mercoledì 25 giugno 2014

Noi per una scuola senza voti


Un carissimo amico e collega mi ha mandato uno scritto, introdotto semplicemente da queste parole: "Ti ho pensato".
Lo condivido in questo spazio perché mi ci sento dentro tutta intera, felice di aver scelto di tenere i voti fuori dalla vita dei bambini.
Il vantaggio? Un contesto educativo in cui al centro sono la co-costruzione del sapere, la collaborazione e la cura e aiuto reciproco, la FIDUCIA.
Accanto alle osservazioni sistematiche continue, che considero uno strumento fondamentale per noi insegnanti, riservo ai bambini solo la comunicazione diretta, quella che arriva puntuale durante le attività, con lo scopo di gratificare, di suggerire nuove strategie, di orientare l'impegno. Contemporaneamente, costruisco con loro la capacità di autovalutarsi.

Una maestra, dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca:
“Non sono stata capace di dire no. No ai voti. Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare. A chiudere i bambini in un numero. Ad insegnare loro una matematica dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale.
Il voto corrompe. Il voto divide. Il voto classifica. Il voto separa. Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme. Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano. Il voto dimentica da dove si viene. Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. Creano ansia, confronti, successi e fallimenti. I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare, ognuno con i propri tempi facendo quel che può. I voti disturbano la crescita, l’autostima e la considerazione degli altri. I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza.”

Questo messaggio è stato consegnato alla rete da Rosaria Gasparro, maestra di una scuola pubblica, San Michele Salentino (Brindisi).

Leggendo il suo scritto, ritorna ancora una volta in mente il maestro Alberto Manzi che nei primi anni ’80 si rifiutò di redigere le pagelle e al posto del voto metteva un timbro: "Fa quel che può, quello che non può non fa". La disobbedienza gli costò la sospensione dall’insegnamento.

Altre riflessioni di Rosaria Gasparro su:
http://comune-info.net/autori/rosaria-gasparro/

1 commento:

  1. La sua sospensione è stata come l'arresto A. Gramsci, ingiusta ma di grande ed ulteriore coraggio nonché d'insegnamento per noi tutti che ci accingiamo alle pagelle dei discenti convinti di esprimere la verità su di essi... naturalmente così non è, per questo penso che la scuola debba rinascere, ci debba essere un neo-risorgimento soprattutto quando "redige" dei numeri per "misurare" i bambini.

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