mercoledì 2 ottobre 2019

Compiti di realtà o semplicemente realtà?

Lo ammetto, ogni tanto mi fa sorridere vedere quanti sforzi si facciano per portare in classe i compiti di realtà, quando, per quanto la si simuli, niente può essere significativo quanto aprire alla realtà stessa. 

Io ne sono convinta e lo penso sempre di più: meno spazio al libro di testo e più attenzione a ciò che ci circonda e alle piccole grandi opportunità che si presentano ogni giorno e che consentono di attingere a tutte le risorse di cui si è in possesso - anche a quelle, ormai fondamentali, che arrivano dagli apprendimenti informali e non formali - per rispondere a domande nuove.

Quest'anno, proprio come ad aprile dell'anno scorso, una nuova occasione ci è stata offerta dalle uscite di ottobre: lettura dei documenti preparati per le famiglie, rilevazione delle diverse informazioni e poi alcune domande dirette alle quali trovare risposte in gruppo. Non erano importanti i risultati, quanto individuare la strada per trovarli e saperla spiegare. Tant'è che per alcuni conti ho proposto di aiutarci con la calcolatrice. Un'occasione per farla entrare, proprio come prevedono le Indicazioni nazionali, e comprenderne il ruolo. 
Una consegna trasversale, proposta ieri mattina, che, muovendo da un interesse diretto - le nostre uscite! -  ha messo in moto tanto.

Oggi, con la consegna delle quote, abbiamo svolto due nuove attività: la prima ha riguardato la riflessione sui tanti modi in cui è possibile formare i 23 €, aspetto che ha consentito di conoscere banconote e monete, oltreché rinforzare il nostro lavoro quotidiano sul numero; la seconda, di svolgere i conteggi veri e propri, rinforzando l'uso della calcolatrice. Abbiamo anche colto l'occasione per rappresentare con una frazione le quote consegnate, per poi individuare la frazione complementare, espressione delle quote mancanti.

Lascio la parola al resoconto che questa mattina abbiamo riportato sul quaderno e a qualche immagine. Ma sui compiti di realtà torneremo ancora.

Ieri la maestra ci ha consegnato le autorizzazioni per le uscite di ottobre a Cagliari. Dopo averle lette abbiamo guardato i costi delle due giornate:

10 € = costo per la giornata al Festival Tuttestorie
13 € = costo per la mattina al teatro

Ci siamo così domandati:

1. Quanti soldi deve portare ognuno di noi?
2. Quanti soldi riceverà la maestra per la giornata al Festival?
3. Quanti soldi riceverà la maestra per la mattina al teatro?
4. Quanti soldi riceverà la maestra in tutto?

In gruppo abbiamo provato a cercare le nostre risposte, poi abbiamo spiegato i nostri ragionamenti ai compagni.

Ecco le nostre risposte:

1) 10 + 13 = 23 €
2) 10 x 16 = 160 €
3) 13 x 16 = 208 €
4) 160 + 208 = 368 €
Per i calcoli più difficili, ci siamo aiutati con la calcolatrice.
Da oggi abbiamo iniziato a verificare i nostri conti con i soldi veri
 

 


Riflessione a posteriori
Perché simulare la realtà? Niente ha il valore della realtà stessa. E, oggi, gli apprendimenti informali e non formali sono tali che il nostro compito dovrebbe essere più che altro quello di fare indossare gli occhiali giusti per guardare ciò che conta, per mettere a fuoco, dare ordine, valorizzare tutte le opportunità perché i nostri studenti possano ripescare ciò che sanno e farne uso per affrontare le diverse situazioni, senza paura di spingerli un po' più in là, oltre i saperi già affrontati. 
Mi spaventa l'attesa, il fatto che certe proposte debbano trovare spazio alla fine (conoscenza, abilità, competenza?). Credo di più nell'abitudine a interrogarsi, a mettersi in movimento e nella nostra capacità di "perturbare" senza timore.
Quella che ho portato ad esempio è chiaramente una provocazione. Ho scelto intenzionalmente una situazione semplice, e anche molto comune. Ciò che non lo è stato è consegnare le autorizzazioni ai bambini anziché ai loro genitori, fargliele leggere e comprendere in completa autonomia (tutto ci informa del fatto che abbiamo un problema con la capacità di lettura e comprensione profonda e che occorra impegnarsi in questa direzione di continuo) per poi chiedere loro delle cose. 
Un problema vero, senza dargli questo nome, che li ha messi nella condizione di misurarsi con gli euro, con tre tipi di calcolo, con numeri che normalmente non si gestiscono all'inizio della seconda elementare (di norma li si lascia ad operare con i numeri entro il 20). Eppure hanno individuato le informazioni utili, hanno intuito quella mancante e necessaria, hanno capito "come fare", per poi spiegare i ragionamenti ai compagni. 
È chiaro che i conti erano l'ultima cosa ad interessarmi, anche se poi sono arrivati anche quelli, ed è arrivata la verifica con soldi veri e calcolatrice. 
Ripeto, una proposta comune. La differenza, io credo, la faccia la nostra intenzionalità, l'ordinarietà e il nostro impegno a lavorare sulla nostra difficoltà di "liberare", ossia di dare ai nostri alunni il tempo perché facciano davvero da soli, garantendo il confronto con i compagni. Senza sostituirci mai. 
L'errore è davvero una risorsa e bisogna lasciare che lo si commetta per poi, come in questo caso, dare spazio alla condivisione dei ragionamenti che, alla fine, ci occuperemo di smontare e rimontare con loro. 
Certo, bisogna scegliere. L'esercizio ripetitivo tranquillizza di più tutti, ma sottrae il tempo per dedicarsi a tutto questo. Eppure, tendiamo a trattenerci in certe pratiche, pur sapendo bene -  per stare nell'esempio riportato - che, se modifichiamo anche uno solo degli elementi, o apportiamo una novità, si crolla.

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