venerdì 25 gennaio 2019

Verso i colloqui con i bambini


Fare scuola senza voti è per me una scelta professionale importante che ho fatto tanto tempo fa; anzi, a dirla tutta, i voti, io, non li ho usati mai. Questa è una decisione maturata con la volontà di mettere al primo posto un clima educativo sereno, in cui valorizzare la cura e l'aiuto dell'altro e l'apprendimento collaborativo, laddove ad avere la meglio, di norma, è la competizione. Ma anche di restituire forza alla motivazione intrinseca in uno scenario in cui tutto sembra essere legato esclusivamente al profitto.

Fare a meno dei voti, ma anche di qualunque altra forma di giudizio, non significa tenere fuori la valutazione. Questa resta presente, sempre. Ma è una valutazione che a numeri, lettere o quant'altro, preferisce il dialogo diretto e che non è separata dal momento dell'apprendimento. Al centro, per quanto mi riguarda, non può essere una pratica valutativa invadente che tende all'accertamento ancora prima di aver costruito. Questo perché sono convinta che il compito della scuola sia quello di garantire una crescita formativa a tutti, sempre e comunque.

Si tratta di scelte faticose, non solo perché si scontrano con attese diverse, consolidate nel tempo, ma perché comportano l'assunzione di nuovi compiti non semplici. Nel mio caso, la ricerca continua di tutte le possibili strategie per un fare scuola in cui siano sempre presenti pratiche didattiche orientate al continuo costruire: autocorrezione, valutazione tra pari, autovalutazione, fino a prevedere anche quella quadrimestrale, completata dai colloqui con i bambini.

Un impegno forte, quest'ultimo, specie quando, come quest'anno, mi sono ritrovata a ricominciare con un nuovo ciclo e a ragionare se queste scelte, in questa fase, fossero o meno opportune. 

Ad avere la meglio, però, è stata la convinzione che non mi sarebbe stato possibile tornare indietro. Dovevo solo trovare la strada adatta all'età dei bambini che mi erano stati affidati. Bambini di cui un numero importante è anticipatario. 

Ho riflettuto a lungo. Poi la risposta, come mi è capitato tante volte, è arrivata dallo scegliere la semplicità. Dal decidere di guardare esclusivamente loro, i bambini, tenendo fuori qualunque aspettativa adulta o eccessivamente tecnica.

Credo, così, di aver costruito uno strumento adatto a guidare i miei nuovi bambini nell'incontro con la valutazione quadrimestrale, capace di aiutarli a rileggersi e di supportarci durante i colloqui a loro riservati.

Ciò che va detto con chiarezza è che, per quanto si scelga la semplicità, queste sono proposte che hanno necessità di un contesto in cui certe pratiche hanno già preso piede (nel nostro caso l'autovalutazione è prassi quotidiana) e rendono necessario un attento accompagnamento.

La nostra esperienza verso i colloqui è partita mercoledì 23 gennaio, quando ho condiviso con i bambini la proposta dell'autovalutazione quadrimestrale e ho illustrato loro gli strumenti che avevo elaborato. 
Li abbiamo analizzati insieme in modo dettagliato e li abbiamo ripercorsi più volte, fino ad assicurarmi che tutto fosse chiaro. Poi, ieri - giovedì 24 gennaio - in apertura della mattinata, ho organizzato la classe in gruppi eterogenei, facendo attenzione che, all'interno di ognuno, fossero presenti buone competenze nella lettura, e ho avviato l'attività vera e propria.


Questo l'obiettivo: invitare i bambini a riflettere sul rapporto costruito con la scuola e ad autovalutarsi in merito alle competenze educative attese e al proprio rapporto con i saperi e le abilità messe in gioco in questi primi mesi della scuola primaria.

La prossima settimana, lo stesso strumento elaborato per supportarci in questa fase, guiderà i colloqui individuali con i bambini. Dieci minuti in cui ognuno avrà l'opportunità di parlare di sé e di riflettere sul proprio percorso di crescita.

Il percorso di lavoro: dettagli.

Fase organizzativa
Illustrazione dettagliata dei materiali (carte-domanda e scheda di autovalutazione); organizzazione delle isole di lavoro e nomina di un coordinatore; consegna dei materiali.

Prima fase: discussione
Ogni gruppo è stato invitato, utilizzando le carte-domande, a confrontarsi sull'area "Io e la scuola". Le carte (sette) sono state riposte coperte al centro di ogni isola. Al coordinatore è stata data la consegna di pescarle una alla volta, di leggerle e di assicurarsi che, a turno, intervenissero tutti. La richiesta era anche quella di assicurarsi che le risposte fossero ricche e articolate (non solo sì o no, ma sì perché..., no perché...) e di memorizzare le risposte di tutto il gruppo per poi poterle condividere con la classe.
Io ero impegnata a girare tra le isole, evitando qualunque forma di intervento, se non quelle utili a chiarire la consegna e gli aspetti organizzativi. 

Domande riportate sulle carte in stampa maiuscola, accompagnate da immagini-gancio:

- Vieni a scuola volentieri?
- Che cosa ti piace della scuola?
- Che cosa non ti piace della scuola?
- È stato faticoso il passaggio dalla scuola dell'infanzia alla scuola primaria?
- Come ti trovi con i compagni?
- Come ti trovi con le maestre?
- Trovi faticosa la mattinata scolastica? 



Seconda fase: restituzione
I coordinatori sono stati invitati a condividere con la classe quanto emerso dalla discussione di gruppo. I componenti dei diversi gruppi potevano contribuire per arricchire quanto riportato.
Io, in collaborazione con la tirocinante presente in classe, sono stata impegnata a registrare quanto condiviso.


Terza fase: compilazione dell'area relativa alle competenze educative attese
I bambini sono stati invitati, individualmente ma con il supporto del gruppo, ad autovalutarsi in merito alle competenze educative attese. A disposizione dei bambini quattro pallini da colorare. Questa fase è stata preparata riportando diversi esempi ricavati dalla realtà dei bambini, utili ad aiutarli a comprendere che la coloritura di un pallino rappresentava il valore minimo e quattro il valore massimo.

Frasi guida riportate in stampa maiuscola e accompagnate da immagini-gancio:

- Non  faccio assenze, se non quando sono malato, e vengo a scuola puntuale.
- Partecipo a tutte le attività con impegno.
- Rispetto le regole, i compagni e le maestre.
- Con i compagni sono gentile e li aiuto volentieri; nelle attività di gruppo collaboro con tutti; gioco senza escludere nessuno.
- Sono attento a far firmare le comunicazioni ai miei genitori, giustifico sempre le assenze, completo i lavori non finiti e svolgo le consegne.
- Collaboro nel tenere ordinata e pulita l'aula; ho cura del mio scomparto e della biblioteca di classe.
- Preparo con cura il mio materiale, controllando di avere sempre quello che mi serve.



Quarta fase: compilazione dell'area relativa agli apprendimenti disciplinari
I bambini, sono stati invitati, individualmente ma con il supporto del gruppo, ad autovalutarsi in merito agli apprendimenti disciplinari. 
In questa sezione, la scheda riporta anche dei semplici descrittori, riservati all'insegnante, utili sia a guidare verbalmente i bambini nel comprendere gli elementi di attenzione, sia a supportare il colloquio.

Aree, illustrate dal docente, riportate in stampa maiuscola e accompagnate da immagini-gancio:

- Io e il lavoro con le parole
- Io e il lavoro con i numeri e le forme
- Io e lo spazio, il tempo e la natura
- Io e le immagini
- Io e il movimento
- Io e la musica

Anche la terza e la quarta fase si sono svolte senza alcun intervento da parte mia, se non in merito alla comprensione delle voci e dell'uso dello strumento. 
Particolare cura ho avuto nell'evitare di esprimere qualunque valutazione sul lavoro dei bambini anche nel momento della consegna dei documenti compilati.

Concluso il lavoro di autovalutazione, sarà mia cura verificare quanto espresso dai bambini, così da appuntare le necessarie riflessioni che saranno utili durante i colloqui con gli alunni, programmati per la prossima settimana.

1 commento:

  1. Cosa sia la "scuola", cosa voglia dire essere "studente" sono questioni che si strutturano nel lavoro quotidiano. Se la scuola è l'insegnante che parla e l'alunno che ascolta, studia e risponde, se essere bravi a scuola vuol dire prendere buoni voti è perché l'insegnante con le sue pratiche quotidiane veicola questa idea, e gli alunni la introiettano senza alcun problema e per loro, e per sempre, quella è e sarà la scuola e il loro ruolo sarà rispondere a quelle richieste. Ecco, cara Enrica, per me il grande valore che ha la tua didattica, di cui qui porti un meraviglioso esempio, è quello dell'idea di scuola che realizzi, dell'idea di persona (prima che di studente) che promuovi. Una scuola per crescere, di farlo assieme agli altri, di responsabilità, di valorizzazione delle risorse di ognuno, non una scuola di standard cui conformarsi. Una scuola in cui si riflette e non una scuola della risposta giusta ma della risposta personale. Questa è la scuola che mi piace, questi sono gli insegnanti che mi piacciono.

    RispondiElimina

Grazie per aver lasciato un tuo commento! La pubblicazione avverrà entro le 24 ore.
I contenuti offensivi o inadeguati saranno immediatamente rimossi.