Una curiosità grande ce l'ho.
Ho sentito e visto adottare le soluzioni più diverse per la valutazione di fine anno che chiedeva i voti in uno scenario come quello che abbiamo affrontato.
Ad avere la meglio sono state la conferma del voto del primo quadrimestre o quella dell'attribuzione del dieci a tutti.
Mi riferisco in particolare alla scuola primaria.
Poco ha importato che tutto fosse cambiato.
Se non era possibile fare la stessa didattica, come poteva esserlo ragionare con la stessa valutazione?
Ma su questo il silenzio è calato presto.
La normativa ha confermato la valutazione in decimi e si è trovato il modo per aggirarla, semplicemente.
Messe da parte le letture offerte da questa scuola altra, sono rimasti i numeri, i voti. E per lo più per disciplina.
Via le osservazioni vere, spazio a quelle "costruite".
Sì, costruite perché con i bambini tanto piccoli, soprattutto con loro, a essere fondamentale, oltre alle dotazioni tecnologiche e alla connessione, era la presenza della famiglia, la possibilità che potesse essere assicurato loro un supporto e, tanto, il contesto socio-culturale di appartenenza.
Ma poi: era davvero possibile ragionare con proposte che consegnassero strumenti per una valutazione disciplinare?
Se al centro, prima di tutto, doveva esserci tenere insieme la comunità, non perdere nessuno, non era conseguenza naturale che si razionalizzasse il carico di lavoro, si ragionasse per percorsi, più che per discipline? Non era naturale in un vissuto tanto complesso, mettere al centro la serenità e osservare altre cose?
Mi sono allontanata troppo. Torno alla curiosità.
Se in questi mesi si è lamentata tanto la difficoltà della didattica a distanza, si è parlato di continuo delle grandi perdite, come è possibile che i PAI, rivolti proprio a questi bambini (sto alla primaria) siano in numero così esiguo? Sarà davvero interessante leggere i dati.
Che siano stati schiacciati dalla riconferma dei voti del primo quadrimestre o dai dieci a tutti?
Le Circolari dicevano che dovevano essere redatti per gli alunni ammessi alla classe successiva in presenza di votazioni inferiori a sei decimi o comunque di livelli di apprendimento non adeguatamente consolidati...
Non so.
In questi mesi passati, sono stata coinvolta in diverse interviste. In quasi tutte, la chiusura era con uno sguardo sul dopo. Ecco, in quei contesti, la mia voce, che non è di esperta ma di maestra, esprimeva una preoccupazione grande. Quella che, ad attività didattiche chiuse, mancasse una vera rilettura di quanto vissuto e di questa nostra scuola scoperchiata e che, ancora una volta, ad avere la meglio fosse la logica dell'adempimento.
Mi dispiace dirlo e so che saranno pochi ad essere d'accordo con me perché alla fine siamo diventati tutti così: ci attraggono le cose veloci che si chiudono in fretta; trattenersi è fatica.
Ma quello che leggo è il principio proprio di questo. Stiamo iniziando con la logica dell'adempimento.
Ci siamo detti bravi, abbiamo fatto del nostro meglio. Abbiamo messo i numeri per ogni disciplina, li abbiamo messi belli, così nessuno sarà scontento e farà ricorso, ma abbiamo già perso la prima opportunità per rileggerci davvero e per guardare in faccia uno ad uno i nostri bambini e i loro bisogni, quelli veri.
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