giovedì 25 agosto 2016

Essere squadra

Ieri, 24 agosto, ho trovato sul nostro blog un post di una mamma. Racconta, Simona, di un suo momento davanti al mare in cui è tornata al 24 giugno, data delle consegne, il nostro vero ultimo giorno di scuola, che si è aperto portando tra noi l'uscita della Gran Bretagna dall'Europa. Un pezzo bellissimo, che mi ha colpito molto.
Così sono qui che trattengo il pensiero su questa mamma che, davanti al mare, si è fermata sulla scuola e sulla mia scelta di parlare, quel giorno, con bambini e genitori proprio della Brexit, e sul mio invito a rinnovare l'impegno per una scuola-comunità in cui non si lascia a terra nessuno, e in cui si sceglie di contrastare quelle forze contrarie che fanno guardare ai più deboli come ostacolo e non come opportunità. Possibile solo quando si prova appartenenza, quando ci si sente parte di qualcosa di più grande.
Ma a colpirmi di più è che lei, con estrema naturalezza, proprio come succede a me, non abbia potuto evitare di trasformare i suoi pensieri in uno scritto, che ha poi trasmesso a un'altra mamma, Isa, che, nonostante fosse fuori in vacanza, lo ha subito consegnato al blog.
Poi penso che sono ancora loro, queste mamme, ad avere accolto la mia proposta di fare squadra per portare la scuola viva su SIM, la rivista didattica, e che anche durante l'estate hanno continuato ad offrire le loro riflessioni, i loro contributi, le loro preziose riletture, nonostante gli ostacoli dovuti all’assenza di strumenti adeguati e di rete.
Non lo so, sarò strana io, ma a me tutto questo mi commuove. Mi fa capire che con i genitori si può costruire davvero tanto e si può camminare insieme. Mi fa capire che anche quando tutti mi dicevano, e continuano a dirmi, che do loro troppo spazio, ho fatto la scelta giusta. Perché, la scelta non è concedere spazio, ma farsi spazio a vicenda, e questa è davvero un'altra cosa.
lo, per i genitori dei miei bambini ho il massimo rispetto e mi piace pensare che non ci sia uno solo di loro che non vorrebbe fare il massimo per il suo bambino. Capita solo che a volte non se ne sia capaci, proprio come succede a noi. Così, mai, neanche per un attimo, mi è capitato di giudicarli, ma ho sempre provato a capirli e a cercare il dialogo, proprio come loro hanno fatto con me, anche quando le mie scelte erano tali da disorientarli.
Questo, ne sono sempre più consapevole, ha accorciato le distanze, ma ha aumentato il riconoscimento vero, consentendoci di osservarci da vicino e di ascoltarci anche con il cuore, che a volte resta il solo capace di vera comprensione.
Perciò, oggi, mentre agosto vola via, mi piace riflettere su quanto si vada riducendo lo spazio della contrapposizione, e quanto tra noi, e intorno a noi, vada crescendo il ritrovarsi a ragionare sulle stesse cose per dare forza, insieme, all'altra possibile faccia della scuola.

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