L’estate per me è sempre stata un tempo di sospensione, un bisogno di rallentare, di vivere lentamente, di assaporare ogni istante, di trovare per ogni cosa il suo momento.
E per me il momento più prezioso e importante è da sempre quello del…riordino…
Tra i diversi e tanti pensieri che si fanno spazio, mi ritrovo a riflettere sull'anno scolastico ormai concluso.
Decido di “sfogliare” il nostro blog ripercorrendo alcuni post che raccontano le esperienze vissute: li rileggo, mi soffermo, rivivo quegli istanti, riuscendo anche a scoprire nuovi passaggi che prima non avevo osservato o colto. Incredibile…quanto viaggiare!
E a proposito di viaggio, giungo al post della giornata conclusiva, quella della consegna delle pagelle…a raccontarla ci sono i video e le foto. Li riguardo con tanto piacere e anche questa volta nasce una riflessione che, come sempre, desidero porgere per condividere.
Parto proprio da quei video e da quelle foto che raccontano quella giornata, che rappresentano un vero e semplice specchio della memoria, immagini che per i nostri bambini, un domani, saranno fondamentali per ripercorrere e ricostruire la loro storia.
I racconti di noi adulti non sempre riescono a spiegare e a riempire un vissuto…il potersi rivedere, il poter avere davanti ai propri occhi un’esperienza, un momento particolare, fa nascere e riscoprire sentimenti meravigliosi, gli unici capaci di restituire un ricordo importante che, spesso, può essere andato perso o dimenticato. Così, ancora una volta, siamo riusciti a fermare istanti e a “scrivere” attimi che non torneranno più, ma che rimarranno indelebili nei nostri cuori.
Così mi ritrovo a rivivere quegli attimi, quei momenti che hanno caratterizzato questo anno scolastico.
Ora, cerco di riassumere tutto e cosa è stato per me in un pensiero, nella sensazione che ho provato nel partecipare a quella giornata: le cose più semplici possono diventare davvero straordinarie e autentiche se sono fatte e vissute assieme alle persone giuste. Da genitore, sento di voler riconfermare quanto espresso più volte nei miei commenti nel blog, le cose straordinariamente semplici che ho vissuto.
Ho “viaggiato” affianco a una maestra che mi ha fatto conoscere una scuola dove la semplicità di un metodo, di una scelta, nasce prima di tutto da una semplicità umana…Proprio attraverso le sue scelte, proposte, pensieri, preoccupazioni, dubbi, revisioni, soddisfazioni, gesti e azioni ho potuto conoscere la straordinarietà della normalità, nella semplicità.
La semplicità di una maestra che…
Non si limita a trasmettere, ma comunica; che non considera la libertà come la possibilità di fare ciò che vuole, per voler dimostrare, per arrivare, per sentirsi protagonista, ma “semplicemente” e solamente come possibilità di fare ciò che ha sentito e deciso di fare con discrezione, rispetto, entusiasmo, coraggio e convinzione. Fare, soprattutto, quello che basta, quello che conta: l’essenziale. Nel pensare, nel parlare, nel sentire e nel vedere, con la consapevolezza che, quando occorre, bisogna “lasciare andare tutti i metodi e la didattica che si conosce per fare solo le cose che servono, togliendo tutto quello che ingombra” (Michelangelo diceva che è semplice creare una statua: basta vederla dentro un blocco di marmo e togliere quello che avanza).
Ritiene che insegnare, alle volte, vuol dire “perdere” tempo: andare più lenti, magari fare qualche passo indietro per poi riprendere, aspettare pazientemente con intelligenza e fiducia, riflettere e osservare, intuire per cogliere soprattutto le capacità e non solo le difficoltà dei suoi bambini, per aiutarli a trovare il modo di imparare, di capire davvero. Ancora, insegnare per portare prima di tutto consolazione, per accendere la speranza, per sentire la sofferenza dei bambini, commuoversi e gioire con loro, per cogliere la bellezza dell’inaspettato…la gioia della conquista con e attraverso loro.
Cerca di spingersi al di là delle proprie possibilità, anche abbandonando alcune certezze, andando incontro a dei rischi, e lo fa unicamente per avere la consapevolezza e la sicurezza di aver fatto tutto quanto era possibile fare, perché occorre rimanere sempre aperti e disposti a far si che ogni circostanza possa farsi opportunità.
Insegnare per lei è un po’ come volare! dove occorre perdere peso e controllo, avere la forza e il coraggio di buttarsi e puntare in alto. Dove si sa che più si diventa bravi a volare più si diventa soli. Eppure questo non le fa paura, non teme di percorrere la strada della solitudine, perché accanto a lei ha i suoi bambini che le insegnano il modo giusto di percorrerla. Allora sa che può sopravvivere, a volersi bene, a sentirsi leggera…per continuare a volare.
Ecco, è proprio vero: le cose più semplici possono diventare davvero straordinarie e autentiche se sono fatte e vissute assieme alle persone giuste. Io, come genitore, la persona giusta l’ho incontrata. Grazie, Enrica, la semplicità di una maestra che…