Essere comunità, Isabella Ongarelli, Intervista ai bambini
Mentre ad agosto il nostro gruppo di lavoro riflette sul tema “Essere comunità” per il numero di novembre della nostra rubrica sulla rivista EaS (Essere a Scuola), ci ritroviamo a rivolgere con curiosità lo sguardo ai bambini. Perché non chiedere anche a loro un pensiero sull'idea di comunità? Perché non indagare se la ritrovano nella loro classe, come la vivono e quali effetti riconoscono?
Decidiamo. Proviamo! Così, a tamburo battente, ho assunto il compito di radunarne tre e di intervistarli. Prima uno alla volta, avevamo deciso di evitare qualunque condizionamento; poi insieme, per proporgli ciò che è emerso e registrare eventuali nuove riflessioni.
Mi sono rivolta a Sebastian, Lucilla e Anna partendo da un termine più vicino a loro, che è poi quello in cui ci siamo ritrovati noi nel riflettere su che cosa costruisce comunità: appartenenza.
Vi lascio ai loro pensieri, così come il registratore li ha catturati.
Prova a spiegare che cosa significa per te la parola appartenenza.
L. - Per me la parola appartenenza vuol dire quando in un gruppo ognuno riesce a capire l'altro, come se per un attimo diventasse anche l'altra persona per aiutarla. Appartenere a un gruppo significa saper collaborare l’uno con l’altro e non provare mai invidia o sentimenti simili perché un gruppo, secondo me, deve essere sempre compatto, unito.
S. - Appartenenza per me significa possedere e distribuire le cose, cioè quando io ho una cosa molto bella non me la voglio tenere solo per me, ma voglio che anche l’altro possa averla; vuol dire avere qualcosa da offrire all'altro. E significa anche essere parte di un gruppo, di una famiglia, di una classe oppure di un gruppo di amici.
A. - Se penso alla mia esperienza, la parola appartenenza significa appartenere a una classe, sentirsi proprio di quel gruppo, perché noi sappiamo di essere una specifica classe della nostra scuola, con un nostro modo di lavorare, una nostra armonia, un legame tutto nostro.
Pensando alla scuola, alla tua classe, pensi di sentire appartenenza?
Sì. (Tutti)
E che cosa te la fa sentire?
L. - Prima di tutto come la maestra ci ha fatto capire che ognuno è responsabile di se stesso ma deve aiutare anche gli altri perché, dato che nessuno è perfetto, una cosa sa fare uno e una cosa sa fare l’altro; quindi solo insieme si riesce a farle tutte e due. Nella mia classe c’è molta empatia, ognuno di noi è attento agli altri e non c'è mai nessuno che rimane escluso; anche chi può dare poco, che poi per quella persona è molto, lo mette sempre a disposizione. Siamo proprio come un puzzle in cui ognuno mette il suo pezzo, piccolo o grande, ma con l’impegno di tutti si riesce a completarlo.
S. - La generosità dei miei compagni e anche della maestra che ci insegna molte cose belle: che dobbiamo sempre accogliere le persone, che non esiste differenza di colore o di come le persone parlano. L’importante è che ognuno si senta uguale all'altro, dal cuore. Nella mia classe sento appartenenza quando penso al lavoro di gruppo, dove sono cresciuti i nostri legami, dove ci ascoltiamo e ci aiutiamo a vicenda.
A. - Sì, molta. Me la fa sentire la maestra che mi aiuta sempre quando ho bisogno e anche i compagni perché siamo tutti amici, ci vogliamo tutti bene e ci sosteniamo sempre.
Quanto conta per te il non sentirsi soli ma appartenere a qualcosa?
L. - Secondo me è importantissimo perché sentirsi parte di un gruppo che ti sostiene nelle tue decisioni, nei tuoi pensieri, ti fa sentire più forte e più sicuro in te stesso. Diciamo che se non avessi fatto questo percorso in tutti questi anni non avrei capito quanto sia importante stare tutti insieme, essere parte di un gruppo. E ho anche capito che sostenendo un altro, non si aiuta solo l'altra persona ma anche se stessi, perché ci si rafforza e si impara a credere di più in quello che si può fare.
L'ho detto anche prima, la nostra maestra ci ha portato a non essere mai in competizione, ma a confrontarci e pian piano a far crescere i nostri pensieri e a raggiungere i nostri obiettivi. Naturalmente, ognuno a modo proprio, ma con il contributo di tutti.
S. - È molto importante perché come ci ha insegnato la maestra, nel gruppo si vive la collaborazione e nella collaborazione si cresce meglio. Da solo non riesci a fare quello che si può fare insieme.
A. - Molto, soprattutto perché la maestra mi ha insegnato a vedere le cose diversamente, a vedere le cose meglio e da un'altra prospettiva. L’appartenenza aiuta a crescere.
Tu pensi di aver fatto qualcosa che abbia aiutato la tua classe a costruire appartenenza?
L. - Io sono molto sensibile e alle volte sono riuscita a capire un'altra persona anche semplicemente da uno sguardo o da un semplice dialogo. Secondo me, io ho aiutato proprio in questo, ascoltando i miei compagni, incoraggiandoli e facendoli sentire più sicuri.
Penso che nella mia classe sia molto bello perché tutti insieme ci diamo forza e ognuno è libero di esprimere quello che sente e il suo pensiero senza paura dei giudizi degli altri. Nella nostra classe se qualcuno non concorda con il pensiero dell'altro lo dice e insieme proviamo a capire che cosa è più giusto. E questo succede grazie al contributo di tutti.
S. - Si, essendo amichevole, senza litigare. Essendo solare.
A. - Io penso di essere brava in gruppo, mi accorgo di saper coordinare e aiutare e poi penso di avere pazienza. Mi sento anche di poter esprimere le mie idee perché so che gli altri sono disponibili ad accoglierle. È l'armonia che dicevo prima.
Un’ultima domanda. Sai che ci sono delle persone che ricordiamo per delle frasi. Prova tu a dire una frase che possa essere ricordata pensando all'appartenenza.
L. – Mi vengono in mente due disegni. Uno con un solo colore e uno con tutti i colori che si possono avere, dove i tanti colori rappresentano le diverse specialità. Ecco, per me il disegno con tutti i colori rappresenta l'appartenenza. La mia frase quindi potrebbe essere “Mille colori perché tutti siano uno”.
S. - Mettendo insieme tutti i talenti, tutti i pensieri, tutte le idee, tutte le emozioni di tutta la gente si forma un grande uomo. La mia frase quindi è “Tanti uomini formano un grande uomo”.
A. - “Appartenere non vuol dire esserci fisicamente, ma esserci soprattutto con il cuore. Essere legati con il cuore”.
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