venerdì 29 settembre 2017

"A proposito di Ius soli": il video

Eccoci con una nuova e importante tappa del nostro lavoro sullo Ius soli: la condivisione di un video girato questo pomeriggio, in cui i bambini raccontano le ragioni del nostro percorso, illustrano la legge attuale e i cambiamenti previsti, esprimono la propria posizione.
Ora non resta che attendere la giornata del 3 ottobre che ci vedrà impegnati con lo "spazio creatività" e un'azione di sensibilizzazione rivolta alla città.
Contiamo di avervi con noi!
Buona visione!
   

Ius Soli e Ius Culturae: iniziativa di sensibilizzazione rivolta alla città

Vi aspettiamo martedì 3 ottobre 2017, a partire dalle ore 11,00 nelle principali piazze della città.

Orario definitivo delle attività

Si segnala che a partire da lunedì 2 ottobre entrerà in vigore l'orario definitivo delle attività; pertanto le lezioni termineranno alle ore 13.30.

Pre-Post scuola 2017/2018: avviso alle famiglie

Si informa che sono aperte le iscrizioni al servizio di accoglienza denominato "Pre-Post scuola" che potrà essere richiesto utilizzando gli appositi moduli.
La scadenza è fissata per lunedì 2 ottobre.
Le informazioni relative ai costi, sono reperibili nell'allegato alla Circolare nr. 16

Circolare nr. 16
Allegato alla Circolare
Modulo per la richiesta
 

Lo "Jus soli"... pensato nella scuola primaria

Vi segnalo con piacere la pubblicazione, sulla rivista Insegnare del Cidi (Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti), di un articolo che racconta il nostro percorso di lavoro sullo Ius soli.
Buona lettura!

http://www.insegnareonline.com/rivista/cultura-ricerca-didattica/jus-pensato-scuola-primaria


Per me la scuola è....

La scuola è un posto magico e bellissimo, dove si possono imparare tantissime cose e puoi trovare tanti amici. La scuola è un posto che mi fa sentire libera di essere me stessa e dove posso esprimermi. La scuola è un posto che mi fa sentire felice. 
Ieri mattina, maestro Christian, subito dopo le prove del canto per il tre ottobre, ha invitato i bambini a scrivere su un biglietto, in modo anonimo, un loro pensiero sulla scuola.
Io ero impegnata in una riunione in direzione, quindi non c'ero. Si trattava di un primo momento vissuto tutto con il nuovo maestro.
Per quanto mi riguarda, è stata una grande emozione leggerne i contenuti, ancora di più perché proprio ieri mattina, all'alba, guardavo un breve video di Daniela Lucangeli che si fermava sul fondamentale rapporto tra emozioni e apprendimento, dal quale era facile evincere che l'apprendimento nasce dove si sta bene, dove si sperimentano emozioni positive.
Non aggiungo altro, vi lascio alle loro parole.

Per me la scuola è un posto non solo per imparare ma anche per socializzare.

La scuola è un posto magico dove si lavora in gruppo, dove ci sono delle maestre e dei compagni, ci sono varie classi e ci sono degli amici. La scuola, lo ripeto, è un posto magico dove ci sono dei tesori che sono gli amici e le maestre. Loro ti aiutano e ti insegnano. Io a loro voglio molto bene. 

La scuola è un posto dove si imparano tante cose, tipo leggere, studiare e recitare, ma ce ne sono tantissime altre. 

La scuola per me è un posto in cui mi sento felice e dove posso fare amicizia e dove si fanno attività che mi piacciono. Le maestre e i maestri sono molto gentili con noi. 

La scuola per me è una seconda casa con le maestre che mi accolgono. Insieme ai miei compagni ci divertiamo, impariamo. Le maestre sono come mamme e gli alunni come fratelli.

La scuola è bella perché è divertente e impari di tutto. 

La scuola ti insegna a leggere e leggere è ciò che fa in modo che ogni persona abbia il diritto di sognare. La scuola è quella che ti dà il via per iniziare la vita. Se la scuola non esistesse nella vita non ci sarebbe logica. 

La scuola è un posto magico dove ogni giorno impari cose nuove, dove sei libero di scoprire, di immaginare. Hai i maestri che ogni giorno ti affiancano e ti aiutano sempre. Ci sono i compagni che ti aiutano e ti fanno sorridere. La scuola è un posto perfetto. 

Per me la scuola è un posto magico.

Secondo me la scuola è un posto dove si impara divertendosi. È come una porta che quando viene aperta ti porta in un mondo fantastico dove ogni cosa è divertente. È un posto molto bello, dove ogni cosa è magica. Quando si esce dalla porta magica si sogna e non si vede l’ora di ritornare l’indomani!!!

La scuola per me è un mix di avventure, amicizie, lezioni magnifiche. Ed è una cosa bellissima perché a scuola ci sono i miei amici. 

Per me la scuola è come un materasso, cioè ci stai benissimo e impari molte cose insieme ai tuoi compagni e alle maestre, quindi ti senti come a casa.

Per me la scuola è un sogno e un posto fantastico dove ho imparato tante cose: a leggere, a scrivere e a parlare bene in italiano. Io spero di continuare a migliorare ancora e a studiare bene. Per me la scuola è un posto meraviglioso.

La scuola è bella, è fantasiosa, le lezioni sono belle. I maestri e le maestre sono bravi e pure i miei nuovi amici sono bravi. Quando entri non si sa cosa si farà, per questo è un luogo magico, bellissimo.

Per me la scuola è un posto bello dove si impara molto e senza la scuola nessuno saprebbe fare niente.

La scuola è un posto magico e bellissimo, dove si possono imparare tantissime cose e puoi trovare tanti amici. La scuola è un posto che mi fa sentire libera di essere me stessa e dove posso esprimermi. La scuola è un posto che mi fa sentire felice. 

La scuola per me è come una piccola casa dove puoi imparare tante cose e dove ci puoi trovare tanti nuovi amici con cui giocare.

Per me la scuola è un posto dove impari e ti fai degli amici.

giovedì 28 settembre 2017

La storia di Seynabou entra in classe


Condividiamo con voi alcuni scatti di martedì mattina quando, Diarra, la mamma di Seynabou, è venuta nella nostra classe per raccontarci la storia della famiglia, dal momento in cui è stata presa la decisione di lasciare il Senegal, fino all'inserimento in Italia. Una storia ricca di particolari, che ci ha fatto conoscere tutti i difficili passaggi che è stato necessario affrontare per lasciare il paese, pur all'interno dei canali della legalità, e per organizzare una nuova vita in Italia e potersi ricongiungere con i figli (ci sono voluti sei lunghi anni). Diarra ha anche condiviso con noi quello che sarà il percorso necessario perché i componenti della famiglia possano conquistare la cittadinanza italiana.
A fine mattinata, ci ha raggiunto anche il papà di Seynabou che ci ha tenuto a rivolgere a tutti noi un emozionante ringraziamento per come sua figlia è stata accolta nella classe e per tutto il supporto che ha ricevuto. Anche noi abbiamo colto l'occasione per esprimere la nostra gioia per la ricchezza che Seynabou ha portato tra noi.
Il nostro grazie di cuore a Diarra e a Dame per averci accolto dentro la loro storia.




Segnalazione iniziative: 12ª Giornata per la custodia del Creato

Si segnala che la diocesi di Iglesias celebra, sabato 30 settembre, la 12ª Giornata per la custodia del Creato. In particolare, promuove lungo un tratto del Cammino di Santa Barbara, dagli scavi di Cungiaus (Miniera di Monteponi) al Santuario del Buon Cammino, “un pomeriggio di riflessione e preghiera ecumenica, con i rappresentanti delle Chiese protestante e ortodossa, sul nostro essere custodi del Creato, attraversando la terra arsa dall’incendio.
L'appuntamento è per le ore 15 nel parcheggio dello scavo Cungiaus della miniera di Monteponi, con arrivo previsto al Santuario del Buon Cammino per le ore 19, dove seguirà degustazione e concerto al tramonto.
Il programma completo è visibile nella locandina dell'evento (apri).

martedì 26 settembre 2017

L'albero dell'amicizia

Post di Maria Francesca Caddeo 


Ogni anno, per augurare ai bambini e a tutte le maestre “buon anno scolastico” amo portare in classe un pensiero, una filastrocca o una poesia che ci consenta di iniziare con una riflessione da condividere insieme.

Quest’anno, arrivati in quinta, ho voluto che fosse un simbolo legato al tema del XII Festival Tuttestorie: "I legami che ci fanno noi". Così, dopo aver proposto ai bambini la visione del video in cui il Piccolo Principe incontra la volpe, siamo entrati nel tema dei legami con la lettura e l’analisi della poesia di Borges “L’albero degli amici”.

Al termine di questa, ho presentato ai bambini il mio dono: un bonsai, un piccolo ficus ginseng, di cui dovranno prendersi cura durante quest’ultimo anno insieme. Sarà il nostro albero dell’amicizia e dei valori che ci tengono uniti e ci aiutano a stare bene e a crescere insieme.

I bambini hanno subito notato che nel piccolo albero stanno spuntando delle foglioline nuove: sono i nostri nuovi compagni, le nostre nuove amicizie che cresceranno e si aggiungeranno alle altre foglie per creare legami sempre più forti e trascorrere insieme questo ultimo anno scolastico della scuola primaria.

Vi saluto con una strofa tratta dalla poesia di Borges che racchiude il significato del mio dono.

Di cuore, a tutti, buon anno!

Maestra Francesca


"Ti auguro, foglia del mio albero,
pace, amore, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre... semplicemente
perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un poco di sé e prende un poco di noi.
Ci saranno quelli che prendono molto,
ma non ci sarà chi non lascia niente."

Jorge Luis Borges

lunedì 25 settembre 2017

Può la scuola essere altro dal mondo?

Stanotte sono tornata ai miei archivi fotografici della prima elementare. Stavo pensando a chi mi ha chiesto come si possa affrontare temi come lo Ius soli con bambini di soli dieci anni. La risposta è qui, in alcuni dei loro disegni: sono tanti i temi che questi stessi bambini hanno affrontato fin da quando avevano appena sei anni e lavoravamo sul riconoscimento dei suoni e sul gesto grafico. La mia domanda è: può la scuola essere altro dal mondo? Io non lo credo. Ciò che credo è che per ogni età ci sia una forma. Impossibile sbagliare quando partiamo da loro con l'onestà di chi sa che non si può mascherare la verità.
 
 



domenica 24 settembre 2017

In arrivo il padlet per il XII Festival Tuttestorie. Aspettiamo il tuo pensiero!

Come ogni anno, eccoci con il Padlet per raccogliere i vostri pensieri per il Festival Tuttestorie. Quest'anno si parla di legami.
Che cosa è un legame? Con chi o con che cosa pensi di avere un legame particolare? Come lo vivi, perché? Ci sono legami che vorresti costruire? O c'è qualche legame che vorresti interrompere?
Lasciaci un tuo pensiero!
Per scrivere, cliccate due volte sul muro e avrete subito a disposizione un post-it tutto per voi. Non preoccupatevi per l'assenza di spazio, muovetevi con la barra di scorrimento in orizzontale e in verticale: nel muro c'è spazio per tutti!!!

Creato con Padlet

Festival Tuttestorie 2017


Vi informo che, come tutti gli anni, nel mese di ottobre ci attende il Festival Tuttestorie che ci vedrà impegnati in due date: sabato 7 ottobre, intera giornata all'Exma, e venerdì 13 ottobre, sola mattinata, per la partecipazione allo spettacolo teatrale al Teatro Massimo.

Il 7 ottobre, grazie alle attività programmate con il progetto di alternanza scuola-lavoro, sarà con noi un gruppo di studenti del Liceo "Baudi Di Vesme" di Iglesias, seguito dalla Prof.ssa Valentina Onnis, i quali ci ospiteranno nell'autobus noleggiato dal loro Istituto, evitando così alle famiglie di doverci supportare per il rientro.

Sabato 7 ottobre, l'appuntamento è previsto per le ore 8.20 c/o la fermata degli autobus di via Oristano, da dove partiremo alle ore 8.30.
La mattina prevede la partecipazione al laboratorio con Franco Lorenzoni (ore 10.30, Exmà, Tenda Cucù): “Orfeo, la Ninfa Siringa e le percussioni pazze dei Coribanti” e al laboratorio a cura di Tecnoscienza "La stanza della parola" (ore 12.00, Exmà, Tenda Blabar).
La giornata proseguirà con il pranzo al sacco, l'esplorazione degli spazi aperti del Festival, la visita alla libreria e alle mostre “Vietato non sfogliare”, “Come ti batte forte il mio cuore. Storie in gioco per tessere legami” e con la partecipazione ai laboratori stabili. 
Chiuderemo la nostra serata con la partecipazione allo spettacolo musicale, il cui inizio è programmato per le ore 19.30.
Il rientro è previsto, sempre in autobus, con partenza da Cagliari alle ore 20.50 ed arrivo ad Iglesias intorno alle ore 22.00.
La giornata del 7 ottobre non comporta costi per le famiglie.

Venerdì 13 ottobre, l'appuntamento è previsto per le ore 8.00 presso la stazione ferroviaria di Iglesias, con partenza per Cagliari alle ore 8.18 e rientro alle ore 13.40.
Lo spettacolo di teatro e danza "Il colore rosa" - ideazione, coreografia, regia di Aline Nari produzione Aldes - si terrà al Teatro Massimo alle ore 10.30.
Le famiglie dovranno coprire i costi del treno a/r (€ 8,60) e il costo del biglietto per lo spettacolo (€ 3,00).

Seguirà nota scritta con i dettagli organizzativi e il modello per l'autorizzazione.

Attivazione Sportello d'ascolto

Si comunica che come notificato con Circolare nr. 11 del 20 settembre 2017, a partire da lunedì 25 settembre 2017 sarà attivato lo Sportello d'ascolto.
Il progetto si propone di:
  • creare fra insegnanti, genitori, esperti, istituzioni, enti locali e privati una rete di sostegno educativo e psicologico ai minori e ai giovani in difficoltà;
  • costruire un rapporto di collaborazione costante tra le varie agenzie educative;
  • promuovere/sviluppare modalità educative alternative, aperte e varie;
  • costruire un tessuto relazionale più solido tra alunni, docenti, genitori e istituzioni tramite il supporto e la consulenza di esperti nell’ambito socio-psico-pedagogico.
Lo sportello d’ascolto è un servizio in cui i diversi utenti della comunità scolastica possono esprimere i loro vissuti e rileggerli secondo modalità diverse. Parlare della propria esperienza, e renderla oggetto di riflessione condivisa, comporta un distanziamento dal problema che già di per sè costituisce un fattore di cambiamento.
La definizione di “Sportello d’ascolto” rende implicita la connotazione del tipo di servizio offerto a scuola: un ascolto finalizzato alla relazione d’aiuto, rispetto a situazioni di disagio. É importante sottolineare la valenza non terapeutica del servizio: si configura come un servizio di consulenza di primo livello il cui obiettivo è individuare le aree entro cui costruire una relazione d’aiuto e favorire una migliore comprensione e lettura dei problemi presentati.
Tramite un ascolto mirato ed un’attenzione al qui e ora, si offre la possibilità di percepirsi soggetto attivo nella costruzione di significati, attraverso la sperimentazione di un’esperienza condivisa all’interno di una relazione collaborativa che ascolta e orienta, in modo non direttivo, l’analisi dei bisogni espressi.
Le attività dello Sportello d’Ascolto avranno una valenza flessibile in funzione dei bisogni espressi: a richiesta verranno garantiti incontri individuali, incontri di piccolo gruppo, incontri tra famiglia e scuola su temi di interesse condiviso.
Le attività saranno curate dalla Pedagogista, D.ssa Daniela Floris che si occuperà dell’ascolto attivo e, su richiesta, fornirà specifiche consulenze, anche in rete con i Servizi Territoriali qualora fosse necessario.
 

L’operatrice sarà disponibile nel nostro istituto il lunedì dalle 8.30 alle 12.30.

Contatto telefonico: 3384643170 (Dott.ssa Daniela Floris)

sabato 23 settembre 2017

Incontriamo lo Ius soli e lo Ius culturae: percorso e materiali


Eccoci a condividere il percorso di lavoro che sta coinvolgendo la nostra classe nella conoscenza della proposta di legge relativa allo Ius soli e allo Ius culturae.

La fase iniziale l'abbiamo aperta proponendo ai bambini le seguenti attività:
  • svolgimento di un'indagine individuale (a casa);
  • lavoro di gruppo: condivisione delle indagini e dei materiali reperiti; riflessione su quanto compreso autonomamente; individuazione delle parole-chiave;
  • restituzione alla classe (documentata con video);
  • ristrutturazione a cura dell'insegnante con il supporto di una mappa costruita partendo da quanto emerso dai bambini.
Il lavoro è proseguito con la visione di due filmati: "Ehi lo sai che non sei italiano" di Giulia Santerini, pubblicato in http://video.repubblica.it/, "I bambini rispondono ai commenti razzisti contro lo Ius soli" di Alessio Viscardi, pubblicato in http://youmedia.fanpage.it, ai quali è seguita  la lettura del Messaggio di papa Francesco per la 104.ma Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018, datato 15 agosto 2017. Il messaggio è stato oggetto di analisi dettagliata per rilevare i contenuti veicolati attorno ai quattro verbi-chiave: accogliere, proteggere, promuovere, integrare.

La prossima settimana abbiamo invece programmato due incontri di approfondimento:
  • martedì 26 settembre: Sig.ra Diarra Niang, madre della nostra alunna Seynabou, che ci racconterà la scelta di lasciare il Senegal per venire in Italia; la modalità in cui è avvenuto il trasferimento per genitori e figli; il vissuto della famiglia nel nostro paese in riferimento a situazione lavorativa, organizzazione logistica, inserimento scolastico, integrazione sociale;
  • giovedì 28 settembre: prof. Antonio Zidda, dirigente scolastico in pensione ed ex amministratore, per approfondire la conoscenza dell'iter legislativo in Italia.
Il percorso si concluderà con una giornata interamente dedicata alla proposta di legge (3 ottobre 2017), che prevede: uno "Spazio creatività", in cui i bambini presenteranno in modo personale, e utilizzando qualunque materiale autoprodotto, un possibile modo di far conoscere lo Ius soli e lo Ius culturae, e un momento di sensibilizzazione rivolto alla città partendo dalla canzone "Esseri umani" di Marco Mengoni (ma su questo torneremo ad informarvi...).

Tutti i materiali:

Mappa riepilogativa: versione cmap - versione jpg
Filmato 1: "Ehi lo sai che non sei italiano"
http://video.repubblica.it/dossier/riforme-da-non-tradire/ius-soli-ehi-lo-sai-che-non-sei-italiano/278807/279407
Filmato 2: "I bambini rispondono ai commenti razzisti contro lo Ius soli
http://youmedia.fanpage.it/video/al/WcE-POSwKD26Jm-h
Messaggio di papa Francesco
Video "Esseri umani" di Marco Mengoni: https://youtu.be/U-4OrzSBfm8
Testo "Esseri umani" di Marco Mengoni

Tu non sei come me, tu sei diverso

In questi giorni, affrontando con i bambini il tema dello Ius soli e dello Ius culturare, con indagini personali, documenti e filmati, ci siamo resi conto che è necessario prestare più attenzione al messaggio che facciamo passare ogni volta che ci esprimiamo genericamente con la frase "siamo tutti uguali". Maestro Christian, in classe, ha fatto una cosa che ho apprezzato molto. Ha preso un astuccio e ne ha mostrato il ricco contenuto ai bambini: colori e pennarelli sulla sua mano a rendere subito evidente che la ricchezza sta proprio nella diversità. Un colore non è come un altro. E allora è opportuno non utilizzare espressioni come "non importa il colore della pelle" perché il colore della pelle importa.
Io credo che, tra i nostri compiti, ci sia quello fondamentale di rinforzare il valore aggiunto della diversità. Lo so, sembra banale quello che dico, ma in realtà basta guardarsi intorno per comprendere che non lo è affatto. Quindi, quando parliamo di uguaglianza, meglio dichiarare in modo più esplicito che ci riferiamo a un'uguaglianza di diritti e di doveri.
Bellissima, parlando della diversità come valore, la filastrocca di Bruno Tognolini. Lui non la apre dicendo che siamo uguali, ma proprio dicendo che siamo diversi: "Tu non sei come me, tu sei diverso...".

Filastrocca dei diversi

Tu non sei come me: tu sei diverso
Ma non sentirti perso
Anch’io sono diverso, siamo in due
Se metto le mie mani
con le tue
Certe cose so fare io, ed altre tu
E messi insieme sappiamo far di più
Tu non sei come me: son fortunato
Davvero ti son grato
Perché non siamo uguali:
vuol dire che tutt’e due siamo speciali.

lunedì 18 settembre 2017

Insegnanti per la cittadinanza

 
Vi informo che, a partire da domani, martedì 20 settembre, avvieremo con i bambini un percorso di lavoro per conoscere la proposta di legge "Ius soli e ius culturae" in preparazione dell'iniziativa che ci coinvolgerà a partire dal 3 ottobre 2017. Il percorso sarà anche occasione per affrontare, in modo più dettagliato, l'organizzazione dello Stato italiano e il procedimento legislativo.
Condividiamo con voi l'appello del maestro Franco Lorenzoni rivolto a docenti ed educatori, che abbiamo accolto e sottoscritto.


Insegnanti per la cittadinanza  
Appello di docenti ed educatori per lo ius soli e lo ius culturae

Noi insegnanti guardiamo negli occhi tutti i giorni gli oltre 800.000 bambini e ragazzi figli di immigrati che, pur frequentando le scuole con i compagni italiani, non sono cittadini come loro. Se nati qui, dovranno attendere fino a 18 anni senza nemmeno avere la certezza di diventarci, se arrivati qui da piccoli (e sono poco meno della metà) non avranno attualmente la possibilità di godere di uguali diritti nel nostro paese.
Ci troviamo così nella condizione paradossale di doverli educare alla “cittadinanza e costituzione”, seguendo le Indicazioni nazionali per il curricolo - che sono legge dello stato - sapendo bene che molti di loro non avranno né cittadinanza né diritto di voto.
Questo stato di cose è intollerabile. Come si può pretendere di educare alle regole della democrazia e della convivenza studenti che sono e saranno discriminati per provenienza? Per coerenza, dovremmo esentarli dalle attività che riguardano l’educazione alla cittadinanza, che è argomento trasversale, obbligatorio, e riguarda in modo diretto o indiretto tutte le discipline e le competenze che siamo chiamati a costruire con loro.

Per queste ragioni proponiamo che noi insegnanti ed educatori martedì 3 ottobre ci si appunti sul vestito un nastrino tricolore, per indicare la nostra volontà a considerare fin d’ora tutti i bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole cittadini italiani a tutti gli effetti.
Chi vorrà potrà testimoniare questo impegno anche astenendosi dal cibo in quella giornata in uno sciopero della fame simbolico e corale.

Il 3 ottobre è la data che il Parlamento italiano ha scelto di dedicare alla memoria delle vittime dell’emigrazione e noi ci adoperiamo perché in tutte le classi e le scuole dove è possibile ci si impegni a ragionare insieme alle ragazze e ragazzi del paradosso in cui ci troviamo, perché una legge ci invita “a porre le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva”, mentre altre leggi impediscono l’accesso ad una piena cittadinanza a tanti studenti figli di immigrati che popolano le nostre scuole.

Ci impegniamo inoltre a raccogliere il numero più alto possibile di adesioni e di organizzare, dal 3 ottobre al 3 novembre, un mese di mobilitazione per affrontare il tema nelle scuole con le più diverse iniziative, persuasi della necessità di essere testimoni attivi di una contraddizione che mina alla radice il nostro impegno professionale.

Crediamo infatti che lo ius soli e lo ius culturae, al di là di ogni credo o appartenenza politica, sia condizione necessaria per dare coerenza a una educazione che, seguendo i dettati della nostra Costituzione, riconosca parità di doveri e diritti a tutti gli esseri umani.

Al termine del mese consegneremo questa petizione ai presidenti dal Parlamento Laura Boldrini e Pietro Grasso tramite il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, perché al più presto sia approvata la legge attualmente in discussione al Parlamento.
Le e gli insegnanti ed educatori che operano in diverse realtà, associazioni, gruppi o scuole possono aderire all’appello collegandosi ad Appello degli insegnanti per lo ius soli e lo ius culturae, cliccando qui:
https://goo.gl/forms/1AC6g081ttGQC9Ag2

Abbiamo anche creato il gruppo Facebook “Insegnanti per la cittadinanza”, esclusivamente per raccogliere proposte, esperienze e suggerimenti da condividere, per preparare le iniziative che si realizzeranno il 3 ottobre e nel mese successivo. Chiamiamo tutti a collaborare e cooperare per costruire una campagna di largo respiro che parta dalle scuole. Per entrare nel gruppo facebook clicca qui:
https://www.facebook.com/Insegnanti-per-la-cittadinanza-725812144286478/

Primi firmatari

Franco Lorenzoni, maestro elementare
Eraldo Affinati, insegnante e scrittore, fondatore della scuola Penny Wirton
Giancarlo Cavinato, segretario del MCE, Movimento di Cooperazione Educativa
Giuseppe Bagni, presidente del CIDI, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti
Clotilde Pontecorvo, presidente della FITCEMEA
Gianfranco Staccioli, segretario della FITCEMEA
Roberta Passoni, coordinatrice della Casa-laboratorio di Cenci
Paola Piva, coordinatrice scuole migranti
Alessandra Smerilli, scuola per stranieri ASINITAS
Sara Honegger, scuola per stranieri ASNADA
Fiorella Pirola, rete scuolesenzapermesso

Di fronte alle nostre competenze

Giovedì, con grande emozione, abbiamo ripreso le nostre lezioni: siamo in quinta!
Come prima attività, utile per ritrovarci, conoscere i nuovi compagni e riprendere a lavorare insieme, abbiamo proposto ai bambini un lavoro di gruppo per riflettere sulle competenze acquisite durante gli anni della scuola primaria - "Che cosa pensiamo di saper fare bene" - e quelle da potenziare - "Gli apprendimenti che sentiamo di dover rinforzare", per poi invitarli a fare delle proposte tutte loro per il nuovo anno scolastico.
Al termine del lavoro, come d'abitudine, i bambini hanno offerto le loro restituzioni alla classe per poi raccogliere quanto emerso in una tabella riepilogativa.
Questa riflessione è stata molto importante per tutti noi e ci consentirà di scegliere meglio ciò a cui dare più importanza durante il nostro percorso.
A questo punto, siamo pronti a partire!

Vi lasciamo a qualche immagine di questi primi giorni in quinta elementare:





EAS - Essere a Scuola - Settembre 2017

Vi informo che è stato pubblicato il numero di settembre di EaS - Essere a Scuola. In questo mese, nella Rubrica "Aula Aperta" troverete la squadra davanti alla scuola a domandarsi non cosa chiede alla scuola, non cosa si aspetta, ma che cosa pensa di poter dare, in che modo pensa di poter concorrere alla formazione dei nostri bambini, dei nostri ragazzi. 
È una domanda che abbiamo voluto farci ed è la domanda che invitiamo ognuno di voi a farsi perché siamo convinti che questa possa aiutare ad indagare la nostra idea di scuola e in che modo noi, proprio noi, possiamo concorrere a realizzarla. 
Il mio grazie per i preziosi contributi offerti a Alessandra Patti, Sofia Poeta, Christian Castangia, Jenny Poletti Riz, a Simona Banci.
La rivista è disponibile online e in cartaceo per i soli abbonati:


sabato 16 settembre 2017

Essere comunità


Essere comunità, Isabella Ongarelli, Intervista ai bambini

Mentre ad agosto il nostro gruppo di lavoro riflette sul tema “Essere comunità” per il numero di novembre della nostra rubrica sulla rivista EaS (Essere a Scuola), ci ritroviamo a rivolgere con curiosità lo sguardo ai bambini. Perché non chiedere anche a loro un pensiero sull'idea di comunità? Perché non indagare se la ritrovano nella loro classe, come la vivono e quali effetti riconoscono? 
Decidiamo. Proviamo! Così, a tamburo battente, ho assunto il compito di radunarne tre e di intervistarli. Prima uno alla volta, avevamo deciso di evitare qualunque condizionamento; poi insieme, per proporgli ciò che è emerso e registrare eventuali nuove riflessioni.
Mi sono rivolta a Sebastian, Lucilla e Anna partendo da un termine più vicino a loro, che è poi quello in cui ci siamo ritrovati noi nel riflettere su che cosa costruisce comunità: appartenenza.
Vi lascio ai loro pensieri, così come il registratore li ha catturati.

Prova a spiegare che cosa significa per te la parola appartenenza.
L. - Per me la parola appartenenza vuol dire quando in un gruppo ognuno riesce a capire l'altro, come se per un attimo diventasse anche l'altra persona per aiutarla. Appartenere a un gruppo significa saper collaborare l’uno con l’altro e non provare mai invidia o sentimenti simili perché un gruppo, secondo me, deve essere sempre compatto, unito.
S. - Appartenenza per me significa possedere e distribuire le cose, cioè quando io ho una cosa molto bella non me la voglio tenere solo per me, ma voglio che anche l’altro possa averla; vuol dire avere qualcosa da offrire all'altro. E significa anche essere parte di un gruppo, di una famiglia, di una classe oppure di un gruppo di amici. 
A. - Se penso alla mia esperienza, la parola appartenenza significa appartenere a una classe, sentirsi proprio di quel gruppo, perché noi sappiamo di essere una specifica classe della nostra scuola, con un nostro modo di lavorare, una nostra armonia, un legame tutto nostro.
Pensando alla scuola, alla tua classe, pensi di sentire appartenenza? 
Sì. (Tutti)
E che cosa te la fa sentire? 
L. - Prima di tutto come la maestra ci ha fatto capire che ognuno è responsabile di se stesso ma deve aiutare anche gli altri perché, dato che nessuno è perfetto, una cosa sa fare uno e una cosa sa fare l’altro; quindi solo insieme si riesce a farle tutte e due. Nella mia classe c’è molta empatia, ognuno di noi è attento agli altri e non c'è mai nessuno che rimane escluso; anche chi può dare poco, che poi per quella persona è molto, lo mette sempre a disposizione. Siamo proprio come un puzzle in cui ognuno mette il suo pezzo, piccolo o grande, ma con l’impegno di tutti si riesce a completarlo.
S. - La generosità dei miei compagni e anche della maestra che ci insegna molte cose belle: che dobbiamo sempre accogliere le persone, che non esiste differenza di colore o di come le persone parlano. L’importante è che ognuno si senta uguale all'altro, dal cuore. Nella mia classe sento appartenenza quando penso al lavoro di gruppo, dove sono cresciuti i nostri legami, dove ci ascoltiamo e ci aiutiamo a vicenda.
A. - Sì, molta. Me la fa sentire la maestra che mi aiuta sempre quando ho bisogno e anche i compagni perché siamo tutti amici, ci vogliamo tutti bene e ci sosteniamo sempre.
Quanto conta per te il non sentirsi soli ma appartenere a qualcosa?
L. - Secondo me è importantissimo perché sentirsi parte di un gruppo che ti sostiene nelle tue decisioni, nei tuoi pensieri, ti fa sentire più forte e più sicuro in te stesso. Diciamo che se non avessi fatto questo percorso in tutti questi anni non avrei capito quanto sia importante stare tutti insieme, essere parte di un gruppo. E ho anche capito che sostenendo un altro, non si aiuta solo l'altra persona ma anche se stessi, perché ci si rafforza e si impara a credere di più in quello che si può fare. 
L'ho detto anche prima, la nostra maestra ci ha portato a non essere mai in competizione, ma a confrontarci e pian piano a far crescere i nostri pensieri e a raggiungere i nostri obiettivi. Naturalmente, ognuno a modo proprio, ma con il contributo di tutti. 
S. - È molto importante perché come ci ha insegnato la maestra, nel gruppo si vive la collaborazione e nella collaborazione si cresce meglio. Da solo non riesci a fare quello che si può fare insieme.
A. - Molto, soprattutto perché la maestra mi ha insegnato a vedere le cose diversamente, a vedere le cose meglio e da un'altra prospettiva. L’appartenenza aiuta a crescere.
Tu pensi di aver fatto qualcosa che abbia aiutato la tua classe a costruire appartenenza? 
L. - Io sono molto sensibile e alle volte sono riuscita a capire un'altra persona anche semplicemente da uno sguardo o da un semplice dialogo. Secondo me, io ho aiutato proprio in questo, ascoltando i miei compagni, incoraggiandoli e facendoli sentire più sicuri.
Penso che nella mia classe sia molto bello perché tutti insieme ci diamo forza e ognuno è libero di esprimere quello che sente e il suo pensiero senza paura dei giudizi degli altri. Nella nostra classe se qualcuno non concorda con il pensiero dell'altro lo dice e insieme proviamo a capire che cosa è più giusto. E questo succede grazie al contributo di tutti.
S. - Si, essendo amichevole, senza litigare. Essendo solare. 
A. - Io penso di essere brava in gruppo, mi accorgo di saper coordinare e aiutare e poi penso di avere pazienza. Mi sento anche di poter esprimere le mie idee perché so che gli altri sono disponibili ad accoglierle. È l'armonia che dicevo prima.
Un’ultima domanda. Sai che ci sono delle persone che ricordiamo per delle frasi. Prova tu a dire una frase che possa essere ricordata pensando all'appartenenza.
L. – Mi vengono in mente due disegni. Uno con un solo colore e uno con tutti i colori che si possono avere, dove i tanti colori rappresentano le diverse specialità. Ecco, per me il disegno con tutti i colori rappresenta l'appartenenza. La mia frase quindi potrebbe essere “Mille colori perché tutti siano uno”.
S. - Mettendo insieme tutti i talenti, tutti i pensieri, tutte le idee, tutte le emozioni di tutta la gente si forma un grande uomo. La mia frase quindi è “Tanti uomini formano un grande uomo”.
A. - “Appartenere non vuol dire esserci fisicamente, ma esserci soprattutto con il cuore. Essere legati con il cuore”.

giovedì 14 settembre 2017

Primo giorno di scuola

Cose che si ripetono...

Primo giorno di scuola (Enrica Ena, Scuola italiana moderna, settembre 2016)

Ecco ci siamo. Si ricomincia. L'emozione è sempre la stessa. 
Non dormivo da alunna. Il grembiule bianco sulla sedia, il fiocco inamidato e lo zaino che profumava di nuovo. Non dormo da insegnante. I file necessari, i documenti per le famiglie ricontrollati mille volte, i materiali per le prime attività. 
La verità è che sento la forza di ciò che si gioca il primo giorno di scuola. È il momento in cui dichiariamo/rinnoviamo chi siamo, che insegnanti vogliamo essere, che relazioni vogliamo costruire, quali sono le nostre intenzioni educative. 
Dal primo settembre, sono giorni intensi per arrivare pronti a questo appuntamento, faticando a strappare il tempo necessario da dedicare allo spazio, alla classe, alle prime attività. 
Collegi, commissioni, corsi, progetti, quadri orari… Tutto importante. La vita delle classi si snoda all’interno di scenari organizzativi ampi che ci devono trovare presenti, ma noi insegnanti abbiamo una grande preoccupazione, la responsabilità di ripresentare la scuola agli attori principali, i bambini e i loro familiari. 
L’aula accogliente, perché sia riconosciuta come spazio nel quale stare bene, e i materiali pronti per assolvere al loro scopo. 
Gli aggiornamenti al computer e le cartelle in ordine, pronte per accogliere le nuove attività. 
La verifica della LIM e l’installazione delle nuove applicazioni studiate durante l’estate. 
Una semplice presentazione per illustrare a genitori e bambini l’organizzazione e le scelte fondamentali che caratterizzeranno l'anno scolastico. 
E le buste per ogni famiglia: il calendario, l'orario, l'elenco dei materiali, le regole della scuola, i moduli da firmare e quelli per raccogliere le informazioni essenziali, il libretto delle giustificazioni. 
Troppe cose? Non so. Io credo che sia importante accogliere i genitori con mezz'ora di professionalità che faccia sentire loro di essere davanti a una scuola bene organizzata. Un investimento che si traduce in fiducia nelle persone alle quali affidare i propri figli. 
E poi c'è la prima attività. Quella con la quale riavvicinare i bambini durante i primi giorni di scuola. Un'attività orientata ai nuovi percorsi, che sappia essere coinvolgente e graduale. Pensata per rimisurarsi con il gruppo e per far riemergere i saperi e le capacità da rimettere in gioco in nuove scoperte. 
Per la mia terza, per la quale era previsto l'incontro con le specificità disciplinari, lo scorso anno è stato un impegnativo, ma divertente gioco di classificazioni. 
In tutto questo, l’attenzione è perché arrivi il messaggio più importante. Non stiamo ricominciando, stiamo proseguendo. L’estate non chiude un percorso, lo sospende per un po', ma si riprende lo stesso viaggio. 
La nostra campana suona e io sento salire l’emozione.
I bambini con i loro genitori sono in classe. Accorciamo le distanze, ci accogliamo. 
Li vedo scrutare lo spazio e interrogarsi. Che cosa nasconderanno quelle tavole colorate appese dappertutto?
Do spazio agli adempimenti, tengo i bambini in sospeso. Lascio che vivano questa prima mezz’ora con i genitori accanto, che si crei quel tempo che costruisce il passaggio tra loro e noi.
La mezz’ora termina, i genitori, con gli occhi lucidi per il rinnovato distacco, si allontanano e noi ci ritroviamo soli. Insegnanti e bambini.
Io chiedo solo di guardarsi intorno e di osservare ciò che è lì, pronto per perdersi nel loro tempo di scoperta.
Si riparte da loro, non può essere diversamente.
Io, ancora una volta, non ho intenzione di mettermi di fronte. Cerco da subito spazio al loro fianco.
Li accolgo e parto.
[…] Vi aspetto pronti a navigare, senza paura di nessun mare. Seguiremo ancora il tempo e il vento. Quando sarà necessario faremo bordi lunghi. La forza del mare non si contrasta ma si asseconda.
E, come sempre, avremo la fortuna di non essere mai soli, possiamo contare sui genitori e lo sappiamo. Noi non vogliamo una scuola che li lasci a terra, preoccupati di vederci allontanare senza conoscere la nostra direzione. La nostra è una barca spaziosa e ci piace accogliere.

domenica 10 settembre 2017

Avvio anno scolastico: informazioni iniziali

Eccomi con le informazioni per l'avvio del nuovo anno scolastico:

Inizio delle lezioni e orario delle attività

Come già notificato, le lezioni inizieranno giovedì 14 settembre, con orario 8.30/12.30, fino a tutto il 30 settembre 2017.

Il primo giorno di scuola, le famiglie sono invitate ad accompagnare i bambini in classe per la presentazione della nuova organizzazione e la condivisione delle prime fondamentali informazioni.

Materiale scolastico

Nella pagina del blog destinata agli "Strumenti" troverete tutte le informazioni relative al materiale scolastico. Nella stessa pagina sono disponibili anche i link utili per il download di tutti gli altri documenti iniziali. Tuttavia, ricordate che questi vi saranno forniti in classe il primo giorno di scuola.


Calendario delle lezioni

Il calendario del blog è stato aggiornato integrando le giornate individuate dal Consiglio di Istituto; pertanto potete consultarlo integralmente.
Edmodo, il nostro ambiente di apprendimento

È attiva la nuova classe su Edmodo. La procedura per iscriversi è molto semplice e ve l'ho indicata con apposito post in evidenza nella bacheca della classe quarta. Vi anticipo che non dovrete fare altro che cliccare sulla voce "Iscriviti a una classe" che trovate nel menù sulla vostra sinistra e inserire il codice indicato.
Così come ho fatto lo scorso anno, fino a che saranno iscritti tutti i bambini, terrò attive entrambe le classi, in modo da non interrompere mai il contatto diretto.

Spero di non aver dimenticato niente. Per qualunque richiesta specifica, ci sono!

Grazie per l'attenzione, vi aspettiamo il 14 settembre.

La scuola non è una gara

Vi segnalo questo interessante articolo, di Daniele Novara, pedagogista di Piacenza, pubblicato su uppa.it, Un pediatra per amico. Non è un articolo recente, è stato pubblicato il 10 febbraio 2016, ma a me sembra il momento migliore per proporvene la lettura.

La scuola non è una gara

Gli studi dimostrano che la competizione a scuola è inutile. I compagni non sono avversari da combattere: i bambini apprendono meglio collaborando e imparando dai propri errori. A scuola non si va per vincere, ma per per imparare. 

Come funziona l’apprendimento?

A scuola si va per imparare, questo lo sanno tutti. Ciò che ancora ci si chiede è invece quale sia il metodo migliore per farlo. Per poter rispondere a questa domanda è necessario ragionare sulla base degli studi e delle conoscenze scientifiche più recenti.

La lezione frontale, l’ascolto passivo, l’interrogazione utilizzata come strumento di verifica dell’apprendimento e una valutazione considerata assoluta (quindi fatta senza tener conto del contesto, della personalità del bambino, del suo punto di partenza e del suo sviluppo), sono tutti strumenti che per loro natura portano a selezionare e privilegiare un certo tipo di studente, quello che riesce a imparare secondo modalità precise e prestabilite. Tuttavia, questo modello che ancora pervade la cultura didattica italiana è fallito.

La mente dei bambini è come una spugna, Maria Montessori la definì infatti “la mente assorbente”, perché è caratterizzata da una grandissima plasticità neuronale che consente di assorbire ciò che riceve dall’ambiente circostante.

I bambini hanno il vantaggio di non essere ancora in grado di attivare, nei confronti di ciò che imparano, le forme di resistenza tipiche di ciò che Jean Piaget definisce il pensiero logico-razionale che arriva soltanto con la preadolescenza, e che consente a ciascuno di noi di ragionare sui nostri pensieri e quindi, eventualmente, di impedire a certe conoscenze di diventare parte del nostro patrimonio. Quindi, se il primo requisito per l’apprendimento è un ambiente favorevole e stimolante, la seconda è lasciare che il bambino faccia esperienza delle sue nuove conoscenze attraverso l’esplorazione pratica. Per imparare, infatti, ha la necessità fisiologica di sintonizzare le nuove conoscenze con quelle vecchie in suo possesso, e di avvicinarsi all’acquisizione di una competenza mettendo in gioco le proprie risorse.

Il processo di apprendimento è dunque un processo necessariamente lento e diverso per ognuno: può accadere che un alunno provi e riprovi, sbagli e, improvvisamente, capisca. Questi passaggi sono fondamentali ed è inutile, sconveniente, e spesso pericoloso, bloccarli continuamente con verifiche e valutazioni che definiscono ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è corretto o ciò che è scorretto.

Sbagliando si impara

L’efficacia di alcuni strumenti valutativi, come le Prove Invalsi, che ritengono di poter stabilire il livello dell’apprendimento innescando dinamiche competitive, non hanno alcun fondamento scientifico e dimenticano che, sostanzialmente, è proprio sbagliando che si impara.

Inoltre, è importante tener presente che i bambini, più che dagli adulti, imparano dai coetanei. È il compagno, specialmente quello con una competenza leggermente superiore, che attiva l’imitazione permettendo ai bambini di riconoscersi in quello che è il loro potenziale di sviluppo: osservo un compagno che è in grado di disegnare un elefante e riconosco nella sua competenza anche un mio potenziale. Ci provo, magari sbagliando, ma alla fine ci riesco. Diversamente, può accadere che le competenze adulte siano troppo distanti dalle capacità cognitive infantili: il bambino cerca di adeguarsi, ma non impara.

Apprendere in gruppo, stimolare e attivare processi di interazione reciproca, anche conflittuale, consente lo sviluppo di dinamiche relazionali e sociali importantissime sul piano motivazionale, che favoriscono il successo didattico. Dunque, la competizione a scuola non soltanto è inutile, ma è anche molto dannosa.

Il compagno non è un avversario da battere

Come hanno dimostrato i più recenti studi neurobiologici e psicologici, alla base di un apprendimento efficace stanno processi che non c’entrano nulla con la competizione. Viceversa, la scuola efficace è quella che sa trasformare la classe in un laboratorio di interazione continua e sistematica fra i bambini, che lavorano, insieme, in funzione di un’esperienza concreta e condivisa. Questo metodo permette, attraverso la problematizzazione, di attraversare gli errori e utilizzarli ai fini dell’apprendimento, piuttosto che della competizione.

Purtroppo l’Italia, in modo particolare con la riforma Gelmini che ha riproposto i voti nella scuola primaria e addirittura la possibilità di essere bocciati sulla base di un’insufficienza numerica, è regredita in maniera significativa. Valutare continuamente con dei punteggi numerici quello che l’alunno sta facendo significa interferire in modo arbitrario con quel flusso mentale, cognitivo, ma anche sensoriale, grazie al quale il bambino acquisisce una competenza. Le valutazioni negative non producono alcun miglioramento nel rendimento scolastico, costituiscono soltanto una modalità punitiva e mortificante.

Se vogliamo una scuola diversa, una scuola dove i bambini innanzitutto stiano bene e collaborino nell’apprendere, dove non si scatenino prepotenza e prevaricazione, è necessario ridurre drasticamente le valutazioni. Per essere efficace, infatti, la valutazione deve essere evolutiva, ossia considerare gli alunni sulla base dei loro progressi graduali e non in maniera assoluta sulla base di test. Quello che importa non è verificare se un bambino conosca o meno un determinato contenuto in un dato momento, ma se il suo apprendimento sta procedendo e crescendo in maniera armonica.

La forza del gruppo

Una classe in grado di sostenere tutti i suoi alunni e di perseguire quello che dovrebbe essere il vero obiettivo della scuola, cioè l’apprendimento di tutti, richiede anche altri accorgimenti.

Non si può pensare di lavorare bene con gruppi superiori ai 25 alunni: le cosiddette “classi pollaio” non sono affatto funzionali all’apprendimento. L’ideale sarebbe lavorare con gruppi classe tra i 20 e i 25 alunni, perché la priorità per ogni insegnante deve essere quella di far funzionare la classe come gruppo. Quindi è importantissimo nei primi giorni di scuola costruire l’appartenenza al gruppo classe attraverso attività di carattere socio-affettivo che permettano agli alunni di riconoscersi tra loro, di costruire una coesione, un senso di appartenenza a una comune esperienza di apprendimento.

In tal senso sono particolarmente utili le attività di ritualizzazione: all’inizio della giornata scolastica è importante dedicare un momento per ritrovarsi come gruppo; mantenere uno spazio per la gestione dei conflitti; scandire l’anno scolastico con momenti significativi e comuni (come la gita; lo spettacolo, la festa) in cui i bambini siano coinvolti in prima persona. Esistono poi molti altri accorgimenti, come per esempio disporre i banchi in modo tale che prevalga la possibilità per gli alunni di lavorare insieme, di comunicare, di confrontarsi.

Per concludere, un appello finale: non cercate la scuola dove far vincere i vostri figli. Cercate la scuola dove gli alunni collaborano per imparare assieme.

Il modello scolastico finlandese

Mentre l’Italia si affanna ad emanare il progetto di riforma della Buona Scuola, imperniata sulla triade competizione-valutazione-merito, la Finlandia si affretta a riformare la sua di scuola che, a dire il vero, godeva già di ottima salute. Il modello scolastico finlandese è infatti uno dei modelli scolastici più avanzati e più studiati al mondo. Il nuovo modello pedagogico, già partito da due anni e, secondo le stime, destinato a soppiantare completamente il vecchio entro il 2020, prevede la sostituzione delle classiche “materie” scolastiche con aree tematiche, o “argomenti” all’interno dei quali si affronta in modo trasversale lo studio di tutti gli aspetti che quel determinato tema coinvolge. Per esempio, gli studenti di alcuni licei finlandesi possono studiare “Unione Europea”, una materia che comprende principi basilari di economia, di storia degli stati e delle lingue che si parlano nelle nazioni dell’UE.

La tradizionale lezione frontale, con il professore che spiega e gli alunni che ascoltano, finirà definitivamente nel dimenticatoio: gli studenti finlandesi verranno organizzati in piccoli gruppi che lavorano per affrontare problemi di diversa natura, facendo esperienza dei propri apprendimenti e lavorando insieme. La maggior parte degli insegnanti ha già ricevuto una formazione per poter lavorare secondo il nuovo modello scolastico e il governo finlandese si è impegnato a dare un incentivo economico a tutti gli insegnanti che aderiscono volontariamente a questo nuovo modello.

sabato 9 settembre 2017

Edmodo, Supporto docenti italiani: il mio saluto

Oggi ho chiuso un'esperienza che mi ha visto impegnata con grande motivazione ed entusiasmo. Di quelle cose che nascono dal basso fino a diventare grandi da sole, in modo naturale, proprio come piace a me.
Non è mai facile chiudere un percorso, ma spesso diventa necessario perchè le nostre energie vengano impiegate nel modo migliore e perché il nostro entusiasmo possa rinnovarsi in nuove direzioni ed essere generativo.
Auguri pertanto al Gruppo Edmodo Supporto docenti italiani e a chi ne assumerà la gestione. È un gruppo che ho fondato diversi anni fa e di cui mi sono occupata con alcuni colleghi, prima fra tutti la straordinaria Lucia Bartolotti. Oggi, grazie alla motivazione, al crescente impegno di tanti nuovi ambasciatori e all'ottima e costante mediazione con lo Staff californiano, assicurata proprio da Lucia, Edmodo è un ambiente di apprendimento che "parla" italiano e che, vista la sua capacità di rinnovamento continuo in risposta ai bisogni espressi dalla nostra scuola, è diventato lo spazio di lavoro di tantissime classi e gruppi di docenti delle scuole italiane di ogni ordine e grado. Quella che saluto, perciò, è ormai una delle comunità nazionali piú importanti dopo quella degli USA.
Il mio in bocca al lupo e un abbraccio virtuale a tutti i colleghi con il sorriso e l'ottimismo di chi sa che tutto questo può solo continuare.

domenica 3 settembre 2017

Noi genitori: Questione di equilibrio

Penso alla ripresa, al viaggio iniziato quattro anni fa. 
Penso a un bagaglio, quello di una maestra, che poi è il bagaglio di tutti noi adulti, genitori e educatori.
Penso alla scelta di cosa metterci dentro e alla decisione di portare con sé la cosa essenziale, forse l’unica che oggi, più che mai, serve davvero: uno sguardo sereno e la passione per la vita, che tutto racchiude.
Un insegnante, un educatore, trasmette conoscenze, valori con le sue parole, ma sarà incisivo sui ragazzi se accompagnerà le parole con la sua testimonianza, con la sua coerenza e passione per la vita, quella che fa prendere il mondo tra le mani per guardarlo dritto negli occhi e reggere il confronto con lui. Quella che incoraggia a non rassegnarsi, a non arrendersi, a non accontentarsi, a rischiare, a cambiare, per saper e sapersi sempre riconoscere senza scuse e senza paure, per capire ciò che conta davvero, esserci e farlo. 
E per un insegnante scegliere di mettere nel proprio bagaglio la passione per la vita, esserne testimonianza per volerla trasmettere ai propri alunni, considerarla il sapere che sostiene tutti gli altri saperi, non significa allontanarsi dal proprio ruolo e dalla propria responsabilità, dimenticarsi che per insegnare serve competenza, sminuire il valore dell’istruzione e della cultura, scordarsi dunque che i bambini vanno a scuola per imparare. 
Significa invece avere chiaro che insegnare è un impegno quotidiano verso se stessi e verso la storia di ciascun bambino; entrare in quella storia, partire da quella storia per sapere che non esiste distinzione tra bambini facili e bambini difficili, ma che esiste un unico bambino, il bambino, quello per cui valga sempre la pena di esserci e di lottare perché si senta sempre fortemente e sinceramente visto. Aiutarlo quindi a scoprire il senso di sé e degli altri, valorizzare le sue risorse per tracciare un percorso partendo dalla sua identità, dall’idea e dalla considerazione che ha di se stesso. 
Perché possa capire che posto occupa nel mondo. 
Perché possa capire che posto occupa in classe...
I bambini lo sentono questo impegno, lo sguardo sereno che fa diventare per loro tutto più raggiungibile e possibile, che dà senso e valore a ciò che imparano perché sappiano poi portarlo e ritrovarlo nelle esperienze che devono e dovranno affrontare, che crea motivazione, entusiasmo e curiosità, che dona speranza. 
Un insegnante lo sente questo impegno e può dire di averlo portato avanti davvero e di avere vinto, se nel sollevare lo sguardo dal libro e dal quaderno vede una luce speciale brillare negli occhi dei suoi bambini, una luce inconfondibile di chi sta dicendo, semplicemente, grazie maestra…
Però si sa, insegnare la passione per la vita con la passione per la vita non è facile perché richiede coraggio, una continua ricerca di equilibrio, una continua ricerca del giusto passo...
Un equilibrio che altro non è che un bilanciamento tra ciò che è giusto ma che lo può diventare se prima di tutto è bello, tra la necessità di doversi fermare e il momento di proseguire, tra la ragione e l’intuito, tra il certo e l’incerto, tra il saper porgere e la capacità di saper accogliere, tra ciò che si è e ciò che si vuole essere, tra una vittoria e un fallimento, tra la fermezza e la delicatezza, tra il sogno e la realtà, tra la fortezza e la fragilità, tra la tradizione e l’innovazione, tra la consuetudine e il cambiamento, tra il dentro e il fuori, tra la testa e il cuore...
Si, ne sono convinta. Se noi adulti vogliamo davvero trasmettere e insegnare qualcosa, qualcosa che rimanga, che serva davvero, credo che attingere alla vita è sempre una buona regola, una scelta onesta.
Questo è l’augurio che rivolgo a me stessa e a tutti per la ripresa del viaggio. L’augurio di non mantenere l’equilibrio ma di saperci tornare sempre, avere il coraggio di perderlo se questo significa costruirne uno nuovo ancora più bello e vero. E solo la passione per la vita, il rispetto e la gratitudine che poi dobbiamo avere verso la vita stessa, può aiutarci a farlo...Anche io come quella maestra che ha scelto il bagaglio che vuole con sé, porterò lo stesso bagaglio, accompagnerò i miei figli con uno sguardo sereno e la passione per la vita.
...Una parola specifica vorrei rivolgerla anche agli educatori: agli insegnanti, agli operatori delle vostre scuole e ai genitori. Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà che la sfida educativa presenta! Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco. Donate loro speranza, ottimismo per il loro cammino nel mondo. Ma, soprattutto, siate testimoni con la vostra vita di quello che comunicate. Un educatore trasmette conoscenze, valori con le sue parole, ma sarà incisivo sui ragazzi se accompagnerà le parole con la sua testimonianza, con la sua coerenza e passione per la vita. Senza coerenza non è possibile educare! Tutti siete educatori, non ci sono deleghe in questo campo. La collaborazione allora in spirito di unità e di comunità tra le diverse componenti educative è essenziale e va favorita e alimentata. Il campo educativo, poi, non si limita alla scuola convenzionale. Incoraggiatevi a cercare nuove forme di educazione non convenzionali secondo “le necessità dei luoghi, dei tempi e delle persone”. 
Nell'educare c’è un equilibrio da tenere, bilanciare bene i passi: un passo fermo sulla cornice della sicurezza, ma l’altro andando nella zona a rischio. E quando quel rischio diventa sicurezza, l’altro passo cerca un’altra zona di rischio. Non si può educare soltanto nella zona di sicurezza: no. Questo è impedire che le personalità crescano. Ma neppure si può educare soltanto nella zona di rischio: questo è troppo pericoloso. Questo bilanciamento dei passi, ricordatelo bene...(Papa Francesco).