sabato 8 ottobre 2016

A proposito dei compiti per casa

A proposito dell'argomento sempre caldo dei compiti per casa, condivido un post di una collega del Liceo, Lorenza Boninu, pubblicato nel 2014, che ha ricondiviso sulla sua pagina fb questa mattina. La trovo una riflessione equilibrata e particolarmente interessante, ancora di più perché fatta da madre e insegnante. Ve ne propongo la lettura.

Basta compiti (e no alla conoscenza come penitenza)

1 commento:

  1. Interessante lettura ma non posso dire di condividerla benché anche io sia figlio di insegnanti e abbia frequentato tutti gli ordini di scuole compresa l'università.
    La famiglia è un elemento fondamentale nel processo dello sviluppo dei ragazzi e ove essa è carente nel suo ruolo di educatrice e guida dei figli per la scuola il lavoro diventa improbo.
    I compiti assegnati a casa non devono diventare così asfissianti da soffocare gli alunni tuttavia è molto importante che questi ultimi possano affrontare le sfide loro indirizzate dai docenti in base alla loro esperienza e preparazione. Il vero problema per me risiede nella necessità da parte dei docenti di riuscire ad adattare il loro metodo di insegnamento in modo tale da attrarre l'interesse degli alunni, far sì che il loro processo di apprendimento non diventi un elemento di fastidio nella loro vita ma venga ben accettato trovando un compromesso che preservi competenze trasmesse, competenze EFFETTIVAMENTE ACQUISITE e tempi impiegati.
    I compiti a casa sono un elemento importante del processo di valutazione che non riguarda soltanto gli alunni ma anche e soprattutto il percorso di insegnamento adottato dal docente. Se dai compiti capisco che non è stato l'alunno a farli, sarà mia cura cercare un contatto con i genitori, chiedendo quali problemi li hanno motivati ad assistere (o sostituire) i figli nello svolgimento dei compiti e potrò capire come adattare il mio modo di procedere in maniera tale da far sì che l'alunno non si senta intimidito dai compiti e possa affrontarli con mente serena, magari prestando più attenzione in classe ed entrare effettivamente in possesso delle nozioni indispensabili per lo svolgimento del compito assegnatogli.
    Parimenti i giudizi e le correzioni servono a valutare un insieme di fattori e motivare gli allievi a fare di meglio ed è questo il motivo per cui attribuirei un nove al posto di un dieci, spiegando all'allievo che ha fatto un ottimo lavoro ma può ancora migliorare.
    Spesso sento parlare di tempo pieno, ma nella moderna società troppo spesso questo riduce la scuola ad un baby parking, dove lasciare i bambini togliendo responsabilità ai genitori.
    La vita NON si svolge interamente a scuola, pertanto è necessario che gli alunni, una volta fuori dalla scuola, possano individuare un loro equilibrio e decidere cosa devono fare per migliorare le proprie competenze.
    Quando un adulto va al lavoro non si preoccupa di esso solamente nell'orario di lavoro, ma adatta la sua vita in modo da poterlo svolgere al meglio, se necessario si documenta per rendere di più, oppure si riposa per affrontarlo al meglio delle sue possibilità, e lo stesso processo di maturazione si svolge in piccolo fin da bambini.
    Spero che questa mia opinione sia condivisa da altri e ringrazio la signora Ena per questo interessante blog.
    Saluti
    W.

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