Ieri lavoravano sul
Carnevale, i miei bambini. Sì, sul Carnevale, con quattro testi: il racconto
della storia di Arlecchino e tre filastrocche, perché, a fine lavoro, potessero
scegliere loro quale imparare. Ma c'era un di più: erano testi pieni di errori
ortografici da dover scovare, e non erano soli. Un lavoro in coppia, con un
timer: trenta minuti di tempo a caccia di errori e altri dieci per
un'ulteriore ricerca dopo aver comunicato il numero di errori effettivamente presenti in ogni testo.
Non c'era nessuna
preoccupazione tra i bambini: era un gioco. Ma per me era anche un'attività di
verifica/consolidamento: una nuova occasione per insegnare l'autocorrezione, ma
anche per imparare a lavorare dentro tempi dati.
Eppure l'impegno non era meno.
Non meno di quello che avrebbero avuto sapendo che ad attenderli ci sarebbe
stata una valutazione (e non parlo del voto, parlo proprio di una qualunque
forma di valutazione). C'era la volontà di fare del proprio meglio,
semplicemente, perché è bello mettersi in gioco con una proposta insieme ai
compagni, ed è una soddisfazione trovare tanti errori e magari tutti...
Poi c'è stata la restituzione da parte delle
coppie: come è andata la collaborazione, eventuali difficoltà, che errori
abbiamo trovato, perché sono errori... Infine abbiamo acceso la LIM e riletto
insieme, evidenziato, ragionato, cercato di ricondurre a regole generali, con
gli elementi in possesso dei bambini e portandone dentro di nuovi.
Ho riflettuto molto, ieri, come mi accade sempre in
queste occasioni che sono la norma nel mio fare scuola. Ho riflettuto sul fatto
che la scuola non può andare in sospensione per valutare, che valutare è sempre
anche un importante momento per continuare ad apprendere, per rinforzare
ancora... E ho pensato che abbiamo voglia di fermarci su quel decreto che tanto
non ci piace perché porta dentro i voti, se non siamo in grado noi, prima di
tutto, di liberarci e di liberare i nostri bambini da ciò che non li mette nella
condizione migliore per imparare. Se non siamo in grado di ritornare al ruolo
della scuola, che è quello di costruire sempre e con tutti.
Ma noi - lo so che
non è bello dirlo - siamo ancora così: "Devo capire che cosa sai fare tu,
proprio tu, da solo", prima ancora ancora di esserci soffermati a creare
situazioni di apprendimento, di apprendimento, di apprendimento...
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