martedì 25 ottobre 2016

Noi genitori: La filigrana

Vi voglio raccontare una storia.
E’ il giorno in cui una mamma con i suoi bambini sta andando a trovare una persona a loro molto cara. Abita al secondo piano di una piccola palazzina e mentre solitamente usano le scale, i bambini insistono per andare in ascensore. Per loro è sempre divertente. 
Non sono soli. Con loro sale una signora. Dopo un breve saluto, educatamente, la bambina le domanda a che piano deve andare. 
“Al terzo”. La risposta. 
La bambina rimane ferma davanti alla tastiera dei comandi. Il suo corpo trasmette tutta la tensione. La mamma lo sente, e lo vede. 
“Al terzo”. Ripete la signora.
La bambina cerca aiuto e la sorellina, delicatamente, senza dire nulla, con la mano le indica il numero tre. Lo sguardo ritorna alla tastiera dei comandi. Sembra che quel numero sia stato cancellato. Non lo vede. Non lo riconosce. Eppure…
La sorellina comprende, si avvicina, e preme il tasto. L’ascensore parte.
La signora, con meraviglia, incomincia a domandare ai bambini come si chiamano, quanti anni hanno, quale scuola frequentano, in che classe sono, se andare a scuola piace, chi sono le loro maestre. Anche lei è stata insegnante e sa benissimo che, ormai, alla loro età, devono conoscere bene i numeri e saperli usare, devono saper contare, fare le moltiplicazioni, le divisioni, risolvere i problemi, scrivere e leggere velocemente…E poi, oggi, con tutti gli stimoli e le possibilità che hanno i bambini, attraverso i giochi, con i libri, con la televisione, deve essere più semplice imparare. Rispetto a quando andava a scuola lei, con tutti questi strumenti, ora, è tutto più raggiungibile. E altro ancora…
La mamma ascolta quel fiume di parole, decide di non intervenire, non servirebbe. Guarda sua figlia, che intanto si è allontanata dalla tastiera dei comandi, ha chinato la testa, e sta giocando con le dita. Sta contando.
Solamente due, interminabili, piani.
 “Noi siamo arrivati, tu hai ancora un piano da fare”. Così la bambina, prima di scendere dall'ascensore, saluta la signora.
La mamma lo sa. Ora è il momento di rassicurare e spazzare via ogni fatica dal cuore. Ancora una volta deve spiegare ai suoi figli che non importa quello che le persone pensano di noi. Quello che vale è quello che pensiamo noi, di noi stessi. Spesso quelle degli altri rimangono opinioni, non verità. Perché la verità la possiamo conoscere solo noi, e qualunque essa sia, non ci deve spaventare o preoccupare: il solo fatto di saperla accogliere e abbracciare, ci permette di essere e di rimanere sempre quello che siamo. Senza timori o vergogna.
In tanti, soltanto guardandoci, possono crederci forti, felici, spensierati, determinati, sicuri, estroversi ma non sanno quanta fragilità è radicata in noi. Non conoscono la nostra storia. Non sanno quale peso diamo alla nostra vita. Capita anche che vedano soltanto quello che vogliono vedere, ciò che per loro sembriamo, ma pochi sentono davvero quello che siamo.
Non è facile stare davanti alle persone, essere presenti, possedere quella sensibilità che permette di comprendere, senza interpretare. Giudicare rimane sempre il passo più semplice, la strada più veloce, il percorso più breve, rimane la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione. Per stare davanti all’altro bisogna essere capaci di andare oltre, ogni sguardo, ogni parola, ogni gesto…ogni silenzio.
Quel giorno quella mamma non ha usato altre parole, ha semplicemente fatto suo un pensiero di Tonino Lasconi. Abbraccia i suoi figli e lo porge adattandolo a quanto accaduto, modificando piccoli passaggi, perché loro possano capire. 
Mi hanno spiegato a scuola cosa è la filigrana. E' una carta che, se tu la guardi distrattamente e in un posto poco illuminato, sembra bianca, opaca, inutile. Ma se tu la guardi controluce ti rivela stupende figure. La maestra ce l’ha dimostrato. Ha messo la carta bianca contro i vetri della finestra ed è comparsa un’immagine. Ho pensato che l'uomo è come una filigrana. Se lo guardi, distratto, vedi poco, quasi niente. Ma se tu lo guardi per bene, nella luce, scopri la bellezza che c’è in lui. L'uomo, ogni uomo, è una filigrana preziosa. Bisogna sapere guardare l’altro in controluce.

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