giovedì 27 ottobre 2016

La cura e aiuto dell'altro


La didattica a bassa direttività, una volta conclusa la fase organizzativa, consegna all’insegnante un ruolo esterno che offre una posizione di osservazione straordinaria. Così succede che in certi momenti la nostra attenzione venga catturata da piccole cose davvero speciali. Proprio come ieri.

I bambini sono al lavoro, stanno finendo un’attività cooperativa: analisi e selezione delle didascalie prodotte dai diversi gruppi. Chi ha finito, ma è in attesa che terminino gli altri, riprende autonomamente il lavoro su Blowin’ in the wind, la canzone di Bob Dylan. Hanno scelto un verso e lo stanno illustrando.
Alessio è in difficoltà. Miriam se ne accorge, e io la vedo avvicinarsi a lui. Gli chiede quale sia il problema.
– Non so cosa disegnare! – le dice Alessio.
Miriam gli va a fianco, il corpo assume una posizione d’aiuto. Con delicatezza prende il testo della canzone e si mette a rileggerla con lui. Lui la ascolta attento. Quando termina, gli consiglia due parti e le leggono ancora insieme.
Quante strade deve percorrere un uomo prima che tu possa chiamarlo uomo?
E quanti orecchi deve avere un uomo prima di poter sentire gli altri che piangono?
Poi gli propone di prendere un foglio dall’album.
Miriam prende la matita in mano e inizia a tracciare in aria segni che percorrono trasversalmente il foglio. Mi cattura completamente, mi avvicino, intenerita da questa matita che propone ma non osa poggiarsi sulla carta, non vuole sostituirsi, vuole essere d’aiuto. 
Cerco l'attenzione di Maria Efisia: - Guarda che cosa sta succedendo!
Mi fingo distratta, ma accorcio le distanze, voglio catturare ogni particolare di questo momento. Miriam sta dicendo al compagno che può fare delle strade, mettere al centro un uomo che non sa dove andare; poi propone di fare un altro uomo in basso, con le orecchie grandi perché possa sentire i pianti.
Alessio la segue con la massima attenzione, all’improvviso ha lo sguardo della chiarezza, sembra vedere l’immagine, eppure sul foglio non c’è neanche un puntino. Così prende la matita e inizia a disegnare.
Miriam torna al suo posto, occupa la stessa isola, banco di fronte. Adesso Alessio si muove sicuro; in un attimo vedo le strade e un uomo al centro. Poi si ferma ancora. Miriam lo guarda, percepisce nuovi dubbi, gli si avvicina e gli dice: - Vieni, siediti vicino a me. Lui sposta la sedia e va ad occupare lo spazio nella posizione perpendicolare a quella di lei. Ognuno riprende il suo lavoro. Ogni tanto Miriam solleva lo sguardo per vedere se tutto procede. Alessio è partito, ora è tranquillo.
Mi volto verso Maria Efisia. Abbiamo tutte e due gli occhi lucidi. – Una meraviglia. Queste sono le cose che contano. Ce lo diciamo a voce alta.

Grazie bambini. Siete la conferma che è possibile costruire e sviluppare comportamenti di cura e aiuto dell'altro. Non importa chi fa che cosa, importa che succede e che qualcuno un giorno vi incontrerà sulla sua strada, e sarà un buon incontro.

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