Mi piace la didattica che provoca. Perciò il mio lavoro ha sempre visto l'alternarsi di proposte morbide, che procedono con regolarità, nel rispetto dei tempi di ognuno, e puntano molto sulla ricorsività, con proposte alte (le chiamo provocazioni) che consentano di mettere completamente in gioco i bambini, facendo affidamento non solo sugli apprendimenti acquisiti, ma anche su tutti quelli che non ci sono ancora o di cui, comunque, manca la consapevolezza. Per queste ultime, mi piace promuovere il lavoro di squadra, così che gli alunni possano imparare presto che è mettendo insieme le risorse di tutti, che ogni cosa diventa possibile.
Pertanto, giovedì mattina, prima di andare alla biblioteca comunale, ho voluto lanciare un'attività collaborativa che facesse perno sulla capacità di lettura autonoma, nonostante questa sia ancora in costruzione. Ma l'aspetto interessante stava proprio in questo. Vedere fino a che punto...
La proposta era piuttosto comune, se non fosse che siamo a gennaio della prima elementare. Ho dato ai bambini una frase in disordine, costituita da otto parole, da dover leggere e ricostruire in gruppo perché avesse un significato chiaro.
Al solito, il mio impegno, illustrata la consegna, è stato quello di non intervenire in alcun modo.
Al solito, il mio impegno, illustrata la consegna, è stato quello di non intervenire in alcun modo.
Quindi, chiariti gli aspetti organizzativi che caratterizzano le attività di gruppo e gli step (leggere le parole, fino a riconoscere ognuna rapidamente, ritagliarle e manipolarle, cosi da avere una frase di senso compiuto), mi sono limitata ad osservare le dinamiche di gruppo, le scelte operative, ascoltare la lettura, vedere i numerosi tentativi prima di trovare una frase chiara.
Gli interventi sono stati circoscritti a sbloccare situazioni particolari o a rasserenare quei bambini che, non sentendosi ancora competenti nella lettura, rischiavano di vivere l'esperienza con frustrazione se non avessero compreso che a ognuno veniva chiesto di dare il suo contributo solo per ciò che poteva.
Gli interventi sono stati circoscritti a sbloccare situazioni particolari o a rasserenare quei bambini che, non sentendosi ancora competenti nella lettura, rischiavano di vivere l'esperienza con frustrazione se non avessero compreso che a ognuno veniva chiesto di dare il suo contributo solo per ciò che poteva.
Il lavoro non è stato semplice. Innanzitutto per la scelta di proporre direttamente una frase complessa (erano presenti due verbi) e poi perché si trattava della prima attività da gestire in questo modo, senza che avessi proposto alcuna esperienza propedeutica guidata. Ma il valore aggiunto di queste proposte sta proprio in questo.
Ciò che è stato possibile registrare immediatamente, è stata una partecipazione attiva e motivata. I bambini hanno letto (per questa fase ho dovuto chiedere ai più sicuri di fare un passo indietro a vantaggio degli altri compagni), hanno ritagliato e riordinando, rileggendo infinite volte, fino ad arrivare tutti alla soluzione.
Gli apprendimenti che sono passati, come potete immaginare, sono tanti, ma, a questi, se ne aggiungeranno altri: una prima riflessione sintattica (di chi si parla? che cosa si dice?) e morfologica, iniziando dall'individuazione delle parole-nome (al momento, quelle che si possono disegnare).
Gli apprendimenti che sono passati, come potete immaginare, sono tanti, ma, a questi, se ne aggiungeranno altri: una prima riflessione sintattica (di chi si parla? che cosa si dice?) e morfologica, iniziando dall'individuazione delle parole-nome (al momento, quelle che si possono disegnare).
Il lavoro lo abbiamo completato registrando l'esperienza sul quaderno e ripercorrendola ancora questa mattina.
Abbiamo aperto, adesso non resta che sollevare il tiro.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver lasciato un tuo commento! La pubblicazione avverrà entro le 24 ore.
I contenuti offensivi o inadeguati saranno immediatamente rimossi.