venerdì 22 luglio 2016

Noi genitori: Solo un momento

Qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio.
Me lo ha mandato una persona per me davvero importante; diceva che ci sono momenti in cui bisogna riuscire a spegnere un rumore alla volta e riconquistarlo.
Toccare il silenzio, ascoltarlo e comprenderlo è la sola possibilità che abbiamo per riordinare i pensieri, per ricollocarli, per comprendere il senso delle cose, quanto la vita ci sta offrendo.
Spegnere ogni rumore vuol dire anche fare spazio a tutto quello che abbiamo lasciato in sospeso o che senza volerlo abbiamo lasciato andare.
Improvvisamente si presenta il ricordo di un episodio accaduto poco tempo fa…
- Mamma, posso farti una domanda?
E’ mattina, ho tante cose da sistemare e per diversi motivi non riesco a portare a termine quasi nulla.
- Puoi aspettare solo un momento? E’ così urgente?
- Si, mamma, devo assolutamente sapere una cosa. E ho bisogno di saperla proprio ora.
Ripeto. Solo un momento.

Sono trascorsi i giorni e quella domanda non ha mai avuto la sua risposta. E solo oggi riesco a comprendere ma soprattutto sentire quel bisogno di mia figlia. Non so se sia il momento giusto, non sono sicura se ora possa servire, ma decido di tornare a quel momento per chiederle cosa volesse sapere.
Così, con delicatezza, mi avvicino a mia figlia mentre sta scrivendo una delle tante storie che ama inventare; racconti brevi, il luogo sicuro dove si racconta, si riconosce, senza timore, leggera e libera. Le sue parole la portano lontana, la accompagnano dentro le sue emozioni, la trasformano nella protagonista di un’avventura verso mondi magici e immaginari, segnano dei percorsi, racchiudono dei messaggi importanti.
Racconti che però, spesso, rimangono senza un finale. 
Aspetto, non voglio disturbarla. Poi, le rivolgo la domanda, le chiedo cosa volesse sapere quel giorno. Lei si ricorda, ma la sua risposta arriva immediata, accompagnata dalla sua dolcezza di sempre.
- Non importa mamma, non preoccuparti, ora non mi serve più. Ho risolto.
Vorrei insistere, ma non lo faccio. Ora no, perché so che non sarebbe giusto ma soprattutto non sarei di aiuto. Le chiedo scusa, senza invadere.
Sento che intanto un altro rumore si è spento e mi rendo conto quanto la fretta, le preoccupazioni, la stanchezza, le nostre convinzioni, la difficoltà di non riuscire a fermare e rimandare tutto quello che stiamo pensando o facendo, anche solo per un momento, rischiano di farci perdere quell'istante prezioso e unico in cui i nostri figli sentono la necessità e il desiderio di consegnarci un loro pensiero, una parte di loro. Un attimo che non sempre potrà ripresentarsi se lo lasciamo andare.
Sapete, in verità non esiste nulla che non possa essere rimandato, quando davanti a noi, anche senza dire nulla, attraverso un piccolo gesto, uno sguardo, un’intenzione, si presentano i bambini con quel grande bisogno di non essere lasciati soli, scoperti e smarriti nell'affrontare una difficoltà, nel cercare di capire e risolvere qualcosa che in quel momento è troppo per loro; con il desiderio di volerci regalare un’emozione; nel coinvolgerci in un’esperienza; nel voler condividere con noi semplicemente un pensiero. 
E se non ci fermiamo, se non stiamo attenti, tutta questa ricchezza e bellezza potrebbe andare persa.
Lo esprime bene Franco Lorenzoni attraverso una riflessione che rivolge a noi adulti, genitori e insegnanti, parole che ora più che mai sento profondamente vicine.
"I pensieri dei bambini sono sottili. A volte sono così affilati da penetrare nei territori più impervi arrivando a cogliere, in un istante, l’essenza di cose e relazioni.. […]
Tutti i piccoli hanno intuizioni spiazzanti e pensieri profondi perché incontrano molti aspetti del mondo per la prima volta e perché si pongono continuamente, con sincerità, domande aperte. Il problema è che i pensieri dei bambini sono volatili, non tornano mai indietro. Se non c'è qualcuno che li acchiappi, li trattenga e mostri loro quanto sono ricchi e importanti, si disperdono come la nebbia al mattino e non ne resta memoria. A molti non è concesso neppure di arrivare a esprimerli, perché un pensiero che non trova ascolto difficilmente prende forma e respiro. Una bambina o bambino non ascoltato perde fiducia nella propria capacità di pensare. Ed è in questo non ascolto che inizia il primo allontanamento dal desiderio di conoscenza. […] Riconosco nelle loro parole dette e scritte una libertà e una sincerità che la maggior parte di noi adulti non ha. I bambini mescolano continuamente il percepire e l'immaginare, l'interno con l'esterno. Se noi, insegnanti o genitori, invece di stare tutto il tempo a pensare cosa manca ai bambini e cosa vorremmo insegnare loro, ci fermassimo a guardare con attenzione come giocano e ad ascoltare come riflettono sul mondo, penso si aprirebbe un dialogo molto ricco, perché abbiamo tanto da imparare da loro, molto più di quanto pensiamo. Ma per far tutto ciò dobbiamo smettere di sottrarre tempo all'infanzia, proporre meno cose e farle più lentamente. Solo se noi insegnanti abbiamo la capacità di valorizzare ciò che fanno i bambini e restituire la bellezza di ciò che scoprono, possiamo dar senso al percorso fatto insieme e riuscire ad appassionare e appassionarci tutti. Non è facile, ma è essenziale.
E’ vero, non è facile.
Fermarsi, per ascoltare e dedicarsi ai bambini, non è solo una questione di tempo. E’, prima di tutto, una questione di scelta. Una scelta verso quel tempo che è vita. E se la vita dimora nel cuore, tutto il tempo che il cuore non percepisce e riconosce è perduto.
Come quella storia, che quel giorno, è rimasta ancora una volta senza il suo finale…

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