mercoledì 24 giugno 2020

Adesso abbiamo finito


Le ho sempre amate le aule all'aperto. In centro, lo è stata spesso Piazza La Marmora, accogliendo tante delle nostre iniziative, soprattutto quelle legate ai libri.
Quella di oggi, aveva alle spalle uno scenario particolare, Monteponi, la miniera che ha avuto un ruolo importante nella storia della nostra città.

Il nostro cerchio era nel piazzale, racchiuso tra la Chiesa di Santa Barbara, la scuola dell'infanzia, che oggi appartiene al nostro Istituto, e l'ex Scuola elementare, che io ho frequentato da bambina e che oggi è diventata Museo con il prezioso impegno dell'Associazione SCU.DI.MI. (Scuola di Miniera).
Il posto giusto, non c'è dubbio.

Alle 9.10 era pronto. In semplicità, ma con tutto quello di cui avevamo bisogno perché non fosse solo un incontro di saluti. Ciò che volevamo era riportare tra noi un po' di quella scuola che ci è tanto mancata.
Un tavolino verde al centro del cerchio, dove posare le cartelle con i documenti da consegnare ai bambini, le foto di classe e le altre cose utili alle nostre attività. Intorno, una lavagnetta per ogni bambino, in attesa.

Alle 9.15 i bambini hanno iniziato ad arrivare con il genitore accompagnatore. Protetti dalle mascherine, è stato impossibile sfuggire all'abbraccio e alla commozione che immediatamente è sopraggiunta. Quanto ci eravamo mancati… Ma poi con ordine e rispetto pieno di quanto stabilito, ogni bambino ha preso posizione e, una volta al completo, abbiamo iniziato.


Poche parole per ritrovarci, per dire la nostra gioia di essere in presenza e, sorvolando sulla fatica grande che è costato l'incontro tanto atteso, siamo partiti. La scelta è stata quella di fare spazio solo alla bellezza.

 

A guidarci, il programma che conteneva gli ingredienti per restituirci il nostro essere noi, quello che ci è davvero mancato. Una sosta per cantare gli auguri a Viola che proprio oggi compiva otto anni e che, in primissima mattinata, avevamo già raggiunto con il nostro padlet collaborativo e via... appello fonologico e prima attività.



Che cosa ho portato con me per raccontare questo tempo?
Inevitabilmente, sono comparsi telefoni, tablet, cuffie; la ricostruzione di uno schermo, ma anche uno skateboard, ormai senza ruote, che ha saputo tenere tanta compagnia; una tela per rappresentare un tempo dedicato alla pittura, una matita e un quaderno di matematica, la foto di classe realizzata con i ritagli degli screenshot dei nostri appuntamenti sincroni; una parte di un castello di cartone costruito durante tutto il tempo di lockdown, un libro di Luis Sepùlveda, che abbiamo conosciuto in maggio con “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, e che è scomparso proprio a causa del coronavirus; ancora un peluche dei Minons, un piccolo planetario realizzato seguendo la trasmissione de La banda dei fuoriclasse e le rotelle di una bicicletta che, grazie a un esercizio costante in un piccolo cortile, hanno finalmente smesso di essere utili...
I bambini, uno ad uno, hanno riposizionato la mascherina sul volto e si sono portati al centro per raccontarci la scelta del loro oggetto, ritrovando spazio tra i compagni, tra tutti noi.


Al termine, abbiamo cantato. La scelta è andata su una canzone conosciuta da tutti, semplicissima; certamente adatta, oggi, per ritrovarci in piedi a cantare insieme.
Se sei felice tu lo sai batti le mani…, batti i piedi, fai il salto, dimmi ciao... 


E poi è stato il momento della seconda attività.
Scrivere sulla propria lavagnetta una parola che racchiudesse ciò che a settembre non potrà proprio mancare.
Insieme alla parola compagni, tanto presente - quanto sono mancati gli amici di classe con cui condividere un quotidiano altro da quello in famiglia - sono entrate le parole scuola, amore, comunità, rispetto per i bambini, amicizia, affetto, abbracci... alle quali ne ho voluto aggiungere una io: tutti. Quello che ha reso così speciale anche la giornata di oggi. Esserci tutti.




 
Così, piano piano, le attività ci hanno ammorbidito, riavvicinato, aperto al momento tanto atteso: la proclamazione dei promossi.
Prima, però, abbiamo raccontato ai bambini e ai genitori le nostre scelte sulla valutazione: che cosa abbiamo guardato, che cosa abbiamo voluto raccontare. E abbiamo mostrato il documento che ha messo insieme lo sguardo dei bambini, quello dei genitori, delle insegnanti, grazie alle osservazioni continue, ai portfolio, all’autovalutazione, ai colloqui. Un documento che ha dato vita al profilo descrittivo che racconta come ogni bambino ha accolto la scuola a casa dopo il 4 marzo e tutto ciò che abbiamo costruito intorno.

Qualche informazione finale per non dover tornare ancora sulle comunicazioni e poi il rituale è cominciato.
Io e maestra Maria Efisia, alternandoci, abbiamo chiamato i bambini, uno alla volta, ognuno con il suo genitore, e abbiamo letto il contenuto dell'attestato, non ufficiale, ma scritto per custodire il ricordo di questo vissuto e consegnarglielo trasformato in speranza.
Il primo lo abbiamo letto tutto, dedicando il contenuto ad ognuno. Poi abbiamo letto solo l'apertura e la chiusura per non chiedere troppo ai bambini seduti sotto un sole che iniziava a essere troppo caldo.



E mentre c'è stato anche chi, a bassa voce, ci ha detto: - Non credevo che sarei stato promosso - per noi iniziava la difficoltà di trattenere la commozione davanti ai nostri piccolini che in un attimo abbiamo visto in terza, con una parte importante della seconda rimasta sospesa.

Così, abbiamo finito. Mancavano solo la consegna dei biscotti, preparati da Maestra Maria Efisia, confezionati con cura in un sacchetto per ognuno, e il saluto finale.
Ma proprio in quel momento, a prendere la parola è stata la rappresentante di classe: Mamma Giuliana, per leggere una lettera a nome di tutti i genitori che in questo tempo così particolare hanno saputo costruire grande vicinanza tra loro e con la scuola, in quella che è diventata un'aula aperta permanente, in cui eravamo presenti proprio tutti.
Ci ha così riportato dentro il vissuto di questo tempo per consegnarci il loro essersi sentiti, insieme ai bambini, accompagnati, sostenuti, stimolati, con amore, presenza piena e, lo riporto perché mi ha colpito, senza che venisse mai meno l'autorevolezza.

A quel punto, con le emozioni sempre più difficili da contenere, abbiamo accolto nel cerchio i genitori, e abbiamo cantato un'altra volta, tutti insieme. Era il nostro saluto, il nostro abbraccio.

Come ha detto in chiusura la mia amica e collega carissima Maria Efisia: “La comunità che siamo è la più bella eredità di questo tempo.

A tutti, di cuore, grazie.

2 commenti:

  1. Un racconto dettagliato che ha comunicato EMOZIONE e COMMOZIONE. La Scuola, insieme alla Famiglia, è la "culla" della Società futura ed è grazie alla vostra PASSIONE che possiamo contare in un futuro migliore. Grazie Enrica per averci trasmesso tutto questo. 👏👏👏👏👏

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  2. Giampiero, questo commento mi era sfuggito e me ne scuso. Grazie davvero per le tue parole. Credo molto nell'alleanza e sono certa che anche ora, in questa situazione tanto difficile, sarà la nostra forza.

    Cari saluti,

    Enrica

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