martedì 30 aprile 2019

Letture per dire le cose da dire: narrazione video

Con piacere condivido la narrazione video dell'esperienza "Letture per dire le cose da dire", proposta all'interno della Fiera del Libro di Iglesias, in data mercoledì 24 aprile 2019.
Nel video sono raccontate le attività svolte in preparazione della Fiera (con i bambini della classe; con gli ex alunni; con il gruppo delle mamme referenti, gentilmente coadiuvate da Isabella Ongarelli); i diversi momenti durante la fiera; le interviste degli inviati del TG3 Sardegna (sono riprese con lo smartphone, ma non siamo riusciti a rinunciarci...); un estratto del servizio andato in onda nel TG3 del 24 aprile, ore 19.

Ci siamo incamminati, con semplicità. Tutto il resto è... silenziosamente costruire.

[...] Nel mezzo c'è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere
è potere rinunciare
alla perfezione.

Approfitto di questa occasione per rinnovare il ringraziamento ai bambini, agli ex alunni, ai genitori, a Maurizio Cristella e Eleonora Carta di ArgoNautilus, a Stefania Mura della Mondadori di Iglesias, e a tutti coloro che hanno sostenuto l'iniziativa e che l'hanno accolta.
 


Alla cartella contenente le foto raccolte nel video: entra

Alla playlist con gli assaggi di lettura proposti dai bambini: accedi

mercoledì 24 aprile 2019

Il dopo fiera... a tutti, grazie!

Si chiude la terza giornata della Fiera del libro di Iglesias e per noi l'iniziativa "Letture per dire le cose da dire".
Troppo coinvolta emotivamente, durante l'attività, per fermarmi a condividere scatti o filmati; troppo stanca, ora, per dare voce alle emozioni.
Dico solo che quello che abbiamo vissuto è stato un tempo straordinario. La scuola oggi era chiusa, eppure eravamo tutti lì: alunni di ieri e di oggi, genitori di ieri e di oggi, tirocinanti. Tutti presenti attorno a sette piccoli grandi libri con i quali, per la prima volta, la parola è passata completamente ai bambini piccoli. E loro l'hanno presa, nonostante lo spazio pubblico, nonostante gli ospiti di tutte le età venuti ad ascoltarli. Tre ore di seguito in cui hanno letto, raccontato, invitato gli ospiti a giocare con le storie...
Non ho dubbi. Non sono i compiti per casa a estendere la scuola oltre le pareti. È il sentire appartenenza, è il trovare spazio per potersi esprimere, è il desiderio di esserci. Semplicemente.
A tutti coloro che lo hanno reso possibile, a tutti coloro che hanno accolto... 
di cuore, grazie!
 


 

25 aprile, Festa della Liberazione

Come ogni anno, ho il piacere di invitare alunni di oggi e di ieri a partecipare alla Commemorazione per il 25 aprile, data importante per festeggiare insieme i valori della libertà e rinnovare l'impegno a fare nostri i principi fondamentali della Costituzione.
Per noi, un'opportunità importante: quella di vivere insieme una delle date che ricorre nei nostri percorsi storici e di formazione della cittadinanza.

Per chi avrà il piacere di partecipare, l'appuntamento è nel Piazzale della scuola alle ore 10, da dove ci sposteremo in Piazza Municipio. Da qui, intorno alle 10.30, ci uniremo al Corteo cittadino verso piazza Oberdan dove si svolgerà il momento commemorativo.

I genitori, i nonni e gli amici della classe che volessero unirsi a noi saranno i benvenuti.

martedì 23 aprile 2019

Appuntamento a domani!


Qui è tutto pronto!
Appuntamento a domani mattina - mercoledì 24 aprile 2019, dalle 10 alle 13 - con le nostre "Letture per dire le cose da dire".

Fiera del libro di Iglesias - Quid est veritas?

Non mancate!!!

sabato 20 aprile 2019

Storie di solitudine

Mentre leggo di Giuseppe, il bambino ucciso a botte dal patrigno, non posso fare a meno di pensare a tutti quei bambini, e non solo bambini, che oggi arrivano nelle nostre aule portandosi dietro storie incredibili, perlopiù vissute in scenari di ormai grande solitudine, e che, anziché trovare accoglienza (Giuseppe veniva chiamato scimmia dalle sue maestre), vengono denigrati e esclusi (il riferimento non è certamente ai soli insegnanti: quanto sanno essere spietati i genitori nei confronti dei figli non loro?).
Così mi domando: ma la scuola non dovrebbe essere, proprio per loro, l’altra opportunità? Quel contesto in cui trovare, prima di tutto, un ambiente sereno, accogliente, capace di rafforzarli. In cui poter fare riferimento ad altri adulti significativi? Eppure no. Non è così che funziona.
Perché questi bambini, questi ragazzi, sono gli stessi che hanno comportamenti inadeguati, problemi di apprendimento. Sono loro quelli raggruppati nella ben nota categoria degli elementi di disturbo

Mi sto chiedendo che cosa ne pensi di questi scenari Antonio Deiara (https://www.orizzontescuola.it/urge-un-anno-zero-della-scu…/), del quale ho incontrato l’articolo proprio in questi giorni e che, evidentemente, è preoccupato solo del fatto che “i bravi e meritevoli (e se fossero solo i più fortunati?, dico io) non possono essere sacrificati per recuperare i meno bravi”, e pensa – anzi no, ben più grave!, lo scrive, e il suo pensiero viene pure pubblicato – che per certi comportamenti-problema la risposta sia la galera e che se un alunno non si impegna e non impara (come se davvero ci fosse qualcuno che non vuole imparare), la soluzione sia una, semplice e chiara: eliminarlo.
Quindi, per capirci, viene sostenuta la scuola in cui, chi vive situazioni di disagio, deve essere eliminato per la seconda volta.
Che sia il caso di farsi qualche domanda in più ed esplorare altre strade? Che dice Prof. Deiara?
Intanto le regalo queste parole, perché forse non le ha lette o, se le ha lette, non l’hanno fatta riflettere come hanno fatto riflettere me:

I nostri studenti che “vanno male” (studenti ritenuti senza avvenire) non vengono mai soli a scuola. In classe entra una cipolla: svariati strati di magone, paura, preoccupazione, rancore, rabbia, desideri insoddisfatti, rinunce furibonde accumulati su un substrato di passato disonorevole, di presente minaccioso, di futuro precluso. Guardateli, ecco che arrivano, il corpo in divenire e la famiglia nello zaino. La lezione può cominciare solo dopo che hanno posato il fardello e pelato la cipolla. Difficile spiegarlo, ma spesso basta solo uno sguardo, una frase benevola, la parola di un adulto, fiduciosa, chiara ed equilibrata per dissolvere quei magoni, alleviare quegli animi, collocarli in un presente rigorosamente indicativo.
Naturalmente il beneficio sarà provvisorio, la cipolla si ricomporrà all'uscita e forse domani bisognerà ricominciare daccapo. Ma insegnare è proprio questo: ricominciare fino a scomparire come professori. Se non riusciamo a collocare i nostri studenti nell'indicativo presente della nostra lezione, se il nostro sapere e il piacere di servirsene non attecchiscono su quei ragazzini e quelle ragazzine, nel senso botanico, la loro esistenza vacillerà sopra vuoti infiniti. Certo, non saremo gli unici a scavare quei cunicoli a non riuscire a colmarli, ma quelle donne e quegli uomini avranno comunque passato uno o più anni della loro giovinezza seduti di fronte a noi. E non è poco un anno di scuola andato in malora: è l'eternità in un barattolo.
[…] (Daniel Pennac)

Felici festività

"Sia Pasqua piena
per voi che fabbricate
passaggi dove ci sono
muri e sbarramenti,
per voi apertori di brecce,
saltatori di ostacoli,
corrieri a ogni costo,
atleti della parola pace."
(Erri De Luca)
Con le parole di Erri De Luca e il desiderio di condividere con tutti voi l'impegno a fabbricare passaggi... auguro delle festività serene e una buona Pasqua!

Maestra Enrica

venerdì 19 aprile 2019

Letture per dire le cose da dire: "assaggi"

Fiera del libro di Iglesias 2019 "Quid est veritas?", Letture per dire le cose da dire

In attesa di accogliervi, la mattina del 24 aprile, con sette piccole grandi storie con le quali giocare e raccontarsi, condividiamo questa playlist che raccoglie degli "assaggi" proposti da alcuni dei nostri piccoli lettori.

Per partecipare all'iniziativa non occorre prenotarsi. Sarà sufficiente raggiungerci in piazza Lamarmora, il 24 aprile, nella fascia oraria individuata (10/13), scegliere uno spazio di lettura (li riconoscerete perché saranno allestiti su dei grandi tappeti azzurri), accomodarvi e lasciarvi accompagnare...

Le presentazioni si ripeteranno con una pausa di soli cinque minuti l'una dall'altra e avranno una durata di circa venti minuti ciascuna.

Ad accogliervi, con i bambini piccoli, ci sarà anche un gruppo di ex alunni con il compito di supportare le attività ma anche di guidarvi in un incontro un po' speciale tra voi e la "verità".

Non mancate! I bambini vi aspettano e noi con loro...



 Attenzione! Cliccando sulle linette in alto a sinistra, è possibile accedere al menù di scelta.

mercoledì 17 aprile 2019

"Letture per dire le cose da dire": appuntamento il 24 aprile!

Fare le cose da fare, dire le cose da dire. Veri e propri spazi di libertà che la scuola ha il compito di consegnare alle nuove generazioni.
Il 24 aprile, dalle ore 10 alle ore 13, vi aspettiamo in squadra, alunni vecchi e nuovi, studentesse universitarie e genitori, con un'iniziativa semplice ma che ha la bellezza del fare insieme. Sono le "Letture per dire le cose da dire". Un'occasione per conoscere sette piccole grandi storie con le quali giocare e raccontarsi.
E per chi vorrà approfittare dei nostri contenuti multimediali, sarà sufficiente avere sul proprio smartphone una qualunque app per leggere i QR Code.


I libri in fiera con noi:

Il Ghiribizzo di Bruno Tognolini e Giulia Orecchia, ed. Giunti

Mattia è un bambino vivace, dallo sguardo vispo e i capelli arruffati. Lui corre, salta e ne combina di tutti i colori, ma non tutti apprezzano la sua inesauribile energia e la mamma non fa che sgridarlo: "Che non ti venga il ghiribizzo...". E a un certo punto il ghiribizzo si stanca dei rimproveri e se ne va, seguito da tutti i ghiribizzi della città. Ma con loro se ne vanno anche il colore, l'allegria, gli imprevisti e le risate. Sarà la mamma di Mattia a trovare una soluzione...


Orecchie di farfalla di Luisa Aguilar e A. Neves, ed. Kalandraka Italia

Avere le orecchie a sventola, il capello ribelle, essere alti o bassi, magri o grassocci... Ogni particolarità, per quanto minima, può diventare fra bambini motivo di scherno. Così succede a Mara che, per affermare la propria identità, impara a cogliere il lato positivo in ciò che gli altri considerano motivo di beffa..


Il sogno di Rossociliegia di Shirin Y. Bridges, S. Blackall, ed. MottaJunior

Se cammini lungo una certa strada in una certa città della Cina, dopo avere oltrepassato la bancarella degli animali, con gli uccellini gialli e verdi, i pesci rossi e le tartarughe d'acqua dolce, incontrerai una bambina di nome Rossociliegia. Il suo sogno é poter andare all'università proprio come i suoi fratelli. Potrà questo privilegio essere concesso anche alla piccola Rossociliegia?


 

Tobia è geloso di Silvia Serreli, ed Mondadori

A Tobia piace andare a scuola e la maestra Laura è la sua preferita. Ma oggi lei non ha attenzioni che per il suo amico Tommy e Tobia sente la gelosia appiccicarsi addosso come i tentacoli di una piovra gialla...




Viva la danza! di Didier Lévy, Magali Le Huche, ed.

I genitori di Ettore, ragazzino super vivace, decidono di iscriverlo a un corso di danza classica e... Colpo di fulmine! Da quel momento Ettore fa tutto ballando: va a scuola ballando, riordina la camera ballando, si lava i denti ballando... basta! Il papà decide di intervenire, ma il nostro piccolo appassionato danzatore si rifiuta di smettere! Prende una bella rincorsa e in uno slancio incredibile si alza 4 metri da terra e continua a ballare lassù. Impossibile farlo scendere! Ma attenzione la leggerezza è contagiosa...


 

Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, Babalibri

Piccolo blu e piccolo giallo adorano giocare insieme. Ma quando si abbracciano diventano tutti verdi...



 

Il pappagallo francese di Lia Levi, Il battello a vapore

Riki non vuole un cane o un gatto, come tutti i bambini, ma un pappagallo che sa parlare. Franci, però, se ne sta sempre zitto e Riki non capisce perché. Poi un giorno il suo amico comincia a ripetere una parola che Riki non conosce: libertà... cosa vorrà dire?



I temi sul piatto: la vivacità dei bambini; prime forme di bullismo; i diritti delle donne; la gelosia e altre emozioni; libere passioni; l'amicizia; la libertà.

Non mancate!!!

martedì 16 aprile 2019

I bambini e la cronaca

8.40. Le attività stanno per cominciare. Siamo al momento dopo il saluto in cui condividiamo le comunicazioni per poi passare a programmare la giornata. Vado svelta, oggi. È l'anniversario della morte di Iqbal Masih, e lo sentiamo molto. Abbiamo appena finito di leggere il libro di Francesco d'Adamo e solo una decina di giorni fa abbiamo visto lo spettacolo in teatro, così ci eravamo ripromessi che in questa data avremmo condiviso il video del suo discorso a Boston e ci saremmo fermati con un minuto di silenzio.
Ma nella prima isola a destra c'è C., mano alzata, viso triste. Si vede che ha qualcosa di importante da dire e che fatica ad aspettare.
Le do la parola e mi domanda:
- Maestra, tu ami molto Parigi, vero?
Annuisco e inizio a intuire qualcosa.
- Ma molto molto? Il suo viso è sempre più preoccupato.
- Ecco. Ti devo dare una brutta notizia, maestra. Mi dispiace dovertelo dire, ma a Parigi sta bruciando una Chiesa grande e molto importante. Sei molto triste maestra?
Straordinaria C. con i suoi 6 anni. Ovunque non si parla d'altro e lei mi porge questa notizia con profonda delicatezza, con la preoccupazione di dover essere proprio lei a darmi questo dispiacere.
Io metto temporaneamente da parte Iqabl e la ringrazio per averci offerto questa notizia. Nel frattempo si sono alzate tutte le altre mani e io non posso fare a meno di dare la parola a ognuno. La cronaca entra in classe con i bambini e, con loro, un'infinità di riflessioni che hanno attraversato i loro pensieri davanti alla televisione e ai commenti dei familiari...
Impossibile, a qualunque età, pensare la scuola come altro dal mondo, dalla vita. La scuola è nel mondo. È la vita.

lunedì 15 aprile 2019

Interruzione delle attività didattiche

Si informa che le attività didattiche saranno sospese, per le festività pasquali, a partire da giovedì 18 aprile fino a martedì 23 aprile 2019.
Le lezioni saranno altresì interrotte in data mercoledì 24 aprile (delibera del Consiglio di Istituto) e giovedì 25 aprile (Festa della liberazione). 
Le attività riprenderanno regolarmente in data venerdì 26 aprile 2019.
Grazie per l'attenzione!

Riprogrammazione colloqui generali

Vi informo che i colloqui generali per gli insegnamenti di mia competenza - così come da indicazioni fornite dalla Dirigente scolastica - sono stati riprogrammati in data giovedì 2 maggio, dalle ore 15 alle ore 18. L'orario destinato ad ogni famiglia resta invariato. 
Grazie per l'attenzione!

Laboratorio sulla raccolta differenziata: le foto


Con piacere condivido alcune foto del Laboratorio sulla raccolta differenziata, proposto alla classe dalla Dott.ssa Grazia Coloru per Erica Ambiente.
L'attività è stata aperta da un'indagine iniziale, volta a rilevare le conoscenze dei bambini in merito alla differenziazione dei rifiuti in famiglia, arricchita da un richiesta che la classe ha trovato molto divertente: "Se tu fossi un rifiuto, che rifiuto saresti?".
Partendo dalle conoscenze dei bambini, si è poi data la definizione di rifiuto, per poi fare una prima essenziale classificazione, che è stata occasione per correggere alcune abitudini acquisite in modo non corretto. 
A colpirci, in particolare, è stato scoprire che non è sufficiente che un oggetto sia di plastica perché vada smaltito con la plastica; infatti, la caratteristica principale per identificare ciò che può essere ricondotto alla plastica è quella di essere un contenitore. Abbiamo così imparato che non vanno nella plastica: le cannucce dei nostri succhi di frutta, le posate di plastica, i giocattoli...
Questa prima parte è stata completata con la conoscenza delle discariche, distinguendo quelle abusive da quelle regolari, per poi soffermarci sul ruolo di queste ultime.
L'attività si è conclusa con un gioco di verifica/rinforzo che ha visto i bambini impegnarsi nella differenziazione dei rifiuti in squadra.
Facendo tesoro di questo incontro, prossimamente, coglieremo l'occasione per riprendere e approfondire i concetti di riduzione, riuso, riciclo.

Ringraziamo la Dott.ssa Grazia Coloru per il tempo che ci ha dedicato e per aver arricchito le nostre conoscenze in merito alla differenziazione, con la quale siamo impegnati costantemente e con tanta attenzione anche in classe.

mercoledì 10 aprile 2019

Una mattina al museo: le foto


Questa mattina, con lo svolgimento dell'interessante laboratorio "Amici dinosauri", presso il Museo dei Palaeoambienti Sulcitani E. A. Martel di Carbonia, abbiamo completato le uscite didattiche previste per il mese di aprile.
La prossima iniziativa, di un'intera giornata, è programmata per il 7 maggio e prevede la visita alla Fattoria didattica "Donne rurali" di Villamassargia.

Da adesso tutte le energie saranno concentrate sulla preparazione della nostra iniziativa per la Fiera del Libro di Iglesias, prevista per il 24 aprile: "Letture per dire le cose da dire".
Tenetevi pronti perché non potrete mancare!

Alle foto di questa mattina al museo

Differenziamo! Appuntamento in classe

Vi informo che domani - giovedì 11 aprile - dalle ore 11.00 alle ore 13.00 - ospitermo in classe degli esperti, autorizzati dall'Istituto, per lo svolgimento di un percorso didattico-laboratoriale, finalizzato ad approfondire le conoscenze acquisite sui rifiuti e sulla raccolta differenziata.
L'esperienza proseguirà con un evento nel mese di giugno, in coincidenza con la Giornata mondiale dell'ambiente, di cui vi daremo notizie successivamente.

lunedì 8 aprile 2019

C'è una rondine morta...

Siamo tornati a Bacu Abis, questa mattina. Nuovo spettacolo: L'atlante delle città, liberamente tratto da Le città invisibili di Italo Calvino. Siamo curiosi. Sappiamo che è uno spettacolo particolare, innovativo, e che non saremo in poltrona, ma dentro un tendone a gambe incrociate su dei grandi tappeti.
Al solito, siamo arrivati con largo anticipo. La nostra scelta di utilizzare i mezzi pubblici, ci abitua alla flessibilità e mi piace. Cosi, fatti i biglietti, ci tratteniamo mezz'ora buona nella grande piazza davanti al teatro per merendare e giocare all'aperto.
Poi cerco di spostare i bambini davanti alla scultura della piazza per una foto. Non sono convintissima, già immagino la fatica di metterli insieme mentre sono distratti dal gioco. Ma una foto dei bambini lì mi piacerebbe. Ci provo.
Metterli insieme è più difficile del solito, provo davanti alla ruota, dietro, niente. C'è qualcosa che non va, proprio non mi ascolta nessuno. Cerco di capire cosa catturi la loro attenzione, e la vedo. Una rondine, morta, incastrata ai piedi della grande ruota. I bambini ne sono molto colpiti e io non so davvero cosa dire, se non prendere atto con loro della morte.
Lascio perdere la foto e li invito a tornare nell'area in cui stavano giocando. Ma la morte della rondine ha scosso molto Grace che piange a dirotto. È accanto a me che intanto ho raggiunto il muretto su cui sedermi, quando le si avvicina Chiara, la stringe e la accarezza con delicatezza infinita, invitandola a non piangere. Le racconta di una volta che la sua gatta non tornava e di quando ha scoperto che era morta. - Io ho sofferto molto, ma la morte è una cosa normale, è la natura a decidere quando è il momento. - Le dice proprio queste parole, mentre non smette di abbracciarla e accarezzarla. Poi si gira verso di me e mi chiede se può tornare dalla rondine con Grace per fare una preghierina. Acconsento e vanno. Così, a distanza, le vedo: in piedi, una accanto all'altra, a pregare davanti alla rondine.
Poi tornano. Il viso di Grace è piu disteso, ma continuano a parlare di quando ad andarsene è stato un nonno, una zia, uno zio. Sì, sarà una cosa normale, sarà la natura, ma quanto è difficile... Le guardo e penso a quanto lo è ora, e a quanto lo sarà sempre. Ma resto in silenzio. Davanti ai pensieri di morte non sono brava. Mi bloccavano da bambina, quando la immaginavo come un grande niente che mi lasciava senza respiro. Non sono brava oggi che mi ha sorpreso troppe volte.
Così lascio che facciano senza di me. Domani, forse, chiederò aiuto a un libro, oppure lascerò semplicemente andare, sperando che l'incontro con quella che ti strappa dentro arrivi per loro il più tardi possibile.

domenica 7 aprile 2019

Senza la curiosità, né imparo né insegno

"Sem a curiosidade que me move, que me inquieta, que me insere na busca, não aprendo nem ensino" (Paulo Freire)

Senza la curiosità che mi muove, mi rende inquieto, mi spinge alla ricerca, né imparo né insegno.

Da Paulo Freire, Le virtù dell'insegnante 

[...] Un’altra virtù che dobbiamo avere è quella della curiosità, curiosità che dobbiamo proporre agli educandi. Non voglio dire che qualcuno insegni la curiosità, tuttavia l’educatore può offrire il suo modo di essere come esempio di curiosità. Quanto più è curioso un insegnante, tanto più lo studente riesce a scoprire la validità della curiosità.
Questo non succederà mai con un insegnante che ripete sempre le stesse cose e le stesse lezioni.
Un insegnante critico, aperto, vivo, che rifiuta la paralisi in programmi sempre uguali, è quello che trasmette allo studente il gusto per la domanda, per la ricerca, per la curiosità.
Bisogna alimentare in se stessi la curiosità per provocare nello studente lo stesso desiderio.
Direi che questa è la prima grande virtù.
Senza la curiosità non c’è vita umana. Senza curiosità non c’è processo di conoscenza.

Paulo Freire: le virtù dell'insegnante

Coraggio di amare, umiltà, coerenza, pazienza (o la paziente impazienza), curiosità.

[… ] Io sono convinto che come educatore, parlando ad un gruppo di giovani che si preparano per la pratica educativa o per la riflessione pedagogica, non potrei non parlare di alcune qualità che un’educatrice e un educatore, in una prospettiva progressista, hanno la necessità di creare. Qualità, virtù che devono essere create perché le virtù non cadono dal cielo, ma siamo noi che le creiamo nella nostra pratica quotidiana.
Dunque, vi parlerò di queste virtù.

Penso che la prima virtù che come educatori dobbiamo costruire continuamente in noi è il coraggio di amare. È triste che ci sia bisogno di parlare di coraggio di amare perché, infatti, si dovrebbe solo dire che si deve amare: amare il processo educativo stesso, amare la pratica educativa, amare lo studente con cui lavoriamo, indipendentemente dal fatto che a lui noi piacciamo.
Per questo parlo di coraggio di amare.
E badate bene che non sto parlando di un atto di amore falso, ma di un atto che coinvolge realmente.
Questa è la prima qualità che un educatore dovrebbe costruire, a volte forzando un poco la propria maniera di essere.
Io non concepisco la pratica educativa senza questa capacità di amore.

Accanto alla necessità di amare, c’è un’altra qualità che, o si costruisce immediatamente nella pratica educativa, oppure la pratica educativa stessa si pregiudica. Parlo dell’umiltà.
Anche in questo caso, non mi riferisco a un’umiltà usata come pura tattica, un essere umile per piacere agli studenti. L’umiltà non può essere un mezzo falso per nascondere l’incompetenza dell’insegnante. L’umiltà a cui mi riferisco è quella che porta l’educatore a rispettare intensamente l’educando, il suo livello di conoscenza e, allo stesso tempo, a rispettare se stesso.
Io penso che un insegnante che si glori di se stesso, che prenda le distanze dall’alunno come se si sentisse un sole che illumina l’allievo senza luce, quest’insegnante anche se è competente nella sua materia, dimostra di essere incompetente dal punto di vista umano.
Per un educatore umile non ci sono mai domande stupide e neppure risposte definitive. La domanda dell’educando ci introduce alla condizione stessa dell’esistenza umana. La curiosità dell’educando deve essere stimolata continuamente.
L’educatore umile non ha paura delle domande dell’educando, si espone ad esse proprio perché non è preoccupato dal fatto di dichiarare che non sa dare risposta a qualcuna di esse.
L’educatore è cosciente che è esattamente riconoscendo che non sa che può iniziare a conoscere nuovamente e assieme allo studente stesso.
A volte l’educatore pensa ingenuamente che se rivela di non sapere perde la sua forza morale di fronte all’alunno. Ma lo studente ha un’incredibile capacità intuitiva che gli permette di intuire la falsità del sapere dell’insegnante. Lo studente indovina la mediocrità dell’insegnante e indovina la competenza dell’insegnante. Ha una sensibilità particolare in questo senso che gli deriva dalla sua condizione di allievo.
Dunque, un insegnante umile ha il coraggio di ammettere che ignora la risposta ad alcuni quesiti, e questo gli consente di superare questo impasse assieme allo studente.
Un educatore umile non ha paura delle domande e neppure cerca di ironizzarle.

Un’altra virtù che l’educatore deve costruire, creare attraverso la propria pratica, è la coerenza. Questa virtù consiste nel diminuire la distanza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo.
Non mi interessa che la coerenza sia totale, assoluta, perché questo è impossibile. La vita sarebbe troppo noiosa se fossimo assolutamente coerenti.
Immaginatevi una persona che si alza alla mattina e arriva alla sera assolutamente coerente. Io preferirei morire piuttosto che essere così coerenti. Sarebbe inoltre impossibile riconoscere la coerenza senza l’incoerenza.
Quello che è necessario e assolutamente fondamentale è vivere il limite etico dell’incoerenza. È possibile che ci siano educatori incoerenti al di là del limite, e questo crea problemi molto seri agli educandi.

Queste virtù si costruiscono giorno per giorno. È la pratica stessa che insegna all’educatore come costruire queste virtù. A volte impariamo molto lentamente.
Io mi ricordo che alcune di queste virtù già le avevo quando ero diciottenne. Ho dovuto tuttavia crearle e ricrearle nella pratica educativa. E molte volte è difficile, e costa fatica, perché nessuno può decidere di averle per decreto. È necessario avere pazienza. Non si deve essere delusi quando non riusciamo a mettere queste virtù in pratica.

Un’altra virtù, allora, è quella della pazienza con gli educandi.
Tuttavia non si può essere solo pazienti, si deve essere anche impazienti. Si deve anche congiungere la pazienza all’impazienza, creando quella che io chiamo: paziente impazienza.
A volte come educatrici ed educatori ci innervosiamo davanti alla difficoltà che alcuni studenti incontrano nei processi di apprendimento. Questa inquietudine ci porta a volte alla rabbia, e questo è ingiusto. L’inquietudine mette in evidenza la nostra paura di non riuscire a svolgere il programma che avevamo deciso, di non riuscire a far conseguire un buon esisto all’educando. Allora diventiamo profondamente impazienti, e quanto più siamo impazienti tanto più provochiamo un sentimento di sfiducia che lo studente ha nelle proprie capacità di imparare. Oppure l’impazienza diventa una sorta di cinismo. L’educatore insegna pensando che, se l’educando non apprende, questo dipende da lui, resta un problema suo. Secondo me questo non è vero. L’insegnante deve preoccuparsi se l’alunno apprende oppure no. Deve lottare perché lo studente impari, non può lavarsene le mani.
Io penso che questa virtù della paziente impazienza aiuti l’educatore ad affrontare le difficoltà dello studente.
La testimonianza che l’insegnante dà di queste virtù, durante la sua attività docente, aiuta lo studente a non lasciar perdere, a non lasciarsi prendere né da una pazienza troppo passiva, né da un’impazienza che ostacola il processo stesso della conoscenza.

Un’altra virtù che dobbiamo avere è quella della curiosità, curiosità che dobbiamo proporre agli educandi. Non voglio dire che qualcuno insegni la curiosità, tuttavia l’educatore può offrire il suo modo di essere come esempio di curiosità. Quanto più è curioso un insegnante, tanto più lo studente riesce a scoprire la validità della curiosità.
Questo non succederà mai con un insegnante che ripete sempre le stesse cose e le stesse lezioni.
Un insegnante critico, aperto, vivo, che rifiuta la paralisi in programmi sempre uguali, è quello che trasmette allo studente il gusto per la domanda, per la ricerca, per la curiosità. Bisogna alimentare in se stessi la curiosità per provocare nello studente lo stesso desiderio.
Direi che questa è la prima grande virtù.
Senza la curiosità non c’è vita umana. Senza curiosità non c’è processo di conoscenza.

Ritengo che come educatori ed educatrici dobbiamo capire scientificamente cosa è la pratica educativa, la sua complessità e i suoi momenti.
In sintesi, ritengo che la pratica educativa ha un momento gnoseologico, che si riferisce all’atto di conoscere; ha un momento politico, che ne permea tutta la pratica; ha un momento estetico, che riguarda la bellezza di questa pratica; e ha un momento etico, che consiste nella dimensione morale dell’educazione.
Quindi è impossibile capire la natura della pratica educativa senza capire la teoria della conoscenza che è in essa coinvolta, così come i valori, la bellezza, la moralità di questa pratica.

Al video completo:

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/paulo-freire-le-virt%C3%B9-dell%E2%80%98insegnante/3848/default.aspx?fbclid=IwAR1rHxPUjxfPqEDPw4xnubyaaQh_UWo9WVHu0pW1zr3gqwTVGa8fOzzVUhM

venerdì 5 aprile 2019

Colloqui generali aprile: organizzazione

Vi informo che è disponibile l'organizzazione dettagliata dei colloqui di aprile (appuntamento per ogni famiglia), programmati per venerdì 12 aprile, dalle 15 alle 18. 

Al documento

Al teatro con Iqbal

"Nessun bambino dovrebbe impugnare mai uno strumento di lavoro.
Gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite."
Iqbal Masih
 

Oggi mattina speciale al Teatro di Bacu Abis, con un bellissimo Iqbal proposto da La Cernita Teatro,  con Monica Porcedda e Daniele Pettinau, liberamente ispirato a Storia di Iqbal di Francesco D'Adamo, il libro che stiamo leggendo in classe.
Un'emozione vedere crescere l'empatia dei bambini per lo stato di schiavitù vissuto da Iqbal e ascoltarli unirsi in coro per scandire a gran voce "Qui ed ora coraggio e libertà". Un coro che per i nostri bambini è proseguito nel nostro rientro ad Iglesias.
Opportunità fuori scuola che fanno tanto bene alla scuola.

Per noi il prossimo appuntamento è per lunedì con L'atlante delle città, con Antonio Panzuto, liberamente ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino.
Non vediamo l'ora...

Grazie a La Cernita Teatro che è spazio d'arte, cultura e di crescita per i nostri bambini.

Qualche scatto della mattinata 
 

Con aprile, è arrivato il corsivo

Con aprile, e con tutta calma, in classe è arrivato il corsivo. Così, al mattino presto, con semplici strumenti autoprodotti e i quadernini, che ormai si trovano solo con la complicità di qualche cartolaio, ci lasciamo accompagnare dalla musica classica per dedicare un po' di tempo a questa attività. E così la cura della scrittura diventa un piacere...





















L'apprendimento del corsivo: gli step (video autoprodotto nel 2013/14)

Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo

Sembra proprio che niente capiti per caso. E sabato scorso, ai giardini pubblici, i bambini hanno avuto modo di conoscere F., un bambino che ha condiviso con loro un'intera ora nell'area giochi e che, con buona probabilità, incontreremo ancora il prossimo sabato.
Questo incontro li ha messi davanti a diverse situazioni in cui hanno faticato a comprendere i comportamenti di F. (in particolare quando non voleva lasciare l'altalena), rendendo necessario l'intervento di noi adulti per spiegare che per F. alcune cose funzionavano diversamente.
Così martedì, quando è arrivata La Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo, ho pensato che il modo migliore per avvicinare i bambini al perché di una giornata dedicata alla consapevolezza sull'autismo fosse proprio ripartire con delicatezza da F. e dal conoscere quei comportamenti che caratterizzano i disturbi dello spettro autistico. Pertanto ho proposto ai bambini delle immagini, che avevo montato in una serie di slide, guidata dalla convinzione che "Conoscere significa rispettare".
Durante la proiezione, ho dato ampio spazio ai contributi dei bambini che hanno mostrato di riconoscere nei diversi comportamenti analizzati, quelli di alcuni compagni incontrati negli anni della scuola dell'infanzia o nei loro vissuti individuali, per poi fermare questa giornata con un brevissimo testo e l'illustrazione di uno dei comportamenti che li aveva maggiormente colpiti.

I materiali che hanno guidato la riflessione sono stati reperiti dal documento “Obiettivo autismo”
Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici - ANGSA Onlus  (vedi)



mercoledì 3 aprile 2019

Colloqui generali aprile 2019

Vi comunico che con Circolare nr. 97 dell'1 aprile 2019, sono stati convocati i colloqui generali con le famiglie.
Per il nostro Plesso, questi sono programmati in data venerdì 12 aprile, dalle ore 15 alle ore 18.
Quanto prima, avrò cura di trasmettervi la nota scritta con l'orario riservato ad ogni famiglia.

lunedì 1 aprile 2019

Assemblea con le famiglie

Vi ricordo che, in vista dell'organizzazione della nostra partecipazione a La fiera del libro di Iglesias, con l'iniziativa "Letture per dire le cose da dire", domani - martedì 2 aprile 2019, alle ore 16.30 - è organizzata una breve Assemblea  con le famiglie.
Contiamo sulla vostra partecipazione!

L'importanza di chiamarsi maestro

Dopo tanti anni, ricondivido con grande piacere questa riflessione di Aida Dattola, pubblicata nel 2008 (ormai più dieci anni anni fa...) su www.educare.it.
Una condivisione che dedico ancora una volta a tutti coloro che, nonostante gli scenari, sono onorati dell'appellativo di "maestro" e si impegnano perché i bambini, le famiglie e la società possano guardare con fiducia a questa importante figura.

Di Aida Dattola, maestra di scuola primaria

In un mondo in rapida evoluzione è normale che anche certe parole vengano fagocitate dai processi innovativi ed accantonate come “desuete”. Dov’era finito il maestro di quella che, in un tempo non tanto lontano, si chiamava scuola elementare? Soppiantato dalla nuova figura del docente, cioè di colui che insegna…Eppure è bastato un recente decreto ministeriale per farlo tornare alla ribalta e per animare un acceso dibattito sulle future prospettive della scuola legate alla sua “riesumazione”.

L’explicatio terminorum è fondamentale per ridefinirne ruolo e professionalità: analizzando l’etimologia del termine “maestro” dovremmo, noi che apparteniamo alla categoria, sentirci orgogliosi di esserlo. “Maestro” deriva, infatti, dal latino “magister” (da magis, di più); in ebraico maestro è “rabbi”, che significa “grande” ed in sanscrito “guru”, pesante di dignità e prestigio…

Il maestro è, dunque, colui che guida, spiana il cammino; un compito delicato il suo, caratterizzato dalla piena condivisione di ciò che insegna. Il vero maestro, infatti, è colui che dapprima cerca di migliorare se stesso e poi indirizza il proprio intervento sugli altri.

La storia della pedagogia ci insegna che i veri maestri sono coloro che sanno instaurare un rapporto relazionale significativo con l’alunno e rappresentano per lui un valido modello di riferimento. Per essere maestri occorre, quindi, avere un ideale di vita e, attraverso l’insegnamento e l’esempio, produrre nell’alunno il desiderio di condividerlo. Perché nessun maestro può imporre, ma nel rispetto della libertà individuale, deve solo condurre per mano l’allievo sui sentieri della vita, indirizzare e non coercizzare, condividere e non imporre. (...)

Fondamentale è sempre la relazione educativa e la trasmissione del cosiddetto “curricolo implicito”, che è il patrimonio personale di ogni insegnante, più o meno inconsciamente proposto agli alunni. Vivere il mondo della scuola con passione, cercando di tenere ben saldi i punti cardine del proprio operare, è la premessa indispensabile per sentirsi maestri a pieno titolo. Avvertire l’entusiasmo del coinvolgimento, la consapevolezza che spesso i bambini ti guardano per scrutare il tuo comportamento e tu non puoi tradirli perché faresti del male a te stesso e a loro; comprendere che anche una parola fuori posto può ferire un alunno ed aver coscienza del fatto che nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno di scuola si realizza un incontro tra anime: questi sono i nostri delicati ed autorevoli compiti. Rappresentiamo dei modelli di riferimento e non dobbiamo mai dimenticarlo: è questa la grandezza del nostro ruolo e l’impegno che ci deve animare è quello di cercare di migliorare sempre noi stessi per rendere migliori i nostri alunni.

La fase critica che investe la nostra scuola rende necessaria una rivalutazione del ruolo insegnante: maestri si può diventare con l’impegno costante, la ricerca e soprattutto la chiarezza degli obiettivi che si vogliono perseguire. (...)

Il nostro ruolo è determinante ai fini della formazione della personalità degli alunni e noi non possiamo prescindere dall’ascolto, dal rispetto dei tempi, dei ritmi e dei modi di apprendimento di ciascun alunno: garantire una presenza stabile è anche utile per creare un clima sociale positivo e disteso, nel quale sia data ad ognuno la possibilità di esprimersi e di sentirsi compreso. La scuola, per espletare al meglio il suo compito, ha bisogno di maestri che lo siano anche di vita, che aiutino il bambino a fare del sapere il mezzo per vivere meglio con se stessi e con gli altri, per costruire una società più giusta e più a misura d’uomo,sempre orientati da alti valori. Più è tempestivo l’intervento, più immediati saranno i risultati. I maestri della scuola elementare, non solo quella di deamicisiana memoria, ma anche quelli di più recente generazione (cito, fra tutti, il maestro Gianni Rodari) sono quelli che insegnano agli alunni a vivere semplicemente con il loro esempio e la loro gioia. Non dimentichiamo che i bambini, anche se sono cambiati, sono sempre bambini e riescono ancora a stupirsi e a fantasticare: non dobbiamo uccidere i loro sogni, la loro voglia di crescere e di imparare, di scoprire e di fare…non dobbiamo dimenticare che le loro tappe evolutive devono essere rispettate senza inutili “bombardamenti culturali”.

La scuola primaria è la scuola dell’accoglienza e del dialogo, dell’approccio al sapere intenzionale e motivato, della socializzazione e della creatività; ha bisogno di guide serene e motivate, che riaffermino la loro dignità nell’azione sinergica con le famiglie, che tanto più ci apprezzano quanto più siamo capaci di far comprendere la dignità del nostro ruolo e il rispetto per il nostro operato.

La storia è maestra di vita e ciò che di positivo ci ha offerto il passato deve essere rivisto alla luce dei cambiamenti sociali con gli opportuni adeguamenti, ma con la precisa consapevolezza che i bambini hanno bisogno di saldi punti di riferimento. L’importanza di chiamarsi “maestro” è, dunque, motivo di orgoglio per chi ancora crede in questo ruolo.

Aprile: uscite didattiche programmate

Così come da programmazione iniziale, vi ricordiamo che nel mese di aprile svolgeremo tre uscite didattiche:
  • venerdì 5 aprile, Bacu Abis: partecipazione allo spettacolo teatrale "Iqbal";
  • lunedì 8 aprile, Bacu Abis: partecipazione allo spettacolo teatrale "L'atlante delle città";
  • mercoledì 10 aprile, Carbonia: partecipazione al laboratorio "Amici dinosauri" presso il Museo dei Paleo Ambienti Sulcitani E. A. Martel
Tutte le tre uscite si svolgeranno in orario scolastico. Per le prime due ci si sposterà con l'autobus pubblico; mentre il  Museo sarà raggiunto con lo scuolabus.

Iqbal
La storia del bambino pakistano simbolo della lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile
Liberamente ispirato a "Storia di Iqbal" di Francesco d'Adamo

 

Due Clown hanno una missione: raccontare ai bambini la storia di Iqbal Masih, ma qualcosa non va per il verso giusto. Grazie all'aiuto di un telefono e di una cartina magica riescono a cavarsela e a portare a termine la loro rocambolesca missione.
Il contesto giocoso creato dai due clown utilizza comicità e umorismo per raccontare una storia importante, quella di Iqbal Masih, che nella sua breve vita, è riuscito a liberare 3000 bambini dalla schiavitù: grazie al suo impegno e al suo coraggio il governo pachistano chiuderà decine di fabbriche di tappeti, gestite dalla mafia pachistana.

Alla pagina dello spettacolo

L'atlante delle città
Liberamente ispirato a Le Città Invisibili di Italo Calvino


L’Atlante delle città si sviluppa attorno ad una macchina scenica che si apre e si trasforma sotto gli occhi dei bambini diventando aereo ad elica, bicicletta, lanterna magica, atlante di città dove si nascondono storie, personaggi, racconti, immagini, disegni : figure di un film che inizia e si svela lentamente. Appaiono cosi le città invisibili, infilale nei cassetti, tra sportelli e nascondigli, città capovolte, immerse nell’acqua, ricamate di carta, ritagliate nel rame, costruite di corda e di spago, appese a fili sottili e trasportate da cigolanti carrucole.

Si assiste allo spettacolo seduti sotto una tenda, una tenda del deserto che rende intensa e suggestiva la partecipazione dei bambini che si trovano cosi, a viaggiare assieme a Marco Polo, viaggiatore solitario del nostri giorni, un po’ assente e stralunato che parla in rima e che “… ignaro delle lingue del Levante non può esprimersi altrimenti che con gesti, salti di meraviglia, con oggetti che va estraendo dalle sue bisacce… e palese ed oscuro, tutto quello che mostra ha il potere degli emblemi che una volta visti non si possono più dimenticare nè confondere…”.

Alla pagina dello spettacolo

Laboratorio "Amici dinosauri"

Il laboratorio propone l'ascolto della storia della speciale amicizia tra Miko, il piccolo brachiosauro, e Aladar, il terribile tirannosauro, che consentirà di conoscere l'era dei dinosauri anche attraverso delle bellissime immagini sul mondo dei grandi rettili. Al termine del racconto si creerà insieme un piccolo dinosauro.

Nei giorni dedicati alle uscite, i bambini dovranno indossare la maglietta della scuola e portare con sé esclusivamente un piccolo zainetto con merenda, acqua, fazzoletti e quant'altro si riterrà necessario.