lunedì 31 agosto 2015

Un nuovo anno di responsabilità e impegno

Domani, per noi insegnanti, si apre il nuovo anno scolastico. Davanti abbiamo quelle due settimane prima delle lezioni in cui progettiamo l'anno che verrà, in cui prendiamo in mano l'organizzazione del lavoro e ci riappropriamo degli spazi in attesa di riabitarli con i nostri studenti.
Un tempo importante, quello in cui facciamo i conti anche con l'insegnante che vogliamo essere. Con le energie che vogliamo investire, con la nostra disponibilità ad "implicarci". 
Vicini o distanti. Dentro o fuori. 
Il mio pensiero l'ho già espresso nel mio augurio ai colleghi neo immessi in ruolo. Perciò oggi rivolgo, a voi e a me, le bellissime parole di don Ciotti, nelle quali c'è un monito di una forza straordinaria.
Sono molto adatte a noi, alla natura dell'anno scolastico che si apre e alla complessità del mondo che stiamo vivendo. 

Vi auguro di essere eretici.
Eresia viene dal greco e vuol dire scelta. Eretico è la persona che sceglie e, in questo senso è colui che più della verità ama la ricerca della verità.
E allora io ve lo auguro di cuore questo coraggio dell’eresia. Vi auguro l’eresia dei fatti prima che delle parole, l’eresia che sta nell’etica prima che nei discorsi.
Vi auguro l’eresia della coerenza, del coraggio, della gratuità, della responsabilità e dell’impegno.
Oggi è eretico chi mette la propria libertà al servizio degli altri. Chi impegna la propria libertà per chi ancora libero non è.
Eretico è chi non si accontenta dei saperi di seconda mano, chi studia, chi approfondisce, chi si mette in gioco in quello che fa.
Eretico è chi si ribella al sonno delle coscienze, chi non si rassegna alle ingiustizie. Chi non pensa che la povertà sia una fatalità.
Eretico è chi non cede alla tentazione del cinismo e dell’indifferenza.
Chi crede che solo nel noi, l’io possa trovare una realizzazione.
Eretico è chi ha il coraggio di avere più coraggio. (Luigi Ciotti)

domenica 30 agosto 2015

Ho visto quelle foto

Io ho portato tante volte i libri di Fabrizio Silei in classe. È stato con i suoi racconti che ho insegnato l'importanza di "fare la cosa giusta al momento giusto". Ora condivido queste sue parole piene di dolore e penso che se è vero che ci sono cose davanti alle quali noi siamo piccoli e impotenti, molta responsabilità abbiamo con i nostri insegnamenti.
Per dirlo con Freire "L'educazione non può cambiare il mondo. Ma può cambiare le persone che possono cambiare il mondo".
Rimbocchiamoci le maniche. Questo compito è tutto nostro.

Ho visto quelle foto. Avrei voluto non vederle, perché una cosa è sentire una notizia alla radio, come avviene oramai tutti i giorni, un’altra è vedere. Per questo, io che pure, a quasi cinquant’anni, di foto terribili ne ho viste tante, non riesco a postarle. Non ci riesco per la violenza che c’è nel mostrare tanto orrore. Non ci riesco, anche se ammiro il coraggio di chi le ha fatte (credo il cinereporter Nino Fezza), se condivido la rabbia di chi ha voluto mostrarle alla nostra indifferenza, alla nostra assuefazione al male quando il male è, o ci sembra, degli altri. Stanotte ho sognato quelle foto. Un incubo, foto di bambini morti, gonfi, lividi e fradici, portati di notte dal mare freddo su una spiaggia come grosse conchiglie. Rannicchiati come ciottoli nella risacca del bagnasciuga, gli abiti mezzi, i calzoncini tirati giù, la maglia quasi sfilata dalla furia delle onde. Immagino chi li ha raccolti, prima di chiuderli nei sacchi. L’istinto di madre, la pena, con la quale i tardivi soccorritori avranno ravversato loro i capelli, ricomposto gli abiti per un senso, come si dice, d’umana, quanto oramai inutile e impotente pietà. Bambini veri, come quelli che incontro ogni giorno della mia vita nelle scuole, per strada, al supermercato e che mi strappano sempre un sorriso per la loro dolcezza e unicità. Bambini come quelli per cui scrivo, che immagino ridere, riflettere, intristirsi, man mano che vado avanti con la storia. Lo spiritoso, il disturbatore, la filosofa… Ciascuno con il suo carattere, con il suo modo di sorridere, di litigare. Una vita così simile alla nostra, a quella dei nostri figli, da fare, stupidamente, assurdamente, per questo ancora più male, più rabbia. Sì, ho visto quelle foto… tanto più terribili perché non mostravano bambini degli anni trenta ridotti pelle e ossa oramai più di settant’anni fa in un lager, né bambini di etnie e costumi lontani che soffrono la fame come da anni oramai ci mostra la TV nel tentativo di suscitare la nostra pietà e chiederci un aiuto per questa o quella organizzazione umanitaria. No, niente di tutto questo, ho visto quelle foto e quelle foto mostravano i nostri figli. Gli stessi abiti, le stesse scarpe, gli stessi volti. Quelle foto mostrano il nostro fallimento e il nostro destino. Quelle foto ci dicono che i nostri bambini non sono al sicuro, che se domani dovessimo fuggire dall’orrore e dalla guerra per salvare la pelle, nessuno per quanto vicino verrebbe a prenderci, a soccorrerci. Che saremo costretti a partire di notte con la nostra famiglia su un gommone troppo pieno o chiusi a chiave in una stiva, a spendere i risparmi di una vita per poi affogare miseramente nel mare e, con noi, i nostri figli, i nostri bambini. Ho visto quelle foto, le ho sognate. Vedendole qualsiasi madre che abbia un figlio non può fare a meno di pensare che l’avrebbe preso lei piuttosto uno di quei bambini, una di quelle famiglie. Di rispondere a chi dice: “Se li porti a casa sua” e fomenta l’odio e l’egoismo di nuovo di gran moda in Europa: “Sì, me li prendo a casa mia. Mille volte me li sarei presi a casa mia prima di vederli così”. E, invece, abbiamo chiuso loro la porta in faccia, abbiamo fallito un’altra volta. Ho visto quelle foto e in quelle foto terribili l’Europa è un’espressione geografica, l’Onu una sigla da mandare a memoria nei libri di scuola, e noi… francamente, nonostante tutti i nostri gadget e i nostri lustrini, siamo dei disgraziati e ci dovremmo vergognare. (Fabrizio Silei)

sabato 29 agosto 2015

Calendario 2015/16

Vi informo che ho aggiornato il Calendario del blog (menù in alto) con l'inizio delle lezioni (14 settembre 2015), le festività e le sospensioni delle attività didattiche programmate per l'anno scolastico 2015/16.
Ne approfitto per ricordarvi che anche quest'anno nel calendario saranno regolarmente riportate variazioni d'orario, incontri scuola/famiglia (assemblee, consigli di classe, colloqui, iniziative scolastiche...).
A presto con nuove informazioni utili per l'avvio dell'anno scolastico!

Noi genitori: diventare “una pagina bianca”.

Pochi giorni fa, maestra Enrica, ha presentato l'apertura nel blog della rubrica “Noi genitori”, destinata alle famiglie.
Ora, ancora poche parole per unirmi alle sue, per restituire.
Quando Enrica mi ha proposto l’idea, confrontandoci, ci siamo rese conto che in verità, da tempo, era già presente nel blog. Occorreva solo darle un nome, una forma, una struttura...un suo preciso spazio. 
Così è nata la rubrica. 
Uno spazio, appunto, dove noi adulti – genitori e insegnanti – desideriamo vivere l’esperienza scolastica come un percorso di responsabilità condivisa, dove ognuno, per il proprio ruolo e competenza, partecipa al progetto educativo, alla formazione e crescita dei bambini. Un percorso che richiede necessariamente l’impegno e la volontà di collaborare, per costruire insieme. Perché non è possibile crescere da soli: si cresce solo nella relazione, dove impariamo ad ascoltare e nell'ascolto dell’altro a comunicare, a dialogare. 
Una rubrica come un vero e proprio capitolo di quel diario di bordo – il nostro blog! - dove ognuno può diventare “una pagina bianca” su cui depositare i propri pensieri, riflessioni, considerazioni, idee, proposte, dubbi, aspettative, paure, esperienze e stati d’animo.  Diventare anche “una pagina bianca” da offrire all'altro, pronta ad accogliere ciò che gli viene detto, restituito, senza sovrapposizione di pensieri, senza accuse, senza giudizi; perché ascoltare e dialogare in modo autentico richiede prima di tutto una sospensione di giudizio, per riuscire a comprendere, ad avvicinarsi all'altro proprio nel modo più libero e sincero possibile.
Una rubrica che vuol essere semplicemente apertura, un momento di scambio. 
Ecco, come coordinatore, proverò a diventare per prima una di quelle pagine bianche…che porge e accoglie… con la speranza e l’augurio di poter scrivere insieme a tutti voi genitori un capitolo, quale testimonianza che l’alleanza educativa tra noi e gli insegnanti, tra la scuola e la famiglia, con al centro i bambini, può davvero esistere.
Grazie, Enrica, per la tua fiducia…

mercoledì 26 agosto 2015

Il vero capovolgimento? La "lezione" alla fine!

"Insegnare è l’arte di fare emergere le domande e di accompagnare
gli alunni nella ricerca delle risposte.” (Célestin Freinet)

Questa frase modifica completamente il senso di marcia della didattica. Io, è in queste parole che ritrovo il capovolgimento che mi interessa di più. La "lezione" alla fine.
Da sempre, sono convinta che aprire anticipando tutto significhi mortificare la tensione verso la scoperta. L'amore per il sapere necessità di curiosità, della messa in discussione delle proprie certezze.
Il compito di noi insegnanti allora è proprio questo. "Provocare" le domande, creare situazioni in cui sia possibile interrogare le conoscenze e ricostruirle per farle proprie, senza temere di perdere il controllo. 
Questo atteggiamento del maestro, insieme all'impegno per la costruzione di un clima sereno e collaborativo, sono, a mio avviso, le uniche condizioni per costruire un legame forte con la scuola.
Eppure siamo fermi lì. La lezione subito. Le risposte prima delle domande. E il clima? Sacrificato alla competizione e alla fretta.

A proposito del pensiero di Célestin Freinet:
Giovanni Sapucci - Università di Bologna

Noi genitori: la rubrica

Chi ha avuto modo di affacciarsi al nostro blog sa bene che uno dei motivi principali per il quale è nato è stato quello di superare la comunicazione a una via – la scuola informa, la famiglia ascolta – per aprirsi a un dialogo continuo e costruire un’alleanza educativa forte con le famiglie, partendo da un coinvolgimento continuo dei genitori in tutti quegli aspetti che caratterizzano l’esperienza formativa dei bambini e che sono alla base della costruzione di un rapporto positivo con la scuola.
Questo dialogo, che trova spazio prima di tutto con incontri in presenza e con importanti momenti di attività comune, ci ha consentito di capire chi siamo e di dire che scuola vogliamo, facendo anche scelte molto forti (pensiamo alla rinuncia al voto) e condividendo strategie didattiche orientate ad apprendimenti significativi, in un clima di collaborazione e piena inclusione.
Nel tempo, prima con timidezza, poi in modo sempre più puntuale, il blog, volontariamente connotato come una sorta di diario di bordo, ha visto crescere la presenza dello “sguardo delle famiglie”. Dapprima sono comparsi i commenti, poi sono arrivati post con importanti riflessioni, così che a un certo punto abbiamo deciso di raccoglierli sotto l’etichetta “Noi genitori”.
È nato da qui il desiderio di tradurre questa nostra esperienza di collaborazione in una risorsa per tutti attraverso l’apertura – sempre all’interno del blog – di una rubrica destinata alle famiglie, in modo da avere sempre presente l’altro sguardo, quello necessario a vedere il bambino tutto intero e crescere finalmente insieme, lontani da qualunque forma di inutile contrapposizione.
Questa rubrica, nello scorso ciclo, è stata coordinata da Isabella Ongarelli, una madre le cui ricche riflessioni sono state una presenza importante del nostro blog. È stato suo compito dare voce a pensieri, aspettative, preoccupazioni, esperienze e proposte delle famiglie, in modo che potessero essere utili a tutti noi che, nel rispetto dei differenti ruoli, abbiamo scelto di impegnarci per una scuola e una società migliore per i nostri bambini.
Oggi, al secondo anno dalla nascita della nuova classe, "la palla" passa a ogni genitore che abbia piacere di contribuire a questo dialogo con la volontà di aiutarci a rileggere insieme e sostenere l'esperienza formativa dei propri figli.

Per facilitare l’accesso diretto alla raccolta dei post della rubrica, è stato predisposto un link sulla colonna a destra che rimanda direttamente all’etichetta “Noi genitori”, dove sono già raccolti anche tutti i post precedenti.

Aspettiamo il contributo delle famiglie della classe, della scuola e di altre scuole. Speriamo in un dialogo senza confini…

Per contribuire alla rubrica, scrivete a:
dallaterzainsu@gmail.com

martedì 25 agosto 2015

Noi genitori: "Viaggiare leggeri"

Siamo a casa da soli. Finisco di riordinare e raggiungo mio figlio che, sdraiato comodamente sul divano, sta leggendo un libro.
Leggi con me? Possiamo farlo “con gli occhi”, così non ci disturbiamo.”  
Ci penso un attimo, ma decido di accogliere la proposta, così prendo il mio libro, mi siedo vicino a lui e inizio a leggere anche io…con gli occhi!
Cosa stai leggendo? Un libro per grandi?”.
Diciamo di si.” Brevemente spiego cosa narra il libro e nei suoi occhi colgo una certa curiosità…infatti, sopraggiunge un’altra domanda: “Ora, proprio ora, cosa stai leggendo?
Un insegnante ha chiesto ai suoi alunni di fare una ricerca sul concetto di portaging, il trasporto dei beni. In passato i Wabanaki, una confederazione di cinque tribù indiane, dovevano trasportare le canoe e tutto ciò che possedevano a mano da un corso d’acqua all’altro, per questo era necessario riflettere bene su cosa tenere e cosa invece lasciarsi alle spalle. Impararono a viaggiare leggeri. 
Il loro insegnante, per svolgere la ricerca, vuole che si chieda a qualcuno cosa ha deciso di portare con sé quando a un certo punto della vita ha dovuto affrontare un viaggio, sia una scelta o altro. Le domande sono: Cosa porteresti con te? Cosa lasceresti? Cosa hai imparato sull’importanza delle cose?
Sebastian chiude il suo libro, si alza in piedi e decide che vuole rispondere anche lui a quelle domande.
Immagina di partire verso un'isola deserta con una canoa, anzi no cambia idea!, con una barca a vela il cui equipaggio è formato da tutti i suoi compagni di classe e dalla sua maestra, Enrica.
Cosa portare: un diario, un quaderno, un astuccio con penne e matite. Deve prendere degli appunti di viaggio, perché se a lui e ai suoi compagni di avventura dovesse accadere qualcosa, le persone che troveranno quegli appunti potranno capire l’accaduto e aiutarli. Poi, dei vestiti, del cibo, dell’acqua, una coperta, il necessario per lavarsi, una palla per giocare, il suo amico Woody, una macchina fotografica, una bussola, un telefono, lo spray per le zanzare, una torcia ricaricabile, dei libri. E una foto della sua famiglia…per averci sempre accanto.
Prima di partire, mamma, ricordami che devo mandare su Edmodo un messaggio ai miei compagni per avvisarli di portare anche loro la foto della loro famiglia. Possono guardarla quando sono un pochino tristi!
Cosa lasciare: il pigiama, la Wii, le scarpe, la nostalgia.
Prima di rispondere alla terza domanda, ci fermiamo e ragioniamo insieme sulle cose che ha deciso di portare, se possono farlo viaggiare leggero, se sono quindi essenziali per poter affrontare un viaggio su un’isola deserta. Dopo un lungo e attento confronto, dove cerchiamo di capire cosa può offrire l’isola, alcune cose vengono sostituite con una canna da pesca, utile per pescare e procurarsi del cibo, dei fiammiferi, per accendere il fuoco per cucinare, un coltello, per andare a caccia, dello spago per costruire una casa di legno e un carico di emozioni e buoni propositi: coraggio, fiducia, paura, unità, collaborazione, calma, sostegno.
Ecco, siamo giunti alla terza domanda e alla risposta di Sebastian: “Mamma, le cose importanti, sono quelle che servono. Sono quelle che mi insegnano a vivere, che mi aiutano a crescere, che mi danno la possibilità di scoprire, di provare, di conoscere nuove cose, di costruire, di sentire, di sbagliare, di scegliere, di cambiare, di ricominciare. Ah! Ora ho capito il significato di viaggiare leggeri: il bagaglio lo riempiamo con le nostre esperienze che viviamo durante il viaggio. Alcune rimarranno sempre, altre le dovremo lasciare e custodirle nel nostro cuore. Poi, mamma, se la barca a vela la carichiamo troppo, può anche affondare!
A questo punto mi viene da aggiungere una quarta domanda: “Cosa ti aspetti, come pensi che sarà questo viaggio?” - Risponde:“Anche il mio cuore deve partire leggero, per questo non mi aspetto niente, il viaggio sono sicuro che sarà difficile, imprevedibile, ma bello, entusiasmante e libero!”.
La sera, quando il silenzio della casa mi avvolge, ritorno a quel momento, a quello scambio con mio figlio e nelle sue semplici risposte trovo racchiusa una grande verità: mentre noi cerchiamo di insegnare ai nostri figli tutto della loro vita, loro ci insegnano che cosa conta davvero nella vita.
Ogni giorno noi adulti, noi genitori, viviamo con l’affanno di cercare le risposte giuste da dare alle nostre azioni educative e così il nostro bagaglio si riempie di attese, aspettative, preoccupazioni, dubbi, paure, progetti, propositi, intenzioni, stabilità, protezione, certezze, soluzioni e tanto altro ancora, certi che siano gli strumenti fondamentali per aiutare a crescere i nostri figli.
Capita invece che, quotidianamente, il nostro essere genitori è un continuo diventare… ricollocandoci davanti a loro con occhi nuovi, perché “lavoriamo” dentro a una situazione viva, che cambia continuamente e che spesso deve fare i conti con l’inaspettato, con la circostanza non prevista, con l’inatteso, con nuove scoperte, con nuove realtà. Perché il cammino che percorriamo insieme ai nostri figli è un opera in corso, che nonostante la sua importante progettualità, richiede continue modifiche perché possa essere compiuta.
Allora il nostro viaggiare leggeri diventa un fare semplicemente spazio a quello che serve, a quello che conta: la nostra presenza.
Una presenza discreta, ma attenta, consapevole e complice della loro crescita, fatta di dialogo, di condivisione, di attesa, di silenzio e di ascolto. Un generoso segno di prossimità, fatto di tenerezza dove i nostri figli ci chiedono quel poco che per loro rappresenta il tutto: di regalare occhi sereni, di abbracciarli molte volte, di leggere la nostra vita, narrare i nostri sogni, guardarli con trasparenza, rivolgere un sorriso, riprenderli con fiducia, correggerli con saggezza, aiutarli con prudenza, raccontare la speranza…
Sappiamo bene, però, che portare sulle spalle un bagaglio pesante o leggero rimane, comunque, una libera scelta, con una responsabilità in più, visto che dalle nostre azioni dipenderà il modo in cui accompagneremo i nostri figli alla consapevolezza di sé, al loro domani.
Concludo - come solitamente mi piace fare, guardando alle esperienze in comune - nel ritenere che quanto raccontato, possa essere quello che vivono gli insegnanti entrando ogni giorno nella loro classe, certi che la lezione prende forma solo nel momento in cui si è capaci e disposti a posizionarsi davanti ai bambini con un cuore pronto, disponibile e libero. Perché spesso, la lezione programmata e preparata con tanta cura, attenzione e pazienza, ha bisogno di qualche improvviso accorgimento, o semplicemente di essere rimandata, perché trova ad attenderla…
Le domande inaspettate che cercano una risposta e che solo insieme, con il coinvolgimento di tutti, è possibile trovarla. L’insistenza, la preoccupazione, il disagio che chiedono di essere pazientemente ascoltati e compresi. Un pianto improvviso che non deve essere interrotto, perché necessita di un tempo di attesa, sostegno e comprensione, per riuscire a trasformarsi in serenità, tranquillità e certezza. La stanchezza e la noia che possono essere sconfitte con la capacità di stupire, inventare, improvvisare, cambiare e sorprendere. La soddisfazione, da premiare e condividere. L’insicurezza che chiede di essere valorizzata e trasformata in fiducia e autostima. La delusione di aver sbagliato che ha bisogno di comprendere che l’errore non si può e non si deve eliminare, occorre invece viverlo con il coraggio di riprovare, sempre. Il problema di apprendimento che fino a quel momento non si era presentato e che ora aspetta una soluzione: occorre così mettere da parte gli strumenti preparati per quel giorno e trovarne altri capaci di semplificare, dispensare, modificare. Il movimento continuo che richiede un tempo per potersi sfogare. L’eccessiva energia che occorre riuscire a incanalare. L’entusiasmo e l’impazienza di volersi raccontare e l’immensa felicità di trovare il giusto tempo e spazio per poterlo fare. Le preoccupazioni e aspettative di un genitore che si affaccia in aula con il bisogno di un consiglio, di un aiuto, di una parola di conforto.
…Lo sguardo dolce di ciascun bambino, che invita la sua maestra a “fermarsi”, a sedersi un istante in mezzo a loro, per ripercorrere felicemente insieme la sua passione educativa; la passione di una maestra che non costringe ma libera, non trascina ma innalza, non comprime ma forma, non impone ma insegna, non esige ma domanda…di fidarsi e di avere il coraggio di viaggiare insieme a lei…leggeri.

giovedì 20 agosto 2015

Domande aperte

Mi sono trovata a leggere queste domande. Le ho portate qui come occasione di riflessione e perché assomigliano a quelle che mi faccio anche io, ragionando sulle mie convinzioni professionali.
 
"Le nazioni sono sempre più attratte dall'idea del profitto; esse e i loro sistemi scolastici stanno accantonando, in maniera del tutto scriteriata, quei saperi che sono indispensabili a mantenere viva la democrazia." (M. Nussbaum)
Oggi come non mai la scuola è sollecitata a essere di qualità. Certamente non senza buone ragioni genitori e amministratori, gente comune e professionisti dei mezzi di comunicazione si attendono un cambiamento. Ma quando siamo in presenza di un salto qualitativo? Come fare a valutarlo?
È sufficiente prendere come criterio la soddisfazione del cliente? Si può applicare alla scuola lo stesso concetto di produttività proprio dell'impresa? È accettabile una valutazione basata pressoché esclusivamente sui risultati? E quanto contano e come si rilevano i risultati di un'esperienza educativa, o è sufficiente prendere in considerazione gli esiti accertabili (skills) di un processo dì formazione?
Quando una scuola può essere considerata una buona scuola?
(Italo Fiorin)

Italo Fiorin è Presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria all'Università LUMSA di Roma, dove insegna Didattica generale e Pedagogia e didattica speciale. È autore di numerose pubblicazioni e coordinatore del Comitato scientifico nazionale del MIUR istituito per l’accompagnamento e il monitoraggio delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo.

Comunità in crescita

Mi fa piacere informarvi che, grazie all'attivazione della versione italiana di Edmodo, in due giorni si sono uniti al gruppo "Supporto docenti italiani" altri ottanta colleghi. Siamo felicissimi. Ora siamo una comunità di 360 colleghi di ogni parte d'Italia, provenienti da scuole di ogni ordine e grado. E non mancano colleghi dell'Università e di scuole italiane all'estero... Mi permetto di dire che siamo proprio un bel gruppo in cui le parole chiave sono COLLABORAZIONE e CONDIVISIONE.
Anche questi sono gli insegnanti nel mese di agosto! :-)

martedì 18 agosto 2015

Edmodo parla italiano!

Volevo che fosse una sorpresa per settembre, ma non resisto. C'è una grande novità: da ieri Edmodo parla italiano!
Direi che è una bellissima notizia, per noi che abbiamo fatto di Edmodo il nostro spazio di apprendimento, ma anche per tutti i colleghi che vogliono avvicinarsi all'ambiente e hanno vissuto la lingua come un ostacolo.
Al momento, sono presenti ancora alcune imprecisioni, ma queste saranno presto modificate grazie all'impegno degli ambasciatori italiani e alle gentili segnalazioni degli utenti. 
Se qualche collega volesse unirsi al gruppo Edmodo Supporto docenti italiani, quale momento migliore?
Questa la URL per l'accesso al gruppo: https://edmo.do/j/y3va4x
Bello pensare che a questa numerosa comunità internazionale si arricchirà presto di nuovi insegnanti e nuovi alunni italiani!

https://www.edmodo.com/home?language=it

sabato 15 agosto 2015

Buon ferragosto!


Buon ferragosto, bambini miei!
Godete del mare, del sole, del tempo per il gioco... Mi sembra di vedervi, sorridenti, liberi, difficili da acchiappare.
Voglio fermarvi solo per un attimo, uno ad uno, per avvolgervi con il mio abbraccio. Spero sia arrivato...
Vi voglio bene, sempre.

giovedì 13 agosto 2015

Augurio ai nuovi colleghi

Sono giorni di immissioni in ruolo e io mi trovo a sorprendermi davanti a messaggi inaspettati ricevuti da tante persone che ho avuto modo di incontrare come supervisore all'Università, durante i corsi abilitanti, o a scuola, nel periodo destinato al tirocino formativo. A volte si tratta di vere e proprie lettere, altre di poche frasi, ma in tutti è presente la volontà di ricordarmi che custodiscono con cura quella passione educativa che è cresciuta durante il nostro percorso insieme, costruita sulla convinzione che un’altra scuola sia possibile. 
Ho risposto singolarmente, ma qui mi permetto di mettere insieme i miei pensieri, per voi, che ho avuto il piacere di conoscere, e per tutti i colleghi che entreranno in ruolo in questo difficile anno scolastico.

Vi auguro che la scuola sappia accogliere il vostro entusiasmo e che voi sappiate difenderlo. Che non consideriate questo momento un traguardo, ma un punto di partenza, con la consapevolezza che questa è una professione in cui i ferri del mestiere non sono mai pronti una volta per tutte. Vanno rivisti di continuo e, spesso, messi da parte per costruirne di nuovi su misura.
Vi auguro di sapervi spogliare dei modelli dei brutti insegnanti che avete incontrato, fermi in cattedra, incapaci di implicarsi e di vedere davvero, e che sappiate portare in classe i veri maestri, quelli che si sanno avvicinare, che sanno riconoscere, che sanno accompagnare. Quelli che hanno capito che a scuola si deve stare bene, tutti, insegnanti e studenti, perché solo dove si sta bene è possibile costruire qualcosa di buono. Quelli che sentono la responsabilità di trasmettere i saperi, ma che sanno che il vero obiettivo è aiutare a essere cittadini attivi, consapevoli e critici e che, per questo, partono sempre da chi hanno di fronte e non conoscono il bisogno di isolare la scuola dal mondo. Anzi, spalancano, pronti a incontrare e ad accogliere tutte le opportunità. 
Vi auguro di saper posare lo sguardo su ognuno e tutti, impegnandovi perchè i vostri alunni possano respirare accoglienza, inclusione, ricevere e praticare la cura. Che sappiate unire e non dividere, costruendo la collaborazione laddove troppo spesso si pratica la competizione.
Vi auguro di non lasciarvi mai travolgere dai ritmi incalzanti, che centrifugano tutto e fanno perdere di vista ciò che conta. Il viaggio, lo sapete bene, è importante quanto e più della meta. Dunque, non abbiate paura di perdere tempo, di utilizzare sempre tutto quello che è necessario. Il tempo per l’ascolto, per la riflessione, o anche solo per sedervi e aspettare perchè non tutti gli appuntamenti si possono stabilire in anticipo.
Il mio consiglio, se posso permettermi, è di diffidare di una scuola che vuole inseguire i modelli e i ritmi di una società che sta implodendo perché ha dimenticato che cosa nutre la sua sopravvivenza.
Vi auguro di non avere paura di sbagliare e di accogliere gli errori vostri e quelli dei vostri alunni come un’opportunità per conoscervi, mettere in discussione le vostre certezze, per migliorare.
Vi auguro di costruire un rapporto tiepido con i voti, capaci solo di dividere, attenti a misurare le performance ma ciechi davanti ai progressi individuali. E su questo, vi prego, non dimenticate mai che non ci sono misure uguali per storie diverse. 
Vi auguro di saper guardare alle famiglie come alleate, non come antagoniste, di non dimenticare mai di assumere anche il punto di vista dell’altro. Non c’è un genitore che non voglia il bene del proprio figlio. Se non lo fa è perché non ne è capace. 
Ascoltatele per conoscere meglio i vostri studenti e dite chi siete, condividete le vostre scelte e aprite a un dialogo continuo. L'alleanza è la più grande forza, quella con la quale potrete fare qualunque cosa.
Infine, un consiglio. Difendete la vostra professionalità da tutti, anche da voi stessi, quando la stanchezza rischierà di farvi fare la cosa sbagliata. E non abbiate paura di osare anche da soli. Non sempre abbiamo i giusti compagni di viaggio, a volte dobbiamo attenderli per tanto tempo, senza neanche la certezza che arriveranno.
E non pensate mai, neanche nelle giornate più difficili, che non valga la pena. Il nostro lavoro vale sempre la pena perché consegna un futuro migliore alle vite che incontriamo e alla nostra comunità. 
Vi saluto con le parole di Giuliana Martirani. Si tratta di un pezzo tratto dalla risposta a Lettera a una professoressa. Me le sono ritrovata in mano proprio oggi in un libricino che raccoglie Pensieri e parole di don Milani.

(…) L’educatore ha mani per toccare, è disposto a sporcarsi, a non restare affacciato al balcone, guardandosi lo spettacolo di liberazione che si sta svolgendo sulla piazza della vita. Si tuffa nella mischia pronto a ribaltare le sue “sicurezze”, a scommettere sui perdenti della vita e a gareggiare insieme a loro, neanche sapendo come andrà a finire, anzi sapendo che nella logica umana ciò è una follia, ma in quella della storia è invece un “irrompervi”. (…)

lunedì 10 agosto 2015

Edmodo: classe chiusa

Vi informo che da oggi il nostro gruppo classe Edmodo è sospeso in attesa della creazione della classe terza con nuovi materiali, nuove consegne, nuove condivisioni...
Inoltre, dato che durante l'estate lo Staff Edmodo ha lavorato molto per migliorare l'ambiente, a settembre avremo una bella sorpresa!
No, non insistete... non posso anticiparvi niente! ;-)
Buon proseguimento di vacanze!

EdmodoCon: attestato e materiali

Informo i colleghi che hanno preso parte a EdmodoCon 2015, che sono disponibili gli attestati: https://www.edmodo.com/post/447930321. Nei prossimi giorni, inoltre, saranno pubblicati i materiali video per ripercorrere i diversi interventi.

martedì 4 agosto 2015

Oggi online: EdmodoCon 2015

Ricordo a tutti i colleghi interessati che oggi si svolgerà EdmodoCon, la conferenza annuale che riunisce online, per una giornata di particolare sviluppo professionale, gli educatori delle scuole di ogni ordine e grado di tutti i continenti che utilizzano Edmodo.
L'evento, trasmesso in diretta da San Francisco, in Italia avrà inizio alle ore 17.  

Di seguito i link utili a chi intende partecipare alla conferenza:

Watch live now!  (link per accedere all'evento)

EdmodoCon Community (Comunità EdmodoCon 2015)

Session and Join Group URLs (Programma e link per iscriversi ai gruppi di lavoro)