Semplici ma preziose riletture mentre ragiono su anticipazioni e motivazione.
La storia del cavallo che non aveva sete, da "I detti di Matteo", un contadino a cui Freinet faceva raccontare le sue idee educative.
Un giovane cittadino voleva rendersi utile nella fattoria dove era ospite e decise di portare il cavallo all’abbeveratoio. Ma il cavallo si rifiutava e voleva condurre il cittadino verso il prato. "Ma da quando in qua i cavalli comandano? Tu verrai a bere, te lo dico io!" e lo tira per la briglia e lo spinge malamente. La bestia avanza verso l’abbeveratoio. "Forse ha paura - pensa il giovanotto - se l’accarezzassi...? Bevi! Prendi..." Nulla da fare e il giovane urla: "Tu bestiaccia berrai". Il cavallo storce il muso e nitrisce, soffia, ma non beve.
Arriva il contadino Matteo e gli dice: "Tu credi che un cavallo si tratti così. Ma lui è meno bestia di qualche uomo, lo sai? Tu puoi ucciderlo, ma lui non berrà. Tempo perduto, povero te!" "Come fare allora?" Si vede bene che non sei un contadino. Non hai capito che il cavallo non ha sete nelle ore mattutine e ha invece bisogno dell’erba medica. Lascialo mangiare a sazietà e dopo avrà sete. Allora lo vedrai galoppare verso l’abbeveratoio. Non aspetterà che tu gli dia il permesso. Non si può cambiare l’ordine delle cose: se si vuol far bere chi non ha sete si sbaglia.
"Educatori, siete al bivio. Non ostinatevi nell’errore di una "pedagogia del cavallo che non ha sete", ma orientatevi coraggiosamente e saggiamente verso "la pedagogia del cavallo che galoppa verso l’erba medica e l’abbeveratoio". (Célestin Freinet)
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