo solo ciò che loro reputano interessante. Sono mentalmente molto più fluidi, veloci e “consumisti” della bambina che io ero. Non è detto che sia un bene, però è così.
E’ difficile raggiungerli e devo dire che ci ho messo un po’ a capire.
A capire che la scuola dei miei bambini forse non si è ancora organizzata.
Chiudo gli occhi ancora per un istante, ed è già il secondo giorno di scuola.
Che noia, biascica mio figlio dentro la tazza del latte.
Hanno persino già contato i giorni che li separano dalla prossima sospensione natalizia.

1 commento:

  1. Grazie Oriana per aver condiviso con noi questa tua riflessione tra ieri e oggi. Ci sono dentro tutte le domande che dovrebbero spingere la scuola ad interrogarsi, a chiedersi quale sia il suo ruolo oggi e quali siano le possibili strade per riuscire a valorizzare e accrescere la curiosità dei nostri studenti verso la scoperta. Poni anche un problema che non è più possibile rimandare e che sta sollecitando l'ingresso di nuove metodologie che ragionano di competenze: in che modo, la scuola, che è ancora la più importante agenzia educativa, può diventare riferimento importante tra i continui stimoli che hanno bisogno di presenza per diventare significativi?
    Saluti carissimi,
    Enrica

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