Non entrerò nel dibattito acceso da due nuove settimane di chiusura delle nostre scuole. Le responsabilità sono tante e diffuse e io sento il bisogno di fare quello che ho imparato nelle situazioni in cui vedo le certezze cadere a pezzi: tengo il timone dritto.
Ma certo vivo il dispiacere grande, da una parte, di una politica dallo sguardo troppo corto e, dall'altra, della completa assenza di senso civico e di attenzione e cura del bene comune.
L'anno scorso abbiamo faticato molto, ma ogni cosa è stata compensata dall'aver tradotto la fatica in impegno e dall'esserci scoperti una grande forza nello stare uniti. Quest'anno, siamo al tutti contro tutti. Davanti, un panorama che mi dà immensa tristezza.
Il problema più grande dei nostri bambini, oggi, non è ciò che stanno perdendo, ma gli adulti che hanno davanti.
La rabbia, le parole urlate, le regole aggirate, l'incapacità di assumersi responsabilità. E l'assenza completa di vedere l'altro. Perché ci sono drammi silenziosi accanto a noi, di chi vive situazioni difficilissime, rimaste invisibili. E io, per questo, mi vergogno di quello che siamo e dell'incapacità senza speranza di guardare ciò che conta.
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