Ieri, inizio mattinata. Siamo impegnati a programmare le nostre prime intense settimane di gennaio. Guardiamo al tempo insieme che scorre veloce: è già momento di iscrizioni alle scuole medie, ancora poco più di cinque mesi. Incredibile. Incontro gli occhi dei bambini, e subito vedo insinuarsi un velo di tristezza. Preciso che si chiude il lavoro insieme, non le cose che si potranno fare insieme. Ricordo le esperienze con i miei vecchi alunni: i grandi ad aiutare i più piccoli; il nostro cinema a Cagliari tutti insieme; il 25 aprile... Dico che anche loro potranno fare lo stesso: partecipare con la nuova classe alle diverse iniziative (certamente al Festival Tuttestorie...) e magari ritagliarsi un po' di tempo per rendersi disponibili con i bambini piccoli che dovessero avere bisogno di aiuto. Rassicuro: qui troveranno sempre aperto. La scuola è degli alunni ma anche degli ex alunni. Sempre.
Mentre vedo i volti distendersi e sento nascere disponibilità e proposte da più parti, si avvicina lui, il bambino la cui conquista dell'amore per la scuola è stata complessa, lunga, la più difficile. Si avvicina, con un entusiasmo che non riesce a trattenere, mi abbraccia e si rende disponibile. Passa subito alle proposte concrete. Conosce delle bambine che si devono iscrivere e sa che hanno bisogno di aiuto. Così si offre per esserci, le supporterà lui, assicura. Lui sa cosa e come può essere fatto.
Noi colleghi ci guardiamo, non abbiamo bisogno di dire niente, la bellezza è questa, lì, davanti ai nostri occhi. Tutto il resto è importante, certo, ma un pochino di meno.
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