mercoledì 9 settembre 2015

Ho incontrato Francesca

Oggi l'ho incontrata di nuovo Francesca.
Chiaramente il suo è un nome di fantasia, per molti colleghi si chiama semplicemente "Tutto tre!".
Ma io so chi è. E lei, ogni volta che mi vede si illumina e mi corre incontro, senza badare a niente e a nessuno. Si dimentica persino dell'aria che si è data e che si sposa poco con la bambina che ritrovo davanti a me.
Io la vedo crescere, non mi sorprendo neanche più del trucco che contorna deciso i suoi occhi. Eppure non cambia il suo sguardo, nè il suo abbraccio libero. E le parole, sempre le stesse: - Mi manchi molto maestra.
Io finisco per ritrovarmi sempre con la pelle alta e la voce rotta. La stringo forte e non posso che dirle: - Tanto anche tu.
La guardo e l'abbraccio ancora. Quanto avrei voluto salvarla.
Invece non l'ho salvata.
La scuola l'ha buttata fuori in fretta e io ho assistito impotente.
Lei avrà la stessa vita della madre. Sicuramente farà dei figli molto presto e, con buona probabilità, ricorderà i miei consigli solo quando la sua vita sarà troppo formata per modificarne la rotta.
Ci salutiamo e vado. So che la vedrò ancora e che sarà sempre tra quegli alunni che non passeranno mai dritti; so che lei non si accontenterà mai di un saluto veloce.
E mentre mi allontano, mi sorprendo con il sorriso. Penso che ho fatto bene a lasciarle il ricordo di cinque anni belli. Penso che sono felice di far parte dell'unico pezzo che non le ha fatto male. Del pezzo che non l'ha respinta, che non l'ha giudicata. Del pezzo che l'ha accolta e avvolta.
Penso che sono stata fortunata a capire in tempo che cosa contava. Ci sono momenti in cui bisogna scegliere. Io ho scelto lei, e lei lo sa.
Ti voglio bene, Francesca. Io per te, e per tutti quelli come te, ci sarò sempre.

1 commento:

  1. Intense e vive sono le parole che usi per ricordare con orgoglio ciò che è stato tra i banchi di scuola dove la didattica posta in essere supera i quaderni e libri che tutti sappiamo esistere per approdare all'isola dei dimenticati, quelli scomodi quelli per i quali è più facile scrivere tre sul registro pittosto che guardarli veramente e capire le loro potenzialità e risorse. Cara Francesca, concordo con maestra Enrica quel "tre" non dice nulla se non rafforzare il silenzio che sussiste tra docente e discente per aggiungersi ad altri interminabili silenzi che la "scuola che non ascolta" conosce bene.
    Christian

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