Era l'orario d'uscita, l'ultimo giorno di questo anno solare per me, ma non per loro.
- Tutti in piedi! - dice T. che occupa uno dei primi banchi.
- E ora tutti dietro la sedia! - continua.
I compagni lo seguono in un silenzio che non è loro e io li osservo bloccata mentre inizio a intuire la bellezza di ciò che sta accadendo davanti a me.
- Mano nel cuore! - dice T.
E così, i miei bambini, tutti in piedi, con la mano nel cuore, si inchinano all'unisono di fronte a me.
Un inchino che mi vuole augurare il meglio e che mi consegna il loro buon Natale anticipato, con dentro tutta la fatica di lasciarmi andare in questo tempo già fin troppo difficile.
Ho incontrato gli occhi lucidi di T. e ho sentito la commozione prendere il sopravvento, come non mi accadeva da molto tempo.
E mentre le lacrime hanno iniziato a riempire il mio viso, per gran parte nascosto dietro la mascherina, ho visto sopraggiungere quelle di tanti di loro.
E sono stata felice. Tanto tanto felice. Di quello che ho ricevuto e di sapere che sono ancora capace di piangere con i miei bambini.
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