Penso alla ripresa, al viaggio iniziato quattro anni fa.
Penso a un bagaglio, quello di una maestra, che poi è il bagaglio di tutti noi adulti, genitori e educatori.
Penso alla scelta di cosa metterci dentro e alla decisione di portare con sé la cosa essenziale, forse l’unica che oggi, più che mai, serve davvero: uno sguardo sereno e la passione per la vita, che tutto racchiude.
Un insegnante, un educatore, trasmette conoscenze, valori con le sue parole, ma sarà incisivo sui ragazzi se accompagnerà le parole con la sua testimonianza, con la sua coerenza e passione per la vita, quella che fa prendere il mondo tra le mani per guardarlo dritto negli occhi e reggere il confronto con lui. Quella che incoraggia a non rassegnarsi, a non arrendersi, a non accontentarsi, a rischiare, a cambiare, per saper e sapersi sempre riconoscere senza scuse e senza paure, per capire ciò che conta davvero, esserci e farlo.
E per un insegnante scegliere di mettere nel proprio bagaglio la passione per la vita, esserne testimonianza per volerla trasmettere ai propri alunni, considerarla il sapere che sostiene tutti gli altri saperi, non significa allontanarsi dal proprio ruolo e dalla propria responsabilità, dimenticarsi che per insegnare serve competenza, sminuire il valore dell’istruzione e della cultura, scordarsi dunque che i bambini vanno a scuola per imparare.
Significa invece avere chiaro che insegnare è un impegno quotidiano verso se stessi e verso la storia di ciascun bambino; entrare in quella storia, partire da quella storia per sapere che non esiste distinzione tra bambini facili e bambini difficili, ma che esiste un unico bambino, il bambino, quello per cui valga sempre la pena di esserci e di lottare perché si senta sempre fortemente e sinceramente visto. Aiutarlo quindi a scoprire il senso di sé e degli altri, valorizzare le sue risorse per tracciare un percorso partendo dalla sua identità, dall’idea e dalla considerazione che ha di se stesso.
Perché possa capire che posto occupa nel mondo.
Perché possa capire che posto occupa in classe...
I bambini lo sentono questo impegno, lo sguardo sereno che fa diventare per loro tutto più raggiungibile e possibile, che dà senso e valore a ciò che imparano perché sappiano poi portarlo e ritrovarlo nelle esperienze che devono e dovranno affrontare, che crea motivazione, entusiasmo e curiosità, che dona speranza.
Un insegnante lo sente questo impegno e può dire di averlo portato avanti davvero e di avere vinto, se nel sollevare lo sguardo dal libro e dal quaderno vede una luce speciale brillare negli occhi dei suoi bambini, una luce inconfondibile di chi sta dicendo, semplicemente, grazie maestra…
Però si sa, insegnare la passione per la vita con la passione per la vita non è facile perché richiede coraggio, una continua ricerca di equilibrio, una continua ricerca del giusto passo...
Un equilibrio che altro non è che un bilanciamento tra ciò che è giusto ma che lo può diventare se prima di tutto è bello, tra la necessità di doversi fermare e il momento di proseguire, tra la ragione e l’intuito, tra il certo e l’incerto, tra il saper porgere e la capacità di saper accogliere, tra ciò che si è e ciò che si vuole essere, tra una vittoria e un fallimento, tra la fermezza e la delicatezza, tra il sogno e la realtà, tra la fortezza e la fragilità, tra la tradizione e l’innovazione, tra la consuetudine e il cambiamento, tra il dentro e il fuori, tra la testa e il cuore...
Si, ne sono convinta. Se noi adulti vogliamo davvero trasmettere e insegnare qualcosa, qualcosa che rimanga, che serva davvero, credo che attingere alla vita è sempre una buona regola, una scelta onesta.
Questo è l’augurio che rivolgo a me stessa e a tutti per la ripresa del viaggio. L’augurio di non mantenere l’equilibrio ma di saperci tornare sempre, avere il coraggio di perderlo se questo significa costruirne uno nuovo ancora più bello e vero. E solo la passione per la vita, il rispetto e la gratitudine che poi dobbiamo avere verso la vita stessa, può aiutarci a farlo...Anche io come quella maestra che ha scelto il bagaglio che vuole con sé, porterò lo stesso bagaglio, accompagnerò i miei figli con uno sguardo sereno e la passione per la vita.
...Una parola specifica vorrei rivolgerla anche agli educatori: agli insegnanti, agli operatori delle vostre scuole e ai genitori. Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà che la sfida educativa presenta! Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento, un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro fianco. Donate loro speranza, ottimismo per il loro cammino nel mondo. Ma, soprattutto, siate testimoni con la vostra vita di quello che comunicate. Un educatore trasmette conoscenze, valori con le sue parole, ma sarà incisivo sui ragazzi se accompagnerà le parole con la sua testimonianza, con la sua coerenza e passione per la vita. Senza coerenza non è possibile educare! Tutti siete educatori, non ci sono deleghe in questo campo. La collaborazione allora in spirito di unità e di comunità tra le diverse componenti educative è essenziale e va favorita e alimentata. Il campo educativo, poi, non si limita alla scuola convenzionale. Incoraggiatevi a cercare nuove forme di educazione non convenzionali secondo “le necessità dei luoghi, dei tempi e delle persone”.
Nell'educare c’è un equilibrio da tenere, bilanciare bene i passi: un passo fermo sulla cornice della sicurezza, ma l’altro andando nella zona a rischio. E quando quel rischio diventa sicurezza, l’altro passo cerca un’altra zona di rischio. Non si può educare soltanto nella zona di sicurezza: no. Questo è impedire che le personalità crescano. Ma neppure si può educare soltanto nella zona di rischio: questo è troppo pericoloso. Questo bilanciamento dei passi, ricordatelo bene...(Papa Francesco).
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