Mentre leggo gli infiniti post che riguardano la scuola, partendo dal recente Appello per la scuola pubblica, ma non solo, mi nasce spontanea una domanda: ma c'è qualcuno che si ponga veramente il problema di quale effetto possa avere questo continuo monta/smonta su chi deve affrontare il compito dell'insegnante in uno scenario ad alta complessità come quello che stiamo vivendo oggi?
Io credo che l'effetto più probabile sia la crisi di rigetto e che la risposta da rivolgere a tutti questi salotti reali e virtuali, in troppi casi ben distanti dalla scuola vera, sia ben riassunta da un commento di Antonella Mazzoni che ho letto ieri sera su fb in un post pubblicato da Paola Limone nel gruppo Insegnanti: "Beh, io non capisco più niente. Ditemi che cosa devo fare. Anzi no, non ditemi più niente. Continuerò ad insegnare seguendo la MIA competenza, prendendo criticamente a modello il meglio tra le varie proposte pedagogiche, seguendo il mio istinto di maestra, le mie convinzioni, il mio rispetto per i miei alunni e i miei princìpi etici. Continuerò a scrivere parole su parole secondo me inutili e snervanti, se questo continuerà a chiedermi la legge. Ma sul campo, coi bambini, ho la presunzione di sapere, saper fare e saper essere.
Magari un po’ di chiarezza, di coerenza e di fiducia non guasterebbero."
Forse è il momento in cui la parola la prendiamo noi per farvi conoscere la scuola che incontriamo tutti i giorni, le nostre classi, dove è immediato comprendere che le priorità sono ben distanti da quelle visibili ai più e che hanno molto a che fare con gli effetti di una società che non fa che correre dimenticandosi le persone e che cerca il controllo del risultato ancor prima di aver investito energie e tempo per costruire ciò che conta. Per ricordare che il problema non è l'innovazione o il ritorno al passato. Come non è questione di competenze sì/no o di infiniti discorsi sui termini e su tutte le possibili sfumature riguardanti compiti autentici, di realtà o mega strumenti di valutazione... Il problema è che c'è bisogno di guardare a quel che serve e a quello che è possibile, chiedendosi qual è - qui, oggi - il compito della scuola. E farlo senza rimettere sempre in discussione ogni cosa perchè ci sono conquiste importanti, passaggi necessari, che, di fatto, non sono stati sostenuti perchè superassero l'estemporaneità e se ne potessero rilevare gli effetti.
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